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Ruolo e formazione dei funzionari internazionali

Nell’ambito di un discorso completo sulla formazione e sulla divisione internazionale del lavoro, non si può dimenticare la funzione politica ed educativa dei funzionari internazionali.

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Cfr. ivi, p. 100.

321

Gelpi E., Euro, cittadinanza europea e globalizzazione, in Sommo L., Campani G. (a cura di), L’euro, scenari

economici e dimensione simbolica, Guerini, Milano, 2001, pp. 123-124. 322 Cfr. Gelpi E., Educazione degli adulti, op. cit., pp. 131-132.

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La gestione delle relazioni internazionali, la creazione di strutture nazionali a vocazione internazionale, il rafforzamento delle strutture internazionali esistenti sono infatti sicuramente obiettivi politici ma hanno anche importanti dimensioni educative. Dai funzionari internazionali ci si aspetta generosità, disponibilità, creatività, capacità di concepire e mettere in atto progetti innovativi e funzionali a risolvere i problemi che le popolazioni si pongono323.

È molto interessante rileggere il pensiero di Ettore Gelpi in merito a questa professione in quanto è la stessa che lui ha ricoperto durante i suoi anni di lavoro presso l’UNESCO. Il modo di fare anticonvenzionale e assolutamente democratico di Gelpi dona a questa professione una nuova prospettiva.

Il funzionario internazionale, per svolgere adeguatamente il proprio ruolo, dovrebbe avere familiarità con le culture di ogni civiltà in ogni tempo, avere competenze tecniche e scientifiche adeguate alle trasformazioni sociali, tecnologiche e produttive delle attuali società, essere anche ricercatore, animatore culturale, formatore e apprendista permanente. In sostanza, egli dovrebbe essere:

- uomo di cultura, perché deve saper trasmettere modelli culturali, difendere gli interessi di un paese e promuoverne la cultura;

- scienziato e tecnologo esperto, perché tutti i lavoratori internazionali dovrebbero riuscire a cogliere la complessità, le contraddizioni e le tendenze evolutive della scienza e delle tecnologie, in modo da essere efficienti sia all’interno dell’apparato amministrativo che per lo sviluppo dei paesi;

- ricercatore, animatore culturale, formatore e apprendista permanente: il funzionario internazionale è ricercatore perché analizza in continuazione i dati e la realtà che evolve, animatore culturale perché rende visibile e stimola la produzione culturale, formatore in quanto il sapere, se non condiviso, è strumento di emarginazione e divisione sociale, apprendista permanente poiché non è affatto diverso dagli altri lavoratori che, nella loro vita, sperimentano mutamenti, trasformazioni e apprendimenti permanenti324.

I funzionari internazionali entrano a far parte delle organizzazioni internazionali in seguito a una selezione. Devono quindi avere un significativo bagagli culturale, tecnico e metodologico. La loro formazione deve quindi, come prima cosa, sostenere il mantenimento e lo sviluppo di tali conoscenze. La formazione ha poi numerose altre funzioni che però non devono mai dimenticare il rispetto e la collaborazione tra colleghi: è necessario percepirsi e percepire gli altri non come concorrenti ma come compagni di lavoro. I funzionari dovrebbero essere costantemente informati sui risultati delle ricerche e sulle ultime pubblicazioni in modo

323 Cfr. ivi, pp. 78-80.

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da lavorare, ogni giorno, su problemi concreti e con dati aggiornati. Dovrebbero, inoltre, conoscere e padroneggiare le novità scientifiche e tecnologiche, anche se non sono in diretta relazione con il loro lavoro, perché migliorano la loro competenza professionale. Continua dovrebbe essere la loro riflessione sul significato della funzione pubblica internazionale e sulle loro responsabilità: loro non possono mai dimenticare che guerre e debiti internazionali hanno distrutto e stanno continuando a distruggere intere società325.

Nella formazione dei funzionari internazionali, dunque, lo spazio per la formazione non può limitarsi a qualche occasione isolata, a qualche laboratorio di lingua, a qualche seminario. L’insieme dei luoghi di lavoro può e deve essere luogo di formazione individuale e collettiva e tutti coloro che vi lavorano (funzionari, tecnici, architetti, responsabili, ecc.) devono collaborare per favorire il massimo della formazione, dell’informazione e della comunicazione326.

Appare opportuno concludere questo breve paragrafo con una lettera scritta da Ettore Gelpi e indirizzata ai funzionari internazionali, pubblicata nel testo “Educazione degli adulti. Inclusione ed esclusione” (2000). Il testo è particolarmente stimolante perché scritto da punto di vista delle vittime delle ingiustizie e delle prepotenze a livello internazionale. I morti, i feriti, i torturati chiedono ai funzionari internazionali di riappropriarsi della loro funzione essenziale: contribuite alla costruzione della pace e lottare contro ogni forma di razzismo e di esclusione.

Lettera ai funzionari internazionali327

Noi, i morti e i feriti sotto le bombe “umanitarie” e “giustiziere”, sotto i colpi di pistola intolleranti verso il pensiero convergente e divergente, in attentati, espressione di minoranze e maggioranze che rovinano la loro stessa causa per colpa di servizi ormai poco “segreti”, per colpa della violenza di gruppi che celebrano la purezza razziale, noi ci indirizziamo a voi, funzionari internazionali, per chiedervi che cosa fate al fine di fermare questa interminabile processione di uccisioni.

Ci hanno confermato, a noi che siamo nell’aldilà e anche a noi, i feriti e i torturati, che la vostra funzione essenziale – per la quale abbiamo debitamente pagato la nostra quota attraverso i nostri governi – è di contribuire a costruire la pace. Vi sarebbe possibile trasformare le vostre attività di routine in azioni concrete e significative per stimolare la creazione di un miliardo di posti di lavoro necessari per il prossimo decennio, garantire acqua potabile e cibo per l’insieme della popolazione umana e dare un tetto a tutti coloro che non ce l’hanno? Poiché nell’aldilà e negli ospedali accogliamo anche milioni di essere umani tagliati fuori progressivamente da condizioni di vita inaccettabili.

Ci raccontano che la crescita zero è l’obiettivo previsto dalle organizzazioni internazionali. Questa crescita sarebbe forse giustificata se tali organizzazioni diventassero il centro della resistenza e della creazione umana per costruire, anziché distruggere, per conoscere e far conoscere, anziché manipolare le informazioni.

Nell’aldilà noi ormai abbiamo l’eternità per leggere e negli ospedali abbiamo tutto il tempo che vogliamo per dedicarci alla lettura. Allora, aspettiamo con impazienza “documenti” e azioni che

325

Cfr. ivi, pp. 85-88.

326 Cfr. ivi, p. 97. 327 Ivi, pp. 77-78.

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riflettano le vostre lotte future contro tutte le forme di razzismo e d’esclusione, per rispettare e far rispettare la natura di cui l’essere umano non è la sola espressione, né d’altra parte l’ultima.

Abbiamo molto tempo, ma non ci piacerebbe accogliere ancora morti, feriti e torturati che sono, di fatto, il segnale di una organizzazione umana fondata sulla violenza e senza futuro.

4.7 Cultura e formazione professionale. “Ser culto para ser libre”: una regola aurea per