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Da Saffo ad Alceo passando per Anacreonte

II. 4 «Sulla strada della dodecafonia»

II.6 Da Saffo ad Alceo passando per Anacreonte

Tra il 1942 e il 1945 Dallapiccola compose le Liriche greche su testi tradotti da Quasimodo. Esse si suddividono in tre serie: Cinque frammenti di Saffo per soprano e orchestra da camera; Due liriche di Anacreonte per soprano, clarinetto piccolo in Mi bemolle, clarinetto in La, viola e pianoforte; Sex Carmina Alcaei per soprano e orchestra da camera. I Cinque frammenti di Saffo furono terminati il 18 luglio del 1942, a Marina di Pietrasanta. Il 29 marzo dello stesso anno, Dallapiccola aveva finito di trascrivere e ridurre per le scene moderne il Ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi, lavoro commissionatogli da Mario Labroca nel 1940 per il Maggio Musicale Fiorentino, e pubblicato dalle ESZ. Nel trascrivere per le scene moderne l’Ulisse monteverdiano, Dallapiccola si era sentito simile a un traduttore e, pertanto, non aveva indugiato a operare dei tagli per mantenere vivo l’interesse drammatico e avvicinare l’opera alla sensibilità novecentesca69.

Si può dedurre che, per Dallapiccola, tradurre (in particolar modo tradurre testi antichi) significasse rendere dei contenuti in una veste appropriata alla sensibilità del lettore moderno, ovvero condurre il testo verso il lettore e non viceversa.

I Cinque frammenti di Saffo non furono l’unico lavoro di soggetto greco scritto da Dallapiccola nel 1942; infatti, pochi giorni dopo averne concluso la stesura, il compositore cominciò il balletto Marsia. Nell’interpretazione di Dallapiccola, Marsia, lungi dall’apparire un ambizioso affetto da presunzione, merita compassione per il coraggio di aver sfidato il dio Apollo e per la tragica fine che lo vede scuoiato vivo dagli Sciti70.

Un altro lavoro degli anni ’42-43 è la Sonatina canonica, in cui il cromatismo delle composizioni precedenti è sostituito da un tessuto prevalentemente diatonico, con adozione di

68 L. Dallapiccola, Sulla strada della dodecafonia cit., p. 459.

69 D. Kämper, Luigi Dallapiccola cit., p. 82; cfr. anche L. Dallapiccola, Prefazione al Ritorno di Ulisse in patria di C.

Monteverdi, trascrizione e riduzione per le scene moderne, Milano, Suvini-Zerboni, 1942.

tecniche canoniche. Malgrado l’apparente cambiamento di rotta della Sonatina canonica, Dallapiccola non abbandonò il cammino verso la dodecafonia, come dimostrano le due serie delle Liriche greche, scritte rispettivamente nel 1942 e nel 1943, in cui, per la prima volta, pur dovendo fare una netta distinzione tra le due serie, si ebbe una sistematica applicazione della tecnica dodecafonica. Peraltro, secondo Kämper, pur tenendo conto di Marsia e della Sonatina canonica, non si può negare che la linea principale dell’attività creativa di Dallapiccola, negli anni ’42-43, risiedesse nelle due prime serie delle Liriche greche71: Cinque frammenti di Saffo e Sex Carmina

Alcaei. Le Due liriche di Anacreonte, che nel ciclo definitivo delle Liriche greche occupano la posizione centrale, furono composte per ultime, nel 1945.

Un quadernetto di schizzi del compositore, conservato presso l’Archivio contemporaneo «Alessandro Bonsanti», contiene i primi abbozzi dei Cinque frammenti di Saffo e dei Sex Carmina Alcaei; l’abbozzo della prima serie risale all’aprile del 1942, sebbene Dallapiccola avesse parlato della composizione soltanto nel luglio dello stesso anno. Nel quadernetto, Dallapiccola riportò anche dei testi che in seguito decise di non musicare, come «Gli astri d’intorno alla leggiadra luna» di Saffo. In data 1° settembre 1943, tra l’altro, sono appuntati tre frammenti di Anacreonte (di cui soltanto i primi due furono musicati), che avallano l’ipotesi di un progetto di un ciclo a tre parti risalente alla seconda metà del 1943.

L’ultimo dei Cinque frammenti di Saffo è dedicato al critico musicale Guido M. Gatti, per il suo cinquantesimo compleanno. Prima di dare il lavoro alle stampe, Dallapiccola, desideroso di ricevere consiglio dagli amici, lo eseguì al pianoforte davanti a Mario Labroca, durante una visita a Montecatini72. In una lettera alle ESZ il compositore scrisse di essere convinto che questo «concentratissimo lavoro» sarebbe piaciuto anche all’editore, ma poiché «una piccola opera come questa richiedeva una cura del tutto particolare nella messa a punto di ogni dettaglio»73 la partitura

sarebbe stata inviata in ritardo di qualche settimana; Dallapiccola, infatti, inviò la partitura alla fine del luglio 1942, una decina di giorni dopo averla terminata.

Il bisogno di ricevere consiglio dagli amici e la cura minuziosa del particolare mostrano il valore assegnato da Dallapiccola a quest’opera, intesa come una «radicale decisione» verso la definitiva acquisizione del metodo dodecafonico.

Nel 1942 ebbero inizio i bombardamenti sulle città italiane e nel 1943 la situazione precipitò ulteriormente. Il 9 e il 10 luglio le truppe anglo-americane invasero la Sicilia e, in poco tempo, occuparono tutta la penisola meridionale. Il 25 luglio il re, con un colpo di stato, arrestò Mussolini e affidò il governo al generale Badoglio; le truppe tedesche liberarono Mussolini, che fondò a Salò la Repubblica Sociale Italiana, dopo che l’8 settembre il re e Badoglio erano fuggiti a

71 Ivi, p. 94. 72 Ivi, pp. 94-95.

Brindisi, lasciando l’Italia del Nord e del Centro in mano ai tedeschi. I bombardamenti sulla città di Firenze, occupata dai tedeschi l’11 settembre, si intensificarono e l’inizio, anche in Italia, delle deportazioni degli ebrei rese ancora più penosa la vita di Luigi e Laura Dallapiccola, moglie del compositore ed ebrea. I coniugi, per maggiore sicurezza, furono costretti a nascondersi, dal settembre ’43 al febbraio ’44, in un rifugio messo a disposizione da alcuni amici, la villa Le Pozzarelle a Borgunto, a nord di Fiesole. Qui, nell’angoscia di giorni interminabili passati ad attendere la fine della guerra, Dallapiccola scrisse le prime versioni del libretto del Prigioniero e contemporaneamente, forse per trovare sollievo da tanto orrore nella cultura umanistica, terminò la seconda serie delle Liriche greche: i Sex Carmina Alcaei. La prima versione della composizione era stata stesa tra il maggio e giugno 1943, quella definitiva fu terminata il 10 ottobre 1943. Dopo aver concluso i Sex Carmina Alcaei, Dallapiccola non riuscì a scrivere nient’altro durante il periodo della guerra, poiché le continue preoccupazioni gli impedivano di trovare lo stato d’animo adatto per lavorare74.

I Cinque frammenti di Saffo furono stampati nel 1942 e Dallapiccola ne inviò un esemplare a importanti personalità del mondo musicale, tra cui Hermann Scherchen e Willi Reich, al fine di non perdere i contatti internazionali durante la guerra75. Per quanto riguarda i Sex Carmina Alcaei,

invece, Dallapiccola avrebbe voluto dedicarli ad Anton Webern per il suo sessantesimo compleanno (3 dicembre 1943), ma a causa degli eventi bellici la stampa fu rimandata. Quando, a guerra finita, la terza serie delle Liriche greche fu stampata, Dallapiccola dovette dedicarla alla memoria di Anton Webern, nel frattempo morto per un tragico incidente: «Quest’opera dedicata ad Anton Webern nel giorno del suo sessantesimo compleanno (3 dicembre 1943) offro oggi, con umiltà e devozione, alla di Lui memoria. 15 settembre 1945. L. D.»

Dallapiccola era molto orgoglioso dei Sex Carmina Alcaei, da lui giudicati uno dei suoi migliori lavori scritti; in una lettera alle ESZ li paragonò all’Offerta musicale di Bach e ne sottolineò l’originalità, credendo che, dal 1747 fino ad ora, nessun compositore avesse mai pensato di scrivere un lavoro simile76. La grande e favorevole accoglienza da parte del pubblico dell’intero ciclo delle Liriche greche avrebbe dato ragione all’entusiasmo di Dallapiccola. Oltre a Bach un altro modello fu la polifonia vocale franco-fiamminga. L’intreccio di questi due modelli con le tecniche canoniche di Webern sta alla base dell’avvicinamento di Dallapiccola alla dodecafonia, adoperata in questo fascicolo delle Liriche greche più compitamente che negli altri due77.

I Sex Carmina Alcaei, anche se stampati dopo la guerra, furono eseguiti a Roma il 10 novembre 1944 nel ciclo di concerti «Autunno musicale della Radio». Gli interpreti furono la

74 L. Dallapiccola, Genesi dei «Canti di Prigionia» cit., p. 412. 75 D. Kämper, Luigi Dallapiccola cit., p. 98.

76 Lettera di Dallapiccola alle ESZ del 6 settembre 1945, cit. in Kämper, Luigi Dallapiccola cit., p. 96.

77 G. Borio, L’influenza di Dallapiccola sui compositori italiani nel secondo dopoguerra, in Dallapiccola. Letture e prospettive cit., p.

cantante Suzanne Danco e il direttore Franco Previtali. Dallapiccola non ebbe la possibilità di assistere all’esecuzione a causa delle estreme difficoltà di spostamento nel periodo della guerra, ma, essendo riuscito a recarsi a Roma dopo poche settimane, ascoltò una registrazione del concerto effettuata, all’insaputa degli esecutori, dal tecnico della Radio Domenico De Paoli. Quest’ultimo avrebbe poi ricordato la gioia del compositore per quel gesto78.

La terza serie delle Liriche greche, le Due liriche di Anacreonte, terminate il 18 aprile 1945, furono così dedicate a Domenico De Paoli. Nell’agosto del 1945, a guerra finita, Dallapiccola propose subito alla casa editrice Suvini-Zerboni i Sex Carmina Alcaei e le Due liriche di Anacreonte; prima della fine dell’anno l’intero ciclo delle Liriche greche venne pubblicato e cominciò il suo fortunato percorso esecutivo in tutto il mondo.

Della disposizione centrale delle Due liriche di Anacreonte Massimo Mila non ne fu molto convinto. In una lettera a Laura Dallapiccola del ’77 (il marito era morto da due anni) si evince che quest’ultima, in una lettera precedente indirizzata allo studioso, si era lamentata di un concerto in cui i tre cicli erano stati eseguiti in ordine cronologico, a dispetto della volontà del marito. Mila, dubbioso al riguardo, chiese a Laura una prova di questa disposizione a suo dire “bizzarra”. Secondo lo studioso, infatti, il punto forte delle Liriche greche risiedeva proprio nelle Due liriche di Anacreonte, scritte dal compositore per ultime al fine di concludere il ciclo con un pezzo che avrebbe coinvolto maggiormente il pubblico. Mila, tuttavia, era disposto ad ammettere che forse, in un secondo momento, era subentrato il Dallapiccola teorico che aveva creduto dozzinale e poco raffinato terminare con il pezzo più forte. A favore della seconda ipotesi, peraltro, vi era l’organico più ridotto delle Due liriche di Anacreonte, che, poste alla fine, avrebbero provocato una “caduta”79.

Molto convincenti furono le argomentazioni di Laura Dallapiccola al riguardo, in una lettera a Mila del 12 marzo 1977. Ella, infatti, non riusciva a capire come allo studioso potesse essere venuta in mente la successione cronologica, dato che le Liriche greche erano sempre state dirette nell’ordine Saffo-Anacreonte-Alceo (tranne due esecuzioni a Roma nel ’49 e nel ’54: eccezioni che confermavano la regola). Tale disposizione, peraltro, era stata resa pubblica sia in un elenco sul retro della partitura edita nel ’46 sia nella bibliografia di Fiamma Nicolodi (allude al volume Luigi Dallapiccola. Saggi, testimonianze, carteggio, biografia e bibliografia del 1975). Riguardo alle riflessioni di Mila sulla migliore chiusa ad effetto, Laura ammise con umiltà di non poterne discutere. Tuttavia ricordò allo studioso come il marito non avesse mai seguito la norma del finale ad effetto: «Le cito: Ciaccona, Intermezzo, Adagio; Rencesvals; Quattro liriche di Machado; Tre poemi; Canti di liberazione; Cinque canti; Concerto per la notte di Natale, Preghiere, Sicut Umbra. Finiscono tutte in

78 Ibid.

pianissimo. Lei noterà che in quasi tutti i lavori di Gigi, il punto più forte, o più drammatico, o più teso, sta al centro. So che Gigi diceva che l’ultimo musicista che sapeva scrivere un ‘finale’ è stato Beethoven. Naturalmente non escludeva qualche altro finale riuscito, ma secondo lui ci doveva essere una ragione per cui i più recenti finali “energici e rumorosi”, come lei si esprime, risultavano sfasati o fasulli […] Certo per Gigi non c’era possibilità di trionfalismi, e la chiusa doveva essere un ripiegamento su se stessi, una meditazione o una preghiera. (Salvo qualche eccezione, si capisce)»80. È una testimonianza importante che mette ancora una volta in luce

l’idiosincrasia di Dallapiccola verso qualsiasi forma di retorica e vero le manifestazione di un ottimismo, ritenuto impossibile. Il compositore abiura un finale enfatico e trionfalistico immedesimandosi nei valori di cultura del testo di Quasimodo. È quanto peraltro Massimo Mila avrebbe ribadito nella relazione letta ad un convegno sul compositore istriano a Trieste del ’78: «è proverbiale l’abilità con cui Dallapiccola sapeva scegliere i propri testi attraverso la letteratura di ogni epoca e d’ogni paese. In realtà non si trattava soltanto di finezza del gusto letterario, né di vastità di cultura, ma piuttosto della profonda immedesimazione a cui i valori della cultura venivano da lui sottoposti. I testi rari che Dallapiccola scopriva negli scrittori antichi e moderni […] non erano semplici preziosità letterarie, bensì elementi costituitivi della sua personalità: facevano parte di una genuina e profonda esperienza interiore»81.