PARTE 1 IDENTITÀ, CULTURA E CITTADINANZA
2.1 La cittadinanza: concetti generali
2.1.5 Il modello francese e quello tedesco
In linea generale, possiamo dire che, sebbene ci siano delle differenze tra le legislazioni dei diversi paesi e nonostante spesso ci sia una compresenza di modelli opposti, lo ius sanguinis “è sotteso a tutte le legislazioni europee”106. I modelli che tendenzialmente fanno scuola a livello europeo sono quello francese e quello tedesco, paesi di più antica immigrazione.
La normativa francese sulla cittadinanza, viene di solito portata ad esempio come normativa meno rigida con un riconoscimento giuridico delle seconde generazioni nate nel territorio francese e più favorevole alla naturalizzazione107. Tuttavia, a ben vedere, possiamo constatare che di fatto il modello ha avuto una sua evoluzione e risente del suo passato coloniale108 e della sottostante filosofia assimilazionista, nella quale si partiva dal presupposto etnocentrico della superiorità della società francese nei confronti dei popoli colonizzati che dovevano venire quindi inglobati e ‘assimilati’ senza badare alle loro peculiarità. Nonostante infatti, la Francia sia considerata la culla dei principi di libertà e uguaglianza, vennero, nella seconda metà dell’800, operate delle differenziazioni e appellandosi alle differenze religiose, a ebrei e algerini venne paradossalmente riconosciuta la nazionalità francese, ma non la cittadinanza109.
Successivamente la naturalizzazione fu possibile ma solo dopo aver dichiarato fedeltà alle leggi francesi ed essersi impegnati all’abbandono di pratiche religiose incompatibili con l’ordine nazionale. Nel 1889 venne inserito quindi lo ius soli che dava automaticamente la cittadinanza a chi aveva almeno un genitore francese e la concedeva al compimento dei 18 anni a chi era nato sul territorio francese e non aveva genitori francesi.
106
Colombo Enzo, Domaneschi Lorenzo, Marchetti Chiara, Una nuova generazione di italiani. L’idea di
cittadinanza tra i giovani figli di immigrati, Franco Angeli, Milano 2009, pag. 37.
107
Per una trattazione approfondita e avvincente del tema della naturalizzazione si rimanda a Sayad, nella sua opera principale, dedica un intero capitolo, analizzandone il significato sia per la società ‘naturalizzante’ che per la società di partenza, nonché per le singole persone oggetto di tale concessione, Sayad Abdelmalek, op. cit., pag, 299.
108
Per una analisi approfondita del colonialismo francese e dei suoi effetti, nonché dell’attualità di questo tema si rimanda a: Costantini Dino, Una nuova malattia. Il “nuovo discorso coloniale”francese e i
suoi critici, Plus Edizioni, Pisa, 2006.
109
Costantini Dino, Una malattia europea. Il “nuovo discorso coloniale” francese e i suoi critici, Plus Edizioni, Pisa, 2006, pag. 54.
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Dopo un lungo periodo in cui la Francia ha importato manodopera selezionata in base alla desiderabilità sociale, soprattutto nelle fasi successive alle guerre, a partire dagli anni ’70, con la crisi petrolifera, vennero chiuse le frontiere e si è tentato di bloccare l’immigrazione per lavoro, di conseguenza emerge la figura del ‘sans-papiers’, persona, non desiderata e priva dei documenti per il soggiorno110 e di conseguenza priva di tutti i diritti di cittadinanza.
La normativa francese ammette i cittadini di paesi terzi al godimento di diritti politici solo dopo la loro naturalizzazione. Il riconoscimento della cittadinanza viene dato, ai figli degli immigrati, indipendentemente dalla condizione di residenza dei genitori purché i ragazzi abbiano svolto la formazione scolastica superiore in Francia.
La Germania, dall’altra parte, ha rappresentato per lungo tempo “la patria dello
ius sanguinis per eccellenza, sulla scia di una concezione della nazione come comunità
legata da affinità di sangue e di cultura”111. Alcuni filosofi tedeschi, come ad esempio Fichte, esaltavano il popolo tedesco e lo consideravano destinato alla guida del mondo perché era l’unico considerato ancora puro mantenendo intatta la propria lingua, la cultura e evitando commistioni di sangue Solo a fine ‘800 la Germania divenne paese di immigrazione e la linea fu quello della selezione dei lavoratori nonché quello della temporaneità dei soggiorni. Il principio della purezza della razza e dell’unicità del popolo tedesco fu estremizzato e brutalmente messo in atto poi durante l’epoca di dominio nazista nella quale vennero attuate deportazioni di massa e genocidi tra i più terribili della storia dell’umanità.
Nell’immediato dopoguerra, ai fini della ricostruzione e per rispondere al successivo sviluppo economico, fu nuovamente attuato un reclutamento selezionato di immigrati, concepiti sempre come forza lavoro ‘ospite’ (Gastarbeiter) che dovranno rimanere solo provvisoriamente sul territorio.
Solo in epoca recente, nel 1991, venne riconosciuta l’immigrazione da più tempo presente nel territorio. Inoltre con una nuova legge sulla concessione della cittadinanza entrata in vigore nel 2000, anche la Germania ha inserito elementi di ius
soli andando quindi a riconoscere la cittadinanza anche a quelle popolazioni da più
110
Morice Alain, Selezione, razzismo e assimilazione in Francia, in Basso Pietro e Perocco Fabio, a cura di,
Immigrati in Europa. Diseguaglianza, razzismo, lotte, Franco Angeli, Milano, 2003, pag. 193.
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tempo presenti in particolare turchi, jugoslavi e polacchi112. La normativa tedesca privilegia quindi la concessione della cittadinanza sulla base della naturalizzazione e, ai fini dell’estensione dei diritti politici, richiede la rinuncia alla cittadinanza del paese d’origine113.
In alcuni casi i paesi europei, hanno ‘addolcito’ la propria normativa alla luce dei cambiamenti della società e inserito nella propria normativa elementi che contemplano anche lo ius soli, per favorire l’integrazione delle seconde generazioni, nonché procedure facilitate o più rapide per il processo di naturalizzazione. Le differenze tra i singoli paesi rispecchiano in linea di massima la storia di emigrazione e immigrazione. Se da una parte infatti, paesi di immigrazione più recente come Spagna, Grecia, Irlanda e Italia, applicano normative più restrittive per la concessione della cittadinanza, dall’altra parte paesi come Germania, Francia, Gran Bretagna e Olanda si contraddistinguono per normative meno restrittive114.
Non necessariamente, queste accortezze sono tuttavia sufficienti per evitare l’insorgere di problemi derivati dalla presenza degli immigrati nel paese, perché come avverte Sayad, l’integrazione è:
“quel tipo di processo di cui si può parlare solo a posteriori, per dire se è riuscito o se è fallito. È un processo che consiste idealmente nel passare dall’alterità più radicale all’identità più totale (o pretesa tale). Se ne constata la fine, il risultato, ma non può essere colto nel corso della sua realizzazione perché coinvolge l’intero essere sociale delle persone e le società nel suo insieme. È un processo continuo implicato in ogni istante della vita e in ogni atto dell’esistenza, e a cui non possiamo attribuire un inizio e una fine. Nel migliore dei casi lo si può di certo orientare, dirigere, favorire volontariamente. Ma soprattutto non bisogna immaginare che sia un processo armonioso privo di conflitti”115.
L’integrazione è un quindi un processo complesso, non privo di insidie, che sebbene sia parzialmente direzionabile, mantiene sempre una dose di imprevedibilità
112
Kammerer Peter, Germania: un secolo di politica migratoria, in Basso Pietro e Perocco Fabio, a cura di, Immigrati in Europa. Diseguaglianza, razzismo, lotte, Franco Angeli, Milano, 2003, pag. 178.
113
Benhabib Seyla, I diritti degli altri. Straneri, residenti, cittadini, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2006, pag. 125.
114
Colombo Enzo, Domaneschi Lorenzo, Marchetti Chiara, Una nuova generazione di italiani. L’idea di
cittadinanza tra i giovani figli di immigrati, Franco Angeli, Milano 2009, pag. 37-38.
115
Sayad Abdelmalek, La doppia assenza. Dalle illusioni dell’emigrato alle sofferenze dell’immigrato, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2002, pag. 287.
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e per cui è valutabile solo a posteriori. Ciò non toglie che, come stiamo vedendo rispetto alla trattazione del tema della cittadinanza, non si possano non analizzare i significati sottostanti a determinate scelte politiche in merito.
Nel paragrafo successivo andremo quindi a delineare quali sono le politiche per l’ottenimento della cittadinanza italiana, per cercare di comprendere meglio quale sia il pensiero dello Stato italiano in termini di immigrazione e quale modello di integrazione sottostà a questa normativa.