La partecipazione: teorie, idee e pratiche nel tempo e nello spazio.
1. Democrazia partecipativa e deliberativa Due polarità sfumate.
Il tema della democrazia partecipativa e deliberativa viene spesso inquadrato nella messa in discussione della democrazia rappresentativa, di fatto quindi della concezione liberale della democrazia rappresentativa, che storicamente è stata s fidata da diverse altre concezioni (Della Porta, 2011).
A tale proposito Allegretti (2010, p.26) evidenzia che si debba parlare più che di complementarietà- che rimanda all'idea di subordinazione rispetto alla rappresentanza- o di concorrenzialità- che rimanda ad un'idea di conflittualità con la democrazia rappresentativa- di una «funzione di integrazione e di arricchimento che le pratiche partecipative vengono a svolgere nei confronti di quelle puramente rappresentative, in tal modo anche apportandovi una «correzione»».
Di diverso avviso è invece Floridia (2012), il quale evidenzia che la democrazia partecipativa e deliberativa non possono essere concepite «come possibili forme della democrazia, da opporre o «integrare» ad altre forme della democrazia, quella rappresentativa in primo luogo». In questo senso, rispetto alla democrazia deliberativa, l'autore sottolinea che va intesa come «paradigma teorico, critico e normativo che accentua e valorizza una particolare dimensione della democrazia» ossia: «la dimensione dello scambio argomentativo, della discussione pubblica e del confronto ragionato tra diversi punti di vista a fronte di un problema comune».
Oltre a rilevare diverse visioni circa la relazione tra democrazia rappresentativa- deliberativa e partecipativa, va anche evidenziato che numerose sono poi le terminologie usate per definire concezioni di democrazia che completano, integrano, rendendola «più di qualità», o appunto valorizzano alcune dimensioni della democrazia diverse da quella rappresentativa, tra queste, come ricorda Della Porta (2011): democrazia partecipativa ( Pateman 1970; Poletta 2002),
democrazia forte (Berber 2004), democrazia discorsiva (Dryzek 2000), democrazia comunicativa (Young 1996), democrazia del welfare (Fitzpatrick 2002), democrazia associativa (tra gli altri, Perczynski 2000).
Pur nelle diversi posizioni circa la definizione di democrazia partecipativa e deliberativa in termini di forme della democrazia o di paradigmi teorici e normativi, e quindi anche rispetto al diverso rapporto di integrazione o di valorizzazione, e pur nella ampia gamma di terminologie, nella letteratura, cui rimandiamo per approfondire il piano normativo-ideale- teorico23, possiamo sintetizzare gli elementi centrali del dibattito al fine di chiarire ciò che appare spesso confuso.
In primo luogo emergere una sorta di polarità tra due diverse concezioni di democrazia, che divengono quasi due idealtipi, quella partecipativa e quella deliberativa, che non vanno tra loro confusi. Se spesso vengono nel discorso politico e di varia produzione divulgativa, sovrapposti, nella letteratura sul tema invece vengono considerati non solo due differenti ideali di democrazia e due teorie normative, ma anche due diversi modelli di coinvolgimento, quindi di pratiche, spazi e forme della partecipazione.
A tale proposito Floridia (2012, p. 12) evidenzia che democrazia partecipativa e deliberativa «non sono in alcun modo sinonimi, e non possono essere usate in modo interscambiabile». In questo senso, evidenzia l'autore, «non tutte le forme di deliberazione implicano partecipazione», mentre nello specifico le forme di deliberazione pubblica e democratica «vanno viste come specifiche forme partecipative» (p.13)
Dello stesso avviso sembra essere Pellizzoni (2007, p.261) nell'evidenziare che anche se la democrazia deliberativa può essere considerata
una forma di democrazia partecipativa dato che deliberare significa partecipare ad una discussione. I due concetti, tuttavia, non coincidono. Si può realizzare il massimo della partecipazione con un minimo di discussione: è il caso della democrazia referendaria. Così come si possono realizzare ampie discussioni cui però accedono solo gli «esperti» e non tutti gli interessati.
Va inoltre evidenziato che oggi « sia dal punto vista teorico sia soprattutto nella pratica esiste un'ampia sovrapposizione tra le due prospettive: realizzare una democrazia maggiormente partecipativa significa oggi, in misura notevole, estendere gli spazi di discussione pubblica e viceversa» (ibid.)
Cogliendo questa necessità sia teorica che pratica Della Porta (2011), accanto alla concezione rappresentativa, liberale-deliberativa e partecipativa di democrazia, parla di democrazia deliberativa basata sulla partecipazione .
A sua volta Allegretti (2010) evidenzia che le procedure di democrazia deliberativa e
23 Si tratta di una letteratura assai vasti che molti autori dicono sia ormai quasi diffcile elencare in modo completo. Per inquadrare il dibattito si veda: Pellizzoni, 2005, Bobbio, Floridia 2012, Allegretti
partecipativa hanno tra loro affinità ed a volte incroci concreti. Strumenti propri della democrazia deliberativa possono infatti essere usati nell'ambito di procedure di democrazia partecipativa, è il caso ad esempio dei Bilanci Partecipativi. Un polarità quindi che può, anzi dovrebbe, sciogliersi nella pratica in una compresenza di momenti partecipativi e deliberativi: «la democrazia partecipativa trova nel momento deliberativo un suo elemento essenziale, e d'altronde la democrazia deliberativa ha il suo luogo privilegiato proprio nelle procedure partecipative»
Da un parte quindi il confine tra democrazia partecipativa e deliberativa è sottile, ma dall'altra, sottolinea ancora Allegretti, va comunque osservato come non sia solo questione di organizzazione e di procedure, ciò che è infatti in gioco è «il funzionamento sostanziale della decisione pubblica» (p. 16). Per cui, evidenzia l'autore:
rimangono fra le due correnti di idee importanti differenze, legate soprattutto al fatto che nella democrazia partecipativa la componente deliberativa è soltanto elemento di un fenomeno più complesso e matrici che non si limitano all'interesse per il valore e le tecniche dell'argomentazione razionale, che rappresenta invece la preoccupazione assorbente della democrazia deliberativa. ( ibidem. p.17)
Dalla letteratura presa in esame possiamo individuare alcuni tratti salienti che distinguono questi due ideali normativi e modelli di coinvolgimento. Li accenniamo qui per poi veder meglio come ciascuno, nella teoria e nella pratica ha preso forma e si è realizzato.
In primo luogo possiamo collegare le origine teoriche e gli orientamenti «ideali» della democrazia partecipativa ad una matrice politica, mentre quelli della democrazia deliberativa ad una di tipo più prettamente filosofica (Bobbio, 2007).
Inoltre, emerge una differenza legata al rapporto teoria - pratica: «sebbene entrambe queste declinazioni della democrazia ospitino entrambe le dimensioni, la teorica e la pratica, nella democrazia deliberativa la dimensione teorica ri flette una pratica anche vivace realizzata in un ambiente relativamente stabile e la innalza a una tensione di teoria molto forte (teoria del discorso e dell’agire comunicativo in Habermas, idea della giusti ficazione politica e della ragion pubblica in Rawls, contrapposizione tra l’argomentare e il negoziare in Elster); la democrazia partecipativa concettualizza in maniera semplice le pratiche partecipative inventate da una realta in subitaneo movimento.» (Allegretti). È questo un aspetto che può essere compreso se messo in connessione un altro carattere distintivo 24 e che riguarda le due diverse origini geografiche e temporali delle pratiche «la democrazia deliberativa, almeno come pratica, nasce nell’originario ambiente anglo-americano – l’America dei padri fondatori
24 Una buona sintesi delle caratteristiche della democrazia deliberativa e delle «affinità» e differenze rispetto a essa della democrazia partecipativa si trova nel glossario di Y. Sintomer, C. Herzberg, A. Roecke, (2008), p. 317.
– dunque prettamente occidentale, sia pure per essere teorizzata solo nella seconda meta del novecento, dai teorici nordamericani agli sviluppi habermasiani della Scuola di Francoforte; la partecipativa si sviluppa sulla fine di quello stesso secolo in ambiente latino-americano». (ibidem)
Vi è anche quindi una differenza rispetto al contesto sociale in cui si sono sviluppate: «ambiente economicamente evoluto quello della democrazia deliberativa, legata alla societa dei poveri (quanto meno nel continente d’origine) la partecipativa. La prevalenza dello spirito della tradizione illuministica si respira nella democrazia deliberativa, e dunque l’obiettivo e portare la societa alla maturita della ragione, nella partecipativa e la prassi di liberazione dei poveri che importa, almeno nell’humus originario.» Il riferimento principale qui è nuovamente quello dei Bilanci Partecipativi prima e dei Forum sociali poi25.
Questi aspetti nell'insieme vengono spesso nel dibattito ricondotti a due differenti obiettivi: quella partecipativa attenta agli esiti ed effetti sociali, di riequilibro di potere, di giustizia sociale e pertanto definita sostanziale; quella deliberativa, attenta maggiorante alla legittimità dell'output così come alla migliore qualità delle decisioni che un processo di confronto adeguato può garantire, e pertanto definita procedurale. Il termine inglese deliberation non va infatti inteso nella nostra accezione italiana di decidere, ma piuttosto nei termini di un processo di confronto tra diversi punti di vista che nel corso del processo democratico di discussione e argomentazione (deliberazione) possono tra loro influenzarsi e trasformarsi (Pellizzoni 2005).
Abbiamo già evidenziato che è nostro intento guardare alla partecipazione come fenomeno dinamico, che nel tempo ha assunto diversi significati, spazi, forme e di volta in volta coniugandosi a differenti concezioni della stessa democrazia e della cittadinanza.
Cercheremo ora quindi di situare la rinascita partecipativa ci abbiamo già fatto cenno, in prospettiva storica, guardando all'evoluzione della concezione partecipativa della democrazia, delle pratiche che hanno dato vita a tale concezione, sostanziandola, ma anche delle teorie che si sono sviluppate, tra queste anche quelli più recenti relative alla democrazia deliberativa, nel tentativo complessivo di cogliere un nesso tra teorie e pratiche.