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JURIJ M LOTMAN

Nel documento Semiotica (pagine 188-191)

Jurij M. Lotman (1922-1993) può essere considerato senz’altro come il maggior espo- nente della “Scuola di Tartu” (Estonia). I suoi interessi si sono rivolti principalmente alla storia della letteratura e della cultura russa. Ciò ha portato Lotman ad affrontare il com- plesso problema della definizione di linguaggio artistico: Che cos’è l’arte? Qual è il posto e il ruolo dell’arte all’interno della comunicazione? Che cos’è che fa di un testo un testo ar- tistico? E, soprattutto, qual è il rapporto fra la lingua e il testo artistico? È a queste do- mande che Lotman risponde con la sua solita chiarezza, introducendo la nozione di “siste- ma di simulazione secondario”.

1. Lingua e linguaggio artistico

L’arte è uno dei mezzi di comunicazione. Senza dubbio essa realizza un legame fra un trasmettitore e un ricevitore (che, in taluni casi, essi possano essere la stessa persona, non cambia nulla: allo stesso modo l’uomo che parla con se stesso unisce in sé il parlante e l’ascoltatore). Ci dà questo il diritto di definire l’arte come una lingua organizzata in modo particolare?

Ogni sistema che serva allo scopo della comunicazione fra due o più individui, può es- sere definito come lingua [...]. Si legge sovente che la lingua presuppone la comunicazione

nella società umana: a rigor di termini, ciò non è obbligatorio, perché la comunicazione lin-

guistica fra l’uomo e la macchina e delle macchine fra di loro è oggi non un problema teo- rico, ma una realtà tecnica. D’altra parte la presenza di comunicazioni linguistiche nel mon- do degli animali è indubbia. Al contrario, i sistemi di comunicazione all’interno dell’indivi- duo (ad esempio i meccanismi della regolazione biochimica o dei segnali trasmessi attraver- so la rete nervosa dell’organismo) non sono lingue.

In questo senso possiamo parlare di lingue non solo con riferimento al russo, al france- se, all’hindi o ad altre, non solo per i sistemi artificialmente creati dalle diverse scienze, usa- ti per descrivere determinati gruppi di fenomeni (vengono chiamati «lingue artificiali» o me-

talingue delle date scienze), ma anche a proposito dei costumi, dei rituali, del commercio, delle rappresentazioni religiose. In questo stesso senso si può parlare della lingua del teatro, del cinema, della pittura, della musica, e dell’arte nel suo insieme come di una lingua orga- nizzata in modo speciale.

Tuttavia, definendo l’arte come lingua, noi esprimiamo con ciò stesso determinati giu- dizi sulla sua sostanza. Ogni lingua si serve di segni che costituiscono il suo «vocabolario» [...], ogni lingua possiede certe regole di unione dei segni, ogni lingua presenta una certa struttura, alla quale struttura è propria una scala gerarchica.

Una tale impostazione del problema ci permette di accostarci all’arte da due punti di vi- sta differenti.

In primo luogo, distinguiamo nell’arte ciò che l’apparenta con ogni lingua, e tentiamo di descrivere questi suoi lati nei termini generali di una teoria dei sistemi di segni.

In secondo luogo, sulla base della prima descrizione, distinguiamo nell’arte ciò che le è proprio, in quanto lingua particolare e che la distingue dagli altri sistemi di questo tipo.

[...] Lingua è, per noi, ogni sistema di comunicazione, che usi segni ordinati in un par- ticolare modo. Tali lingue si distingueranno:

– in primo luogo, dai sistemi che non si servono dei mezzi di comunicazione;

– in secondo luogo, dai sistemi che si servono dei mezzi di comunicazione, ma non si servono di segni;

– in terzo luogo, dai sistemi che si servono dei mezzi di comunicazione e si servono di segni del tutto o in parte non ordinati. [...]

Se accettiamo [...] l’affermazione che la lingua è una forma di comunicazione fra due in- dividui, occorre fare alcune altre precisazioni. Il concetto di «individuo» va sostituito, più vantaggiosamente, con quelli di «trasmettitore della comunicazione» (emittente) e «ricevito- re della comunicazione» (ricevente). Ciò permette di introdurre nello schema anche quei ca- si in cui la lingua collega non due individui, ma due altri enti che trasmettono (ricevono), per esempio un apparecchio telegrafico con il sistema di trascrizione automatico ad esso colle- gato. Ma più importante è un altro fatto: non sono rari i casi in cui lo stesso individuo risul- ta emittente e destinatario della comunicazione (appunti «per memoria», diari, taccuini). L’informazione allora è trasmessa non nello spazio, ma nel tempo, e serve come mezzo di auto-organizzazione della personalità. [...]

Se intendiamo «lingua» nel modo sopra proposto, il concetto comprenderà:

a) lingue naturali (per es. il russo, il francese, l’estone, il ceco);

b) lingue artificiali: le lingue della scienza (metalingue delle descrizioni scientifiche), le

lingue dei segnali convenzionali (per esempio la segnaletica stradale), ecc.;

c) lingue secondarie (sistemi di simulazione secondari): strutture comunicative, che cre-

scono sul livello linguistico naturale (mito, religione).

si serve di una lingua naturale come di materiale». Se il termine avesse solo un tale conte- nuto, l’inclusione in esso di arti non verbali (pittura, musica e altre) sarebbe illegittima. Tut- tavia il rapporto qui è più complesso: la lingua naturale non è soltanto uno dei più antichi, ma anche il più potente sistema di comunicazione della collettività umana. Per la sua stessa struttura, essa esercita un’azione potente sulla psicologia degli uomini, e su molti aspetti del- la vita sociale. I sistemi di simulazione secondari (come anche tutti i sistemi semiotici) ven- gono costruiti secondo il tipo di lingua. Ciò non significa che essi riproducano tutti gli aspet- ti delle lingue naturali. Così, per esempio, la musica si distingue radicalmente dalle lingue naturali per l’assenza di legami semantici obbligatori, tuttavia oggi è evidente la già com- pleta regolarità della descrizione di un testo musicale come struttura sintagmatica [...]. Il ri- levamento di legami sintagmatici e paradigmatici nella pittura [e] nel cinema [...] permette di vedere in queste arti degli oggetti semiotici, dei sistemi costruiti secondo il tipo delle lin- gue. In quanto la coscienza dell’uomo è coscienza linguistica, tutti gli aspetti dei modelli so- vracostruiti sulla coscienza, fra cui l’arte, possono essere definiti come sistemi secondari di simulazione.

Così l’arte può essere descritta come una lingua secondaria, e l’opera d’arte come un te- sto in questa lingua.

[...] Il testo artistico è un significato costruito in modo complesso. Tutti i suoi elementi sono elementi del significato.

[...] la lingua dell’opera d’arte non è del tutto forma, se s’include in questo concetto la rappresentazione di qualche cosa di esterno, in rapporto al contenuto che reca il carico in- formativo. La lingua del testo artistico, nella sua essenza, è un certo modello artistico del mondo, e in questo senso, con tutta la sua struttura, appartiene al «contenuto», porta l’infor- mazione.

[...] In tal modo, la lingua dell’arte non può essere identificata con il concetto tradizio- nale di forma. Più di tutto utilizzando questa o quella lingua naturale, la lingua dell’arte fa sì che i suoi aspetti formali siano contenutistici.

(Tratto da J.M. Lotman, La struttura del testo poetico, a cura di E. Bazzarelli, Mursia, Milano, 1972, pp. 13-26, con modifiche)

Nel documento Semiotica (pagine 188-191)