Nell’ambito di G&B, l’approccio standard era dunque di ammettere che nelle lingue a soggetto nullo esistesse un tipo speciale di categoria vuota, vale a dire pro, licenziata dalla flessione di accordo “ricca” del verbo. Intuitivamente, l’idea era che una flessione ricca rendesse lecito omettere il soggetto poiché essa stessa permetteva di “recuperarlo” e che gradi intermedi di “ricchezza” della flessione avessero come corrispettivo una recuperabilità parziale di soggetti, ovvero limitata solo ad alcune combinazioni di tratti di persona, numero e tempo, come in irlandese o in ebraico moderno. Tale approccio veniva poi perfezionato in un successivo lavoro di Rizzi (1986) che, nel separare licensing e identificazione di pro, permetteva di catturare più adeguatamente il fatto che alcune lingue, pur non ammettendo soggetti nulli referenziali, potevano avere soggetti nulli non argomentali o quasi argomentali, dando luogo alla partizione in (30).
(30) Tipologie di soggetto (non)nullo
a. no pro: lingue a soggetto non nullo: inglese;
b. pro non-argomentale: lingue che permettono unicamente l’omissione di “veri” espletivi (non portatori di ruolo-θ): tedesco, olandese;
c. pro non-referenziale: lingue che permettono l’omissione di espletivi sia non-argomentali che quasi-argomentali (p. es. gli argomenti di verbi meteorologici): islandese, yiddish;
d. pro non-argomentale, quasi-argomentale e referenziale: lingue che licenziano elementi pronominali nulli sia referenziali che non-referenziali:
italiano, spagnolo, greco.
Rizzi (1986) argomenta che in italiano istanze di pro sarebbero possibili anche in posizione oggetto in frasi che hanno un complemento frasale all’infinito a controllo dell’oggetto (31) o in frasi semplici con una anafora apparentemente priva di antecedente (32):
(32) La buona musica riconcilia ___ con se stessi
Gli intervalli indicati negli esempi con il tratto sottoscritto sarebbero in italiano occupati da un elemento pronominale nullo con interpretazione obbligatoriamente arbitraria (semanticamente corrispondente, grossomodo, a una espressione come la
gente) che fungerebbe da controllore per PRO in (31) e da antecedente per se stessi in
(32), mentre l’impossibilità di costruzioni simili in inglese sarebbe una conseguenza del fatto che in questa lingua non vi sono contesti sintattici che possano licenziare un
pro in posizione oggetto, come del resto in posizione soggetto. Dato che non è
pensabile ipotizzare che sia INFL a licenziare pro nei contesti di (31) e (32), né, tanto meno, a produrre le condizioni per la sua identificazione (in questo caso l’interpretazione +arb) e considerando che, nella teoria standard di pro, licensing formale e identificazione del suo contenuto sono sorprendentemente unificate (mentre normalmente licensing e identificazione delle categorie nulle sono separate: una traccia è licenziata formalmente dall’ECP, ma il suo contenuto è recuperato tramite la formazione di una catena-A), Rizzi propone che questi vengano divisi in (33) e (34): (33) Licensing schema:
pro is governed by X0y.
(34) Convention for the recovery of the content of pro:
Let X be the licensing head of an occurrence of pro: then pro has the grammatical specification of the features on X coindexed with it.
In italiano, la testa che licenzia pro oggetto è dunque V, perché lo regge, mentre pro soggetto rimane licenziato da INFL, e quindi sia INFL che V sono Xy
0
, dove y definisce la classe di teste che hanno la proprietà di licenziare pro. (33) contiene dunque un parametro, dato che in italiano Xy
0
={INFL ,V } , mentre in inglese X0y={∅}; in francese, che ha oggetti nulli al pari dell’italiano e probabilmente anche oggetti preposizionali nulli la classe y è definibile come X0y={V , P} .
Il recupero del contenuto di pro, secondo la regola (34), è sostanzialmente una relazione di legamento (equivalente, in via di principio, al controllo e alla formazione di catene-A e catene-A'): nel caso di pro soggetto di frase finita, i tratti-φ di persona, numero e genere presenti e specificati su INFL vengono coindicizzati con quelli di
pro, permettendo a quest’ultimo di funzionare come un pronome definito, mentre per pro oggetto il feature matching è preceduto dall’applicazione di una convenzione che
assegna una interpretazione arbitraria (i tratti [+ human, + generic, + plural]) allo slot argomentale dell’oggetto diretto.
Rizzi assume poi che la referenzialità delle espressioni pronominali (inclusi pronomi ed espletivi, per cui anche pro) sia definibile nei termini della presenza o assenza dei tratti di persona e numero, come in (35) e (36):
(35) An NP is referential only if it has the specification of person and number. (36) An NP is argumental only if it has the specification of number.
(35) caratterizza un pro referenziale, mentre (36) è sufficiente a definire un pro quasi- argomento come quello di predicati meteorologici o temporali (del tipo è presto). Elementi pro totalmente espletivi (non-argomentali) sono privi di entrambe le specificazioni di numero e persona.
Se si ammette che anche la regola (34) di “recupero” del contenuto di pro sia parametrizzata, con una lingua che può decidere di utilizzare o meno l’opzione di legamento da parte della testa X0y o di utilizzarla solo in parte permettendo il recupero di alcuni tratti ma non di altri, l’interazione con la ricchezza delle flessioni di accordo in un lingua (i tratti-φ effettivamente specificati) e con il parametro ±licensing da parte di INFL, permetterebbe di derivare l’intera gamma di variazione rappresentata in (30). In una lingua in cui INFL licenzia formalmente pronomi nulli (cfr. (33)), se l’algoritmo di recupero (34) non è attivo, pro sarà ristretto a un uso non- argomentale (es.: tedesco, (30)b); se solo la specificazione di numero viene recuperata, pro sarà ristretto a un uso non-referenzale (es.: islandese, (30)c); se è
ammesso il recupero sia del tratto di persona che di quello di numero, pro avrà la gamma di uso più ampia, come in italiano ((30)c).
In aggiunta a tutto questo, Rizzi specula anche che una teoria di pro così concepita possa potenzialmente rendere conto anche del fenomeno del cosiddetto
radical pro-drop, presente in lingue come cinese e giapponese e per cui l’omissione
dei soggetti è del tutto lecita pur nella totale assenza di morfemi di accordo sul verbo, se si ipotizza che in queste lingue il licensing di pro (che sarebbe attivo) interagisca con un’altra loro proprietà, forse anch’essa dipendente da un parametro, cioè il fatto che non sembrano fare uso in generale di tratti-φ. Avanzando la congettura che la Grammatica Universale offra sia l’opzione di utilizzare i tratti-φ che quella di farne a meno, in una lingua priva di tratti-φ (quindi senza AGR) le definizioni di un nominale come referenziale o argomentale secondo (35) e (36) sarebbero vacue e di conseguenza ogni occorrenza lecita di pro può essere utilizzata come non- argomentale, quasi-argomentale e referenziale. L’identificazione del contenuto referenziale, dato che l’assenza di tratti-φ rende inoperativa la procedura di recupero (34), resterebbe quindi ancorata al discorso o a fattori pragmatici.