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IL PARACADUTISTA CHE DIVENNE SINDACO

Nel documento Sandro Pertini (pagine 106-111)

senza esclusione di colpi. De Spagnolis era tra loro e insieme al suo diretto superiore, Tenente Ca-stellani, fu protagonista di scontri furibondi ma vincenti che permisero al battaglione di sottrarsi alla cattura, unirsi agli Alleati e di entrare a far parte del Primo Raggruppamento Motorizzato, poi Corpo Italiano di Liberazione, con la denominazione, voluta dal Generale Messe, di 9° Reparto d’Assalto. Il <Nono>, come era chiamato in gergo, perse nella guerra di liberazione 268 uomini su quasi 400 di organico e ottenne significativi riconoscimenti al valor militare per le imprese compiute: una medaglia d’oro, 18 d’argento, 1 Silver Star americana, 41 medaglie di bronzo, 7 decorazioni polacche, 48 croci di guerra, ripetuti encomi solenni concessi al valoroso reparto dal Generale Utili che oggi riposa nel sacrario militare italiano di Montelungo.

Era un reparto d’èlite allora, è un reparto d’èlite oggi perché quel 9° Reparto d’assalto rap-presenta le radici storiche, la tradizione di lealtà e di coraggio oggi incarnato dal 9° Reggimento Paracadustiti <Col Moschin>, punta di diamante di quella Brigata Paracadutisti <Folgore> che si coprì di gloria ad El Alamein e che oggi è rischierata in Afganistan per l’ennesima missione di pace dopo quella svolta egregiamente in Libano qualche anno fa e in Iraq ancor prima.

Domenico De Spagnolis è una di quelle 41 medaglie di bronzo al valor militare. Ne venne insignito, insieme a due croci di guerra e attestati di benemerenza del Generale Alexander, dopo aver conseguito il brevetto da paracadutista con gli Alleati e l’assegnazione all’Ufficio <I> dello Stato maggiore per essere impiegato in operazioni sotto copertura dietro le linee tedesche. Spesso il sottotenente De Spagnolis si offriva volontario e così fu sul finire della guerra, quando venne paracadutato di notte nella zona di Vittorio Veneto per assumere il comando di un nucleo par-tigiano alla testa del quale portò a termine numerose operazioni di sabotaggio e azioni di guer-riglia contro i tedeschi in ritirata: proprio alle azioni di Vittorio Veneto è legato il conferimento dell’importante onorificenza.

Bella figura di uomo e di soldato. Ebbe la fortuna di tornare. Analoga fortuna non ebbero tanti giovani di Itri che persero la vita in Russia, in Nord Africa, sul fronte greco albanese. Un elenco parziale fornitoci dal Ministero della Difesa ne indica più di cinquanta, ma sono almeno 146, e, come un rosario, sgrana cognomi ricorrenti in questa cittadina come Addessi, Agresti, Arzano, Capotosto, Lorello, Maggiacomo, Mancini, Manzi, Stamegna, Suprano, Pennacchio. Vada a tutti un pensiero deferente. E al Tenente Vittorio Pennacchio e a suoi fratelli vorrei riservare in questa cerimonia un ricordo commosso. Sette fratelli che, pur separati tra loro, vissero e parteciparono alle vicende di guerra distinguendosi per lealtà, coraggio e fedeltà al tricolore. Vittorio perse la vita in un attacco sul fronte greco albanese e risulta insignito di Medaglia di bronzo al valor militare alla memoria. Invano, il fratello Edelgisio, pari grado, chiese di poterne prendere il posto sullo stesso fronte ma a riconoscimento del suo valore fu fregiato di croce di guerra e del distintivo della guerra

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norevole Questore della Camera, (On. Antonio Mazzocchi)

Porgo a Lei il benvenuto personale e della Provincia, unitamente a quello dei Sindaci dei suoi 33 Comuni e che oggi, a Itri, compiono con noi un’altra tappa significativa del <Percorso della Memoria> iniziato tre anni fa, dopo il conferimento della Medaglia d’Oro al Merito Civile al nostro Gonfalone, e che, gradualmente, interesserà tutti i nostri paesi decorati perché colpiti dalla furia degli eserciti in quei mesi di guerra tra l’ottobre del 43 ed il maggio-giugno del ’44, quando questa terra e questa gente conseguirono il primato, tragico ed originale, di trovarsi al centro di due grandi bracieri di vite e di gioventù: la Linea Gustav pochi chilometri più in là di Itri; il fronte Anzio-Littoria-Cisterna-Aprilia al Nord.

Con pari intensità, estendo a ciascuna delle Autorità religiose, civili e militari e ai cittadini presenti un saluto sincero e un ringraziamento sentito per essere partecipi di un impegno profondo nel re-cuperare fatti e storie dei nostri soldati sui vari fronti del secondo conflitto mondiale sconosciute ai più, ma che appaiono esemplari per senso del dovere, lealtà verso lo Stato, fedeltà al Tricolore del Risorgimento, dignità personale: caratteri di un popolo che seppe ricostruire dalle macerie paesi, città, economie e dare alla nazione quella Repubblica che, nel ripudio della guerra come strumento di regolazione delle controversie, ha nella Costituzione l’inestinguibile luce della libertà, dell’u-guaglianza, della Pace, del progresso per tutti.

Attraverso la figura di Domenico De Spagnolis, sottotenente di complemento del I Battaglione Arditi-Parcadutisti, e poi consigliere, Assessore, Vice Sindaco e Sindaco di Itri nel dopoguerra, la Provincia aspira a rinnovare questi valori nella consapevolezza che essi devono accompagnare la crescita e la formazione delle nuove generazioni perché la Repubblica e la Democrazia siano strade senza ritorno, la Pace un bene supremo, irrinunciabile e unito alla Libertà: perché nessuno può essere in pace senza avere la libertà!

Figlio di insegnanti e quarto di cinque figli tutti maschi, Domenico De Spagnolis sospese gli studi universitari, seguendo l’esempio del padre, Bernardo, pure lui ufficiale, ferito nella prima guerra mondiale, per seguire un corso di allievi ufficiali di complemento a Salerno. Conseguito il grado di Sottotenente, eccolo impiegato in operazioni di guerra nei Balcani in un’unità di Fante-ria d’arresto denominato Guardie alla frontiera. Poi, dopo un breve periodo di addestramento a Santa Severa, il passaggio nel I battaglione Arditi dislocato in Sardegna e assegnato alla 123.ma compagnia d’assalto. Era il primo giugno 1943. Comandava quel battaglione il tenente colonnel-lo Boschetti, un marchigiano energico risoluto, pervenuto in seguito ai più alti gradi dell’esercito repubblicano, che il 12 settembre dello stesso anno, quattro giorni dopo l’annuncio dell’armistizio firmato a Cassibile, rifiutò di deporre le armi, ingaggiando con i tedeschi una lotta sanguinosa e

interesse di una cittadina che amava quanto la propria famiglia. <A Voi il giudizio> disse ai citta-dini annunciando il suo congedo dalla vita pubblica.

De Spagnolis non è più tra noi, ma questa stele in bronzo dedicata a Lui, costituisce il riconosci-mento più alto che per noi sia stato possibile verso un soldato, un amministratore, un uomo dalla condotta esemplare e coerente che aspiriamo possa essere un esempio per tutti e per i giovani in particolare in un momento in cui la crisi del Paese rischia di appannare valori senza i quali per il Paese e per noi non potrà esserci alcun destino. Parole come impegno, sacrificio, dovere, rispetto, solidarietà, concetti come Pace, Democrazia, Uguaglianza hanno significati profondi ai quali mai nessuno dovrà rinunciare se vuole essere un uomo libero in un Paese libero e immune da nuove grandi tragedie come quelle che i nostri genitori dovettero affrontare quasi settant’anni fa. Cioè, ieri! Perché non avvenga più domani!

* Impossibilitato all’ultimo momento, il Presidente Armando Cusani ha affidato il compito di rappresentare la Provincia al Generale C.d.A.

nei Carabinieri R.O. dr. Aldo Lisetti, Delegato alla Sicurezza Sociale.

di liberazione; il Capitano Giovanni Pennacchio, invece, ebbe la medaglia di bronzo al valor mi-litare in un’azione di guerra in Africa Orientale nel 1936 e, transitato nell’Arma dei Carabinieri durante il secondo conflitto mondiale, fu condannato a morte dai tedeschi riuscendo, tuttavia, a sottrarsi alla cattura; il tenente di cavalleria Emilio riportò ferite per le quali perse l’uso della dita di un piede, il caporal maggiore autiere Carlo, invece, tornò dalla Russia con una tubercolosi nodulare bilaterale dall’esito letale; Benito, dopo essersi sottratto alla deportazione in Germania, fece il farmacista e fu anche sindaco di Itri, mentre l’ultimogenito Roberto rimase ferito da una bomba durante l’avanzata degli alleati.

Ecco, signor Sindaco, sono convinto che il Comune riconoscerà il tributo di sangue e di dolore dei fratelli Pennacchio con l’intitolazione di una strada o di una piazza importante di questa città perché così è giusto. Altrettanto convinto, signor Sindaco, sono del fatto che il Gonfalone di Itri meriti molto di più di quella Medaglia di Bronzo al Valor Civile che, proprio grazie al Sindaco Domenico De Spagnolis e all’intero consiglio comunale dell’epoca, la cittadina ottenne ma che oggi, alla luce dei riconoscimenti conferiti ad altri comuni della provincia, non rende giustizia di un paese ridotto ad un cumulo di macerie da 56 bombar-damenti aerei, 14 bombarbombar-damenti navali, 19 cittadini fucilati dai tedeschi, 106 caduti civili a causa dei bombardamenti, 46 vittime civili per scoppio di ordigni, 108 mutilati di guerra, 31 mutilati civili di guerra. Itri, vittima del calice dell’odio delle dittature, merita molto di più ed invito l’amministrazione ed il consiglio comunale a chiedere con forza una revisione dell’onorificenza per quanto la storia ha voluto per Itri e per la sua gente in quei mesi terribili prima e durante lo sfondamento della Linea Gustav e poi nella complessa opera di rico-struzione della quale anche Domenico De Spagnolis fu protagonista in 13 anni di impegno politico ed amministrativo che conobbe l’apice quando, eletto Sindaco, ebbe la possibilità di esprimere compiutamente quel concetto sacrale del dovere, del rispetto delle istituzioni quello spirito di servizio verso il Paese acquisiti dai genitori e forgiati in gioventù vestendo una divisa che onorò fino in fondo, come fino in fondo onorò la fiducia degli itrani affrontando piccoli e grandi problemi di questo splendido paese.

Erano i primi anni sessanta. Domenico De Spagnolis lasciò la carica alla fine del mandato dando conto a tutti del suo lavoro: il primo lotto di lavori per la copertura del torrente <Muro Torto>, la realizzazione della scuola elementare e l’eliminazione dei <doppi turni>, l’istituzione della scuola media, la realizzazione dell’Asilo S. Martino, la rete idrica e fognante, il miglioramento della strada Itri-Sperlonga e delle strade interne, la realizzazione del Viale Civita Farnese, il piano di ricostruzione e l’avvio del piano regolatore, le case popolari, la pubblica illuminazione, l’impulso all’occupazione con la camiceria <Imi>, tanti altri piccoli e grandi progetti realizzati nell’esclusivo

Nel documento Sandro Pertini (pagine 106-111)