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Le ‘culture’ e le differenze

PARTE 2 LE INTERVISTE

4.6 Le ‘culture’ e le differenze

Con i ragazzi c’è stata anche occasione di parlare delle differenze che caratterizzano il paese di origine e l’Italia. È stato inevitabile parlare di differenze cosiddette ‘culturali’; tuttavia in alcuni casi non pare che sia data grossa importanza se piuttosto che il suono delle campane per le strade si sente il canto di un muezzin, o se ci sono donne con il velo che camminano per strada, sono piuttosto gli stili di vita e l’accoglienza della persone ad essere differenti.

In Albania sono più ‘cazzari’, qui si prendono più sul serio. Se giù mi sveglio alle 7 per studiare o lavorare, mi guardano come fossi una pazza. (…) Differenze tra Italia e Albania, giù è più frequente vedere le donne con il velo, le moschee con i loro canti di 5 volte al giorno, non si festeggia il Natale ma solo il capodanno. A livello di arte tranne Skutari e Kruja non c’è molto da vedere, è un popolo a cui piace molto ballare, qui invece c’è molta arte, letteratura, ma non la valorizzate secondo me.. Non vedo molte differenze, poi salvo il fatto che qui i locali chiudono presto. Non c’è molta differenza tra Italia e Albania, ma forse anche perché io sono cresciuta nella capitale che è aperta,

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ma magari se venivo da un paesino era diverso. (…) Là si sposano presto e le amiche che avevo sono sposate con figli, mi manca un po’ la semplicità della persone e il fatto che non vanno sempre di corsa come qua, là è tutto più rilassato, se vai al bar vai e ti siedi e stai, mi mancano un po’ i tempi, i ritmi di vita. La gente è molto più cordiale e disposta ad aiutarti, si fanno carico dei tuoi problemi (Daisy, 23 anni, nata in Albania, in Italia dall’età di 10 anni).

Torna più volte il tema dello stile di vita che appare spesso più rilassato nel paese di origine, i ritmi di vita sono meno frenetici, le persone paiono prendersi meno sul serio ed appaiono più socievoli, ma tutto sommato non si vede molta differenza tra i diversi paesi; la differenza la può fare anche il fatto di provenire da una capitale piuttosto che da un piccolo paese di campagna.

C’è chi mette in risalto come anche il contesto italiano sia costituito non da una cultura monolitica e uniforme sul territorio italiano ma come invece essa sia costituita da molteplici influenze, risultato della storia e del sovrapporsi di popolazioni. Insomma, come ci ricorda Augé, che prende le distanze dall’approccio culturalista, quando la cultura viene reificata, non si pone adeguata attenzione agli aspetti problematici e dialettici della cultura stessa, dalle differenze e tensioni interne che sono proprie di ogni ‘cultura’179.

L’Italia non ha una origine unica, l’Italia è una mescolanza di origini, lo si vede dalle diverse culture delle regioni, qua (Friuli) l’Italia è segnata soprattutto dai longobardi, in Sicilia è segnata soprattutto degli arabi. (…) Anche il fatto stesso della lingua … ci sono voluti anni per scegliere una lingua tra i tanti dialetti, l’italiano era il volgare fiorentino. L’Italia è il frutto di residui di passaggi di altre popolazioni. Ogni regione ha una cultura e una storia diversa, però nello stesso momento nel quale gli italiani si decidono scegliere il volgare fiorentino come lingua ufficiale, significa che c’è una volontà di essere uniti, però bisogna dire che questa è una unione di tante diversità, bisogna sempre tenere in conto questa cosa. Bisogna avere la capacità di agglomerare queste unioni per fare qualcosa di bello. (Sara, 17 anni, nata in Italia da genitori ghanesi).

L’esperienza di vita nei due poli estremi del paese, nonché gli studi fatti, paiono aver dato alla ragazza, nata in Italia, la consapevolezza di quante sfumature e differenze ci siano all’interno dello stesso paese che tuttavia si vuole talvolta

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presentare come una entità unica e ‘culturalmente uniforme’. Anche a livello sociale e di relazioni, secondo le esperienze dei ragazzi, ci sono delle differenze già all’interno dell’Italia.

Qui in Friuli non mi piace che le persone non sono molto disponibili, sono stata a Napoli e sono più allegri e disponibili, però ho comunque vissuto 10 anni qui e sono abituata. (Jessica, 23 anni, nata in Ghana, in Italia dall’età di 13 anni).

Ci sono paesi geograficamente vicini che hanno delle affinità, anche linguistiche con l’Italia e alla fine non sono così distanti ‘culturalmente’, in fondo anche l’Italia stessa ha delle differenze interne.

Cultura per me sono le tradizioni che abbiamo. Ogni paese ha la sua cultura e le sue origini, Italia e Romania alla fine non è che sono tanto diverse, anche come lingua, hanno la stessa radice latina, ci sono cose che sono uguali all’italiano e ci sono delle differenze, ma non così tante … L’unica differenza che mi sembra che ci sia è che qua le persone sono più fredde, ma poi dipende perché mi hanno detto che le persone meridionali sono più aperte, ho anche conosciuto delle persone che venivano da giù e sembravano molto più amichevoli che qua. (Cosmina, 19 anni, nata in Romania, in Italia dall’età di 9 anni).

Le differenze tra i paesi vengono spesso rimandate ai legami sociali a familiari, che nel paese di origine vengo visti come più solidi. Maggiore pare essere la voglia di stare assieme e condividere dei momenti di festa con canti e balli e la voglia di celebrare feste religiose al di là del fatto di essere legati o meno ad una religione. In Italia invece, secondo il punto di vista di alcuni ragazzi, pare predominare un certo individualismo e la famiglia sembra essere soprattutto quella nucleare piuttosto che quella allargata.

Noi siamo molto più legati, per noi la famiglia è formata da papà, mamma, zii, cugini nonni anche zii anche di secondo grado, qui in Italia c’è il concetto di famiglia di papà mamma e figli, da noi invece è molto più allargato, anche adesso che si avvicinano le vacanze di Natale molto di più, noi abbiamo delle tradizioni a me piace molto festeggiare il Natale là in Colombia, non perché io sia credente, abbiamo tradizioni diverse e si sente molto la differenza di cultura, noi prima di Natale facciamo la novena dove si canta si fanno le preghiere e si balla, da noi la vigilia di Natale è più importante del

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pranzo di Natale che fate qua e anche capodanno è importante. (Alika, 21 anni, nata in Colombia, in Italia dall’età di 9 anni).

Del Ghana mi manca il territorio in generale e più che altro per noi il tempo è ancora umano, è questo che mi manca, per il resto, il cibo, il clima gli amici, sono cose secondarie, è questa vita tranquilla e normale che vivevo è questo che mi manca, il tempo è un’altra cosa, per lo meno per me, qui è tutto molto organizzato sento molto questa grande differenza, qui è tutto veloce, ritmi di vita veloci. (Michael, 22 anni, nato in Ghana, in Italia dall’età di 13 anni).

Come leggiamo nell’ultima dichiarazione riportata, viene enfatizzato nuovamente il fatto che nel paese di origine esisterebbero dei ritmi di vita considerati ‘più umani’, rispetto a quelli italiani ed europei caratterizzati dalla frenesia, alcuni ragazzi parlano del paese di origine come un luogo dove c’è anche una maggiore solidarietà tra le persone.

Ad altri tuttavia, la vita organizzata con orari scanditi per andare a scuola o a lavoro, appare una cosa positiva, rispetto a un contesto dove ci sono regole meno ferree e altri ritmi di vita.

Qui in Italia la tua vita è organizzata, al mattino ti sveglia vai a lavoro a scuola, poi studi, mangi, guardi un po’ di TV dormi, c’è un sistema, e da me questo non c’è, è più organizzato. Anche quando parlo con i miei amici e cugini che vivono in Iraq parlo di questo, dico che qui c’è un sistema una organizzazione e questo mi pare meglio, serve per tenerti impegnato, se è come li sei tutto il giorno a casa oppure lavori 2 o 3 ore e poi torni a casa, mi pare meglio, anche la scuola lì puoi abbandonarla quando vuoi. (Hachim Ali, 18 anni, nato in Iraq, in Italia dall’età di 7 anni).

Alcune ragazze non apprezzano affatto il maschilismo che, a loro parere, sarebbe predominante nei loro paesi d’origine. Anche il tema dell’omosessualità, per alcuni paesi sarebbe quasi un tabù e oggetto di discriminazione, tuttavia coloro che hanno avuto l’opportunità di viaggiare anche in altri paesi, hanno potuto constatare l’esistenza di altre realtà, dove vigono visioni diverse, più aperte.

Laggiù non mi piace il modo molto protettivo nei confronti della donna, non puoi uscire da sola, devi essere sempre accompagnata da un uomo, è sempre l’uomo che prende decisioni, una sorta di

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maschilismo. (Daisy, 23 anni, nata in Albania, in Italia dall’età di 10 anni).

Quando parlavo di mentalità aperta c’entra anche il fatto dell’omosessualità, in Colombia sono molto maschilisti, e se vedono un ragazzo omosessuale pensano ‘oddio tu sei malato’, invece avendo avuto la possibilità di vivere in un paese in Inghilterra in una città come Londra è una cosa normale, e anche prima lo era già avendo avuto la possibilità di vivere e stare vicino a persone omosessuali, in Colombia mi è capitato di sentir dire ‘preferisco vedere mio figlio morto piuttosto di sapere che è omosessuale’. (…)… avendo avuto la possibilità di viaggiare in Europa sono diventata molto più femminista, in Colombia gli uomini sono molto maschilisti, la donna deve essere sottomessa ed è quella che deve fare tutto e stare attenta alle necessità dell’uomo. grazie al fatto che ho vissuto qua in Europa ho la mentalità più aperta, forse troppo. (ride) Credo che il giorno in cui tornerò in Colombia, non riuscirò a stare con un uomo colombiano, tipo i miei cugini per esempio sono già cresciuti con quelle idee e io non potrei … ma d’altronde i friulani non è che sono molto diversi (Alika, 21 anni, nata in Colombia, in Italia dall’età di 9 anni)

La ragazza rifiuta quindi fermamente il maschilismo che a suo parere caratterizzerebbe il suo paese d’origine e rimanda alle esperienze fatte all’estero la sua mentalità più aperta. Tuttavia riconosce che anche in Italia e nello specifico in regione, ci sono persone con la mentalità da lei descritta e dalla quale ritiene di voler prendere le distanze anche grazie alle esperienze internazionali fatte.