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UNA STELE E UNA CASERMA PER UN EROE DELL’ARMA

Nel documento Sandro Pertini (pagine 78-82)

Bari a Durazzo e verso quel destino senza ritorno che si sarebbe compiuto quando Antonietta aveva cin-que mesi. Inquadrato nel Battaglione Carabinieri Reali “Albania” ed assegnato alla seconda compagnia, Angelo Di Tano si distinse in operazioni militari molto brillanti a Bregu e Vraces e nella difesa di Coriza, nonché per il disarmo del battaglione “Tomori” composto da militari albanesi e interessato da frequenti diserzioni. Per quest’ultima operazione, Angelo Di Tano meritò un nuovo encomio.

Poi, venne il giorno fatale. Era il 18 novembre 1940: giusto 66 anni fa! Nel diario storico del Bat-taglione Carabinieri Reali d’Albania è scritto che fu un giorno di intensi combattimenti su tutto il fronte con Coriza sotto costante tiro delle artiglierie avversarie. Le popolazioni italiane e gran parte di quella musulmana furono costrette ad evacuare la città, ma proprio a Guri I Capit, la cittadina difesa dalla seconda compagnia, si registrò l’attacco più violento e sanguinoso. Il carabiniere Angelo Di Tano, benché ferito alla mano sinistra, continuò, assistito da altro militare, a sparare tutto il giorno, finché, con la sua arma infranta, non cadde colpito mortalmente per l’esplosione di una granata. Aveva 33 anni.

La notizia giunse a Santi Cosma e Damiano pochi giorni più tardi, lasciando sgomenti la moglie Gilda, congiunti e conoscenti di quel carabiniere dai capelli lisci e castani, il mento rotondo e lo sguardo pulito e generoso come i suoi gesti verso i fratelli ad uno dei quali regalò il primo paio di scarpe o aiutando altri parenti negli studi. Angelo era così: determinato e coraggioso nella sua divisa da carabiniere, altru-ista e generoso nei rapporti con gli altri. Posso soltanto immaginare, signora Antonietta, quanto sia stato difficile per sua madre non avere una tomba su cui piangere ed occuparsi della sua crescita nel contesto di un paese pesantemente provato dalla guerra, eppure fiero della sua identità e della sua storia. Posso soltanto immaginare, signora Antonietta quanto difficile possa essere stato per lei, l’essere bambina e ado-lescente, vivendo l’amore per suo padre attraverso le poche ed ingiallite fotografie rimaste di lui e magari ritrovate tra i pochi averi sottratti ad una casa distrutta dai bombardamenti. Ma a Lei, sua madre, gli zii hanno detto il vero: suo padre è morto da eroe, per qualcosa di supremo e di nobile che ho già sottolineato all’inizio del mio intervento: la dignità e l’onore personale e della sua famiglia, dell’Arma dei carabinieri e dell’Italia. E se ne parliamo oggi, se oggi indichiamo l’esempio di Angelo Di Tano ai giovani in modo particolare è perché capiscano cosa significhi aver sacrificato la propria vita, i propri affetti e maturino negli studi, nella vita d’ogni giorno, nei rapporti con gli altri gli stessi valori senza per questo morirne, contribuendo così a rendere migliore una società in cui, nonostante i sessant’anni trascorsi dalla fine della follia totalitaria e dal recupero della ragione e della democrazia, la pacificazione tra vincitori e vinti pre-valga sull’odio che ancora si coglie e conduca verso una memoria accettata, che non significa condivisione, ma dove la storia degli uni e la storia degli altri abbiano entrambe posto nel contesto di una tragedia che non risparmiò nessuno e che mai più dovrà ripetersi per nessuno motivo al mondo.

Ho pensato molto alla figura di Angelo e al suo gesto nei giorni che mi separavano da questo

momen-P

rendo di buon grado la parola, per esprimere alle Autorità civili, religiose e militari presenti il più cordiale benvenuto per avere accettato di condividere ancora una volta l’impegno di questo lungo percorso della Memoria intrapreso all’indomani del conferimento della Medaglia d’Oro al Merito Civile al Gonfalone della Provincia.

Così nel ringraziare Loro per la sensibilità, colgo l’occasione per estendere il saluto a tutti i cittadini, scolari e studenti oggi presenti per il tributo ad un paese che, epicentro dello sfondamento della Linea Gu-stav, al pari di Castelforte, visse la tragedia della guerra con dignità e coraggio: Santi Cosma e Damiano.

Il Carabiniere Angelo Di Tano, Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria, è il simbolo del nostro tributo ad una comunità laboriosa e fiera che, come lui sulle pietraie albanesi di Guri I Capit, seppe resistere all’inferno che per otto mesi avvolse queste colline, attraversò queste strade, travolse questi affetti, queste esistenze, ma non ne spense le speranze in un futuro di pace e di libertà. E con esso, Angelo Di Tano, è il simbolo di un tributo che la Provincia doveva all’Arma dei Carabinieri per il suo impegno d’ogni giorno: ieri, oggi, sempre, ovunque essa sia stata o sia presente.

A Lei, signora Antonietta, figlia dell’esemplare carabiniere che oggi ricordiamo, alla famiglia tutta estendo il saluto, deferente e commosso, della Provincia e mio personale, convinto che questa giornata resterà nel vostro ricordo, come in noi resterà per sempre l’immagine di un uomo che antepose il senso del dovere, della dignità e dell’onore personale, dell’Arma e dell’Italia ai suoi affetti, al legame con questa terra e con questa comunità, alla sua stessa vita.

Angelo Di Tano, nacque il 22 ottobre 1907 in una casa umile ed onesta dei Sellitti, pochi metri lontano dalla piazza in cui oggi ne fermiamo per sempre nella memoria di tutti la storia, l’esempio, il sacrificio su quel fronte greco-albanese dove l’ubriacatura totalitaria sognava di spezzare le altrui reni. Angelo lasciò Santi Cosma e Damiano, il papà Sabatino e mamma Giovannina, i suoi nove tra fratelli e sorelle, a vent’anni, in cerca di un avvenire diverso dalla povertà contadina vissuta fino a poco prima per arruo-larsi nei Carabinieri Reali. Prestò servizio in varie Legioni e in Eritrea, dove con altri commilitoni e al suo comandante di plotone si distinse in varie operazioni meritandosi il primo encomio solenne per avere contribuito “con la sua opera ad assicurare alla giustizia elementi pericolosi”.

Poi, la guerra. Angelo si era sposato qualche anno prima con Gilda e da questa felice unione nacque Lei, signora Antonietta. A suo padre, diedero appena tre giorni di licenza che si ridussero a poche ore causa i treni sempre in ritardo. Quelle ore Angelo le trascorse accanto alla sua bambina e a sua moglie che avrebbe rivisto una volta ancora, l’ultima, un mese dopo, nell’imminenza della nuova destinazione in Albania.

Era il 23 luglio del 1940. Il profumo della salsedine e la brezza dell’Adriatico accompagnarono la notte probabilmente insonne ed i pensieri di Angelo per la sua bambina, per sua moglie, nel viaggio da

to. Provo per lui profonda ammirazione, ma non meraviglia. Ho prestato anch’io servizio nell’Arma, come ufficiale, e quando uno è stato carabiniere per una volta, lo sarà per sempre anche da Presidente della Provincia. Provo per Angelo ammirazione, ma non mi meraviglio del suo gesto perché i carabinieri sono così: lealtà, dovere, generosità fino in fondo, costi, quel che costi. Così Angelo Di Tano non è in fondo diverso da Salvo D’Acquisto, che offri la sua vita, la sua gioventù alla vendetta delle truppe tedesche perché venisse risparmiata quella degli ostaggi. Così Angelo Di Tano non mi pare in fondo diverso da tutte quelle <fiamme d’argento> che caddero sulle ambe di Culquaber in una battaglia impari e senza scampo per nessuno. Così Angelo Di Tano non mi pare diverso dai ragazzi caduti a Nassiriya. Gente valorosa e dai nobili ideali, sempre e dovunque.

La <fiamma d’argento> di Angelo non s’è mai spenta nel suo cuore, signora Antonietta, e ciò che ho ten-tato di trasmettere ai giovani che oggi condividono con noi il ricordo e l’impegno per realizzare una società che non abbia più bisogno di eroi, Lei lo ha già fatto con i suo figli. Ma in questo giorno in cui suo padre torna a <vivere> nella storia di questo paese e in ciascuno di noi, sono certo che questa <fiamma d’ar-gento> alimenterà la Fiaccola della Memoria perché da questo luogo-simbolo, al pari del vicino paese di Castelforte, in cui la Linea Gustav venne sfondata determinando il ritiro delle truppe tedesche da Monte-cassino e, dunque, l’avanzata degli Alleati verso Roma, essa possa arrivare lontano, oltre l’orizzonte toc-cando paesi, luoghi, città ancora attraversate da conflitti che continuano a seminare morte, distruzione, sangue, soprattutto tra i bambini. Possa quella fiaccola portare, con il suo carico di simbolismo, il tepore della Pace, della Democrazia, della Libertà e dell’Uguaglianza tra gli uomini ovunque ce ne sia il bisogno.

È questo il senso delle celebrazioni per il conferimento della Medaglia d’Oro conferito alla Provincia di Latina che oggi a Santi Cosma e Damiano ha voluto ricordare con il Carabiniere Angelo Di Tano, una comunità che non abbassò lo sguardo e la testa, patì lutti e devastazioni, ma mai perse fiducia e speranza in un avvenire migliore. La stele in bronzo dell’Antica Fonderia Marinelli dedicata ad Angelo Di Tano, le targhe in marmo per la Caserma dei Carabinieri che è stata a lui intitolata e per la quale ringrazio il prof.

Antonio Martino, già Ministro della Difesa, e l’altra per l’Auditorium della Medaglia d’Oro al Valor Civile conferita qualche anno fa al Gonfalone di questo Paese esprimono il debito di riconoscenza della Provincia verso il sacrificio della popolazione di Santi Cosma e Damiano in otto mesi di guerra e della quale questo carabiniere è l’Alfiere e l’esempio che, con l’aiuto dei docenti, gli scolari e gli studenti delle scuole cittadine possono e debbono approfondire con temi e ricerche di storia patria, quella più impor-tante e realmente in grado d’essere il collante di una frattura che ancor oggi divide il nostro Paese, spezza questa Democrazia che, invece, ha bisogno di unità e impegno sempre e comunque contro ogni avventura ai danni della libertà di ciascun essere umano. Perché è la democrazia a riempire i granai e a svuotare gli arsenali. Perché è la democrazia il sale della Pace sempre e dovunque.

Grazie Angelo, Grazie Carabinieri, Grazie Santi Cosma e Damiano!

IN MEMORIA DELL’ESODO:

UNA STELE PER

Nel documento Sandro Pertini (pagine 78-82)