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Un’altra delle correnti che percorrono la variegata identità di Galaxy è quella formata dalle narrazioni esplicitamente incentrate sull’abbondanza del vivere moderno, sul consumo e sul debito. Il 1949 è l’anno in cui fa la sua comparsa la prima carta di credito, la Diners Club, e per tutto il decennio la percentuale di cittadini ricorsi a qualche forma di indebitamento per finanziare acquisti che certificassero la loro partecipazione all’epoca dei consumi di massa aumentò fino a raggiungere, nel 1975, il settantacinque percento.415

La prima storia su cui dobbiamo soffermarci, in ordine cronologico, è la piuttosto celebre Cost of Living, di Robert Sheckley. autore fra i più rappresentativi di Galaxy e manifesto della fantascienza più scopertamente realistica e satirica.416

L’agiata vita di una tranquilla famiglia americana è turbata dall’inaspettato suicidio di un vicino di casa, un evento che colpisce profondamente il capofamiglia, Mr. Carrin, proprio nel giorno dedicato al pagamento della rata dovuta alla ditta Avignon Electric, produttrice di elettrodomestici. Nella casa già satura di congegni meccanici per la cucina, la cura personale e l’intrattenimento non può però mancare l’ennesimo ritrovato dell’ingegneria, che Carrin si affretta a comprare, aumentando i debiti a carico del figlio. La pur notevole aspettativa di vita non permetterà mai di lavorare abbastanza per ripianare gli oneri già contratti: è politica ormai comune impegnare anche i guadagni futuri degli eredi.

“Now you know, Mr. Carrin, that you won’t live long enough to pay us the full two hundred thousand, don’t you?” […] He 414 Ibid., p. 93.

415 Cohen, A Consumer’s Republic, cit., p. 124.

416 Robert Sheckley, Cost of Living, in «Galaxy Science Fiction», dicembre 1952, pp. 128 – 136. A testimonianza della sua risonanza Cost of Living è inclusa, per esempio, anche nella prima edizione de Le meraviglie del possibile, già citata antologia pubblicata per Einaudi del 1959.

was only thirty-nine, with a full hundred years of life before him, thanks to the marvels of medical science. But at a salary of three thousand a year, he still couldn’t pay it all off and have enough to support a family on at the same time. “Of course, we would not want to deprive you of necessities” […] Mr. Carrin nodded. Certainly he wanted new items. “Well suppose we make the customary arrangement. If you will just sign over your son’s earning for the first thirty years of his adult life, we can easily arrange credit for you.”417

Una pratica dunque tradizionale del futuro, ma che non convince del tutto l’animo paterno del protagonista, che durante il turno lavorativo nella nuova catena di produzione automatizzata auspica per il figlio un avvenire lontano dalla monotonia del nuovo lusso.

Carrin had eight hours in front of him, and he loosened his belt to prepare for it. Eight hours of pushing buttons and listening to a machine announce its readiness. “Ready for the wash.” He press the release. “Ready for the wash.” Carrin’s mind strayed from the job, which didn’t need much attention in any case. He wished he had done what he had longed to do as a youngster.418

Pungente elegia di un domani molto prossimo, il bozzetto narrativo di Sheckley va accostato, prima di passare oltre, ad almeno una sua altra fatica, ovvero Something

for Nothing.419 Pubblicato nel giugno del 1954, il breve racconto narra della surreale

situazione della società futura, talmente bisognosa di lavoratori manuali da truffare gli abitanti del passato (sarebbe a dire del presente dell’autore) per costringerli ad un’eternità di lavori forzati. Ad alcuni fortunati viene infatti recapitata una macchina in grado di esaudire istantaneamente ogni desiderio materiale, salvo poi presentare al malcapitato un conto salato da ripagare.

Per concludere questo nostro percorso non resta ora che lasciare le acute satire di Sheckley per concentrarci su di un ultimo testo, più amaro e spietato nelle sue riflessioni ed in grado idealmente di chiudere il cerchio di questa esposizione avvicinandoci alle dovute conclusioni.

417 Ibid., p. 132. 418 Ibid., p. 136.

Ritorniamo allora al primo autore incontrato, quel Frederik Pohl che abbiamo già visto essere un critico piuttosto intransigente della pubblicità e dei fenomeni ad essa collegati. Nella primavera e nell’estate del 1954 egli pubblica diversi lavori di cui non riusciremo, per ragioni di spazio, ad occuparci in questa sede, ma fra i quali è necessario almeno citare la fatica del mese di aprile, intitolata The Midas Plague.420

La società viene rovesciata in maniera carnevalesca: per ovviare alla sovrapproduzione dovuta alla meccanizzazione i più poveri sono costretti a vivere nella bambagia e a mantenere uno sfinente ritmo di abbuffate, svago e sfarzo domestico. Il consumo, da attività legata al tempo libero, è insomma divenuto un lavoro che occupa le classi inferiori a tempo pieno, secondo una proporzione inversa: minore la ricchezza maggiori saranno le quote di consumo stabilite centralmente. Dopo un litigio con la moglie, proveniente da una classe più agiata e abituata ad un’esistenza semplice, Morey, inventore protagonista della novelette, riflette sul suo destino capovolgendo un noto adagio biblico e mettendo perfettamente in mostra l’inversione degli stereotipi pratica da Pohl.

Blessed are the poor, for they shall inherit the Earth. Blessed Morey, heir to more worldly good than he could possibly consume. Morey Fry, steeped in grinding poverty, had never gone hungry a day in his life. […] Lucky Morey, blessed economic consuming unit, drowning in the pipeline’s flood, striving manfully to eat and drink and wear out his share of ceaseless tide of wealth. Morey felt far from blessed, for the blessings of the poor are always best appreciated from afar.421

Come ogni buon consumatore Morey sfrutta come una merce anche l’aiuto psicologico che è obbligatorio e necessario per reprimere le tendenze devianti insite in una società tanto assurda e soffocante.

If it weren’t for the therapy, though, there was no telling what might happen. Certainly, Morey told himself, he had been helped considerably – at least he hadn’t set fire to his house and shrieked at the fire-robots, like Newell down the block when his eldest daughter divorced her husband and came back to live with him, bringing her ratio quota along, of

420 Frederik Pohl, The Midas Plague, in «Galaxy Science Fiction», aprile 1954, pp. 6-58. 421 Ibid., pp. 11 – 12.

course. Morey hand’t even been tempted to do anything as outrageously, frighteningly immoral as destroy things or

waste them – well, he admitted to himself honestly, perhaps

a little tempted, once in a great while.422

Attraverso le sue sedute di psicoterapia il protagonista scopre di covare inconsciamente un viscerale odio nei confronti dei robot, che coltiva fin da bambino, ma che il suo Io adulto non è mai riuscito a tradurre in azione. Attraverso un ben orchestrato monologo, Pohl riesce a trarre un parallelo tra questa rabbia repressa e le mancate rivolte degli uomini contro i congegni che li condannavano alla disoccupazione: la robotizzazione della produzione espelle tutti dai posti di lavoro ma genera una ricchezza troppo seducente.

The riots never happened. For the robots came bearing a gift and the name of it was “Plenty”. And by the time the gift had shown its own unguessed ill, the time for a Robot Riot was past. Plenty is a habit-forming drug. You do not cut the dosage down. You kick it if you can; you stop the dose entirely. But the convulsions that follow may wreck the body once and for all. The addict craves the grainy white powder; he doesn’t hate it, or the runner who sells it to him.423

Plenty è l’abbondanza americana proprio come l’aveva descritta David M. Potter

nel suo People of Plenty dello stesso anno: una forza della storia in grado di plasmare il carattere americano, capace di guidare il dopoguerra democratico del paese, ma anche portatrice del rischio di un’egemonia pubblicitaria. La ricchezza è descritta, senza fronzoli, come uno stupefacente, uno strumento di assuefazione cui non è possibile dire di no, che rende impossibile la rivolta perché obnubila e modifica le abitudini. La cultura dei consumi si avvicina dunque alla rappresentazione della televisione come droga e come narcotico, quel narcotico che Morey dovrebbe assumere secondo una quota mensile, esattamente come per ogni altra merce. Il lungo racconto di Pohl non può che suonare come una dura accusa alla direzione a suo avviso presa dalla società americana; un’accusa che somma le varie invenzioni ed i vari temi già trattati dall’autore. Il paese è in preda ai disagi psichici e nonostante l’obbligo compulsivo di consumare abbia tolto importanza al convincimento pubblicitario, lo stesso Morey, che

422 Ibid., p. 16. 423 Ibid., pp. 18 – 19.

per lavoro progetta macchine per l’intrattenimento simili a pinball, si serve di sottili tecniche di marketing per creare dipendenza e trasformare il gioco in un’ennesima occasione per lo spreco di merce.

The beauty of the machine, which was Morey’s main contribution, was that, win or lose, you always found a pellet of vitamin-drenched, sugar-coated antibiotic hormone gum in the hopper. You played your game, won or lost your stake, popped your hormone gum into your mouth and played another. By the time that game was ended, the gum was used up, the coating dissolved; you discarded it and started another.424

Nonostante tutta la sua furia iconoclasta, il testo si chiude su di una nota tanto positiva da sembrare fuori posto: i robot possono essere insieme la causa e la soluzione del problema, basta un’aggiustata ad i loro circuiti ed essi saranno ben contenti di consumare insaziabilmente tutti i beni di cui gli umani non sentono necessità. La semplicistica conclusione di Pohl non deve però cancellare le stimolanti intuizioni contenute nella sua fatica, che anzi saranno ora utili in sede conclusiva per tracciare un filo rosso tra tutte le varie declinazioni di fantascienza che abbiamo esaminato.

Praticando un’inversione radicale della sistemazione sociale vigente, Pohl riesce infatti a criticare le tendenze del sistema pur mantenendo intatto un punto fondamentale: la libertà di scelta (se consumare o meno, se accettare o meno un dono, come organizzare lo spazio) spetta alle fasce agiate della popolazione, non a quelle sommerse dalle merci e schiacciate dal controllo poliziesco che scandisce il loro consumo. Prima del cambio di paradigma introdotto da Morey la maggioranza della popolazione rimane assoggettata e dipendente, deve per necessità consumare voracemente qualunque prodotto. Le merci che prima erano in concorrenza fra loro attraverso i consigli per gli acquisti, i beni che prima dovevano guadagnarsi la fiducia degli acquirenti fra gli scaffali dei supermercati non hanno ora più questa necessità. L’individuo non è più guidato da una pubblicità che ne manipola le preferenze poiché le sue preferenze non hanno più valore. Il cittadino è tale in quanto consumatore, l’ingranaggio perfetto della

consumer’s republic.