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IL SACRARIO DEI DECORATI

Nel documento Sandro Pertini (pagine 96-101)

Credere di non poter fare più cose ancora importanti nel futuro!

Perdere la fiducia e la speranza per poter costruire un mondo più giusto e solidale!

Non deve accadere! La strada del ricordo e della testimonianza debellerà il rischio del ritorno verso le nefaste avventure che nel Novecento sconvolsero il Mondo e Regioni lontane come l’Africa Orientale.

Ovvero, cent’anni di storia. Cent’anni di storia cruenta e sanguinosa sono raccolti in questo si-gnificativo luogo della Memoria e fanno da sfondo agli otto cippi in cui il Comune di Priverno ricompone il ricordo dei suoi cittadini in armi che, con Salvo D’Acquisto, icona nella storia e nella quotidianità dell’altruismo e dello spirito di sacrificio dei carabinieri, resero onore al Tricolore del Risorgimento, all’Italia, al nostro Esercito, a questa Città dell’Arte e rendono onore a tutti noi.

Non sappiamo molto di loro. Le ricerche sono state complesse e non sono ancora concluse.

Ma le motivazioni delle onorificenze conferite individualmente dicono di che tempra fossero fatti questi uomini e in quali ideali credessero: il Dovere, l’Onestà, l’Onore, il Rispetto e la Difesa degli altri.

Cadde sul Monte Vodice, il Sottotenente del 12° reggimento Bersaglieri, Arnaldo Carfagna:

con il suo plotone agiva dietro le linee austriache, fornendo preziosi informazioni ai comandi superiori per dirigere gli attacchi. Fu ucciso alla testa dei suoi uomini in uno scontro furibondo.

Era la fine di maggio del 1917.

Vide per l’ultima volta il colore del cielo sugli Altipiani di Asiago, il Tenente Antonio Coletta del 10° Reggimento Artiglieria <Asfedio>: nonostante l’intenso tiro avversario, era d’esempio ai suoi uomini, infondendo loro calma e fermezza, ottenendo, così, l’efficace controtiro della sua batteria.

Cadde al suo posto di combattimento. Era il 15 giugno 1918.

Ercole Martellini, maresciallo maggiore del Genio, ormai esausto, venne travolto dalla corrente del fiume Dabùs in piena, dopo aver salvato due dei gruppi di ascari che stava addestrando all’uso della zattera capovoltasi accidentalmente. Era il 14 agosto 1937 – Africa Orientale Italiana.

Salvo d’Acquisto, vice-brigadiere dei Carabinieri, vene condotto dai nazisti sul luogo dell’ese-cuzione insieme ad altri 22 innocenti. Non esitò a dichiararsi unico responsabile di un attentato mai commesso contro le forze tedesche, pur di salvare la vita agli altri, estranei al fatto al pari di lui. Affrontò la morte, imponendosi al rispetto dei suo stessi carnefici. Era il 23 settembre 1942 – Torre di Palidoro (Roma).

Meno di un mese più tardi, ecco spegnersi la giovane vita del partigiano Antonio Aresu: con un compagno affrontò una pattuglia tedesca uccidendo uno dei militari. Colpito a morte e interrogato in ospedale non rivelò nulla del movimento di resistenza al quale apparteneva.

Era il 12 ottobre 1943-Priverno.

S

ignor Prefetto Frattasi, Generale Gibellino,

Ho il piacere di porgere loro il benvenuto cordiale della Provincia e mio personale, unendo ad esso quello dei Sindaci dei 33 Comuni del territorio.

Con pari calore, estendo a ciascuna delle Autorità religiose, civili e militari e ai cittadini presenti un saluto sincero e un ringraziamento sentito per essere tra noi per condividere l’im-pegno di ricostruire storie e fatti che, sullo sfondo di una lunga scia di sangue, distruzioni e privazioni di ogni genere, segnarono, nella carne e nell’anima, la vita delle nostre popolazioni che tra il settembre 1943 ed il maggio 1944 conseguirono il primato, tragicamente originale, di trovarsi tra i roghi, immensi e devastanti, della Linea Gustav al sud e del Fronte di Anzio-Lit-toria-Cisterna-Aprilia al Nord.

Oggi il Percorso del ricordo e della testimonianza intrapreso all’indomani del conferimento della Medaglia d’Oro al Merito Civile al Gonfalone della Provincia si arricchisce di una nuova e significativa tappa che, come le altre di Campodimele, Castelforte, Santi Cosma e Damiano, Cisterna e Ponza esprime la speranza di contribuire alla costruzione di una Memoria composta ed accettata, finalmente immune dal veleno delle ideologie e rifondata sul rispetto delle “ragio-ni” di tutti, senza per questo voler alterare o revisionare i giudizi della storia su ciò che avvenne quasi settant’anni fa.

Pace e Democrazia sono alberi delicati ed i frutti della solidarietà, della fraternità e dell’u-guaglianza che da essi derivano mai potranno essere sufficientemente maturi e perenni se l’Uomo non sarà capace di alimentarne le radici ogni giorno con il concime della tolleranza, insegnandolo a farlo anche a figli ai quali diamo tanto sul piano materiale, poco o nulla per nutrire lo spirito di valori che solo la conoscenza della storia nella sue pagine più riposte, e della storia patria in particolare, può infondere e radicare in ciascuno di loro.

Quanto accadde nei nostri paesi più di mezzo secolo fa, fu qualcosa di terribile, generando nei nostri padri e nelle nostre madri il desiderio di rimuovere dalla mente, o di comprimervi in un angolo, un vissuto troppo doloroso.

È comprensibile, non c’è dubbio. Ma parlare di quel vissuto, e parlarne ai giovani, significa raccontare la storia da cui veniamo, una storia che ci ha reso forti, uniti e decisi dinanzi all’orrore della guerra, nell’opera di ricostruzione e nel progresso economico poi.

Dimenticare questo, significa:

Non sapere chi siamo!

Smarrire la nostra identità!

Non essere più orgogliosi del nostro passato!

tarono il seme della rinascita del nostro Esercito, dei quali i Bersaglieri della Brigata “Garibaldi”

oggi con noi costituiscono una sintesi felice e altamente professionale come ampiamente dimostrato nelle missioni di mantenimento della Pace in cui la Grande Unità è stata finora impiegata.

La nostra Medaglia d’Oro appartiene a tutta la popolazione della Provincia ed a quanti di essa servirono l’Italia in divisa. Tra loro, i decorati sono circa cinquecento. Di loro non sappiamo nulla e lo sforzo che stiamo compiendo non permetterà di ricordare tutti. E, allora, amici Sindaci, mi rivolgo a voi. Sensibile ad iniziative come questa, la Divisione onorificenze e ricompense del Mi-nistero della Difesa ha accolto la richiesta e trasmesso qualche giorno fa alla Provincia l’elenco dei decorati della seconda guerra mondiale appartenenti ai 33 comuni del territorio.

La Banca Dati per la quale esprimo sinceri ringraziamenti al Ministero della Difesa è ancora da analizzare ed è probabilmente incompleta, ma i Sindaci potranno da essa prendere spunto nell’au-spicabile disegno di intitolare loro una strada, una piazzetta, uno slargo, una scuola, così amplifi-cando e rafforzando il messaggio che, attraverso il Percorso della Memoria, sentiamo di trasmettere ai giovani perché attraverso questi esempi essi possano maturare intimamente e testimoniare nello studio, nel lavoro, nella società civile e nelle istituzioni quel senso del dovere, della lealtà e dello Stato rinnovando, nel 60° anniversario della Costituzione lo spirito di un popolo che crede nella Pace e nella Libertà e che per esse si impegna oltre i suoi confini.

Dopo questa cerimonia, la Brigata Bersaglieri “Garibaldi” partirà alla volta del Libano. Porterà con sé la campana da campo che consegnerò, tra poco, al Comandante, Generale Iannuccelli.

Nel rintocco gioioso alla quale essa è improntata, la Provincia di Latina, le sue istituzioni, il suo popolo, hanno inteso simboleggiare quel messaggio di pace, libertà e speranza che questi bersaglieri sapranno trasmettere ogni giorno a uomini, donne, bambini che pace, libertà e speranza probabil-mente non hanno mai conosciuto.

Grazie concittadini

Viva Priverno, Viva la Provincia di Latina, Viva l’Italia. E ad maiora semper!

Tutti gli altri ai quali sono dedicati i cippi restanti, ebbero la fortuna di tornare dopo aver battuto la morte e arrendendosi ad essa solo negli anni del naturale compimento del percorso di vita.

Di loro, è interminabile l’elenco degli encomi e delle onorificenze conferite al Capitano Arturo Paglia, nobile e ardimentosa figura d’ufficiale dell’81° Reggimento Fanteria “Torino” che, dopo la Spagna, si distinse sul fronte russo e nella guerra di Liberazione con numerose azioni di sabotaggio messe a segno nella capitale e,alla testa di un pugno di fucilieri, assalti a postazioni e fortini tedeschi dislocati lungo il Fiume di Santerno. Era il 13 aprile 1945-Emilia e Romagna.

Il Sottotenente di complemento Gennaro Ruggiero e il soldato Vittorio Premoli erano insieme, invece, nel 57° Reggimento Fanteria motorizzata “Abruzzi” inglobato in quella Divisione <Piave>

dislocata a Priverno prima dell’Armistizio. A Monterotondo, nei giorni seguenti l’otto settembre del

’43, nel disperato scontro con i tedeschi entrambi furono protagonisti di gesta epiche.

Ruggero guidò il suo plotone di fucilieri all’attacco di un caposaldo in cui i Tedeschi si erano asserragliati dopo avervi imprigionato molti nostri civili e militari. Liberati i prigionieri, Ruggiero venne ferito in più parti del corpo da una bomba a amano, ma, medicato sul posto, rifiuto di lasciare il reparto.

Straordinaria e da letteratura, poi, la figura di Vittorio Premoli. A Monterotondo, egli aveva il compito di portare le munizioni ad un gruppo mitragliatori. Ecco l’agguato, la morte dei com-pagni e lui, ferito a sparare all’impazzata abbattendo diversi tedeschi. Solo, accerchiato, ferito altre due volte e senza munizioni, Premoli afferrò il mitragliatore per la canna e usandolo a mo’ di randello si fece largo tra gli assalitori abbattendone altri. Ferito una quarta volta, Premoli riuscì a raggiungere la sua compagnia per essere prima medicato sommariamente e poi trasportato in ospe-dale. Tre delle quattro ferite erano gravi, gli interventi chirurgici effettuati in due mesi molto dolorosi, ma l’invincibile soldato, pur perdendo l’uso d’un braccio, riuscì a riprendersi ma non a sottrarsi alla cattura da parte delle truppe tedesche che lo avviarono al nord a bordo di un’ambulanza. Premoli, nonostante le ferite non fossero ancora rimarginate, si lanciò dal mezzo in corsa e non si fece più riprendere.

Sembra il personaggio di una fiction, eppure è un personaggio vero, è la storia vera di un fante italiano che antepose l’onore della sua divisa e della nostra bandiera a tutto. Vittorio Premoli – Signori – Medaglia d’Oro al Valor Militare.

E come Premoli, come Ruggiero, D’Acquisto, Carfagna, Martellini, Aresu, Coletta, Paglia, tanti, tanti altri nostri soldati si distinsero per analoghe qualità e valori. Così, il mio pensiero corre, ugualmente deferente e commosso, lontano da questo luogo, oltre l’Adriatico, verso gli ufficiali subalterni, sottufficiali e militari di truppa della Divisione “Acqui” che pagarono con il sangue il rifiuto di abbassare la testa e consegnare le armi dopo l’otto settembre del 43 e che a Cefalonia

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Nel documento Sandro Pertini (pagine 96-101)