• Non ci sono risultati.

Dalle attività locali all’impegno nazionale

Le prime esperienze lavorative di Ettore Gelpi riguardano l’animazione culturale e il lavoro sociale nelle periferie di Milano. Nell’immediato dopoguerra, il capoluogo lombardo vive un momento di veloce ma caotica ricostruzione, anche grazie all’apporto dell’emigrazione meridionale. La città comincia immediatamente a ricostruirsi, affidandosi all’imprenditoria privata, rinascono case e officine, sorgono nuove ed efficienti industrie e si riforma anche il tessuto culturale, con la ripresa dei teatri, dei musei, delle mostre, delle conferenze e con la nascita di attività destinate alla socializzazione e alla formazione. Nel 1956 Ettore Gelpi

39

costituisce l’associazione “Centro Iniziative Sociali” che svolge attività educative nei quartieri della periferia, coinvolgendo soprattutto giovani della borghesia milanese. Nino Chiappano conosce Gelpi proprio durante questi primi anni di attività e lo ricorda così:

«Io ho conosciuto Gelpi negli anni ‘50, gli anni in cui sono stato prima professore di italiano e storia in un istituto magistrale poi, dal 1956 al 1961, direttore delle scuole dell’Umanitaria. Ho conosciuto Gelpi prima di diventare direttore delle scuole dell’Umanitaria, non mi ricordo bene in che circostanza, ma l’ho conosciuto come un grandissimo e affascinante animatore sociale. Mi ricordo che era giovanissimo – perché negli anni ‘50 Gelpi aveva credo una ventina d’anni – ed era riuscito a mobilitare una quantità di persona della buona borghesia milanese - perché il suo campo di rastrellamento, dove rastrellava le risorse umane, era la borghesia a cui lui apparteneva. Il fascino di Gelpi era tale che quella che noi oggi in Francia noi chiamiamo la

Gauche Caviar, - la sinistra che mangia il caviale, la sinistra un po’ snob, la sinistra un po’

intellettuale, sinistra più a parole che a fatti, allora non c’era questo concetto e in realtà sarebbe ingiusto pensare che le persone che lui riusciva ad affascinare fossero della Gauche Caviar, però appartenevano alla borghesia, - egli riusciva a trascinarle e a far delle cose, come lavorare di sera, andare in dei centri in periferia, accogliere gli immigrati, fare dell’alfabetizzazione, fare quella che allora si chiamava la cultura popolare o educazione degli adulti. Era un’epoca in cui a Milano c’era una bella fioritura dell’Università Popolare, un’eredità della vecchia tradizione un po’ socialista, cioè un avvicinare quelli che non erano potuti andare a scuola alla cultura con delle forme di divulgazione non paternalistica. Ettore non ha mai accettato il concetto di Università popolare perché in fondo era riduttivo e riduceva il contatto del lavoratore con la cultura a una forma nuova e inedita di scuola in cui c’è qualcuno che racconta e che dice e qualcun altro che ascolta e impara: mentre noi sappiamo che Gelpi non accetta questa idea di educazione, per lui l’educazione è partecipazione a una creazione. […] Quando era questo giovanissimo e affascinante animatore sociale, è riuscito a mobilitare una gran quantità di persone che lavoravano con lui, ciascuno si era impegnato, per esempio, a fare una o due volte alla settimana, alla sera, dopo cena, dopo il lavoro, questo lavoro nei centri periferici che lui aveva, non so bene come, creato o individuato. Dunque io l’ho conosciuto così e devo dire che era ammirevole, l’avevo ammirato. Mi sembra anche che mi avesse proposto di lavorare un po’ con lui, cioè di entrare anche io nella banda dei suoi collaboratori serali o notturni ma non potevo perché dovevo lavorare per vivere e non ce la facevo»48.

Dopo un brevissimo tirocinio in banca, impostogli dalla famiglia e finalizzato all’ipotetico futuro lavoro di agente di cambio, è sempre più convinto che la sua strada sarà diversa. Svolge un’intensa attività politica nelle file prima della sinistra liberale, poi del Partito Radicale Italiano, di cui è uno dei fondatori, e milita successivamente nella sinistra lombardiana del partito socialista.

Dal 1958 al 1961 collabora con Iniziativa e Collaborazione Culturale e Sociale (ICCS) di Milano, un’associazione apartitica, aconfessionale e senza fini di lucro che ha come scopo “la diffusione dell’educazione, lo sviluppo della reciproca conoscenza e lo scambio di esperienze ad essa inerenti”49. L’ICCS, collaborando anche con altri Enti, si occupa della formazione e informazione civica e sociale, dell’organizzazione di manifestazioni artistiche, culturali e ricreative e, soprattutto, dell’integrazione degli immigrati meridionali a Milano:

48

Estratto dall’intervista a Nino Chiappano e Dante Bellamio.

49 Archivio della Fondazione per la storia dell’età contemporanea, Statuto dell’ICCS (Iniziativa e Collaborazione Culturale e Sociale) di Milano, Milano, 28 aprile 1958.

40

«Il sud per i milanesi era come oggi per gli italiani il Sud-Africa o il Cile, qualcosa di molto nebuloso: sulla Sicilia si era visto un film di Visconti però il sud era sconosciuto, come un mondo lontanissimo. […] La mia esperienza del sud avveniva a Milano. Il sud io lo vedevo in tutti quei nuovi quartieri che si stavano sviluppando e che venivano chiamati “Coree”, perché in quegli anni ci fu la guerra di Corea che offrì all’industria europea (gli americani erano in quel momento impegnati nell’industria bellica) nuovi spazi di produzione industriale. Le “Coree” sono il nostro sud a Milano, qui vi arrivano gli emigranti con i loro problemi concreti […]»50.

Fino al 1971, Ettore Gelpi svolge attività di insegnamento e collaborazione con moltissimi enti e centri cooperativi, promuovendo attività educative e ricerche sociali. Lavora come assistente presso il Formez a Napoli (probabilmente fra il 1963 e il 1966), allora diretto da Antonio Carbonaro, per la società Umanitaria di Milano si occupa di educazione degli adulti, partecipa alla realizzazione di una scuola media sperimentale, negli anni precedenti la riforma della scuola dell’obbligo (1962) e insegna nei corsi serali per giovani lavoratori (1958-1961). Sempre presso la stessa società è segretario del Centro di Studi Sociali nel 1963-1964, anni in cui ricopre anche il ruolo di segretario della sezione italiana della già citata NEF. Collabora inoltre con molteplici organismi culturali ed educativi come il Movimento di Collaborazione Civica (MCC), la Scuola Montessori di Milano (1968-1971), la scuola dei Genitori di Milano, la Scuola per educatori di Lugano (1968-1971), i CEMEA. Conduce numerosi progetti educativi e formativi in ambito sindacale e per gli immigrati, in particolare collabora con l’ECAP CGIL a Zurigo e svolge, tra il 1963 e il 1964, delle ricerche nel campo dell’educazione degli adulti e dei movimenti dei lavoratori.

Forte è il suo impegno formativo anche presso le scuole di formazione per assistenti sociali infatti, fra il 1967 e il 1971, insegna Educazione degli Adulti e Storia Comparata dell’Educazione degli Adulti presso il CEPAS di Roma e Pedagogia Sociale (1966-1967) e Educazione degli Adulti (1967-1969) presso la Scuola di Scienze Sociali (UNPAS) di Milano. Così lo ricorda Duccio Demetrio, che segue uno dei suoi corsi presso l’UNPAS:

«Ricordo con molta lucidità le sue lezioni, perché erano diverse da qualsiasi altro docente, erano lezioni molto basate sull’animazione del gruppo, sul coinvolgimento di noi studenti, lezioni nelle quali lui ci parlava di situazioni nazionali ed internazionali molto mitiche come la Cina e l’America Latina»51.

Fra il 1966 e il 1969 svolge prevalentemente lavori di consulente pedagogico: per il programma IARD (Identificazione Assistenza Ragazzi Dotati) di Milano relativamente alle attività scolastiche ed extra-scolastiche (1966); per numerosi progetti per il Mezzogiorno: UNLA, MCE, ENAIP, ISES, Centro Studi e Formazione di Trappeto (1967-1969); per la formazione degli animatori scientifici presso la Fondazione FOIST (Fondazione per lo sviluppo e la diffusione dell’istruzione e della cultura scientifica e tecnica) di Milano (1968-

50 Taormina V., Intervista a Ettore Gelpi, “Appunti per gli amici”, maggio-novembre 2001, pp. 5-6. 51 Estratto dall’intervista a Duccio Demetrio.

41

1969). Sempre come consulente, nell’anno scolastico 1970-71, collabora ancora una volta con la Società Umanitaria per l’autoformazione degli insegnanti attraverso seminari, attività didattiche, esperienze di lavoro e attività di studio52. Continua anche il suo rapporto con il Formez infatti, nel 1968-1969, ottiene un incarico di ricerca nel campo dell’educazione presso la sede di Roma.

La biografia di Ettore Gelpi, in questo periodo, è fortemente legata alla figura di Filippo Maria de Sanctis (1926-1989), intellettuale e operatore culturale molto impegnato in progetti di ricerca e di intervento socioculturale a favore dell’educazione degli adulti: Gelpi e De Sanctis si formano negli stessi anni, vivono molte esperienze insieme, soprattutto a livello nazionale e nell’ambito della formazione dei formatori, e risentono reciprocamente l’uno del pensiero dell’altro. De Sanctis avverte la necessità di costruire un quadro di riferimento teorico entro il quale poter agire e, rilevando l’avvento di una nuova forma di educazione degli adulti, legata al movimento operaio e rivolta non tanto alle finalità produttive della società industriale quanto alla trasformazione in chiave democratica del sistema sociale e politico, propone un mutamento delle strutture educative in funzione di una partecipazione culturale responsabilizzante in grado di permettere ai singoli di esprimere i propri bisogni e di poterli soddisfare, grazie a una gestione diretta dei propri processi formativi53.

«Ettore, insieme a De Sanctis e ad altri, era un soggetto formatore, formatore dei riformatori, giravano per le realtà del sud Italia – qui viene anche il rapporto con l’Umanitaria - c’erano quindi diversi enti, c’erano delle figure di grande valore che svolgevano la funzione di formazione permanente, li trovavi in giro che andavano dalla Germania o dalla Svizzera nel sud d’Italia, ma anche nel Lazio, quando si trattava di questi fondi per lo sviluppo»54.

Nel 1967 Ettore Gelpi pubblica il volume “Storia della Educazione”55. Si tratta di un testo di ricerca storica che potremmo anche definire una “storia mondiale dell’educazione” in quanto non si limita a ricostruire la storia dell’educazione dell’Italia o dell’Europa, ma fornisce studi approfonditi anche sull’educazione in alcuni paesi extra-europei (India, Cina, Giappone, popolo ebraico, Antico Egitto e Medio Oriente, popolazioni americane pre-colombiane) che hanno elaborato, anche se in periodi diversi, significative teorie pedagogiche e costituito valide istituzioni educative e culturali. L’approccio all’educazione è totale, sia nel tempo che nello spazio: non si può far coincidere l’educazione con l’esistenza delle scuole o con l’acquisizione di una lingua scritta, gli studi sulle società primitive permettono di osservare “come il processo educativo si sviluppi nelle forme più diverse e come sia costante una

52 Cfr. Archivio storico della Società Umanitaria, Lettera di assunzione di Gelpi Ettore in qualità di consulente pedagogico per le attività scolastiche presso la Società Umanitaria, Milano, 13 ottobre 1970.

53

Cfr. Castiglioni M., Saperi filosofici, scienza e correnti nell’educazione degli adulti, in Alberici A., Demetrio D. (a cura di), Istituzioni di Educazione degli adulti, Guerini, Milano, 2002, pp. 75-77.

54 Estratto dall’intervista a Paolo Federighi. 55 Gelpi E., Storia della Educazione, op. cit.

42

preoccupazione educativa presso ogni società, qualsiasi sia il grado raggiunto dalle istituzioni culturali”56. Le funzioni educative non sono proprie solo della scuola, ma anche della famiglia, del gruppo e di tutte le diverse forme di vita associata. Caratteristica costante di questo lavoro di Gelpi, scritto in forma semplice e chiara, è dunque la continua connessione tra il pensiero pedagogico e le diverse istituzioni educative, in ogni parte del mondo.

«Il mio contributo alla storia dell’educazione ha origine dalla richiesta che mi è stata fatta da una casa editrice italiana, di una storia mondiale dell’educazione. Ho impiegato tre anni di vita nel portare a termine quest’opera. Questa storia mondiale dell’educazione doveva essere ovviamente un’opera dotta; ma dal mio punto di vista ho ritenuto fin dall’inizio che i destinatari dovevano essere non solo i ricercatori di scienze dell’educazione ma anche gli insegnanti, gli studenti e i genitori interessati al processo educativo. Tenendo conto dei loro interessi ho cercato di trattare non solo la questione delle teorie educative ma anche il fatto educativo nella vita quotidiana: condizioni concrete di apprendimento, lavoro degli educatori, partecipazione alle attività educative e formali, interrelazione fra le forze sociali e culturali e diritto di accesso all’educazione. Questa storia mondiale dell’educazione rispondeva al mio desiderio e alla mia volontà di conoscere che cosa accadeva al di là di un paese e di una cultura. Si può valutare il contributo di quest’opera? È un tipo di esercizio sempre molto difficile»57.

L’opera, corredata di una bella e ricca documentazione fotografica e di una bibliografia esauriente, rappresenta tutt’oggi uno dei più completi testi dedicati alla storia dell’educazione. Nello stesso anno, Gelpi compila la voce “Pedagogia” per la Grande Enciclopedia Vallardi58.

Nel 1969 Ettore Gelpi pubblica un altro dei suoi più importanti testi: “Scuola senza cattedra”59, con il quale vuole fornire uno strumento, non solo agli “addetti ai lavori” ma a tutti coloro che si interessano di educazione per favorire una riflessione sulla scuola italiana. Dopo un decennio di esperienza vissuta, direttamente o indirettamente, nella scuola (insegnamento, formazione degli insegnanti, dei genitori), Gelpi fa un’attenta analisi critica della situazione scolastica per poi proporre un’“alternativa pedagogica” nella prospettiva dell’educazione permanente, che vede nella scuola uno dei suoi primi e più rilevanti momenti e che si pone come finalità l’emancipazione dell’uomo da ogni tipo di condizionamento.

Rispettivamente nel 1969 e nel 1971, Ettore Gelpi pubblica due testi con il Formez, nella linea editoriale “Quaderni”, che costituisce uno strumento per la diffusione di rapporti, ricerche e riflessioni teoriche su tematiche educative innovative: “La formazione per l’educazione degli adulti”60 e “La formazione per l’insegnamento delle scienze”61. “La formazione per l’educazione degli adulti” contiene i risultati di una ricerca, curata da Ettore Gelpi, sulla formazione degli operatori sociali: dopo aver analizzato le esperienze europee nel

56

Ivi, p. 3.

57 Gelpi E., Complessità umana: ricerca e formazione. Conscience terrienne: recherce et formation, McColl,

Firenze, 1992, p. 20.

58

Gelpi E., "Pedagogia", La Grande enciclopedia, Milano, Vallardi, 1967, pp. 1-4.

59

Gelpi E., Scuola senza cattedra, Ferro, Milano, 1969.

60 Gelpi E. (a cura di), La formazione per l’educazione degli adulti, Formez, Roma, 1969. 61 Gelpi E., La formazione per l’insegnamento delle scienze, Formez, Roma, 1971.

43

campo della formazione e aver presentato alcune significative esperienze (Jugoslavia, Inghilterra, Francia), la ricerca vuole sottolineare la rilevanza politica dell’educazione degli adulti e l’importanza di una seria qualificazione professionale degli educatori. Non volendo fissare rigidi prototipi di strutture formative e di metodologie di lavoro, la ricerca si pone come punto di partenza per una fertile discussione aperta a tutti coloro che sono interessati allo sviluppo dell’educazione degli adulti in Italia. La ricerca “La formazione per l’insegnamento delle scienze” viene invece promossa dal Formez nell’ambito di una serie di studi sui problemi della formazione di insegnanti di scienze fisiche e naturali nelle scuole medie. Questa ricerca si basa sui seminari didattici promossi alcune facoltà universitarie del Mezzogiorno, uno dei quali viene sostenuto dal Formez in via sperimentale. Sulla base di una documentazione scientifica tratta dalla letteratura straniera relativa alla pedagogia delle scienze, di più lunga tradizione, prevalentemente nord-americana, inglese e francese, si sollecitano i partecipanti a riflettere sulle problematiche in questione e a strutturare degli strumenti per l’autoformazione.