I DISTRETTI CREATIVI EUROPEI PER LA RESILIENZA*
2. P ECULIARITÀ DEL DISTRETTO CREATIVO EUROPEO COME SISTEMA RESILIENTE : IL CASO DI P RATO In ambito scientifico-istituzionale si è affermato l’orientamento che la competitività dei distrett
dipenda dalla capacità di reagire alle sfide esterne e funzionare come frame relazionale e comunicativo e che la crisi economica imponga di rigenerare anche i ben conosciuti fattori di sviluppo, come l’innovazione. Infatti, alcuni distretti hanno adottato strategie di rivitalizzazione che hanno ridimensionato gli effetti della crisi e disposto le potenzialità necessarie per cogliere le future opportunità di ripresa, così come evidenziato nel I Rapporto dell’Osservatorio Distretti Italiani del 2011, nonostante la fase congiunturale avversa abbia fatto registrare un calo in termini di numero imprese, addetti, redditività industriale, fatturato, esportazioni ecc. In base ai dati EUROSTAT (2012), nel quadro di
recessione economica di diversi Stati dell’Europa occidentale, tra il 2008 e il 2011, l’occupazione nei settori culturali e creativi (3%) ha mostrato una capacità di recupero migliore della complessiva economia europea e la relativa percentuale del PIL si è attestata su valori significativi (3,3%). Secondo le analisi realizzate nel 2011 da Symbola-Unioncamere, in Italia l’incidenza del sistema produttivo culturale-creativo sul totale dell’economia è del 4,9% per valore aggiunto e 5,7% per gli occupati.
Nella sintesi di queste considerazioni, si inquadra la decisione della Commissione Europea di incentivare la creazione dei distretti creativi, i quali possono contribuire a far recuperare la competitività alle aree industriali tradizionali e a valorizzare cultura e creatività per favorire la crescita e l’occupazione dell’UE.
Proprio i settori culturali e creativi possono generare positive ricadute intersettoriali, in quanto sono i catalizzatori dell’innovazione: alcune industrie svolgono attività di R&S e implementano nuove tecnologie, molte altre basano le proprie innovazioni su tecnologie esistenti o su fattori non tecnologici (come creatività, design, nuovi modelli organizzativi e di business), in quanto sviluppano servizi innovativi in funzione delle esigenze di utenti e fornitori oppure nell’ambito di cluster o reti. Tuttavia, la creatività per non essere un fenomeno casuale, bensì un processo costante e misurabile che genera idee e concetti competitivi a livello globale, ha necessità di un eco-sistema favorevole al suo sviluppo.
Di qui si giunge a sostenere che il Distretto Creativo Europeo (DCE) può rappresentare uno strumento per incrementare la resilienza di alcuni territori.
Un sistema locale è ritenuto resiliente quando ha la capacità di rispondere a stimoli esterni, senza conservare l’equilibrio iniziale, ma allontanandosi dallo stato originario al fine di trovarne uno nuovo, grazie alla virtù adattiva in cui si evidenzia la propensione all’innovazione. Poiché il distretto industriale «possiede […] meccanismi e opportunità per crescere e apprendere, per svilupparsi ed adattarsi, cioè per diventare sempre più efficace nel suo ambiente» (GOLINELLI, 2000, p. 110), potenzialmente è un’organizzazione territoriale resiliente. D’altronde, «i distretti hanno sempre mostrato l’inarrestabile capacità di riorganizzarsi, riposizionarsi rispetto a mutamenti di mercato e produrre anticorpi tali da mantenerli ormai da quaranta anni, pur con modalità diverse, sulla scena produttiva nazionale, quasi fossero una sfida permanente, un modo originale di generare sviluppo e di integrarsi nei mercati, nei cicli espansivi, come in quelli di bassa congiuntura» (RICCIARDI, 2010, p. 56), confermando quanto sostenuto da RULLANI (2002, p. 89), che li ha definiti «sistemi complessi adattivi».
Considerato che non sempre le risposte dei distretti hanno avuto valenza positiva, al fine di incrementarne la resilienza, da un lato, è indispensabile che i vettori del cambiamento siano gli stessi attori del sistema, dall’altro, occorre agire su leve strategiche (PEZZI e FAGGIONI, 2008, p. 42). Per quanto riguarda il primo aspetto, affinché il distretto si possa riprodurre come sistema vivente (formato da soggetti che cercano non solo soluzioni economiche efficienti, ma anche risposte a bisogni di relazione e di comunicazione), è necessario che nel processo di adattamento attivo vengano mobilitate persone, aziende e territorio che condividano il contesto e quindi anche le idee, sperimentazioni, competenze e innovazioni, cosicché le singole componenti siano integrabili fra loro, facilmente e rapidamente. Le innovazioni più idonee a promuovere la competitività del distretto, infatti, sono quelle localizzate: quando «le innovazioni sono tali da propagare le buone idee nel contesto locale e da escludere, al tempo stesso, i potenziali competitors esterni, il distretto si espande», in quanto esse fanno perno sulle capacità di interpretazione, ideazione e condivisione della società locale (RULLANI, 2002, pp. 92-103).
Per quanto attiene alla seconda condizione, il DCE, così come presentato dalla Commissione Europea(2), sembra proprio essere un’iniziativa in grado di creare un contesto favorevole all’incremento
della resilienza, in quanto favorisce lo sviluppo della creatività e il miglior uso dell’innovazione dei servizi a supporto del cambiamento industriale. A questo punto non va dimenticata la prospettiva teorica su cui si basa l’azione europea, ovvero l’approccio a non ricercare separazioni tra le industrie tradizionali e quelle creative: l’innovazione creativa diviene motore centrale e propulsivo dell’intera geografia locale, poiché si pone tra gli input principali del processo produttivo della nuova catena del valore su cui fondare la complementarità strategica tra filiere differenti.
Delle quarantaquattro proposte di costituzione di DCE, sono stati finanziati soltanto due progetti(3), dimostrativi del potere che l’innovazione dei servizi e le industrie creative hanno nel
processo di rinnovamento dei distretti produttivi tradizionali. Come potrà empiricamente rilevarsi
(2) Si vedano gli obiettivi della Call For Proposals «European Creative Districts» 34/GENT/PPA/12/6483.
(3) L’altro progetto finanziato riguarda quello presentato dal governo della Wallonia (Belgio) che si articola in tre assi: 1) promuovere la società della creatività; 2) creare le condizioni che favoriscano la nascita di veri e propri ecosistemi innovativi; 3) supportare la produzione innovativa.
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nel caso di successo della Toscana, il territorio ha puntato maggiormente sui vantaggi dati dalle risorse intangibili, ossia su skills terziarie (SALVEMINI, 2008, p. 6), per sostenere il passaggio da un’economia tradizionale, con una forte identità culturale, ad una sostenibile e innovativa, guadagnando posizioni nella catena di creazione del valore a livello globale.
Il distretto tessile di Prato, alla fine del secolo scorso, si presentava come un’area assai vitale dal punto di vista competitivo, con un’importante crescita del terziario e con significative esperienze di diversificazione produttiva anche in settori correlati, come il meccano-tessile. Nell’ultimo decennio ha conosciuto un periodo di crisi per cause congiunturali, ma anche e soprattutto per i mutamenti strutturali del settore tessile-abbigliamento a livello mondiale, determinati dall’intensa integrazione delle economie emergenti con elevate capacità manifatturiere e con grandi vantaggi in termini di costo dei fattori produttivi. A fronte di gravi criticità in termini di cooperazione, governance, trasferimento di know-how, evoluzione strategica, innovazione, internazionalizzazione, sono state definite alcune priorità di azioni: individuare modalità aggregative e di cooperazione tra le imprese della filiera, destinate a mettere in comune storie ed esperienze sulle quali fondare l’innovazione tecnica e il riposizionamento strategico delle imprese, ingredienti indispensabili per ambire al recupero delle quote di mercato, dei margini di efficienza e di redditività perduti.
Con il progetto CREATE, l’Agenzia di Promozione Economica della Toscana, la Camera di Commercio di Prato, il Polo dell’Innovazione per il Sistema Moda Otir2020 e l’Agenzia Regionale per la Promozione Economica, l’Internazionalizzazione e l’Innovazione di Castilla y Leon (Spagna) si sono impegnati a contribuire alla creazione di un eco-sistema favorevole alla creatività applicata al settore tessile pratese: a) avviando dibattiti e riflessioni sul tema delle politiche che possano aiutare la trasformazione dei settori manifatturieri tradizionali mediante il contributo delle industrie innovative e creative; b) stimolando sinergie tra imprese e mondo dell’università e della ricerca, al fine di motivare gli imprenditori a cogliere le opportunità offerte dai servizi per l’innovazione e da nuove forme di collaborazione intersettoriale a scala europea; c) sensibilizzando sull’importanza di definire un organo di governo in grado di imprimere un indirizzo strategico unitario all’insieme di elementi che costituiscono la struttura fisica ed operativa del sistema.
In conclusione, nel periodo di debole produttività del sistema italiano, il distretto rimane un modello valido per garantire la resilienza, a patto che l’innovazione creativa diventi il driver dei processi di cambiamento finalizzati alla crescita strutturale e al consolidamento, pena l’estinzione. Non a caso nel dibattito avviatosi da tempo, in ambito aziendale, per svelare le cause dell’eterogeneità del patrimonio di risorse tra imprese e/o distretti appartenenti allo stesso settore, la creatività rappresenta sicuramente un fattore di particolare interesse. Invece, non risultano molto approfonditi, gli studi scientifici sulle condizioni di contesto(4) per lo sviluppo della capacità creativa, a supporto del rilancio
delle economie locali e dell’incremento dell’attrattività territoriale. BIBLIOGRAFIA
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SHEFFI Y., The Resilient Enterprise, Cambridge, MIT Press, 2005.
(4) La Commissione Europea nel 2010 riconosce i fattori della capacità innovativa delle regioni nella cultura imprenditoriale, competenze della forza lavoro, istituti di istruzione e formazione, servizi di sostegno all’innovazione, meccanismi di trasferimento tecnologico, infrastrutture R&S e TIC, mobilità dei ricercatori, incubatori di imprese, nuove fonti finanziarie e potenziale creativo locale.
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Germana Citarella: Dipartimento di Scienze Giuridiche, Università degli Studi di Salerno; [email protected].
Monica Maglio: Dipartimento di Studi e Ricerche Aziendali (Management & Information Technology), Università degli Studi
di Salerno; [email protected].
RIASSUNTO – I distretti creativi europei per la resilienza - Considerato che il mondo politico-istituzionale sta prestando particolare attenzione alla ricerca di strategie utili a promuovere la resilienza economica (si veda la battaglia ideologica sul tema imperversata negli Stati Uniti, nonché le recenti analisi dell’OECD del 2013), lo scopo del paper è illustrare come i
distretti creativi possano rappresentare uno strumento per sostenere il passaggio da processi di sviluppo basati sui principi della sostenibilità a quelli volti a garantire la resilienza (nel quadro della Decisione della Commissione C/2012/208 su
European Creative Districts).
SUMMARY – European Creative Districts and Economic Resilience/Stability - The politic-institutional world has been addressing particular attention to the search for useful strategies to encourage economic resilience/stability (a pertinent example is the fierce ideological battle in act on the issue in the United States, not to mention the recent analyses put in place by OECD in 2013). In this context, the purpose of our paper is to show how creative districts can represent an
instrument/tool for sustaining the shift from processes of growth based on principles of sustainability to those guaranteeing economic resilience/stability (within the framework of the Decision of the European Commission C/2012/208 relative to
European Creative Districts).
Parole chiave: analisi delle politiche, distretto creativo, resilienza. Keywords: policy analysis, creative district, resilience.
DANIELA LA FORESTA