PARTE 2 LE INTERVISTE
4.8 Frequentazioni e relazioni sociali
I ragazzi delle seconde generazioni intervistati, hanno relazioni sociali intense, tanto con ragazzi con i quali condividono le origini, quanto con ragazzi italiani. La scuola e le attività sportive, oltre che luoghi dove avvengono, come abbiamo visto in precedenza, forme di discriminazione, possono essere luoghi che aiutano a fare conoscenze e incontri anche tra giovani di provenienze differenti. Molti dei ragazzi vantano amicizie che si portano avanti da molto tempo, dai primi inserimenti nella scuola. I mezzi di comunicazione attuali, i cellulari, i social network aiutano a mantenere contatti anche a distanza. Nessuno, seppur citando alcuni episodi spiacevoli, si è espresso in tono sprezzante nei confronti della generalità dei ragazzi italiani e soprattutto facendo facili generalizzazioni; eventualmente si sono limitati a circoscrivere le singole persone e i singoli episodi spiacevoli.
Nel tempo libero frequento il centro di aggregazione c’è la connessione internet e mi trovo con gli amici, poi gioco a calcio, nella squadra ci sono altri africani e albanesi. Nel calcio ci sono calciatori di colore e a me fa molto piacere, perché secondo me siamo tutti uguali al di là del colore della pelle, siamo esseri umani e quindi è giusto che ci mescoliamo. (René, 18 anni, nato in Burkina Fasu, in Italia dall’età di 13 anni).
Nel tempo libero, mi vedo con gli amici, sto al computer su facebook, ascolto musica anche di giù, americana, mi piace. I miei amici sono ragazzi che ho conosciuto da piccolo e altri incontrati dopo, con alcuni mi sento ancora con altri ho chiuso. Sono misti, alcuni sono italiani e altri sono di altri paesi, Romania, Albania … (Hachim Ali, 18 anni, nato in Iraq, in Italia dall’età di 7 anni).
Avendo fatto le scuole medie e superiori ho stabilito un certo tipo di rapporto con gli amici che ancora mantengo, grazie alla mia prima classe, mi hanno aiutato ad inserirmi bene, dopo 10 anni ho ancora dei contatti con quei compagni e siamo ancora amici, grazie a loro mi
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sono integrato tantissimo. (Michael, 22 anni, nato in Ghana, in Italia dall’età di 12 anni).
Gran parte dei ragazzi parla di comunità di persone provenienti dal loro paese di origine, presenti in città o in altre città vicine. In alcuni casi i genitori dei ragazzi avevano un ruolo di rilievo rappresentanza all’interno della comunità. Tale attività pare però interessare più i loro genitori che i ragazzi stessi; sembrano costituire luoghi di incontro per celebrazioni, matrimoni, battesimi, funerali o in altri casi per discutere di problematiche specifiche e, quando possibile, fornire aiuto a chi è più in difficoltà.
Qui a Udine ci sono molti ghanesi, non c’è una comunità forte, a Pordenone che è più piccola, c’è una comunità più forte. Qui ci troviamo per feste e purtroppo nei funerali. Feste di matrimonio, battesimi, compleanni, a volte solo con gli amici molte volte sono feste dei nostri genitori ma andiamo anche noi. Non abbiamo una sede, ma il prete di San Pio X ci concede una stanza abbastanza grande. (Michael, 22 anni, nato in Ghana, in Italia dall’età di 12 anni). La comunità, ci conosciamo tutti, abbiamo fatto per 3 anni capodanno cinese, mio padre alle volte fa riunioni con altri soci. Poi c’è anche la chiesa evangelica. (Matteo, 24 anni, nato in Italia da genitori cinesi).
Faccio parte di una associazione culturale albanese che si chiama ‘Cicogna’, organizziamo eventi in corrispondenza di particolari ricorrenze. Le attività dell’associazione si svolgono soprattutto in occasione di feste grosso modo 4 volte all’anno … ci sono giovani e adulti, sono in contatto con i membri più giovani via facebook, ci vediamo in stazione, in centro, ma per il resto le mie frequentazioni sono miste, italiani, albanesi, africani, svedesi … (Daisy, 23 anni, nata in Albania, in Italia dall’età di 10 anni).
Mio papà è stato presidente dell’associazione ghanese, ora non lo è più, e spesso organizzavano attività culturali, festival, poi incontri con la Questura perché mio padre lavora anche come interprete collaborando con la Questura. (Jessica, 23 anni, nata in Ghana, in Italia dall’età di 13 anni).
Ci sono altri colombiani a Udine ma non li frequentiamo molto, ho amiche colombiane, precedentemente avevamo un gruppo di ballo tipico colombiano, ma poi alcune sono andate a vivere da un’altra parte, altre hanno altri interessi, ci vediamo ogni tanto ma meno. (Alika, 21 anni, nata in Colombia, in Italia dall’età di 9 anni).
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Parlando con i giovani intervistati, l’impressione che se ne è ricavata è che i ragazzi partecipano alle attività comunitarie, che fungono anche da veicolo per l’aggregazione, ma che i veri promotori e protagonisti siano di fatto i loro genitori. Anche se talvolta, i ragazzi finiscono per avere delle frequentazioni ‘etnicamente’ caratterizzate, non pare che essi attribuiscano importanza alla suddivisione delle frequentazioni in base alla provenienza, sebbene possa accadere che ci sia una maggiore condivisione anche emotiva con chi ha avuto e ha tutt’ora esperienze di vita simili e condivida analoghe situazioni sociali e familiari.
Le riflessioni riportate qui sopra, riguardavano il pensiero dei ragazzi in merito ai temi delle appartenenze, concentrandoci nello specifico sul paese di origine e sull’Italia, sugli episodi di discriminazione e sui legami sociali e familiari.
Nel capito successivo ci occuperemo invece del tema dell’appartenenza da un punto di vista giuridico, per rilevare l’importanza che viene data da questi ragazzi al tema della cittadinanza.
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5 LA CITTADINANZA
Un altro dei temi centrali delle interviste, importante ai fini del nostro lavoro è stato quello della cittadinanza, ovvero di quel riconoscimento giuridico che oltre a sancire una determinata appartenenza a uno Stato, determina anche l’accesso a una serie di diritti.
Abbiamo chiesto quindi ai ragazzi se sono in possesso della cittadinanza italiana, se desiderano ottenerla, che benefici pensano di poter ottenere con essa e che significato danno al riconoscimento giuridico della cittadinanza. Abbiamo anche richiesto ai giovani di seconda generazione intervistati se modificherebbero le regole per l’ottenimento dello status civitatis ed eventualmente in quale modo e che requisiti porrebbero. È stato dedicato uno spazio anche alla cittadinanza Europea, chiedendo se ne fossero a conoscenza e se, vivendo in questo contesto, si percepissero come cittadini europei.
Infine, mettendo in luce l’esistenza di norme, che producono una differenziazione nell’accesso ai diritti sociali in base al possesso della cittadinanza o ad un certo numero di anni di residenza in Italia o in una determinata regione, si è chiesto ai ragazzi se fossero al corrente di tali norme e quale fosse il loro pensiero in merito.