Geografia del land grabbing.
2.2 In che modo avvengono gli accordi?
Avere un’idea precisa della dimensione del fenomeno del land grabbing è qualcosa di impossibile, secondo le stime di land matrix il numero dei contratti attualmente è di 147653. Come viene ribadito nello stesso database si tratta di stime e non di dati certi,
infatti gli accordi e le trattative che intercorrono tra i paesi ospitanti e i cosiddetti “grabbers” molto spesso avvengono in segreto senza la partecipazione e il coinvolgimento delle popolazioni locali54.
Le comunità locali spesso vengono a sapere di queste trattative grazie alla stampa o a organizzazioni non governative impegnate nella lotta per i diritti alla terra delle comunità indigene, in questi casi la reazione della popolazione locale spesso sfocia in proteste e rivolte che talvolta compromettono il successo degli accordi stessi55.
Dare un'unica definizione del fenomeno del land grabbing sarebbe riduttivo poiché sono tanti i fattori in gioco. Ma tra le varie caratteristiche che lo classificano, sicuramente il fatto che gli accordi avvengano in maniera poco trasparente è un fattore ricorrente e accertato. Quindi senza dubbio un investimento mirato all'acquisizione di terra su larga scala senza l'approvazione della popolazione locale è di fatto un esempio di land grabbing56.
In alcuni paesi target segnati dall'instabilità politica e dove il livello di partecipazione alla vita politica è molto basso è praticamente di consuetudine che la comunità locale sia totalmente allo scuro di quale sia il destino delle proprie terre. Infatti, spesso le acquisizioni avvengono in paesi come quelli africani in cui il concetto stesso di proprietà è inesistente o magari mancano i registri della proprietà fondiaria, insomma i piccoli contadini o allevatori partono già svantaggiati poiché poco tutelati dallo stesso loro stato e spesso si vedono costretti ad allontanarsi dalle terre che essi stessi coltivano senza aver nessuno diritto di parola a riguardo57.
Nella maggior parte dei casi gli accordi per gli investimenti agricoli avvengono nella forma di contratti d'affitto o di contract-farming per una durata variabile che va dai venti ai novantanove anni58.
53 Cfr. www.landmatrix.org, consultato in data 3/12/2017. 54 F. Roiatti, op.cit. p. 73.
55 Ibidem.
56 P. De Castro, op.cit., pp. 108-109. 57 Ibidem.
Le difficoltà nell'ottenere le informazioni riguardanti gli accordi sono testimoniate anche dagli studi dell'International Institute for Development svolti in particolare su sette paese africani. É stato quindi riscontrato che i dettagli dei contratti come la localizzazione delle terre acquisite o la durata dei contratti di locazione non sono accessibili a fonti pubbliche. Anche in paesi che hanno i registri delle proprietà fondiaria, le trascrizioni sono quasi sempre frammentarie e contraddittorie. Addirittura, accade spesso che anche all'interno degli stessi governi le informazioni arrivino incomplete e confuse. Indubbiamente sia la confusione all'interno stesso del governo nel ricevere e avere informazioni inerenti alla portata e i contenuti degli accordi e sia il fatto che le contrattazioni non avvengano pubblicamente pone degli interrogativi sull'equità e sulle implicazioni che questi investimenti causano nella popolazione locale59. Secondo
i ricercatori dell'IIED il fatto che gli accordi avvengano in questo modo rappresenta un incentivo alla corruzione all'interno dei governi e gli accordi non vengono stipulati nell'interesse pubblico60.
In molti paesi africani la terra appartiene allo stato e accade che esso permetta il trasferimento di terre non sfruttate, in altri casi invece la proprietà privata esiste ma è il risultato di un iter che spesso si rivela piuttosto complicato. Secondo i dati della Banca Mondiale nel continente africano la terra posseduta formalmente è pari al 2/10 per cento è si trova più che altro nelle zone urbane. Mentre invece nelle zone rurali il 90 % della terra appartiene ai villaggi o alle comunità contadine che la lavorano. Queste comunità rurali vantano dei diritti su queste terre solo su un base consuetudinaria e nella maggior parte dei casi non vi è un riconoscimento ufficiale sia perché sono le stesse comunità a non ritenerlo indispensabile e sia perché riuscire a ottenere un riconoscimento ufficiale non è semplice ma avviene in seguito a un percorso complesso. Sta di fatto che anche nei casi in cui la proprietà privata è riconosciuta ufficialmente la gran parte della terra è controllata ugualmente dallo stato, nonostante concretamente sono i contadini che la lavorano.
Anche nel continente asiatico si riscontra una situazione di questo tipo, anche se non del tutto identica. In Thailandia per esempio il 40% della terra è privata, mentre in Indonesia la costituzione recita che tutta la terra appartiene allo stato sebbene nel corso degli anni siano stata fatte delle riforme mirate all'introduzione di una serie di diritti
59 F. Roiatti, op. cit., pp. 83-85. 60 Ibidem.
individuali. Tuttavia, questo percorso va molto a rilento considerando che soltanto il 25% dei contadini è in possesso di un suo campo o risaia61. Secondo la Fao nelle
Filippine esistono tre tipologie di terra: le foreste e le zone protette che ricoprono 15,8 milioni di ettari dei 30 milioni totali, 14,2 milioni di ettari invece fanno parte della tipologia delle aree disponibili e il 64% di questi ettari è proprietà privata e poi l'ultima tipologia è quella rappresentata dalla terra che appartiene allo stato62. Quest'ultima
tipologia che appartiene allo stato in teoria è destinata all'uso pubblico ma in pratica queste terre possono essere cedute da esso se le motivazioni per cui erano destinate non sono più valide. Per quanto riguarda le terre protette esse sono una proprietà comune ma di fatto le possiede lo stato che le può affittare ai privati i quali ne ricavano i profitti63.
Gli attori che scelgono di investire in Africa e in Asia nella maggior parte dei casi, dato il contesto, scelgono di affittare la terra piuttosto che comprarla, a differenza invece di ciò che accade in America Latina dove la terra per la maggior parte è privata, si parla di affitti a lungo termine, fino a 99 anni. Le trattative solitamente avvengono direttamente dai governi durante visite di stato o nel corso di incontri con delegazioni. Come detto precedentemente si tratta di affitti a lungo termine, cioè si parte dai 25 anni fino ad arrivare addirittura ai 99 anni. Ad esempio, secondo i dati dell'IIED tutti gli accordi stipulati prevedono una durata superiore ai 50 anni e lo stesso accade in Mali, Ghana, Mozambico. In Cambogia nel 2001 furono istituite le economic land concession ossia dei contratti che prevedono la possibilità di ottenere le terre in affitto fino a un massimo di 70 anni e per un massimo di 10.000 ettari, tuttavia queste soglie spesso risultano inosservate64.
Per quanto riguarda i contratti privati le somme versate sono davvero considerevoli, ovviamente sempre considerato il fatto che le informazioni sono riservate e quindi non sempre verificabili. Quando invece si tratta di governi che trattano gli accordi le cifre richieste spesso sono davvero esigue. Chi decide le dimensioni da acquisire è l'investitore non lo stato.
I paesi target come s'è visto spesso sono poveri e in via di sviluppo e proprio a causa delle condizioni i cui versano scelgono di cedere le proprie terre in cambio dell'impegno da parte degli investitori a realizzare delle infrastrutture: strade, porti, sistemi di
61 Ibidem. 62 Ibidem. 63 Ibidem. 64 Ibidem.
irrigazione, siti di stoccaggio e conservazioni dei prodotti coltivati. Inoltre, un altro fattore importante che sicuramente incentiva la cessione di queste terre è la creazione di nuovi posti di lavoro per la comunità locale.
Ad esempio, in Mali l'Office du Niger aveva posto come vincolo contrattuale per l'affitto fondiario lo sviluppo e il mantenimento di sistemi di irrigazione, stessa cosa ha fatto il Sudan con un accordo stipulato con la Siria. I caratteri degli accordi non sempre riguardano lo sviluppo dell'area coltivabile ma possono riguardare anche altri tipi di progetti o di sviluppo che il paese ospite è intenzionato a realizzare. Infatti, tra le condizioni dei contratti ci possono essere aiuti allo sviluppo, transazioni commerciali che sicuramente possono essere molto convenienti per i paesi in via di sviluppo65.
Da questo punto di vista si potrebbe riscontrare la possibilità di un'opportunità per i paesi che ospitano questi investimenti. Infatti, se si considera il fenomeno della corsa alle terre come un'opportunità per i paesi poveri o in via di sviluppo, i vantaggi che essi possono ottenere sono di diverso tipo. Gli investimenti in agricoltura potrebbero quindi essere visti come un valido aiuto contro la povertà, incentivare lo sviluppo e quindi anche il raggiungimento della sicurezza alimentare tramite il miglioramento e la creazione di infrastrutture come ad esempio i sistemi idrici. Un'altra opportunità che si offrirebbe a questi paesi e quella lavorativa quindi la possibilità per gli abitanti delle comunità locali di ottenere nuovi posti di lavoro e quindi migliorare il proprio tenore di vita. Inoltre, un altro aspetto positivo è il fatto che verrebbero messe a disposizione tecnologie più avanzate che permetterebbero maggiore efficienza e produttività delle colture e inoltre in questo modo anche i terreni inutilizzati verrebbero sfruttati facendo sì che le risorse offerte dalla terra vengano sfruttate al meglio così da ricavarne maggiore profitto. I produttori locali avrebbero un accesso maggiore ai mercati locali, nazionali, regionali e internazionali. Anche il governo ne trarrebbe importanti benefici finanziari ed economici come l'aumento del reddito statale e il miglioramento dei servizi pubblici come ad esempio la costruzione di ospedali o scuole66.
Tuttavia, se gli accordi non vengono rispettati nella loro totalità rischiano di fallire completamente. E cosa accade se essi non vengono rispettati? In alcuni casi questi contratti sono tutelati da delle leggi nazionali che prevedono delle obbligazioni per il
65 Ibidem.
66 O. De Schutter, Large scale land acquisitions and leases: a set of minimum principles and measures
contraente che non rispetta le condizioni previste dall'accordo. Ad esempio, dei limiti temporali, ossia se l'investitore non procede a realizzare ciò che è stato stabilito di contratto entro una soglia di tempo prestabilita è obbligato ad abbandonare la terra acquisita. Tuttavia, accade anche che la terra una volta ottenuta venga abbandonata a sé stessa senza che nemmeno la popolazione locale la possa coltivare o comunque sfruttare per trarne profitto. Infatti, spesso risulta difficile per le autorità locali far rispettare i termini del contratto e in alcuni casi questo è dovuto anche al fatto che all'interno del contratto non vengono definiti in maniera chiara quali siano i compiti riservati all'amministrazione pubblica per cui accade che i lavori stabiliti nei contratti non vengano controllati da nessuno perché non è specificato a chi compete tale compito67.
Gli investimenti in agricoltura attraverso l'acquisizione di vaste aree di terra sicuramente apportano dei rischi a chi investe, rischi che possono avere dei costi molti alti. Ma gli investitori non devono solo fare fronte ai rischi e ai costi che derivano da questi investimenti, ma essi godono anche di diritti che non scaturiscono unicamente dalle leggi nazionali dei paesi ospiti ma sono tutelati anche da una serie di accordi internazionali e bilaterali che agevolano e proteggono gli investimenti68.
Sicuramente gli attori che decidono di investire per prima cosa sono vincolati dalle leggi dello stato in cui vengono avviati gli investimenti, queste leggi in generale sono mirate a disciplinare il sistema di tassazione, l'impatto ambientale i diritti dei lavoratori e i diritti di proprietà69.
Nei paesi poveri e in sottosviluppo però i sistemi e le legislazioni nazionali non sono così incisive e più che altro si focalizzano più sul controllo della terra che sui diritti dei piccoli produttori e della comunità locale e rurale. Perciò assumono maggiore rilevanza i contratti stessi che vengono pattuiti tra gli investitori stranieri e i governi. Infatti, è tramite i contratti che vengono stabiliti elementi fondamentali come le esenzioni fiscali, il sistema di esportazione dei prodotti, e gli obblighi e gli impegni derivanti dagli accordi come ad esempio la realizzazione di infrastrutture e il tribunale competente che può essere una corte arbitrale internazionale. Questo contesto è sicuramente molto indicativo per poter comprendere in che modo vengono stipulati gli accordi e quanto essi siano rilevanti e influenti nei paesi in cui avvengono, al punto da divenire quasi
67 F. Roiatti, op.cit., pp. 83-85. 68 Ivi, p. 93.
parte della legislazione statale.
A livello internazionale questi accordi fanno parte della disciplina generale dell'investimento straniero così come viene figurata nei trattati bilaterali di investimento chiamati anche BIT (Bilateral Investment Treaty), nei trattati multilaterali e in quelli di libero scambio70.
I BIT disciplinano in che modo l'investimento straniero deve essere regolamentato. Tra queste disposizioni che in genere sono previste da ogni trattato vi sono la clausola che riguarda il trattamento nazionale, quella che sancisce il diritto a un trattamento equo e giusto e la clausola di stabilizzazione che obbliga i governi a non modificare il quadro normativo così da non compromettere l'equilibrio economico del progetto71.
Per quanto concerne la clausola sul trattamento internazionale essa praticamente impegna gli stati a considerare gli imprenditori stranieri allo stesso modo o in maniera simile di quelli locali. Questo significa che le società nazionali non devono essere trattate in maniera preferenziale rispetto a quelle straniere. Un'ulteriore garanzia è data dalla clausola pre-estblishment rights che sostanzialmente permette agli investitori stranieri di godere degli stessi diritti di quelli locali ancora prima di incominciare il progetto di investimento. Quindi per quanto riguarda il settore agricolo significa che un'impresa straniera può accedere alla terra e all'acqua alle stesse condizioni e con gli stessi diritti degli agricoltori e allevatori del posto72.
La clausola che garantisce il trattamento equo e giusto implica che le autorità locali si impegnino affrontare le procedure decisionali con trasparenza e non discriminando in maniera immotivata le imprese e società straniere73.
La clausola di stabilizzazione invece è mirata a proteggere l'investimento da possibili mutamenti derivati dal sistema legislativo del paese ospitante. Gli investitori in caso di danni dovuti a nuove legislazioni infatti possono ottenere un risarcimento. In questo modo gli investitori cercano di tutelarsi e alla fine riescono ad avere una posizione al di sopra delle leggi evitando di conformarsi a nuove norme che possono riguardare anche una maggiore tutela dei diritti umani74.
Il diritto alla terra e l'acqua quindi non scaturisce dai diritti internazionali ma dipende
70 C. Fiamingo, L. Ciabarri, M, Van Aken, op.cit., pp. 62-64. 71 Ibidem.
72 F. Roiatti, op.cit., pp. 93-98. 73 Ibidem.
dalle singole legislazioni dei paesi di localizzazione degli investimenti. Le imprese o le società che effettuano gli investimenti quindi spesso godono di una tutela maggiore rispetto a quella prevista dalle leggi dei paesi ospitanti, questo avviene proprio perché i contratti internazionali possono ampliare le facoltà e le competenze di un dato investitore. Quando i governi ospiti accettano un determinato investimento sulle proprie terre automaticamente forniscono anche tutti i mezzi necessari alle imprese estere indispensabili per l'avvio dei progetti, come ad esempio le risorse idriche. Il problema delle risorse idriche sicuramente non può passare in secondo piano, nel caso in cui uno stato decida di ridurre la quantità d'acqua riservata all'impresa straniera per poterla destinare ad altri utenti rischierebbe una condanna da parte del tribunale internazionale per aver espropriato l'investitore. Facile notare quindi che spesso i diretti della povera comunità rurale locale vengono messi in secondo piano rispetto a quelli dei più facoltosi investitori stranieri75.
Inoltre, vi sono delle clausole che consentono allo stato destinatario di appellarsi a delle eccezioni all'applicazione degli standard generali. Tali clausole possono essere particolarmente utili in casi in cui lo stato ospite abbia l'esigenza di proteggere i propri interessi nazionali attraverso il ricorso a nuove normative. Dei casi di questo tipo possono essere riscontrati ad esempio nella tutela dell'ambiente o dei diritti dei lavoratori. Comunque sia clausole di questo tipo sono piuttosto rare76.
Alla luce di quanto esposto, la regolamentazione attraverso cui avvengono i contratti finisce per avvantaggiare soprattutto chi investe piuttosto che gli stati ospiti, sebbene questa non accada nella totalità dei casi. La dimensione internazionale sicuramente è molto importante ma molta di questa iniquità deriva dalle legislazioni nazionali che non riconoscono il diritto consuetudinario alla terra delle popolazioni rurali, così come il fatto della scarsa partecipazione politica e la segretezza con cui avvengano le trattative.
75 F. Roiatti, op.cit., pp. 93-97.