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La formazione per l’educazione degli adulti

Dopo aver affrontato la questione dell’educazione degli adulti e averne compreso il potenziale ruolo in un processo di rinnovamento della società e di redistribuzione democratica della gestione del potere, ci si pone ora il problema della qualificazione del personale educativo nel settore dell’educazione degli adulti, nel suo aspetto contenutistico, metodologico, tecnologico e strumentale. Affinché l’educazione non sia più mera espressione di una classe al potere ma piena realizzazione di ogni individuo, è necessario prima di tutto che gli educatori, nel momento della loro formazione, non vengano manipolati da coloro che detengono il potere e che possano mantenere la loro autonomia.

Le riflessioni più importanti di Ettore Gelpi su questa questione sono contenute nel testo, già citato nel primo capitolo, “La formazione per l’educazione degli adulti” (1969) in cui, ponendosi il problema della qualificazione del personale educativo nel settore dell’educazione degli adulti, riflette in maniera critica sulle reali possibilità di formazione dei formatori, problema che non si risolve semplicemente con un processo di autoformazione o con l’introduzione nell’università di un nuovo corso di laurea.

Il ruolo dei formatori è un ruolo molto ambiguo: anche se negli ultimi anni sono notevolmente aumentati di numero a causa dell’aumento delle occasioni formative, la loro identità culturale e sociale è piuttosto incerta. Doveroso quindi ricordare le due funzioni principali dell’educazione degli adulti oggi:

- rimediare alle insufficienze delle strutture scolastiche e compensare le tensioni create dalla vita contemporanea;

- essere strumento per la liberazione dell’individuo dai suoi condizionamenti economici, politici, psicologici e sociali.

310 Cfr. Gelpi E., Les leaders et la créativité, “Pour”, n. 152, 1996, pp. 33-36.

311 Gelpi E., Créativité dans l’éducation des adultes: contribution des éducateurs et des adultes, op. cit., p. 208.

Testo originale: [...]nous pouvons dire que la créativité et la générosité dans le domaine de l’éducation peuvent

engendrer une utilisation pleine et créative de toutes les ressources humaines. L’alternative serait nouvelles sélections, discriminations ouvertes, marginalités tragiques, par l’“éducation” au niveau local, national et international.

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Da questa scelta di campo dipendono infatti le funzioni e la preparazione dell’educatore. Se, infatti, nella prima prospettiva per formare il personale potrebbe bastare l’aggiornamento delle istituzioni di formazione già esistenti (come le università) e la formazione di insegnanti capaci di insegnare sia ai giovani che agli adulti, nella seconda prospettiva vi è bisogno di una formazione molto più ampia e finalizzata a dare al formatore gli strumenti per vivere e operare all’interno delle contraddizioni della società. La formazione di questo tipo di educatore “non si esaurisce nell’acquisizione di tecnologie educative ma si colloca in uno spazio più ampio in cui l’acquisizione della maturità da parte di chi insegna e la sua capacità di collocarsi nella società sono abilità altrettanto importanti della padronanza del contenuto e del metodo di insegnamento. La capacità di mutare se stessi, di vivere le contraddizioni, di superare uno stato difensivo permanente, diventano finalità significative di una attività di formazione. Si delinea così una figura di educatore attento a costruire uno stabile rapporto con se stesso e con gli altri”312.

Attraverso un’analisi storica, si possono individuare quattro sedi di riferimento per la formazione dei formatori:

- stato e enti pubblici;

- istituti indipendenti specializzati nell’attività di formazione;

- organismi di massa (sindacati, partiti, cooperative, associazioni culturali, ecc.); - iniziative di base.

Appare ovvio che la prima sede di formazione è la scuola dato che vi confluiscono le esperienze di adulti che spesso si rifiutano di vedersi nella prospettiva di persone interessate loro stesse ad un’attività di autoformazione: insegnanti e genitori. Nell’ottica dell’educazione permanente, infatti, l’attività scolastica è intimamente legata con l’educazione degli adulti in quanto la scuola si pone come scuola di metodo che garantisce allo studente il possesso di strumenti di ricerca che gli permettano di continuare uno studio critico della propria condizione e della propria cultura, anche dopo la sua esperienza scolastica. Una scuola che si apre alla comunità diventa un’occasione importante di educazione degli adulti, disponibile anche per coloro che direttamente non usufruiscono dei servizi scolastici per i propri figli, ma che indirettamente sono condizionati dalle strutture educativa di una comunità. In questa prospettiva si chiarisce quale possa essere il contributo dell’educatore degli adulti nelle associazioni genitori, nelle relazioni insegnanti-genitori, nelle associazioni professionali e nei sindacati degli insegnanti, ed in genere nella vita comunitaria che ha nella scuola uno dei suoi punti di riferimento313.

312 Gelpi E. (ricerca a cura di), La formazione per l’educazione degli adulti, op. cit., p. 12. 313 Cfr. ivi, p. 13.

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Altra sede molto significativa sono i movimenti popolari (partiti politici, sindacati, cooperative), che hanno diffuso largamente e in maniera autentica l’educazione degli adulti in Italia. Ettore Gelpi è particolarmente interessato alla formazione nel sindacato che, al di là dall’essere una mera pratica educativa, deve collocarsi sempre di più sul livello della pianificazione e delle politiche educative. La formazione sindacale coinvolge anche l’ambito della formazione professionale che, anche se apparentemente strumentale al lavoro, può essere un autentico processo formativo totale: la formazione professionale può essere considerata uno strumento di lotta e di contrattazione collegata agli obiettivi sindacali314. La formazione professionale e sindacale sono il luogo privilegiato per l’annullamento della netta separazione tra chi insegna e chi apprende in quanto “le motivazioni e l’oggetto della ricerca sono comuni, ma questo tipo di formazione non è acquisito, è solo frutto di una lotta da condurre senza demagogia e con una scientifica della attuale situazione, lotta e analisi che spetta ai lavoratori condurre in pria persona”315.

Un settore ancora poco esplorato nel nostro paese è costituito dall’insieme delle strutture sociali rivolte a quanti per ragioni diverse (età, malattia, menomazioni, ecc.) non lavorano più. Queste persone subiscono una doppia esclusione (dalla società e dal lavoro) ma, tramite una adeguata formazione capace di lavorare sulle cause sociali e psicologiche di una crisi, possono iniziare un percorso di equilibrio o di lotta che le porti a mettere in discussione le ragioni stesse dell’esclusione.

Altri luoghi di educazione sono le attività culturali: centri culturali, biblioteche, centri comunitari. Queste strutture sono ambivalenti perché possono essere occasione di esclusione di larga parte degli individui della cultura oppure di inclusione degli stessi se vissute come opportunità di riflessione sulla propria condizione e di confronto.

Veniamo ora alle caratteristiche che dovrebbe possedere un educatore degli adulti e che, pertanto, vanno promosse e incentivate nell’attività formativa. Come prima cosa l’attività educativa si costruisce a partire da un’analisi antropologica della realtà sociale, da cui discende una scelta di campo e, di conseguenza, la direzione di lavoro. Questa capacità di scelta diventa una delle prime finalità di un lavoro educativo; saper lavorare con gli altri e per gli altri è una delle prime modalità per la cui acquisizione la scienza psicologica può dare un contributo necessario, ma non sufficiente”316.

Un’altra abilità da cui dipende la riuscita di un’azione formativa è l’acquisizione di uno

314 Cfr. Archivio ECAP Zurigo, Sindacati e formazione: linee di tendenza, Scritto di Ettore Gelpi (UNESCO),

senza data.

315

Archivio ECAP Zurigo, Finalità della formazione e istruzione professionale, Intervento di Ettore Gelpi al convegno ECAP-CGIL “Formazione ed istruzione professionale dei lavoratori italiani in Svizzera”, Boldern- Männedorf (Zh), 22-23 gennaio 1972, p. 8.

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spirito critico e non conformistico: saper osservare la realtà con metodo scientifico, senza anticipare o suggerire conclusioni, saper affrontare le possibili sconfitte, saper lavorare con gli altri ma anche di essere soli nel difendere le proprie posizioni. Si tratta dunque del raggiungimento di un adeguato senso di sicurezza e di equilibrio, che significa essere capaci di modificarsi, di apprendere e recepire contenuti nuovi, di stabilire relazioni con gli altri. “L’acquisizione di queste abilità da parte dell’educatore significa un modo di porsi nei confronti della realtà che ne garantisce una maggiore comprensione. L’educatore diventa così non più l’addestratore o l’indottrinatore ma piuttosto un ricercatore che insieme agli altri studia la propria e altri condizione per poterla continuamente modificare e superare”317.

Si pone poi il problema di chi scegliere e qualificare per l’educazione degli adulti. Probabilmente, sta proprio in questa scelta una caratteristica di questa professione: una totale professionalizzazione e una totale identificazione con la professione sono totalmente impossibili e questo per due ragioni:

- partecipazione volontaria di coloro che sono interessati ad un’attività di educazione degli adulti, all’educatore infatti non è richiesto di attenersi a un modello rigido ma di essere capace di intervenire con soluzioni originali;

- prestazioni funzionali agli interessi di coloro che partecipano alle attività educative e non alle strutture di potere.

Nell’educazione degli adulti, inoltre, si attribuisce grande importanza alle precedenti esperienze educative e di lavoro, che possono essere le più varie e le più lontane dal settore dell’educazione degli adulti.

Nonostante i molti discorsi e convegni che affrontano la questione dei programmi di formazione degli educatori degli adulti, ancora non si è giunti a conclusioni soddisfacenti. Il problema non è tanto di tipo nozionistico perché la semplice acquisizione acritica delle materie di studio è piuttosto sterile: è il modo e il significato che si attribuisce a questo percorso che lo qualifica positivamente o negativamente. Inoltre la formazione dovrebbe essere scientifica, sia nei contenuti che nei metodi di lavoro.

Se dunque non si vuole ridurre il ruolo dell’educatore degli adulti a quello di un semplice amministratore, è in questa prospettiva critica che va posto il problema del curriculum di formazione: “nella formulazione di un programma di studio è importante averne chiaro il significato politico per una società. L’illusione di potere dare una risposta soltanto tecnica si dissolve ben presto di fronte alla realtà che non è altrettanto astratta. Le esperienze di programmi rivolti ad insegnanti ed educatori, che non hanno per nulla inciso su questi, se non nel senso di aumentarne un profondo senso di sfiducia, sono significative ed è importante

317 Ivi, p. 21.

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ricordarle. Una formazione di educatori degli adulti nel nostro paese non può prescindere dalla situazione storica di questa società. Una proposta metodologica può essere presentata con questa avvertenza, che non è completa, può essere soggetta a una continua trasformazione, e senz’altro deve essere arricchita tenendo conto delle diverse situazioni in cui tale formazione ha luogo”318.

Fra coloro che si dedicano all’educazione degli adulti, possiamo, per il momento, distinguere tre tipi di figure:

- volontario;

- professionista a tempo parziale; - professionista a tempo pieno.

Tutte queste figure possono svolgere attività didattica o organizzativa e, pertanto, per tutte queste sei figure occorre organizzare una percorso formativo, prevedendo di approfondire competenze comuni e specifiche. Gli educatori volontari hanno bisogno di formazione al pari dei professionisti sia per l’efficacia del loro lavoro sia perché, per loro, è proprio l’esperienza di formazione uno dei più preziosi compensi per il tempo dedicato volontariamente a tale attività: “individualmente e collettivamente è formatore chiunque si implichi con rigore e generosità nelle situazioni sociali, culturali e politiche nelle quali è posto dalla sua attività professionale. Da questo punto di vista formatore non è il solo ingegnere o animatore della formazione, ma anche il ricercatore collettivo che ha un grande rispetto per coloro che, come lui, lottano per acquisire conoscenze e trasformare la società. In poche parole, essere educatore non presuppone alcun preliminare e non da accesso ad alcuna gerarchia intellettuale. La professionalità degli educatori è un problema in piena espansione che ha sicuramente aspetti positivi, ma che non giustifica alcuna differenziazione tra gli individui per ciò che riguarda la capacità di ricerca e di formazione. A ogni modo, la popolazione resta padrona delle politiche e dei contenuti educativi che crede di dover adottare nell’impresa, nella vita comunitaria e nelle strutture educative. Il contrario condurrebbe a un rifiuto dell’educazione da parte della popolazione. Un aspetto importante della democrazia e dello sviluppo è la gestione democratica dell’educazione e della comunicazione”319.

Nel progettare le attività di formazione, occorre prestare attenzione alla distinzione tra coloro che svolgono l’attività di formazione vera e propria e coloro che invece la promuovono: l’insegnante è interessato alla condizione dell’adulto in fase di apprendimento mentre chi organizza ha bisogno di conoscenze sociologiche relative al contesto in cui dovrebbe avvenire l’apprendimento. In ogni caso, possiamo delineare alcune caratteristiche

318 Ivi, pp. 98-99.

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che dovrebbero possedere entrambe le categorie di educatori degli adulti: fiducia che tutti abbiano le possibilità di crescere; immaginazione nello sviluppare i programmi; abilità di comunicare in modo efficace, sia nel parlare che nello scrivere; comprensione nelle condizioni favorevoli all’apprendimento degli adulti; abilità di continuare a studiare; capacità di essere un leader; conoscenza dei propri ideali, capacità e limiti; mentalità aperta, cioè capacità di accettare le idee degli altri; comprensione delle motivazioni che stimolano gli adulti a partecipare a dei programmi educativi; forte interesse per l’educazione degli adulti. Tutto ciò senza dimenticare la coscienza del significato politico dell’attività educativa320.

Come tutte le altre professioni, lavorare nell’attività educativa presuppone competenze in diversi campi: organizzazione, metodologia, ricerca, tecnologia, valutazione, politica, pianificazione, organizzazione, attività creative, attività sociali, educazione estetica. In particolare, la formazione economica e politica è fondamentale per gli educatori degli adulti che devono essere capaci di affrontare le problematiche legate alla divisione del lavoro e ai conflitti di classe:

«Da un lato è importante per gli educatori una formazione economica ed economico-politica, sapendo però che un’economia politica critica non è sufficiente, in quanto la realtà non è solo di natura economica. Dall’altro lato è necessario non dimenticare che l’accumulazione del capitale continua secondo le sue regole permanenti, che i conflitti di classe esistono, che lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo non è scomparso, né nelle società “socialiste” né in quelle “democratiche”. Nuovi paradigmi diventano necessari a causa della crisi di quelli vecchi e perché nuovi elementi sono entrati in gioco nelle relazioni internazionali. Filosofia, sociologia, economia, economia politica, scienze dell’ambiente sono oggi discipline trasversali indispensabili quanto scienze e tecnologia per la formazione degli alunni e dei loro educatori»321.

L’aspetto più importante della formazione dei formatori è, tuttavia, quello culturale dato che solo attraverso una solida formazione culturale il formatore sarà in grado di opporsi alle molteplici forme di pressione e manipolazione che cercheranno di renderlo strumento di alienazione e di profitto anziché di emancipazione. Altro aspetto fondamentale della formazione del futuro formatore è la capacità di auto-formarsi utile per continuare a apprendere sapendo scegliere tra le numerose proposte esistenti e per riorganizzare il proprio apprendimento pregresso322.