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L’ULTIMA CARICA DEL LANCIERE DI LENOLA

Nel documento Sandro Pertini (pagine 101-106)

e nell’assedio di Gaeta del novembre-febbraio 1861 e nella presa di Roma del 1870.

La promozione di Mario Rosario a comandante di squadra dipese dall’elevata considerazione dei superiori per un giovane serio e scrupoloso nell’attività operativa, ma anche dotato delle capa-cità di comando necessarie nell’ambito di una importante unità di cavalleria che con i Reggimenti

<Lancieri di Aosta>> e <Cavalleggeri Guide> andò a costituire il “Raggruppamento Celere del Litorale” inquadrato nel Corpo d’Armata della Ciamuria destinato all’offensiva contro la Grecia.

Racconta la diaristica dell’Arma di Cavalleria che gli squadroni dei Lancieri di Milano pas-sarono il fiume Kalamas, occupando le cittadine di Margherition e Paramitia, nei primi giorni di novembre del 1940. Il 23 dello stesso mese, sulle colline a sud di Porto Sajada, <Milano> riuscì a catturare un battaglione greco sbarcato nella notte dall’isola di Corfù, impossessandosi di una grande quantità di armi e materiali, ma registrando anche tantissime perdite e numerosi feriti.

Contestualmente iniziarono le operazioni di ripiegamento fino ai monti Acrocerauni e al Reggi-mento del Sergente Liguori vennero assegnati compiti di protezione che sarebbero costate nuove ul-teriori perdite: durante questi combattimenti e nel corso di un contrassalto, Mario Rosario Liguori si rese conto che i pochi uomini della sua squadra rischiavano di essere annientati insieme a lui.

C’era un solo modo per distogliere il tiro delle mitragliatrici greche: uscire allo scoperto, sparando all’impazzata con il suo fucile mitragliatore. L’azione ebbe successo, ma Mario Rosario rimase colpito alla testa, era gravissimo, i suoi stessi commilitoni riuscirono a trasportarlo all’ospedale da campo n. 11, dove il giovane spirò tra le braccia del capitano medico Piero Alliod e del Tenente Cappellano, Don Giuseppe Lusani.

Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla memoria, Mario Rosario Liguori risulterà uno dei cinque decorati di quei due tragici giorni di fine novembre del ’40 insieme al maggiore Puglisi, al Capitano Barbato, al Tenente Bembo e al Sottotenente Previtera, anticipando, per modalità degli accadi-menti, condotta personale e coraggio, il sacrificio di un’altra nobile figura dei Lancieri di Milano:

Alfredo Notte, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, che, prima di chiudere gli occhi per sempre, con l’aiuto di un pezzetto di legno intinto ripetutamente nel suo sangue, ebbe la forza di vergare su un foglio ingiallito una frase che deve indurre a riflettere: <Caduto per la Patria>. Cioè, per l’Italia e il suo Tricolore. Per lo Stato, per dovere e responsabilità verso lo Stato, per amore e dedizione ai colori della bandiera, simbolo dell’unità del nostro popolo e di valori che si tramandano nel tempo e si trasfondono nei <Lancieri di Montebello> e nei <Granatieri di Sardegna> che, fieri di una storia gloriosa e della difesa di Roma dai tedeschi, oggi rendono onore al giovane commilitone scomparso quasi settant’anni fa e che, come altre forze d’eccellenza dell’Esercito Italiano, effettuano missioni di mantenimento della pace in scenari di estrema delicatezza e pericolosità.

A Lei signora Wilma Liguori, mi sento, poi, particolarmente vicino. So che la notizia della

S

ignor Segretario dell’Ufficio di Presidenza della Camera, (On. Gregorio Fontana)

Ho il piacere e l’onore di porgere a Lei il saluto della Provincia e mio personale, quello dei Sindaci del territorio impegnati con noi nel ricomporre storie individuali e collettive di uomini e donne dei nostri luoghi che affrontarono la tragedia della guerra con dignità, coraggio, fede nella possibilità di poter ricominciare una vita normale pur tra lutti, privazioni, violenze di ogni genere in paesi interamente rasi al suolo o fortemente danneggiati e, poi, pazientemente ricostruiti.

Analoghe espressioni di saluto rivolgo alle Autorità civili, religiose e militari presenti sempre sensibili ad iniziative che, attraverso il ricordo e la testimonianza, aspirano a trasmettere ai giova-ni, messaggi che parlano di senso del dovere e dello Stato, di responsabilità, partecipazione perché l’impegno a costruire la pace e la democrazia, la giustizia e l’uguaglianza dei popoli siano impegno d’ogni giorno tra i banchi della scuola, nei rapporti con gli altri, nel mondo del lavoro insieme a quello di rendere migliore e sempre più equa la società alla quale apparteniamo perché avventure che costarono al mondo milioni e milioni di morti non si ripetano più, perché le braci ancora accese in vari scenari dello scacchiere internazionale non conoscano ritorni di fiamma e siano definitiva-mente spente da una diplomazia europea finaldefinitiva-mente autorevole e coesa nelle sue azioni.

Rende legittimo questo nostro impegno l’essere l’unica Provincia d’Italia in cui più della metà dei Comuni che la compongono ha i propri Gonfaloni decorati di Medaglia d’oro, d’argento e di bronzo al valore e al merito civile per gli eventi bellici 1943-1944: sono ora 17 su 33, con il Gonfalone del Comune di Roccagorga appena insignito di Medaglia di Bronzo al Merito Civile.

In più, sintesi di tutto il territorio e dell’unità della popolazione dinanzi ai quei tragici eventi, la Medaglia d’Oro al Merito civile al Gonfalone della Provincia.

Oggi a Lenola, paese decorato di Medaglia d’Oro al merito civile, la Provincia di Latina rinnova questo messaggio di unità e di speranza sottraendo all’oblìo la figura e la storia di un ragazzo al quale altrui disegni di dominio impedirono di vivere la gioia dei suoi ventidue anni, ma che al dovere verso il suo Paese e la bandiera del Risorgimento mai venne meno, coniugando con esso la responsabilità di un gruppo di uomini per proteggere i quali sacrificò la sua esisten-za: Mario Rosario Liguori, sergente del Settimo Reggimento <Lancieri di Milano>, caduto sul fronte greco il 24 novembre 1940.

Figlio di Francesco e di Alessandra Caolla, Mario Rosario nasce ad Itri nel 1918, ma vive a Lenola gli anni dell’infanzia, dell’adolescenza e gli studi magistrali che avrebbero avuto un peso importante dopo la chiamata alle armi nel Sesto Reggimento <Lancieri di Aosta>, dove rimase fino al 1940, quando già in Albania da un anno, venne trasferito con il grado di Sergente a quel Set-timo Lancieri di Milano che, prendendo parte alla campagna d’Italia, fu impegnato al Garigliano

quando la nostra terra, unica in Italia, si trovò al centro di due grandi fronti come la Gustav al Sud e la linea Anzio-Littoria-Cisterna al Nord, aiuterà il nostro impegno per cancellare la parola odio e la parola guerra da ogni lingua del mondo, facendo prevalere ovunque la ragione.

Non è possibile che la violenza e la morte siano le ultime parole della storia! I bambini, i giovani delle nostre scuole devono sapere cosa accadde e che beni preziosi siano quella Pace e quella Libertà in cui il nostro Paese vive da più di mezzo secolo e che occorre impegnarsi perché la nostra Democrazia non conosca pericolose derive, perché bambini e giovani di altri paesi in cui sono in corso conflitti, possano presto avvertirne il profumo, coglierne il sapore, coltivare le certezze di un domani privo di paura.

Mario Rosario Liguori, sergente del Settimo Reggimento Lancieri di Milano, tanti giovani come lui non possono essere morti invano! Confortano in questo le parole di Piero Cala-mandrei: <Se volete andare nei luoghi dove è nata la nostra Repubblica venite dove caddero i nostri giovani, ovunque è morto un Italiano per riscattare la dignità e la libertà, andate lì perché lì è nata la nostra Repubblica.>

morte di Mario Rosario, comunicata ai genitori tre mesi dopo, sconvolse la vita di mamma Alessandra e papà Francesco e dell’intera famiglia. So che non smisero mai di aspettarlo e che continuarono fino alla fine dei loro giorni a mettere un pezzo di pane sulla tavola al posto dove il giovane era solito sedersi.

Ma, oggi, Mario Rosario torna a vivere con il suo esempio e la sua lezione morale, nei cuori e nella mente di tutti noi, nella gente e nei giovani di questa cittadina. Wilma, sia di conforto a lei – così religiosa e devota – che il Signore prima di tendere la sua mano pietosa e di abbracciare Mario Rosario per condurlo con sé, attese che il padre cappellano Don Giuseppe Lusani finisse di sommi-nistrare il sacramento dell’unzione estrema e salvifica. Le sia di conforto sapere che Mario Rosario, dopo l’iniziale sepoltura, ora riposa presso il Sacrario dei Caduti d’Oltremare di Bari insieme a migliaia e migliaia di caduti sul fronte greco-albanese e che al tramonto di ogni giorno, la campana del sacrario rintocca nove volte anche in sua memoria.

Lenola non dimenticherà questo suo figlio, né dimenticherà tutti gli altri giovani che avviati alle armi sui vari fronti non tornarono più a casa. Portano cognomi noti come De Filippis, Guglietta, Labbadia, Mastrobattista, Pannone e tanti altri che magari ricorrono anche tra le vittime civili di quel terribile bombardamento del 23 gennaio 1944, quando il paese, sede di comando tedesco ubicato proprio in questo santuario, divenne un obiettivo strategico per sfondare verso Pico ed altre località del frusinate.

Dopo quell’ondata di aerei arrivati all’improvviso al momento della messa domenicale, seguirono i rastrellamenti tedeschi per catturare gli uomini avviandoli in Germania o a rafforzare le trincee della Linea Gustav, la fame, gli stenti della vita in montagna e quattro, interminabili giorni da incubo, quando l’uomo dimenticò cose fossero pietà e rispetto, per ferire nella carne e nell’anima Maria e le altre. Anche qui a Lenola. Le truppe coloniali del Corpo di Spedizione Francese furono protagoniste di ogni genere di nefandezza ai danni della popolazione civile, ma per le donne furono giorni che avrebbero segnato per sempre la loro esistenza in un dolore intimo e profondo proba-bilmente acuito da quell’indice impietoso e immateriale puntato al loro passaggio, comune a tutti luoghi in cui questi fatti si sono verificati e frutto esclusivo di una inadeguata cultura dell’onore che faceva loro colpa di qualcosa che colpa loro non era e magari di essere sopravvissute.

Di Maria e le altre siamo orgogliosi, come lo siamo di Mario Rosario Liguori, dei soldati caduti sui fronti di guerra, di quanti perirono in quel terribile bombardamento del gennaio 1944, di tutta la gente di Lenola e dei tanti sfollati che in questi luoghi furono protagonisti di una straordinaria resistenza civile ampiamente riconosciuta dalla Medaglia d’Oro al Merito Civile al Gonfalone della cittadina.

Non si può dimenticare! Perché non è giusto, perché il ricordo di cosa avvenne settant’anni fa,

IL PARACADUTISTA CHE

Nel documento Sandro Pertini (pagine 101-106)