PARTE 2 LE INTERVISTE
5.2 Un punto di partenza, la possibilità di spostarsi liberamente
Come introduce l’ultima affermazione di Caterina nel paragrafo precedente, il tema della crisi economica internazionale che colpisce gravemente la possibilità di trovare un lavoro è molto sentita dagli intervistati. I ragazzi, anche se studenti, sono spesso impegnati in diversi lavori part-time (come camerieri, danno ripetizioni, sono mediatori culturali, fanno assistenza ad anziani, etc.) per mantenersi alcune spese personali o gli studi universitari e per contribuire alle spese ordinarie della propria famiglia.
Alcuni dei genitori dei ragazzi intervistati sono disoccupati, in mobilità o in cassa integrazione e spesso sono i ragazzi che essendo giovani e più ‘spendibili’ nel mercato del lavoro ‘precarizzato’ e frammentato, sono costretti ad andare a lavorare per aiutare la famiglia nel sostentamento.
I ragazzi stessi, come i loro coetanei italiani, pensano all’opportunità di andarsene all’estero in un altro paese europeo o addirittura extra-europeo, raggiungendo altri parenti oppure di fare rientro nel paese di origine con il capitale culturale accumulato vivendo in Italia. Sembra che la possibilità di spostamento sia una possibilità considerata naturale, un segno di uguaglianza tra le seconde generazioni e i loro coetanei italiani.
Come ha sottolineato Bauman però nei processi di globalizzazione sono presenti dei fenomeni di stratificazione della mobilità, ovvero dei fenomeni alla luce dei quali, alcune categorie di persone sono libere di muoversi liberamente, mentre altre devono affrontare forti limitazioni e rigidità 180. Tale limitazione arriva fino al caso estremo in cui troviamo i clandestini, i sans papiers, ai quali viene negata persino la
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Bauman Zygmunt, Dentro la Globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Editori Laterza, Roma – Bari, 1999, pag. 79.
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presenza fisica nel territorio statale se non in luoghi o meglio, non-luoghi, appositamente istituiti per la loro ‘accoglienza’ 181.
Ho la cittadinanza italiana dai 16 anni, ringrazio mia madre perché non ho avuto problemi di permessi di soggiorno e trovare un lavoro con un contratto, mi ha dato la possibilità di andare a Londra anche. Si è importante avere la cittadinanza, più che altro per le comodità. (Alika, 21 anni, nata in Colombia, in Italia dall’età di 9 anni, cittadina italiana e colombiana).
Trovo giusto che una persona abbia la possibilità di potersi spostare ovunque, prima di tutto perché adesso la situazione scolastica e lavorativa non è delle più floride, e quindi avere questa possibilità di spostarsi o che ti si prospettano altre possibilità in altri paesi europei, e avere la possibilità di potersi muovere li credo sia giusto. Anche perché non solo io che prospetto un futuro scolastico fuori di qua, ma anche i miei compagni di classe che sono italiani, quindi vuol dire che la situazione qua va comunque peggiorando, quindi mi sembra giusto che, come un italiano anche una persona come me, che è italiana perché è nata qua, possa avere la possibilità di spostarsi come gli altri. (Sara, 17 anni, nata in Italia da genitori ghanesi, cittadina ghanese).
Il tema del lavoro è molto sentito anche se si decide di rimanere in Italia; la cittadinanza appare importante per poter accedere a determinate occupazioni e funzioni, e in alcuni casi il possesso o meno della stessa potrebbe essere la discriminante tra l’assunzione o meno. Come possiamo leggere qui sotto, la ragazza, ora che i suoi genitori e le sorelle minorenni hanno ottenuto la cittadinanza, sente una maggiore impellenza per ottenerla.
Dei permessi di soggiorno, se ne occupavano sempre i miei genitori e non sono mai stata coinvolta direttamente (…) Non avere la cittadinanza non mi ha mai creato dei problemi, ma credo che me li creerà in futuro, per gli studi che faccio, giurisprudenza, dovrò avere la cittadinanza italiana per accedere al mondo del lavoro. Vorrei comunque ottenerla perché ce l’hanno tutti i miei familiari. Da quando l’hanno avuta i miei familiari ho sentito di più l’esigenza di avere anche io la cittadinanza soprattutto per poter lavorare. La cittadinanza la vedo come una possibilità che mi farebbe accedere più facilmente al mondo del lavoro. Sto comunque procedendo per
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poterla richiedere. (Jessica, 23 anni, nata in Ghana, in Italia dall’età di 13 anni, cittadina ghanese).
L’impressione di alcuni è che a parità di condizioni venga preferito un cittadino italiano, ma in questo caso non pare esserci urgenza per l’ottenimento anche perché la ragazza è cittadina europea. La necessità di possedere lo status civitatis si fa pressante anche per l’indirizzo di studio prescelto e per aver la possibilità di trovare di trovare un lavoro corrispondente al profilo professionale per il quale si è studiato.
Ho la cittadinanza ghanese, mio padre da un mese ha la cittadinanza italiana ma io ero già maggiorenne. Desidero certamente ottenere la cittadinanza italiana, avendo trascorso tutto questo tempo qui, mi sento italiano e non lo sono per questioni burocratiche e questo un po’ mi penalizza, anzi mi penalizza … non posso accedere a concorsi pubblici, non posso accedere a certi settori di lavoro, sono qua da tanto tempo non sono mai andato contro le forze dell’ordine, non ho mai preso una sanzione, vivo, pago le mie tasse e non so perché mi devono negare questa opportunità. Mi sento di appartenere a questo paese, io parlo italiano, studio e scrivo in italiano, molte volte penso in italiano. Con la cittadinanza potrei trovare più facilmente lavoro, potrei emigrare in altri paesi senza fare richieste di fare permessi di soggiorno, quindi spostarsi più facilmente. (Michael, 22 anni, nato in Ghana, in Italia dall’età di12 anni, cittadino ghanese, deve richiedere la cittadinanza).
In questo caso la cittadinanza pare essere non solo una questione pratica, i vantaggi dati dall’eliminazione del rituale del permesso di soggiorno è citata solo alla fine assieme alla possibilità di spostarsi in altri paesi, data quasi per scontata. C’è un sentimento forte di penalizzazione e ‘discriminazione’ dato dal fatto di non poter accedere a certi posti di lavoro pubblici a fronte di una sicurezza aver condotto una vita molto regolare, rispettando le leggi avendo sempre pagato tutte le tasse. Per una questione di tempi burocratici si è creata una disparità tra la situazione del ragazzo e quella degli altri familiari.
La cittadinanza pare quindi essere un elemento che da maggiore certezza e maggiori possibilità di spostamento, per avere la possibilità ricercare ,anche in altre aree del continente Europeo, il lavoro. Quanto emerso appare in linea con alcune ricerche in merito ai vantaggi che gli stranieri percepiscono di raggiungere grazie alla cittadinanza. Tra questi al primo posto troviamo proprio la libera circolazione in Italia e
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in U.E. (40,2 %), seguito dalla fine dei problemi burocratici (19,8 %), poi dalla percezione di una minore discriminazione (15,5 %) e l’acquisizione di diritti politici (11,9 %)182.