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Capitolo V Il disegno di ricerca

3. Obiettivi conoscitivi, contesto e metodologia di ricerca

3.1 Obiettivi

Nel quadro di un generale interesse, già evidenziato, relativo all'analisi di pratiche partecipative, collaborative e di cittadinanza attiva, la ricerca si è posta come obiettivi conoscitivi:

a) l'esplorazione e comprensione dei signi ficati che le stesse pratiche esprimono, ma anche in termini di idee e rappresentazioni, di attribuzione di senso rispetto all'agire partecipativo.

b) la comprensione delle modalità di interazione tra cittadini e istituzioni, dal punto di vista delle aspettative e ruoli reciprocamente de finiti

c) la comprensione degli outcomes, dal punto di vista dell'emersione di una dimensione pubblica e di beni comuni, di capacitazione, e di forme di responsabilità sociale condivisa. d) le condizioni in cui le pratiche prendono forma, dal punto di vista dei setting organizzativi e istituzionali, del quadro normativo (leggi, regolamenti) ma anche in termini di modalità di relazioni oggi in essere e ricostruite nel corso dell'indagine tra i diversi soggetti ed attori. In ultimo si è teso giungere attraverso questa ricerca ad una possibile ricomposizione di un quadro interpretativo in grado di leggere cogliere quel terreno ibrido di incontro in cui le pratiche analizzate si situano.

3.2 Tre storie, una molteplicità di pratiche, un Quartiere

La ricerca ha avuto come contesto di indagine un Quartiere di Bologna, il Quartiere San Donato, quale «osservatorio» di diverse pratiche, tra loro intrecciate, sia «civiche» ed autonome, che partecipative-standardizzate, promosse sia da gruppi informali, che da organizzazioni della società civile, che sollecitate dalle istituzioni.

Nello speci fico sono state individuate al suo interno un'insieme di esperienze svolte in tre diverse «micro-aree» del Quartiere San Donato, aree che sono oggetto di speci fico intervento da parte del Quartiere attraverso diversi progetti, percorsi partecipativi, e nel quale sono attive diverse realtà associative e di gruppi di cittadini attivi.

La scelta di concentrarsi su queste tre circostanze, risiede nel fatto che in ciascuna sono emerse progressivamente pratiche e contesti istituzionali, che le con figurano come casi – o meglio storie- da analizzare. La scelta, è bene evidenziare non ha quindi origine in un criterio e in un interesse relativi all'analisi delle dinamiche e trasformazioni urbane e della loro relazione con i fenomeni partecipativi o viceversa, ma ha come speci fico interesse, ribadiamo, le pratiche ( Giddens 1984; Schatzki 2001) partecipative, collaborative e di cittadinanza attiva. Esse sono state quindi il criterio primario di individuazione delle circostanze da indagare.

La prima storia (capitolo VII) vede di alcuni genitori ed associazioni sollecitare l'intervento del Quartiere, rispetto a problemi di spaccio e degrado, e il Quartiere rispondere prima con un percorso di progettazione partecipata relativo ad un giardino pubblico – il Giardino P. Lennon– poi un con un secondo percorso promosso nel quadro della Legge Regionale già menzionata, per dare continuità al precedente e lavorare per una migliore messa in rete di realtà presenti nell'area, ma anche per confrontarsi sul come declinare il tema della convivenza e del benessere in quell'area. All'interno di tali percorsi hanno interagito sia cittadini singoli che associazioni e l'esito ultimo è stata l'attivazione sia di un gruppo informale di cittadini, che un di un Tavolo di progettazione partecipata che mette in rete diverse realtà dell'area, oggi operativo con diverse iniziative e che si con figura come una «comunità di pratica» (Gherardi 2008).

La seconda (capitolo VIII) vede un interessante transizione da un progetto di urbanistica partecipata- il progetto «Bella Fuori 2»- ad un Laboratorio partecipato nell'ambito del progetto «La città come beni comuni» promosso da Labsus e che, assieme ad altri due svolti rispettivamente nel Quartiere Santo Stefano e Navile, costituisce una sperimentazione iniziale che ha contribuito all'elaborazione del Regolamento sulla collaborazione tra cittadini ed amministrazione per la cura e al rigenerazione di beni comuni urbani (cap.6). Esito della sperimentazione è l'attivazione di un Comitato di cittadini ed associazioni- il Comitato Graf- che, tramite lo strumento del Patto di collaborazione previsto dal Regolamento, sono impegnati nella gestione al tempo stesso autonoma e condivisa di uno spazio pubblico, identi ficato nella Piazza Spadolini e un edi fico messo a disposizione dal Quartiere al Comitato.

La terza invece vede fin dal suo incipit un'attivazione di cittadini, gruppi informali, comitati che entrano in dialogo con il Quartiere attraverso sia un Patto di collaborazione (in particolare da parte di una Social Street) sia all'interno di un Tavolo istituzionale di progettazione partecipata. Vede poi un'interessante evoluzione verso la gestione da parte di molti di questi soggetti, di un nuovo spazio messo a disposizione del settore politiche abitative del Comune. Nell'organizzazione dei contenuti, il capitolo sesto dà conto di quello che è lo sfondo a livello di contesti istituzionali che abbiamo via via messo a fuoco. Sono essi stessi parti di queste

storie. Il settimo capitolo invece narra ed analizza la seconda storia, mentre l'ottavo le altre due in un continuum che vede la sperimentazione di una pratica di amministrazione condivisa che la seconda storia sembra poi s fidare e « mettere alla prova».

3.3. Metodologia

In coerenza con l'intento esplorativo e interpretativo, nonché con l'oggetto di indagine, che riteniamo poco indagato, se non in modo frammentato, nello speci fico di pratiche che vendono il superamento di logiche alto-basso, offerta istituzionale- attivismo organizzato, la ricerca ha adottato come approccio metodologico quello proprio della Grounded Theory (Glaser e Strauss 1967; Strauss e Corbin 1998; Charmaz 2006) e l'utilizzo di tecniche di indagine qualitative, in particolare sono state realizzate sia interviste semi-strutturate, ma anche focus group e si è pratica in parte anche una partecipazione osservante ed un' osservazione partecipante.

Va speci ficato che l'indagine non si basa su un campionamento rappresentativo di valenza statistica, ma su circostanze osservabili, studiate in profondità e attraverso tecniche che seguono, nell'individuazione dei soggetti da intervistare, un approccio incrementale e progressivo basato su signi ficatività, differenziazione, saturazione.

La ricerca si è articolata in due fasi principali e ha previsto l'utilizzo dei seguenti strumenti: a) Conduzione di un processo di progettazione partecipata (capitolo III) coincidente con il Laboratorio partecipato «BoxTutti. Percorsi partecipati per la fruizione condivisa di spazi urbani» - relativo al primo campo di pratiche. Nel settimo capitolo viene ampiamente dato conto di tale fase di ricerca, qui accenniamo brevemente. Sono state utilizzati diversi strumenti quali una camminata di quartiere che ha permesso l'emergere sia di quello che abitanti, gruppi e associazioni percepiscono come risorse ed opportunità in connessione con l'idea di convivenza, vivibilità, benessere collettivo, sia di quelle pratiche già in essere nell'area e di come vengono vissute in relazione ad altre realtà e al territorio; un Open Space Technology che ha permesso l'emersione di proposte di pratiche da portare avanti; la partecipazione ad incontri promossi da associazioni e gruppi di cittadini. Questa prima fase ha permesso di rilevare alcuni temi e dimensione di indagine, sulla base dei quali si è strutturata il resto della ricerca empirica rispetto sia a questo insieme di realtà e pratiche che rispetto agli altri campi che assieme a questo costituiscono l'insieme delle storie da noi analizzate nella seconda fase di ricerca.

b) Approfondimento dei tre campi di pratiche attraverso: Focus group ai membri del Tavolo nato in seguito al Laboratorio partecipato prima descritto, partecipazione a due incontri del Tavolo, interviste di approfondimento ad alcuni di questi soggetti; interviste a soggetti-

associazioni, gruppi e cittadini singoli- protagonisti delle altre due storie e a referenti istituzionali sia comunali, che di quartiere ma anche consulenti, facilitatori, ed esperti coinvolti e l'ex Tecnico di garanzia per la partecipazione della Regione; ripetuti colloqui con alcuni soggetti per approfondire aspetti che via via emergevano; in parallelo è stata raccolta diversa documentazione sia istituzionale in particolare dell'uf ficio Cittadinanza Attiva (report di attività, regolamenti), del Quartiere e del Comune (delibere, verbali, relazioni di progetto, patti di collaborazione), ma anche della Regione (Legge regionale, ma anche dati dell'osservatorio della partecipazione), sia prodotto da associazioni e gruppi (come volantini, programma di attività); partecipazione ad alcuni incontri, eventi ed attività promosse da gruppi ed associazioni.

Sono state realizzate 29 interviste, delle quali quattro sono state però realizzate in gruppo, rispettivamente una ha visto tre referenti istituzionali presenti, la seconda due referenti di un gruppo informale di cittadini, la terza due membri di un'associazione, la quarta due membri della Social street di Vai Duse. In entrambe le circostanze ciascuno partecipante all'intervista ha avuto ampio spazio per andare in profondità nella sua narrazione, in tale senso quindi abbiamo intervistato in totale 33 soggetti, 16 dei quali afferenti ad associazioni e gruppi di cittadini, 14 in quanto referenti istituzionali, 3 come esperti e consulenti.

Inoltre abbiamo svolto, in un secondo momento, per poter aver conto di evoluzioni signi ficative e di ri flessioni emerse nel tempo, ulteriori 3 interviste ed un colloquio in un incontro informale - rispettivamente le prime tre alla referente Uf ficio cultura del Quartiere, alla referente territoriale Uf ficio cittadinanza attiva del Comune, al responsabile Uf ficio cittadinanza attiva, l'ultima con la presidente del comitato Graf. Ulteriore speci fica, che risulta importante come si potrà meglio comprendere nei prossimi capitoli, è che una delle referenti istituzionali, in particolare dell'Uf ficio cultura, è anche parte di Graf, non nel direttivo del Comitato, ma segue uno dei progetti lì dentro, come cittadina, ed artista.

Va evidenziato che nel concreto farsi della ricerca sono state diversi i «ritorni sul campo» in relazione anche alla prima storia, in particolare per colloqui con la referente dell'Uf ficio cultura, la quale è stata nella ricerca un testimone signi ficativo con la quale diverse volte ho potuto avere continui riscontri e scambi rispetto a ciò che via via rilevavo. Pertanto la distinzione delle fasi di ricerca qui presentate ha meramente un intento analitico73.

Le interviste si sono focalizzate, per quanto quanto riguarda sia associazioni, che gruppi che uf fici comunali di quartiere e enti privati informali su:

a) Le pratiche: il racconto della propria esperienza e della propria presenza sul territorio- descrizione della storia dell’associazione/gruppo, servizio/uf ficio/ente, quale senso viene

73 Per ogni intervista si riporta per ogni citazione effettuata, una lettera che costituisce l'iniziale del nome, e l'ente, o associazione, o gruppo di afferenza. In appendice è possibile visionare l'elenco di tutti i soggetti intervistati. Le interviste sono state registrate e archiviate con file audio, in alcuni casi per i colloqui informali ci si è affidati a note personali, in questi casi viene sempre specificata questa natura riportando nella citazione la dicitura Rd, come resoconto diretto.

riconosciuto al proprio ruolo, al proprio agire sul territorio, gli obiettivi che lo caratterizzano, la strutturazione e il cambiamento nel tempo;

b) Le esperienze partecipative e di collaborazione civica cui si è preso parte: motivazioni e spinte, cosa facilita l'impegno, quali aspettative, cosa si ritiene sia l'effetto,

c) Le forme del rapporto in gioco- e/o desiderate ed attese tra cittadini- istituzioni: modalità di collaborazione, di decisione; quali aspetti lo de finiscono e quali ruoli sono riconosciuti; come si è strutturato ed cambiato nel tempo, il racconto di episodi significativi; eventuale specifica indagine sul ruolo di operatori e referenti comunali e di quartiere che si rapportano con i cittadini.

Nello specifico di interviste relative anche all'indagine di leggi, regolamenti ed uffici impegnati nella promozione della partecipazione e cittadinanza attiva:

a) La genesi e lo sviluppo degli strumenti

b) Quale tipo di partecipazione e collaborazione facilitano e definiscono c) Le sfide e le opportunità della loro applicazione