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A NALISI DEI RISULTAT

Nel documento Introduzione (pagine 163-169)

UN’ANALISI DEGLI ELEMENTI DI RESILIENZA ECONOMICA E SOCIALE DELLE REGIONI ITALIANE DOPO LA CRISI DEL

4. A NALISI DEI RISULTAT

Obiettivo dell’analisi è quello di trovare un meccanismo che sia in grado di creare un ordinamento (rank) tra le regioni sulla base degli indicatori scelti nella situazione pre-crisi e post-crisi. Dal confronto tra i due rank sarà possibile vedere se la situazione di una regione è migliorata o peggiorata dal punto di vista della resilienza sociale ed economica. Per creare un rank tra le regioni rispetto ai diversi indicatori, ogni valor medio dell’indicatore, calcolato nel periodo antecedente e successivo alla crisi, verrà standardizzato secondo la formula:

XSij = (Xij - MinXj)/(MaxXj - MinXj), i = 1…20; J = numero indicatori sociali ed economici [1]

XSi j= valore dell’osservazione standardizzata per la regione i della componente j

Xij = valore dell’osservazione; MaxXj; MinXj valore minimo e massimo delle osservazioni per ogni

indicatore.

Per ottenere un indice regionale si è sommato il rank ottenuto da ogni regione per ogni indicatore. La somma ci consente di realizzare un nuovo ordinamento attribuendo al rank più basso il valore 1, che corrisponde alla regione che ha ottenuto posizioni migliori, ed il valore 20 al rank più alto che corrisponde alla regione che ha ottenuto posizioni peggiori. I risultati sono riportati in tabella II.

Sociali Economici

Pre-crisi Post-crisi Differenza Pre-crisi Post-crisi Differenza

Abruzzo 18 9 9 12 12 0 Basilicata 7 3 4 16 17 -1 Calabria 15 13 2 20 20 0 Campania 17 20 -3 19 18 1 Emilia-Romagna 11 10 1 4 6 -2 Friuli-Venezia Giulia 14 8 6 9 9 0 Lazio 19 15 4 6 5 1 Liguria 20 16 4 7 7 0 Lombardia 5 7 -2 2 2 0 Marche 8 4 4 13 14 -1 Molise 6 1 5 15 19 -4 Piemonte 13 14 -1 10 10 0 Puglia 12 17 -5 18 13 5 Sardegna 9 18 -9 14 15 -1 Sicilia 16 19 -3 17 16 1 Toscana 4 11 -7 8 8 0 Trentino-Alto Adige 1 2 -1 1 1 0 Umbria 10 5 5 11 11 0 Valle d’Aosta 3 12 -9 5 4 1 Veneto 2 6 -4 3 3 0

Tab. II - Rank regionale degli indicatori economici e sociali.

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I risultati mostrano che le regioni che hanno avuto le performance peggiori dal punto di vista sociale sono la Valle d’Aosta e la Sardegna. Ambedue si caratterizzano per un notevole peggioramento dell’indicatore abbandono scolastico. Probabilmente la crisi ha inciso, in termini di capacità di reazione e di adattamento, in modo negativo creando delle aspettative non positive circa la possibilità di trovare un’occupazione qualificata e quindi gli individui hanno preferito abbandonare gli studi. Ambedue le regioni si caratterizzano inoltre per un saldo migratorio che, a fronte della situazione pre-crisi, è incrementato: molte persone hanno preferito lasciare la Regione per cercare nuove opportunità altrove. Questo potrebbe indicare una non attrattività della Regione e quindi una scarsa capacità della stessa di creare nuove opportunità. Questo fenomeno, insieme all’abbandono scolastico, potrebbe indicare che il capitale umano più qualificato ha abbandonato le regioni mentre coloro che sono rimasti hanno preferito non investire avendo aspettative negative sulla possibilità di trovare lavoro.

Dal punto di vista degli indicatori sociali l’Abruzzo ha mostrato delle ottime performance. In realtà la regione è stata interessata dal terremoto nel 2009 e quindi è un tipico caso di resilienza ad uno shock esogeno che non è individuabile nella crisi economica. Anche il Friuli Venezia Giulia presenta un notevole miglioramento soprattutto per quel che concerne l’abbandono scolastico, drasticamente diminuito, associato ad un incremento del tasso di scolarizzazione, un miglioramento dei saldi migratori, la regione è attrattiva, un decremento dell’indice di povertà regionale. Probabilmente la posizione geografica e la flessibilità normativa hanno consentito al Friuli Venezia Giulia di reagire alla crisi, di adattarsi ad essa e di trasformare il tessuto sociale riadeguandolo alle nuove esigenze. Gli indicatori non prendono in esame le connessioni trai cittadini e le istituzioni ma, probabilmente queste ultime hanno avuto un ruolo importante nel processo. Esse dovranno essere oggetto di ulteriori ricerche.

Con analogo procedimento è possibile ottenere il rank delle regioni in una situazione di pre/post- crisi per quel che concerne gli indicatori economici. La regione che ha perso più posizioni rispetto alla situazione pre-crisi è il Molise. Oltre ad una generale perdita di produttività del lavoro nei diversi settori la perdita di posizioni è per lo più imputabile ad una decresciuta intensità di accumulazione del capitale e del tasso di turnover delle imprese. Svolgendo un’analisi sulla base delle quattro dimensioni della resilienza evidenziate da MARTIN (2012) è possibile concludere che il Molise non è stato in gradi di mostrarsi resistente, la perdita di produttività può essere interpretata come l’incapacità di resistere ad uno shock esogeno, inoltre non è stata in grado di attivare un processo di

recovery, ancora una volta la caduta della produttività indica da un lato una perdita di competitività,

mentre dall’altro un’incapacità di reagire allo shock. Questo è aggravato dal peggioramento del tasso di turnover delle imprese: muoiono più imprese di quante ne nascono. Infine non vi sono segnali di ri- orientamento, l’intensità di accumulazione del capitale è diminuita, ne consegue che le imprese non stanno investendo, né tanto meno di rinnovo. È pertanto possibile concludere che il Molise, a fronte dello shock economico non è stato in gradi di reagire in modo resiliente. Probabilmente in questo caso è più opportuno parlare di isteresi (ROMER, 2001) fenomeno di tipo fisico e può essere definita come: la caratteristica di un sistema di reagire in ritardo alle sollecitazioni applicate e in dipendenza dello stato precedente. Probabilmente il Molise più che con resilienza hanno reagito con un fenomeno di isteresi che le induce a rimanere nella situazione dopo lo shock o addirittura a peggiorare la propria situazione. La regione che invece ha sfruttato la crisi come opportunità mostrando un aumento, in termini di ranking, è stata la Puglia. Essa rappresenta un interessante caso di resilienza economica perché ha visto aumentare notevolmente l’intensità di accumulazione di capitale e la produttività del lavoro in diversi settori La regione è stata in grado di reagire allo shock riorientando il suo tessuto produttivo soprattutto a favore delle energie rinnovabili che, probabilmente, hanno fatto da volano per un processo di rinnovo e re orientamento del sistema produttivo.

A questo punto è possibile realizzare un confronto tra gli indicatori economici e gli indicatori sociali con l’obiettivo di vedere se il cambiamento di ranking per quel che concerne gli indicatori economici, da una situazione pre-crisi ad una situazione post-crisi, è accompagnato da un cambiamento di ranking degli indicatori sociali. La tabella sottostante rappresenta pertanto una sintesi delle tabelle precedentemente riportate:

Dal confronto sembra emergere che le regioni che hanno avuto un miglioramento economico non hanno avuto lo stesso miglioramento in termini sociali mentre quelle che hanno avuto un miglioramento in termini sociali non lo hanno avuto in termini economici. L’analisi ci indurrebbe a concludere che non esiste una relazione tra una resilienza di tipo economico ed una di tipo sociale. La conclusione trova una sua spiegazione nel fatto che la resilienza sociale non coincide con la coesione sociale e con il capitale sociale ma rappresenta la capacità di reazione, adattamento e trasformazione

di una collettività a seguito di uno shock. Queste capacità e queste abilità vengono spesso sviluppate indipendentemente dagli elementi di tipo economico e dalle caratteristiche del capitale sociale.

5. CONCLUSIONI

Il lavoro prende le mosse dall’idea che la resilienza, economica e sociale, possano essere elementi che spiegano le diverse reazioni dei territori a fronte di shock esogeni.

In nostro interesse è stato posto sul concetto di resilienza adattiva e quindi sull’idea che i sentieri di crescita dei territori siano evolutivi e costituiti da un insieme di traiettorie dinamiche. La resilienza è pertanto un concetto dinamico e come tale deve essere catturata attraverso un insieme di indicatori tipo qualitativo e quantitativo che consentiranno di descrivere le complesse interconnessioni tra i diversi attori presenti sul territorio. Oltre al concetto di resilienza economica è stato preso in considerazione il concetto di resilienza sociale per vedere se, tra le due, esistesse una connessione. L’analisi dei risultati è stata svolta sulla base delle quattro dimensioni della resilienza economica e delle tre dimensioni della resilienza sociale.

I risultati mostrano che le regioni che la maggiore resilienza economica non sono state in grado di attivare un processo di recovery e di ri-orientamento dopo lo shock mostrando invece un elevato grado di isteresi. Le regioni maggiormente resilienti sono quelle che sono state in grado di attivare un ri-orientamento del sistema economico. Per quel che concerne la resilienza sociale i risultati mostrano che essa non ha avuto segno concordante con quella economica, anzi le regioni che hanno mostrato una maggiore resilienza economica spesso non hanno avuto un’analoga resilienza dal punto di vista sociale. Probabilmente il capitale sociale presente sul territorio non è stato in grado di rispondere in modo efficace alle nuove sfide e ai nuovi problemi venutesi a creare a seguito della crisi. L’analisi è ben lungi dall’essere statisticamente soddisfacente ma, allo stato attuale delle metodologie sull’argomento si ritiene che possa essere un primo tentativo per spiegare il fenomeno. Un’analisi più complessa è stata svolta da NAUDÈ et al. (2008) ma ha riguardato la costruzione di un indice di vulnerabilità locale, e non di resilienza, per il Sud Africa. L’analisi di BRIGUGLIO (2008) si basa invece sulla determinazione un indice di vulnerabilità ed uno di resilienza economica ma riguarda il livello nazionale. Futuri sviluppi di ricerca potrebbero avere per oggetto l’individuazione di indici di vulnerabilità e di resilienza economica e sociale a livello regionale.

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RIASSUNTO – Il lavoro prende la mosse dall’analisi della resilienza economica – ingegneristica, ecologica ed adattiva – con l’obiettivo di metterla in relazione con il concetto di resilienza sociale. l’analisi è svolta a livello regionale ed ha come scopo quello di individuare se le regioni italiane, a seguito dello shock del 2007, hanno reagito in modo resiliente, sia sotto il profilo economico che sotto il profilo sociale.

SIMONA DE ROSA, LUCA SALVATI, VENERE STEFANIA SANNA

CRESCITA URBANA, STRUTTURA PRODUTTIVA E RESILIENZA

Nel documento Introduzione (pagine 163-169)