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D ISCUSSIONE E CONCLUSIONI : VULNERABILITÀ E RESILIENZA

Nel documento Introduzione (pagine 180-185)

UN ASPETTO PARADOSSALE DELLO SVILUPPO: FRA EQUITÀ E SOSTENIBILITÀ

4. D ISCUSSIONE E CONCLUSIONI : VULNERABILITÀ E RESILIENZA

Al di là di alcune considerazioni, sommarie e in via del tutto speculativa, che tendono confermare come la suburbanizzazione rappresenti talvolta un costo (sia ambientale che economico) considerevole, qualora questa non venga inserita in un contesto di pianificazione efficace, come invece fatto per quel che riguarda l’immediata periferia di Parigi (Fig. IB), i risultati presentati suggeriscono che, da un punto di vista monetario, al fine di diminuire la vulnerabilità/povertà energetica delle famiglie e di incrementare l’efficienza nei consumi, l’attività degli attori pubblici dovrebbe essere maggiormente incentrata alla razionalizzazione ed all’incremento della performance energetica del comparto abitativo, in quanto una riduzione percentuale di QESAB avrebbe un impatto molto maggiore su QES totale, che una riduzione della medesima percentuale di QESMOB (Fig. ID). Allo stesso tempo, essi dovrebbero concentrarsi in particolare su quelle aree che rappresentano un’eccezione al modello monocentrico (hot

spot in Fig. IA), cercando di capire non solo «come» renderle meno vulnerabili, ma anche «cosa»

determina tale vulnerabilità. Invece, relativamente a QESMOB, risulta piuttosto evidente come le aree prossime al centro abbiano beneficiato dall’espansione ed ammodernamento del trasporto pubblico effettuati in epoca moderna, a scapito delle aree più periferiche. Tuttavia, tale osservazione pone un interrogativo che solo un’indagine più ampia ed accurata può tentare di risolvere, e dunque ulteriori sforzi di ricerca sono necessari al fine di investigare la natura della relazione fra vulnerabilità energetica e forma urbana.

Oltre all’applicazione per la stima di QES, e quindi per un’analisi della vulnerabilità energetica, il lavoro di modellizzazione qui presentato rappresenta un potenziale per molteplici analisi. Un’ulteriore applicazione, per esempio, è la stima del potenziale di «resilienza» in funzione delle emissioni di CO2 relative a QES, ed al potenziale assorbimento di CO2 da parte della vegetazione presente (Fig. II), ove si intende con il termine «resilienza» la capacità di un territorio di riassorbire le emissioni di CO2, in

questo caso, prodotte da QESMOB e QESAB. Infatti, conoscendo i differenti tipi di energia che compongono QES e la loro proporzione, è possibile calcolarne le emissioni di CO2 (Fig. IIA) per ogni area geografica(6) (RATP, 2010). Simultaneamente, possiamo ottenere tramite dati relativi alla

copertura del suolo (in questo caso CLC2000, European Environment Agency) una stima della superficie boschiva o vegetata all’interno di ogni area amministrativa. Di conseguenza, mediante appropriati coefficienti di conversione tra tipo di vegetazione e quantità di CO2 sequestrata per unità di superficie(7), è possibile stimare quanto sia potenzialmente «resiliente» ogni area geografica per ciò che

concerne il sequestro di CO2in funzione di QES (Fig. IIB). Nel caso specifico, sebbene sia doveroso ricordare che tale analisi è preliminare ed esplorativa, è interessante notare come alcune aree siano in grado di sequestrare un elevato quantitativo di CO2 benché abbiano un elevato livello di CO2 totale emessa (aree tendenti al rosso in Fig. IIA e tendenti al verde in Fig. IIB).

Fig. II - Quantità di CO2 potenzialmente prodotta relativa a QES in tonnellate per anno (2A). Capacità di

sequestro di CO2 da parte della vegetazione presente in percentuale di quella potenzialmente emessa (2B).

Oltre ai vantaggi elencati fin qui, riteniamo opportuno evidenziare anche le criticità del metodo proposto. A livello teorico, il fatto di non considerare il reddito, sebbene permetta di slegare il concetto di vulnerabilità dal concetto di ricchezza, al contrario non ammette la definizione di una soglia specifica al di sotto della quale un elemento risulterà essere energeticamente vulnerabile. Quindi, diviene necessario mettere in relazione QES del singolo individuo con quello degli altri elementi appartenenti al medesimo sotto-gruppo per caratteristiche socio-demografiche e geografiche. Per il caso specifico, invece, non disponiamo di una base dati accurata relativa al reale consumo energetico per i bisogni sopraelencati che possa essere messa a confronto con i risultati ottenuti. Questo elemento rappresenta la base per uno sviluppo futuro della ricerca.

In conclusione, il lavoro di modellizzazione qui proposto implicitamente veicola i principi a cui si ispira, e quindi i risultati prodotti sono influenzati da tale approccio; questo, vuole essere uno strumento di supporto dell’azione pubblica per uno sviluppo sostenibile ed equo. Il modello proposto è piuttosto flessibile, infatti, benché sia (a nostro avviso) la prima investigazione del genere a declinare la vulnerabilità energetica in funzione della mobilità professionale e del consumo domestico in un medesimo strumento, esso non è concettualmente specifico ad alcun contesto geografico ma può essere facilmente applicato ad altri casi di studio.

(6) In questo caso l’analisi è stata effettuata al dettaglio comunale.

(7) La quantità di Co2 sequestrata per unità di superficie vegetata varia sensibilmente in funzione della fenologia, del clima considerato, e del metodo di calcolo. In questo caso c i si basa sui risultati e sulle osservazioni effettuate da SANDWOOD ENTERPRISE (2012) e da The Stationary Office, Edinburgh (READ et al., 2009).

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Federico Martellozzo: Post-Doctoral Fellow, Labex – Futurs Urbains, Laboratoire Ville Mobilité Transport (LVMT), Université

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Samuel Mermet: Ingenieur d’études, Laboratoire Ville Mobilité Transport (LVMT), Université Paris-Est; samuel.mermet@

RIASSUNTO–Il crescente consumo di risorse naturali ha recentemente suscitato molta attenzione e posto l’accento sulla paradossale compresenza di due fattori necessari al sostentamento dello sviluppo umano: l’aumento di risorse naturali disponibili e la riduzione della pressione antropica sull’ambiente, che è funzionale ad un aumento della resilienza. Tale problema è stato spesso declinato con un mero miglioramento della performance per il raggiungimento di obiettivi stabiliti a priori. Questo studio propone invece un cambio di approccio che parte dalla ricerca della quantità minima di risorse necessaria (QES) per soddisfare un insieme di bisogni, al fine di meglio individuare un settore di intervento specifico e

stabilire obiettivi pertinenti. Il modello adotta come unità di analisi il singolo nucleo familiare e prende in considerazione esclusivamente il fabbisogno energetico domestico e per la mobilità professionale. Le osservazioni qui presentate fanno parte del progetto di ricerca «Efficacité energetique» finanziato dal Labex Futurs Urbains (Ecole des Ponts ParisTech, Université de Paris-Est).

SUMMARY – The paradox of development: in between sustainability and equity - The growing demand for natural resources recently draw a lot of attention and placed emphasis on the paradoxical coexistence of two factors required to sustain human development. On the one hand, the increase of the natural resources’ base available; on the other hand, the reduction of human pressure on the environment, that is functional for building up resilience. This problem has often been interpreted with a mere improvement of performance in order to achieve a priori established goals. This study proposes a methodological shift based on the estimate of the minimum amount of resources required to meet a set of basic needs (QES),

in order to better identify a specific area of intervention and establish relevant targets. This is a modeling application at the household scale which focuses on the energy needed for domestic use and for commuting. This work is part of the research project «Efficacité energetique» funded by the Labex Futurs Urbains (Ecole des Ponts ParisTech, Universitè de Paris-Est).

Parole chiave: vulnerabilità energetica, consumo d’energia, Ile-de-France. Keywords: fuel poverty, energy consumption, Ile-de-France.

ERICA SPECOGNA

LE POTENZIALITÀ DI SVILUPPO DELL’INDUSTRIA MINERARIA

Nel documento Introduzione (pagine 180-185)