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“CORSO REX”

Nel documento Sandro Pertini (pagine 73-78)

egregiamente, ma il suo G.50 “Freccia”, già ridotto male dai colpi delle mitragliatrici avversarie, risultò inservibile dopo un rovinoso atterraggio. Al pomeriggio, Alfredo, era in turno di riposo, quando ecco comparire sulla verticale di Berat alcuni bombardieri inglesi “Bristol Blenheim” scor-tati dai caccia dell’80° Raf comandati dal Capitano John Pattle, considerato un asso dell’aviazio-ne britannica. L’allarme scattò quando mancavano pochi minuti alle quattro. Fusco fu il primo a decollare ed ad affrontare gli avversari in un lotta impari e senza scampo.

“Alfredo – scrive Matteo al fratello Olderico in una lettera del 20 marzo 1941 - è caduto da eroe, combattendo da leone. Secondo il racconto fattomi dal suo motorista e da un suo compagno

… Lui è stato il primo a levarsi in volo, ma per una fatale combinazione i suoi gregari non hanno potuto seguirlo immediatamente dimodoché i primi minuti del combattimento sono stati sostenuti da lui solo contro quaranta. Alla prima raffica ha abbattuto un caccia, ma da terra lo hanno visto precipitare”. Probabilmente, Alfredo era stato ferito ed aveva perso i sensi. “La ferita – aggiunge l’inedita lettera che vedrete riprodotta nel contesto della mostra che più tardi visiteremo – non doveva però essere mortale perché ha ripreso il controllo dell’apparecchio a pochi metri da terra e nuovamente si è lanciato nella mischia, disimpegnandosi da un secondo attacco di caccia e sca-gliandosi contro i bombardieri che attaccavano la truppa e il deposito di munizioni” di un “reggi-mento di artiglieria. Sotto i suoi colpi è caduto anche un bombardiere e gli altri si sono allontanati dall’obbiettivo. Ma addosso, ala ad ala, gli sono andati 6 o 7 caccia che lo hanno fulminato”.

L’aereo pilotato da Alfredo esplose in volo, ed i resti carbonizzati del giovane furono ritrovati sul greto del fiume Devoli.

Faccio mia e propongo a voi la domanda di Matteo ad Olderico: “Non sembra anche a te che questa sia Leggenda?”.

Apprestandomi a questo appuntamento solenne, mi sono ripetutamente chiesto quale molla possa essere scattata nell’animo di Alfredo quando, quel pomeriggio infausto, abbandonò l’infer-meria per correre a perdifiato sulla pista fangosa, balzare sul primo aereo alla sua portata e decol-lare verso l’appuntamento con la morte ….. In fondo la sua parte l’aveva fatta già egregiamente al mattino. Perché quest’<aquila>, giovane e irrequieta, anziché godersi le spartane comodità e il gradevole tepore dell’infermeria o imboccare il varco di un rifugio antiaereo, strattonò la presa dei medici e degli infermieri di turno e d’impeto, su un aereo non suo, scelse che si compisse un destino così tragico e crudele?

Mi hanno aiutato a capire i ricordi di scuola, i saggi di Mario Arpino e di altri autori, gli scritti ac-corati del generale Giulio Cesare Graziani (una medaglia d’oro, 6 d’argento, una di bronzo, due avanzamenti ed una promozione per merito di guerra), uno dei compagni di Alfredo nel “Corso Rex”.

Quel giorno, Alfredo decollò per la sua ultima e ineguale battaglia per motivazioni pure e nobili

O

norevole Sottosegretario di Stato, (On. Marco Verzaschi)

porgo a Lei il saluto cordiale e caloroso della Provincia di Latina e mio personale, unen-do ad esso quello dei Sindaci di tutti i Comuni del territorio.

Analoga espressione di benvenuto esprimo al Generale di Squadra Aerea, Daniele Tei, Coman-dante delle Scuole dell’Aeronautica Militare oggi tra noi in rappresentanza del Capo Stato Mag-giore Generale di Squadra Aerea Vincenzo Camporini, a ciascuna delle Autorità religiose, civili e militari, agli studenti e ai cittadini presenti che hanno inteso sottolineare quanto importante e significativo sia il riconoscimento della Medaglia d’Oro al Merito Civile al Gonfalone della Pro-vincia e con essa il tributo di affetto, rispetto, deferenza, memoria, riservato a Castelforte, comune decorato di Medaglia d’Oro al Valor Civile, attraverso il ricordo di un giovane ufficiale dell’Arma azzurra che il 20 febbraio 1941, nella sua ultima ed ineguale battaglia, in un cielo lontano da casa, lontano da affetti, amori, amicizie e luoghi, perse, ad appena 25 anni, il più grande dono che un essere umano possa avere: la vita! È il Tenente pilota Alfredo Fusco, 154° Gruppo Caccia Terrestri, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria.

Figlio di Sebastiano (Colonnello dell’Esercito) e di Marianna Fusco, due fratelli maggio-ri (Matteo, valente avvocato, e Oldemaggio-rico, ufficiale dell’esercito), nato il 5 luglio 1915 su una nave diretta a Tripoli dove la famiglia, fortemente radicata in questo paese, aveva seguito il padre di stanza nella colonia, Alfredo entrò nella Regia Accademia Aeronautica, allora dislocata nella Reggia di Caserta, per frequentare il Corso “Rex” insieme ad altri giovani che, in battaglia, erano armati più di coraggio, che di aerei in grado di competere per velocità e volume di fuoco contro quelli avversari. Alla fine del corso, conseguirono il grato di sottotenente-pilota in poco più di duecento. Metà di loro non è più tornata e l’Albo del Rex testimonia di che tempra fossero quei ragazzi: 6 sono le Medaglie d’Oro al valor militare, di cui 5 alla memoria, 206 le medaglie d’ar-gento, 131 le medaglie di bronzo, 57 le croci di guerra, 29 gli avanzamenti per merito di guerra, 5 le promozioni per merito di guerra. Delle cinque medaglie d’oro alla memoria, due appartengono al 154° Gruppo Caccia Terrestri : quella di Alfredo e l’altra del suo amico, il Tenente Livio Bassi, morto due mesi più tardi per le ferite e le ustioni riportate nel combattimento di quel pomeriggio del 20 febbraio 1941 mentre, invano, tentava di essergli d’aiuto.

Di stanza in territorio albanese, la mattina di quel giorno – testimonia il diario storico del 154°

Gruppo - ebbe luogo un “combattimento furioso” durante il quale, la squadriglia di Fusco riuscì ad abbattere “10 aerei avversari e 8 probabilmente”. Lui, pur ferito ad un orecchio, se la cavò

tra noi un pluridecorato, il Comandante Giorgio Bertolaso. Non importa oggi se rompiamo il protocollo. Sarei felice, e credo di interpretare i sentimenti di tutti voi, se Bertolaso accettasse il mio invito a portare brevemente la sua testimonianza. Perché i suoi ricordi e quelli degli altri piloti ancora in vita saranno di grande aiuto nella formazione dei giovani.

E non importa da quale parte questi aviatori sfuggiti al tragico inganno di una vittoria impossibile, si trovassero dopo l’8 settembre del 1943: pur nella inalterabilità dei giudizi della storia, importa che, sessanta anni dopo la fine della seconda, immane tragedia del primo novecento, vincitori e vinti si stringano in un abbraccio che, seppellendo per sempre la parola odio, permetta di con-solidare la Pace e la Democrazia facendo, del nostro, un Paese che non abbia più bisogno di eroi.

Sono sicuro che lassù questo abbraccio tra gli angeli azzurri c’è già stato e che Alfredo Fusco e John Pattle ne siano stati tra i primi protagonisti. Ai cittadini, ai giovani di Castelforte, la Provincia de-sidera donare, con questo monumento e questa stele realizzata dalla Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone, la mostra su Alfredo, allestita insieme all’Archivio di Stato di Latina ed in collabora-zione con il Comune e l’Aeronautica Militare: tra poco la visiteremo e spero che essa sia il primo passo, sia lo stimolo e il nostro significativo contributo per un Parco della Memoria in cui, insieme ai cimeli di questo ragazzo dei quali la famiglia è pronta a privarsi per un progetto così rilevante sotto il profilo etico e culturale, ricostruire la vicenda esistenziale di un paese che, con il vicino Santi Cosma e Damiano, fu l’epicentro di otto mesi di battaglie e scontri all’arma bianca, strada per strada, casa per casa, aula per aula, che determinarono, proprio qui, la caduta della Linea Gustav e il successivo abbandono di Montecassino da parte dei Tedeschi.

Proprio da questa “Piccola Cassino”, da questa piazza così solenne ed evocativa del confronto democratico, parta l’impulso al recupero della Memoria di una terra e di una comunità che cadde in piedi, seppe rialzarsi e ricostruire un paese, un’esistenza, un futuro. Perché la Memoria resterà sempre la più grande alleata della Pace, dell’Eguaglianza e della Libertà di ciascun essere umano.

Mi fermo qui, anticipando la presentazione del libro su Alfredo Fusco, scritto dalla nipote, Signora Anna Fusco di Ravello, che avrà luogo presso la palestra dell’Istituto comprensivo in febbraio, nel 66° Anniversario della scomparsa del giovane ufficiale, insieme ad una seconda edizione della mostra per tutte le scuole del sud pontino. Spero che, nel frattempo, gli studenti del luogo abbiano l’opportunità di conoscere e approfondire la conoscenza della figura e della personalità di Alfredo Fusco, eroe d’impronta risorgimentale di questa terra, della nostra terra!

sulle quali tutti noi dobbiamo meditare: il senso del dovere, il senso della lealtà, l’onore personale e dell’Italia, il coraggio delle proprie azioni, lo spirito di sacrificio, la propria dignità.

Sono valori che riconducono ad un concetto risorgimentale di Patria che prima di Alfredo, appartennero a Francesco Baracca e, con Alfredo, sono appartenuti a gran parte dei ragazzi del “Rex”. Per nulla calzante, quindi, risulterebbe la ricerca di un rapporto con lo sfondo dell’i-deologia allora imperante perché questi ragazzi non si facevano prendere dalla facile propagan-da o propagan-dai luoghi comuni, preferendo ben altre letture alle biografie del Duce aviatore e ai saggi di mistica fascista rimasti, mai sfogliati, dentro i cassetti dell’aula di studio o sul “tavolaccio” della cella in cui Alfredo e i suoi compagni finivano spesso per scontare le trasgressioni di una gioventù esuberante e difficile da contenere.

Passione per lo studio molto misurata; numerosi richiami ufficiali per un temperamento irrequieto e, talvolta, irriguardoso; una vita breve, intensa e coraggiosa; un grande senso dell’onore; un forte amore per l’Italia: Questo era Alfredo Fusco! “Vivere ardendo e non sentire il male”, egli scrisse sul testo di chimica del “Corso Rex”. Sembra quasi di parlare di Goffredo Mameli o di raccontare una storia che sarebbe piaciuta a Edmondo De Amicis, anche se sono diversi i contesti e le epoche.

Allora mi chiedo se quei valori risorgimentali siano ancora attuali in una società come la nostra e invito soprattutto padri e madri, gli insegnanti, gli stessi ragazzi, tutti coloro che condividono con noi questa giornata della memoria a riflettere insieme a me.

Non è giusto morire nel pieno della gioventù come Alfredo! Ma, non ho dubbi: quei valori sono ancora attuali. Per gli stessi valori, sono sicuro, Colonnello Frigerio, che con Lei i piloti del 6°

Stormo “Alfredo Fusco” di stanza a Ghedi, in provincia di Brescia, al pari degli altri piloti dell’Ar-ma Azzurra, non esiterebbero a decollare e ripetere la nobiltà di un gesto del quale quest’”aquila disubbidente” fu protagonista in un cielo lontano, grigio e piovoso, più di sessant’anni fa.

Meno convinto - ma non ne faccio colpa a loro, alle famiglie o alla scuola- lo sono per i nostri gio-vani che in una società dominata dalla comunicazione veloce e dai consumi ne subiscono il fascino e la venalità, correndo il rischio di percepire come valori, tendenze e simboli destinati ad esaurirsi nello spazio di una stagione.

Perciò la conoscenza di storie semplici ed edificanti come quella di Alfredo Fusco, o dei Visconti, dei Faggioni, dei Buscaglia, dei Serafini, dei Cannepele, dei Lucchini e di tanti altri che persero la vita in guerra, può contribuire a radicare nei nostri giovani il senso del dovere, dell’onore, della lealtà e della dignità personale, quel concetto risorgimentale di patria che renderà loro migliori e di cui una società percorsa da malessere, ma bisognosa di ritrovarsi, impone a ciascuno di noi senza che sia necessario per questo rimetterci la vita.

Chi ha avuto la fortuna di tornare dalla guerra, racconti o fermi su carta i suoi ricordi. Riconosco

UNA STELE E UNA CASERMA

Nel documento Sandro Pertini (pagine 73-78)