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Dalla teoria del testo alla testologia semiotica

Nel documento Semiotica (pagine 106-109)

DALLA LINGUISTICA DEL TESTO ALLA TESTOLOGIA SEMIOTICA

V. Dalla linguistica del testo alla testologia semiotica

3. Dalla teoria del testo alla testologia semiotica

Negli ultimi venti anni del secolo scorso, il lavoro di ricerca concernente il testo e il di- scorso si è ulteriormente sviluppato, come testimonia, fra l’altro, il gran numero di riviste ap- parse in questi ultimi anni: Text, Discourse Studies, Discourse & Society, Officina Textologi-

ca, Szemiotikai szövegtan, Text & Talk, Discourse & Communication, ecc. Come abbiamo vi-

sto, uno degli aspetti più importanti di tale sviluppo è consistito nel passaggio dalla “lingui-

stica del testo” alla “teoria del testo” (ossia a un paradigma teorico-testuale), il che ha si-

gnificato assumere un punto di vista semiotico (di qui la “semiotica del testo”). Più recente- mente (a partire dal 1985 circa), si è affermato un nuovo quadro teorico, la cosiddetta testo-

logia semiotica, che costituisce l’ultima versione della teoria di János S. Petöfi5. Sebbene non

sia qui il caso di esaminare dettagliatamente il rapporto tra “linguistica del testo” e “teoria/

semiotica del testo”, tuttavia è forse opportuno precisare quanto segue:

(a) mentre il termine “linguistica del testo” evidenzia che la lingua non esiste e non è analizzabile se non in forma di testi, la “teoria del testo” pone l’accento – o insiste mag- giormente – sull’oggetto della ricerca;

(b) mentre la “linguistica del testo” si interessa solo ai testi linguistico-verbali, la “se-

miotica del testo” si interessa a tutti i tipi di testo, quali che siano i suoi media o il suo me- dium. Del resto, si dovrebbe ormai riconoscere e accettare che testi esclusivamente “unime-

diali” o “monomediali” non esistono affatto, come afferma giustamente Schröder:

«Di fatto, non esiste nulla che si possa considerare come testo “unimediale”, in quanto tutti i testi hanno anche una forma esteriore, cioè un insieme di elementi non-verbali. Nessun testo consiste semplicemente di un insieme di caratteri lineari. Questi ultimi pos-

V. Dalla linguistica del testo alla testologia semiotica

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5Sulla “testologia semiotica” cfr. J.S. Petöfi, Scrittura e interpretazione. Introduzione alla Testologia Se-

sono essere “trasportati” da vari media (l’apparenza o il colore della carta, ecc.), sono accompagnati e complementati da altri simboli tipografici e visivi, e possono essere rior- ganizzati nella pagina (in righe, paragrafi e colonne). In tal senso il termine “testo mul- timediale” è certamente una tautologia»6.

(c) la “testologia semiotica” è un paradigma teorico più potente e più ampio sia della teo- ria del testo che della semiotica del testo, oltre che, ovviamente, della linguistica del testo, in quanto «ha come scopo l’interpretazione dei comunicati multimediali con (equi)dominanza ver- bale prodotti o recepiti in diverse situazioni comunicative. Essa tratta i comunicati come com- plessi segnici e l’interpretazione come analisi e descrizione dell’architettonica formale e del-

l’architettonica semantica dei comunicati»7; inoltre, «questa disciplina non è legata strettamen-

te né a un tipo di situazione comunicativa, né a un tipo di medium (né a un tipo di linguaggio), né a un tipo specifico di comunicati»8. Per tutti questi motivi, sebbene venga prefigurata una “te-

stologia semiotica generale”, Petöfi preferisce parlare di testologie semiotiche (al plurale). La suddetta serie di passaggi – dalla “linguistica del testo” alla “teoria del testo” alla “te- stologia semiotica” – risponde (e porta) anche a una nuova concezione del testo. Infatti, un testo può essere considerato

(a) come un oggetto semiotico relazionale, ossia come la manifestazione di una relazio- ne significante–significato (per usare la terminologia desaussuriana), oppure come

(b) un evento semiosico complesso, ossia come un evento costituito (perlomeno) da due fasi principali:

(b1) la produzione-costituzione del testo come oggetto semiotico relazionale, e

(b2) la ricezione-interpretazione del testo come oggetto semiotico relazionale.

Le due fasi (b1) e (b2) possono verificarsi o meno nello stesso contesto crono-topologico,

ma procedono sempre in senso inverso, perché – per usare la terminologia di Petöfi – la pro- duzione muove da un relatum (o da una relatum-imago) e approda alla costituzione di un ve- hiculum (la manifestazione fisica di un segno), mentre l’interpretazione muove da un vehi- culum (o da una vehiculum-imago) e approda a una relatum-imago (o a un relatum).

Qui va fatta, però, una precisazione. Questo modello comunicativo, costituito dalle due fasi (b1) e (b2), può richiamare alla mente i modelli o schemi “classici” della comunicazione

e, al pari di quelli, può sembrare troppo riduttivo o semplicistico. In verità, il modello di si- tuazione comunicativa elaborato da Petöfi è molto più complesso e articolato, in quanto non

6H. Schröder, Aspetti semiotici di testi multimediali, in J.S. Petöfi, S. Cicconi (eds.), Sistemi segnici e lo-

ro uso nella comunicazione umana. 2. La filosofia del linguaggio e la comunicazione umana multimediale (= “Quaderni di Ricerca e Didattica”, XIV), Università di Macerata, Dipartimento di Filosofia e Scienze umane, Macerata, 1995, p. 12.

7Petöfi, Scrittura e interpretazione, cit., p. 64. 8Ivi, p. 65.

si limita alla struttura triadica “emittente – messaggio – destinatario”, ma prende in consi- derazione anche fattori come la tipologia delle situazioni comunicative (reali o presunte), l’intenzione dominante (che determina la configurazione delle funzioni comunicative scel- te/attivate realmente o ipoteticamente in una determinata situazione comunicativa), il siste- ma delle conoscenze (di cui fa parte la conoscenza tipologica che controlla le cosiddette “ba- si”), il sistema delle ipotesi e delle disposizioni, la tipologia dei comunicati (che possono es- sere eteromediali, multimediali, multimediali ma prevalentemente verbali), la tipologia dei media (che possono essere verbali, para-verbali e non-verbali), ecc.

Circa i criteri che un testo deve soddisfare, non esiste un unico punto di vista. Si può co- munque affermare che un produttore e/o un interprete considerano un oggetto semiotico (ete- romediale, multimediale, o multimediale ma prevalentemente verbale) o un evento semiosi- co un testo, se ritengono che quest’oggetto o questo evento costituiscano un tutto completo in grado di soddisfare un’intenzione comunicativa reale o presunta in una situazione comu- nicativa reale o presunta.

Tutto ciò ha determinato (a) profondi cambiamenti, a vari livelli, nello studio della comu- nicazione e del linguaggio; (b) una ristrutturazione dei tradizionali settori della ricerca (per es. il rapporto fra grammatica e semantica, da un lato, e semantica e pragmatica, dall’altro); (c) un’analisi più accurata dei testi eteromediali e multimediali; e (d) un nuovo e più stretto rap- porto interdisciplinare fra le varie scienze (linguistica, filosofia, semiotica, filologia, psicologia, sociologia, logica, scienze cognitive, ecc.).

Per quanto attiene alla interdisciplinarità della ricerca testuale, essa va intesa in modo “dialettico”:

(a) da un lato, varie e sempre nuove discipline hanno contribuito e contribuiscono al- lo sviluppo della ricerca testuale. A parte quelle che più direttamente hanno determinato la nascita della linguistica del testo (retorica, stilistica, analisi strutturale dei racconti e – in parte – filologia), altre discipline – quali la semiotica, la scienza/teoria della letteratu- ra, la psicologia (specie cognitiva), la filosofia (specialmente quella analitica), l’ermeneu- tica, la cinesica, la prossemica, ecc. – hanno avuto e continuano ad avere ruoli di grande importanza;

(b) dall’altro lato, la ricerca testuale ha influito e influisce in modo considerevole su va- ri settori della ricerca scientifica, come, ad esempio, la linguistica, la sociologia, l’etnolin- guistica, l’antropologia culturale, l’intelligenza artificiale, le scienze cognitive, la scienza della comunicazione, lo studio dei media, l’analisi della conversazione, la pedagogia, la di- dattica.

Tuttavia, ritengo che le novità più significative siano le seguenti:

(i) l’integrazione del componente semantico e di quello pragmatico. Ciò, oltre a com- portare il rifiuto della contrapposizione chomskiana fra sintassi e semantica, offre per di più alla teoria del testo l’unica vera possibilità di trascendere i confini linguistici. Infatti,

solo inserendo il testo in una data situazione comunicativa (in un contesto), è possibile ren- dere conto di fenomeni come l’uso dei deittici, la (co)referenza non linguistica, l’intona- zione, la gestualità, l’intertestualità, i turni dialogici, l’uso dei registri (nell’accezione più ampia), ecc.;

(ii) la sempre più frequente tendenza a sostituire allo strutturalismo il proceduralismo. Le analisi procedurali non rifiutano né ignorano le acquisizioni e i meriti delle teorie strut- turaliste e generativo-trasformazionali: il proceduralismo è solo un dispositivo (un paradig- ma teorico) più potente per l’interpretazione dei testi e dei discorsi.

Nel documento Semiotica (pagine 106-109)