PARTE 2 LE INTERVISTE
4.7 Le differenze in famiglia
All’interno dell’intervista abbiamo approfondito anche il tema delle relazioni all’interno della famiglia. Tenuto conto che molti dei ragazzi intervistati hanno vissuto ormai più in Italia che nel paese di origine, abbiamo ritenuto utile chiedere ai ragazzi se all’interno delle loro famiglie ci siano state delle frizioni e tensioni da attribuirsi, a loro parere, a una distanza ‘culturale’ o di ‘stili di vita’ tra i modelli comportamentali del paese di provenienza e quelli del paese di vita attuale. Le differenze emergono spesso nel confronto con i coetanei italiani e dello stile di vita che essi hanno.
Tra gli italiani e me vedo differenze, ad esempio ragazze anche più piccole di me, sono .. non so … con la testa fra le nuvole, viaggiano nel loro mondo e poi sempre in giro a bere e ubriacarsi, anche con altre
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persone straniere abbiamo detto che è strano che qua le ragazze bevono così tanto e si ubriacano, qua i giovani pensano più a divertirsi che pensare al loro futuro. Io esco, ci mancherebbe, ho 19 anni i genitori mi lasciano uscire, ma non mi interessa fare quella vita là, ho avuto più restrizioni rispetto a coetanei italiani, all’inizio non le accettavo, dicevo’ perché lei che è più piccola può uscire e fare festa’, ci sono stati dei contrasti, ma non tanto forti, all’inizio non capivo tanto questa cosa, ma ora penso che hanno fatto bene a vietarmi alcune cose. (Cosmina, 19 anni, nata in Romania, in Italia dall’età di 9 anni).
Mi sento per l’educazione, per come sono cresciuta molto colombiana, soprattutto nel rispetto dei genitori e per la madre, siamo rimasti molto colpiti di come c’è bambino che dice alla mamma di stare zitta di non rompere, o risponde, da noi questo non esiste se rispondi così puoi già sputare tutti i denti. (…) anche io ho provato a rispondere ma mi è andata male e quindi non è successo mai più. (Alika, 21 anni, nata in Colombia, in Italia dall’età di 9 anni).
Tra me e gli amici italiani, si sente una differenza di cultura, un diverso stile di vita. Tra quelli che vengono dal mio paese si tende a mantenere uno stile di vita vecchio sempre quello. Per il resto le differenze dipendono dalle famiglie più che dalle nazionalità, ci sono famiglie che danno maggiore libertà e altre meno. (Ahmed, 19 anni, nato in Burkina Fasu, in Italia dall’età di 10 anni).
Talvolta i ragazzi intervistati percepiscono delle differenze tra loro e i coetanei italiani, alle volte in merito all’educazione ricevuta, ma più spesso rispetto a uno stile di vita che per loro è caratterizzato da maggiore durezza a causa delle ristrettezze economiche.
Sono venuti fuori dei contrasti con i genitori, soprattutto per la libertà, i miei coetanei italiani hanno più libertà rispetto a me, di uscire, di usare i soldi come vogliono, io no, a casa mia non funziona così, studio, lavoro e contribuisco in casa. E con i soldi non li spendo per andare in vacanza e non faccio un viaggio. (Michael, 22 anni, nato in Ghana, in Italia dall’età di12 anni).
I contrasti in famiglia possono riguardare quindi anche i percorsi scolastici, i genitori spesso spingono per percorsi brevi e professionalizzanti, in modo che il figlio possa contribuire all’economia familiare, ma alcuni giovani sono caparbi e si impuntano sulle loro scelte, cercando di conciliare alle volte lavoro e studio, non senza difficoltà.
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Con i miei genitori, ho deciso io che volevo fare il liceo, ho deciso io che volevo fare l’università e che volevo andare lavorare, ho deciso io che ‘basta andare in Albania!’ e che voglio girare l’Europa, ci sono stati vari momenti in cui siamo andati a cozzare su diverse cose, perché giù le figlie sono di più sotto il controllo dei genitori. I miei genitori volevano che io facessi una scuola professionale, mi hanno fatto fare il primo anno e mi hanno detto che se andavo bene potevo proseguire, ed è andata bene. Ho girato un po’ per l’Europa. (Daisy, 23 anni, nata in Albania, in Italia dall’età di 10 anni).
Pur essendoci delle disparità in merito alle capacità economiche, le differenze in merito alle regole non appaiono in certi casi dettate dal paese provenienza della famiglia, bensì dalle singole famiglie e dalle regole che vigono all’interno di essa. Talvolta sembra più che si parli di uno ‘scontro’ generazionale più che tra costumi, abitudini o ‘culture’ differenti.
È normale che mio padre mi dice che quando era giovane lui non faceva determinate cose, ma non ci sono mai stati grossi problemi con la mia famiglia, alla fine mio padre crede che fino a che vivi in una società devi cercare di adattarti ai comportamenti, anche rispetto ad altre famiglie ghanesi ritengo che siamo ben inseriti. (…) Con Italiani ci sono delle differenze, anche culturali, alcune cose i miei genitori non me le consentono o me le consentivano più tardi, come andare in discoteca a 15 anni, magari mi dicevano di aspettare i 18 anni. (…) La cultura ghanese per alcuni aspetti è più rigida di quella italiana, come nelle libertà di uscire, ma dipende anche dalla famiglia, la mia è abbastanza aperta e ben inserita in Italia, altre sono più isolate. (Jessica, 23 anni, nata in Ghana, in Italia dall’età di 13 anni). Ci sono state delle discussioni con i miei soprattutto all’inizio. Mi mettevo la minigonna e le magliette aderenti, mi truccavo e mio padre diceva che queste cose noi non le dovevamo fare. Ma anche mio padre ha in mente il Burkina di tanti anni fa, adesso le cose sono cambiate anche la, si mettono i jeans, si truccano. (Caterina, 19 anni, nata in Burkina Fasu, in Italia dall’età di 9 anni).
I miei genitori non mi facevano difficoltà se uscivo con amici italiani, però se uscivo con amici cinesi i miei avevano più facilità per comunicare e spesso erano figli di amici dei miei, allora era più facile per loro mantenere la comunicazione, ma i miei sono tranquilli. (Matteo, 24 anni, nato in Italia da genitori cinesi)
Con i miei sento maggiormente differenze generazionali che culturali, tra Italia e Polonia, ci possono essere delle differenze, magari nella
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cucina e in alcuni costumi sociali, ma non vedo tutta questa differenza. Credo che in alcune cose i ragazzi polacchi sono meno fortunati rispetto all’Italia, quando ero bambino e andavo la e tutti in classe mia avevamo il computer e in Polonia ce ne era solo uno ogni tanti bambini e si andava tutti a casa sua. (Mattia, 25 anni, nato in Polonia, in Italia da quando aveva un anno).