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Denizenship: i diritti sociali di cittadinanza

PARTE 2 LE INTERVISTE

5.4 Denizenship: i diritti sociali di cittadinanza

Con i ragazzi sono state anche affrontate le tematiche riguardanti alcuni diritti di cittadinanza, ovvero la possibilità di poter accedere al sistema di welfare state italiano, dal momento che, in alcune situazioni, si profilano delle differenziazioni nell’accesso a determinanti interventi di natura economica o in merito a servizi e prestazioni sulla base del possesso della cittadinanza italiano o di un certo numero di anni di residenza in Italia o in una determinata regione184. Come abbiamo già descritto nella prima parte di questo lavoro, si tratta della denizenship185, ovvero di una forma di ‘cittadinanza sociale’ basata sulla residenza, che nonostante la non appartenenza completa al sistema dello Stato permette di accedere, ma molto spesso esclude, all’accesso di determinate risorse e prestazioni sociali.

Rispetto a tali normative alcuni ragazzi dimostrano una certa conoscenza della materia soprattutto per le questioni che hanno potuto vedere da vicino anche tramite i familiari (tasse universitarie, case popolari, prestiti, mutui, assegni di maternità …) e talvolta vedono nella partecipazione politica la possibilità di pensare a un cambiamento.

Alla politica in generale non mi interesso tantissimo, ma ci sono alcune leggi come quella per avere un bonus bebè qui in Friuli che richiede 5 anni di residenza agli stranieri, perché tutto questo tempo, anche altre leggi, queste sono penalizzazioni, ho visto che ci sono persone che lavorano che non possono accedere nemmeno al bonus gas, ed è difficile per loro, lavorano e pagano le tasse. Secondo me bisogna abbassare i tempi di permanenza nello stato … poi ti chiedono il CUD e se uno lavora a nero e non ha queste documentazioni non può fare queste richieste, è in difficoltà ed è ancora più in difficoltà, non solo economica ma anche psicologica, non possono fare niente e vengono trascurati. (Michael, 22 anni, nato in Ghana, in Italia dall’età di 12 anni, cittadino ghanese, deve richiedere la cittadinanza).

184 Si veda ad esempio la L.R. del FVG n° 18 del 15 ottobre del 2009, recante “Norme per la

valorizzazione della residenza e dell'attività lavorativa in Italia e in regione nell'accesso ai servizi dello stato sociale” e la L.R. del F.V.G. n° 7 del 24 maggio 2010, recante “Interventi a sostegno della famiglia e della genitorialità” o a livello nazionale, ad esempio la L. 448 del 23 dicembre 1998 art. 65 sull’assegno

per nucleo numeroso. 185

Zanfrini Laura, Cittadinanze. Appartenenza e diritti nella società dell’immigrazione, Editori Laterza, Roma – Bari, 2007, pag. 23 e seguenti.

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Vedo che anche chi non ha la cittadinanza ha il permesso di soggiorno riesce a fare tutto, per esempio ottenere la riduzione delle tasse universitarie, riescono a fare tutto tranne spostarsi liberamente. Per esempio anche mia zia che ha un permesso di soggiorno che dura due anni è riuscita a ottenere prestiti pur avendo un contratto a tempo determinato. (Alika, 21 anni, nata in Colombia, in Italia dall’età di 9 anni, cittadina italiana e colombiana).

In generale se io potessi modificare qualcosa farei leggi più accoglienti. Abbiamo viaggiato in Europa, in Svizzera e Germania e forse si sta ancora un po’ meglio di qua. Tipo se vai là, appena arrivato ti danno la casa, lo Stato ti aiuta a cercare lavoro, se hai figli da mantenere e vedono che non ce la fai ti ad ogni figlio ti danno 300 - 400 €, se nasci li ti danno la cittadinanza di li, se sei stato li almeno 6 anni, ti danno una carta in cui è sicuro che dopo automaticamente ti arriva cittadinanza, o al massimo massimo dopo 7 anni, però automaticamente, fanno tutto loro. Qui in Italia dipende un po’ dalla fortuna, se ti capitano delle opportunità … tipo ad amici di mio padre hanno avuto la casa popolare, ad altri dopo 3 anni hanno ottenuto la cittadinanza, dopo 5 anni che avevano l’asilo politico hanno fatto domanda e dopo 3 anni hanno avuto la cittadinanza le case popolari. Per le case popolari certi hanno avuto subito perché guardano il reddito quelle cose la e vedono se dartela o no. Per darti degli aiuti, c’è sempre tanta gente che chiede, ed è giusto che guardino com’è la situazione e se sei economicamente malmesso è giusto che ti diano, non importa se sei italiano o straniero. (Hachim Ali, 18 anni, nato in Iraq, in Italia dall’età di 7 anni, non ha la cittadinanza italiana).

L’impressione è, che per quanto riguarda l’Italia, l’eventuale ottenimento di benefici dipenda dalla ‘fortuna’, ovvero l’impressione di alcuni ragazzi è che non ci siano delle regole chiare e uniformi sul territorio nazionale in modo che la concessione di determinati aiuti o prestazioni possa apparire meno aleatoria. Altri ragazzi mettono in conto che ci possano essere dei criteri di preferenza ma auspicano ad una mediazione tra i diversi interessi e le diverse posizioni.

Per prestazioni sociali mirate agli italiani, io andrei a vedere come stanno le persone, se gli italiani sono più ricchi è giusto dare ad altri, ma d’altra parte è anche vero che uno che è arrivato da due mesi non può avanzare subito pretese. Bisognerebbe trovare una via di mezzo, non solo tutto agli stranieri, e nemmeno tutto agli italiani. (Mattia, 25 anni, nato in Polonia, in Italia da quando aveva un anno, cittadinanza italiana e polacca).

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Ritorna però nuovamente il tema della crisi economica e la difficoltà di trovare un impiego, che rende ingiustificato, per alcuni ragazzi, l’ingresso di nuovi immigrati, dal momento che non ci sono le condizioni per poter garantire loro un lavoro e una condizione di vita dignitosa.

Non ha senso di fare entrare altre persone, abbiamo già problemi noi stranieri che siamo qua in Italia, secondo me non ha senso far arrivare una persona che magari ha la sua vita la sua casa nel suo paese, c’è la crisi economica, non c’è lavoro. Se sei venuto qua per migliorare la tua situazione economica non raggiungerai questo obiettivo, in questo momento preciso. Questo non è uno dei periodi migliori, se la situazione migliorasse non avrei problemi a far venire un parente. (Sara, 17 anni, nata in Italia da genitori ghanesi, cittadina ghanese).

Adesso in Europa e in Italia ci sono tanti immigrati, non ha senso far venire altri immigrati, è meglio che rimangano a casa loro dove hanno una casa e un lavoro, non ha senso farli soffrire, ora non c’è più niente, non c’è lavoro. (Caterina, 19 anni, nata in Burkina Fasu, in Italia dall’età di 9 anni, ha richiesto la cittadinanza).

Probabilmente, molti ragazzi vedono le difficoltà che negli ultimi tempi stanno incontrando i loro genitori o altri parenti vicini nel mondo del lavoro. Disoccupazioni, casse integrazioni, mobilità, rischiano di mettere a repentaglio un progetto che ha comportato molti sforzi e molti sacrifici.