• Non ci sono risultati.

Obiettivi e compiti della ricerca testologica

Nel documento Semiotica (pagine 109-114)

DALLA LINGUISTICA DEL TESTO ALLA TESTOLOGIA SEMIOTICA

V. Dalla linguistica del testo alla testologia semiotica

4. Obiettivi e compiti della ricerca testologica

Nonostante tutti questi risultati nel campo sia teorico sia metodologico, la ricerca testo- logica ha ancora molta strada davanti a sé. Cerchiamo di delineare quelli che sono i suoi compiti più impellenti.

(1) La ricerca testologica dovrebbe specificare meglio e più chiaramente il rapporto che intercorre, da un lato, fra la semantica e la pragmatica, e, dall’altro, fra questi due componenti e la grammatica/sintassi. Detto altrimenti: si dovrebbe prendere sempre in considerazione il contesto o i contesti, poiché i testi sono prodotti e interpretati sempre in un dato contesto, os- sia la produzione e l’interpretazione dei testi/discorsi sono un fenomeno semantico-pragmati- co. Pertanto, da un lato c’è da auspicare una nuova revisione degli atti illocutivi e perlocutivi, e, dall’altro, occorre instaurare un nuovo rapporto con la retorica – o, più esattamente, con le retoriche –, con le scienze cognitive, con la sociolinguistica, con l’etnolinguistica, ecc.

(2) Per ottenere e/o realizzare (effettuare, costruire) interpretazioni non ambigue, è non solo utile ma indispensabile un metalinguaggio. Negli ultimi anni, molti studiosi hanno cri- ticato l’uso delle formalizzazioni, e – sinceramente – non si può negare che queste forma- lizzazioni appaiono noiose e non facilmente “leggibili”; eppure, la scienza (e la ricerca te- stologica è un’impresa scientifica) non può rinunciare a un metalinguaggio.

(3) Se, fino agli anni Settanta del secolo scorso, nella ricerca venivano privilegiate la grammatica e la sintassi, negli ultimi venti anni si è prestata sempre più attenzione alla se- mantica. Tra l’altro, ciò ha comportato:

(a) una più precisa definizione dei rapporti fra “significato”, “senso” e “forma”, nonché la definizione del modo in cui costruiamo il significato (i significati) sia nel processo di pro- duzione sia in quello d’interpretazione, prendendo in considerazione la differenza che sem- pre sussiste fra il testo (fisico) come viene prodotto e il testo (fisico) come viene percepito e interpretato;

(b) una riformulazione del concetto di “segno (linguistico)”: la concezione desaussuria- na del rapporto “significante–significato” non è più sufficiente o soddisfacente, e ormai non è più adeguata neppure la nozione hjelmsleviana di “segno”. Se non è possibile rinunciare al concetto di “segno (linguistico)”, allora si deve riformularlo e non si deve né si può più con- siderare il “segno” come un’entità astratta, fissa e isolata: un “segno” – o più esattamente: un “complesso segnico” – è sempre un oggetto relazionale dinamico inserito in un contesto;

(c) un’integrazione dei diversi tipi di logica (logica modale, logica dei modelli, ecc.); (d) l’uso del concetto di “mondo possibile”;

(e) la connessione fra le neuroscienze (soprattutto quelle cognitive) e la ricerca nell’àm- bito dell’Intelligenza Artificiale;

(f) un nuovo modo di analizzare il problema dell’interpretazione simbolica, metaforica e figurata;

(g) last but not least, una critica sempre più serrata del paradigma chomskiano, cui pure si erano ispirati i primi modelli di grammatiche testuali. Soffermiamoci un attimo su que- st’ultimo punto. Il distacco della ricerca testologica dalla linguistica generativo-trasformazio- nale si spiega se si tiene conto di quanto segue:

(i) mentre la linguistica generativo-trasformazionale, nei suoi vari sviluppi (teoria stan- dard estesa, semantica generativa, teoria dei principi e dei parametri, Grammatica Universale, programma minimalista) prescinde sempre dalla esecuzione (performance), la linguistica pro- cedurale e la testologia semiotica fanno sempre riferimento a un emittente e/o a un ricevente – reale o presunto che sia –, ossia inserito/considerato in un contesto comunicativo concreto o comunque (ri)costruito;

(ii) la grammatica chomskiana si basa sul cosiddetto “structure-dependence principle”; invece, al fine di spiegare il processo comunicativo e quello interpretativo, la testologia se- miotica e la linguistica procedurale prendono sempre in considerazione la semantica, la prag- matica e l’àmbito funzionale (o gli àmbiti funzionali);

(iii) mentre Chomsky afferma che, sebbene il linguaggio possa essere usato per comunica- re, «la comunicazione non costituisce la funzione del linguaggio», in quanto «le lingue umane sono oggetti biologici [biological objects]»9, per la testologia semiotica e la linguistica procedu-

rale l’obiettivo generale e fondamentale è proprio lo studio della comunicazione umana in tutte le sue tipologie o forme e di tutti i sistemi segnici (il linguaggio in primis) utilizzati dall’essere umano, anche perché – come già specificato – i testi sono sempre comunicati multimediali.

(4) Fino a qualche anno fa, la ricerca testologica si occupava soltanto di brevi (frammenti di) testi o discorsi. Ora essa si propone di (riuscire a) analizzare testi e ipertesti di varia lun- ghezza e complessità. Ciò significa:

V. Dalla linguistica del testo alla testologia semiotica

109

(a) elaborare una strategia potente e sofisticata in grado di “simulare” come le nostre menti (i nostri cervelli) funzionano nel processo interpretativo; a questo riguardo, è di pri- maria importanza il processo della reinterpretazione, e soprattutto la reinterpretazione di te- sti o discorsi orali;

(b) considerare il rapporto fra tema (l’argomento di cui si parla o scrive) e rema (ciò che si aggiunge di nuovo al tema) come dispositivi atti a realizzare o assicurare la coerenza testuale;

(c) analizzare (frammenti di) testi e discorsi concreti (reali), prodotti oralmente o per iscritto in reali situazioni comunicative (conversazioni, dialoghi, dibattiti, conferenze, attivi- tà didattiche, colloqui medico-paziente, discussioni familiari o scolastiche, articoli giornali- stici, saggi scientifici, annunci pubblicitari, messaggi di propaganda, ricette di cucina, rac- conti, barzellette, graffiti, SMS, MMS, ecc.). In quest’àmbito rientra anche la cosiddetta Cri-

tical Discourse Analysis (“analisi critica del discorso”)10, che, considerando i discorsi (e i te-

sti) come una forma di pratica sociale, analizza campioni reali di interazione sociale che as- sumono un aspetto almeno parzialmente linguistico; le pratiche discorsive possono avere no- tevoli effetti ideologici, ossia possono contribuire a produrre e riprodurre rapporti di potere fra classi sociali, maggioranze e minoranze etnico/culturali, uomini e donne;

(d) considerare i testi e gli ipertesti come oggetti dinamici multimediali, che hanno o possono avere una organizzazione non-lineare e che sono costruiti (o si costruiscono) du- rante il processo interpretativo.

(5) La ricerca testologica e la testologia semiotica devono specificare esattamente i vari tipi di testo. Tuttavia, poiché la “tipologia” non è una proprietà intrinseca dei testi, ma una “funzione” che viene loro assegnata in base a vari “parametri” che mutano nel tempo e nel- lo spazio, la tipologia o tassonomia testuale andrebbe considerata come una questione prag- matico-semantica. Tra i vari tipi di testo, i testi letterari meritano una particolare attenzione per più ragioni: la loro “ontologia”, le loro funzioni, la loro utilizzazione didattica, ecc.

(6) La testologia semiotica deve necessariamente tener conto dei nuovi sistemi di co- municazione, con tutti i vantaggi e i limiti che presentano. Scrive a questo proposito Riva:

«All’inizio del terzo millennio i processi di comunicazione appaiono profondamente ca- ratterizzati dall’influenza delle nuove tecnologie di comunicazione che hanno condot- to alla realizzazione di un sistema di artefatti denominati collettivamente come new me-

dia. In particolare, insieme alla telefonia cellulare, la grande diffusione del personal

computer e di Internet sta modificando il modo di comunicare della specie umana. Da

10Analoga alla Critical Discourse Analysis si può considerare, in àmbito più ampiamente semiotico, la

una parte, l’uso della Rete (o Internet) ha introdotto nuovi modelli di comunicazione at- traverso modalità d’interazione assai diverse rispetto alla comunicazione faccia-a- faccia. Nel medesimo tempo ha trasformato il rapporto esistente tra soggetto e tecnolo- gie informatiche: grazie a Internet il personal computer ha gradualmente perso la pro- pria centralità trasformandosi sempre di più da archivio o da calcolatore a uno strumen- to di comunicazione»11.

Come è ben noto, alla base di queste nuove tecnologie di comunicazione c’è la codifica digitalizzata delle informazioni. Questa digitalizzazione delle informazioni – come specifi- ca Riva12– ha molti vantaggi: (i) l’informazione digitale può essere modificata e memoriz-

zata più facilmente; (ii) la trasmissione delle informazioni è meno soggetta alla presenza di disturbi; (iii) canali diversi si possono integrare con maggior facilità. I testi digitali, però, co- me precisa Simone13, presentano anche delle caratteristiche non propriamente “positive”:

(a) la immaterialità («Il testo digitale è immateriale. Non ha bisogno di depositarsi su un supporto di carta o di altra sostanza stabile, non forma volume né massa, non si tocca e non si accumula»);

(b) l’assenza di contesto (il testo digitale «non conserva alcuna indicazione circa il sito in cui è stato prodotto»);

(c) la mancanza di despotìa (il testo digitale «non porta tracce fisiche della persona che lo ha scritto»).

Grazie al successo dei nuovi sistemi di comunicazione elettronica (Internet, e-mail, fax, ipertesti unimediali, ipertesti multimediali o ipermedia, SMS, MMS, realtà virtuale, la con- tinua modificabilità ed estrema duttilità delle strutture architettoniche testuali, le situazioni interattive a distanza, ecc.), lo stesso concetto di testo (o discorso) potrebbe, se non essere messo in discussione o addirittura abbandonato, certo essere modificato in un senso più ela- stico e adeguato alle nuove situazioni comunicative e interpretative sempre più complesse e dinamiche. Scrive Petöfi:

«Nella comunicazione quotidiana, come anche in quella scientifica, dobbiamo produrre e ricevere/interpretare discorsi/testi o, con un’espressione più adatta, “comunicati multi- mediali” orali o scritti/stampati, non sempre contenenti un componente verbale in una so- la lingua naturale. Poiché l’uso dei media (come anche la loro combinabilità) ha avuto ne- gli ultimi anni un’improvvisa quanto rapida evoluzione, tali processi comunicativi richie-

V. Dalla linguistica del testo alla testologia semiotica

111

11G. Riva, Comunicazione e new media, in L. Anolli (ed.), Psicologia della comunicazione, il Mulino,

Bologna, 2002, p. 363.

12Ivi, p. 364.

13R. Simone, Tre paradigmi di scrittura, in S. Covino (ed.), La scrittura professionale. Ricerca, prassi,

dono oggi una competenza comunicativa quasi autonoma, cioè non legata strettamente né a uno specifico settore della comunicazione, né a uno specifico medium e/o lingua natu- rale. La necessità di una tale competenza è posta in rilievo anche dal fatto che sempre più persone usano la “videoscrittura multimediale” nei loro personal computer»14.

In base a quanto detto sopra, si possono individuare diversi obiettivi fondamentali nella ricerca testologica. Tuttavia, il compito più immediato della ricerca testologica è quello di spiegare come funziona il processo interpretativo. Infatti, la vera differenza fra gli esseri umani, da una parte, e gli animali e i computer, dall’altra, è che gli animali e i computer pos- sono (forse) interpretare certi messaggi o input, mentre gli esseri umani possono e devono spiegare l’interpretazione stessa, non solo come risultato, ma soprattutto come processo.

CAPITOLO SESTO

Nel documento Semiotica (pagine 109-114)