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PARTE 2 LE INTERVISTE

4.2 Il paese d’origine

Nelle nostre interviste siamo poi andati ad approfondire quale rapporto intrattengono i ragazzi con il loro paese di origine, e, per quelli nati in Italia, con il paese da dove provengono i loro genitori. Il più delle volte viene visto positivamente, è il luogo degli affetti, dove si trovano gli altri familiari, nonni, zii, cugini. In alcuni casi il legame con il paese è solo virtuale, alcuni ragazzi non hanno avuto la possibilità di andarci dopo che sono arrivati in Italia tuttavia cresce la volontà di tornare per vedere com’è la situazione.

Del Ghana mi piace un po’ tutto, d’altronde ci sono cresciuta, poi ho una famiglia abbastanza grande, ci sono cugini e parenti, i legami familiari. Poi mi piace il caldo. (Jessica, 23 anni, nata in Ghana, in Italia dall’età di 13 anni).

Il Burkina fa parte degli Stati più belli … non è bello ma c’è divertimento c’è tutto, ma il problema è quello dei soldi … c’è divertimento, ma non ci sono i soldi (René, 18 anni, nato in Burkina Fasu, in Italia dall’età di 13 anni).

Con la Colombia ho un bellissimo rapporto (…) Sono tornata varie volte, ogni 2 o 3 anni, mia madre più spesso, li abbiamo molti parenti, siamo una famiglia numerosa, ho molti cugine che sono miei coetanei. Gli aspetti che mi mancano sono la famiglia e il clima … In casa parliamo sempre la lingua, ora ci sono mia zia e mia cugina qua e parliamo sempre spagnolo con loro, anche con mia madre parlo sempre spagnolo. Ascoltiamo anche la radio colombiana, via internet. (Alika, 21 anni, nata in Colombia, in Italia dall’età di 9 anni).

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Alle volte, dopo anni di permanenza in Italia, le cose cambiano, passa la nostalgia, si fanno nuovi amici, ci si abitua al clima, al cibo e si guarda il paese di origine con altri occhi.

In Romania ci vado durante le vacanze. All’inizio, il mio paese, quando sono venuta qui, mi mancava tantissimo, soprattutto mi mancava la nonna, all’inizio non potevamo portarla qui perché non avevamo lo spazio, mi mancava tantissimo, avevo tutti gli amici, qui non conoscevo nessuno però crescendo ho perso gli amici lì e ne ho fatti altri qui … Della Romania mi piace il paesaggio, il cibo, mi piace tanto il cibo rumeno, all’inizio ho fatto difficoltà ad abituarmi ai gusti che avete voi. All’inizio, tornando in Romania mi sono resa conto che c’era tanta povertà adesso negli ultimi anni si è ripresa, adesso è cambiata, all’inizio era sporca ora è più pulita, è cambiata. (Cosmina, 19 anni, nata in Romania, in Italia dall’età di 9 anni).

Non ho contatti con amici e parenti in Burkina, chiamo solo se mio padre o mia madre sono là. Avrei la curiosità di andare là a vedere come e se è cambiata, alcuni dicono che è cambiata. Mi manca ad esempio la frutta che c’è là. (Caterina, 19 anni, nata in Burkina Fasu e in Italia dall’età di 9 anni).

Io da quando sono venuto in Italia e non sono mai tornato in Ghana, sono 10 anni (…). Laggiù c’è tutta la famiglia estesa, nonni, zii, cugini ... qua siamo solo noi, una zia a Mantova e uno zio in Belgio. Ci teniamo in contatto con i parenti … In casa parliamo la lingua anche con gli amici, guardiamo la tv via satellite e ascoltiamo la radio via internet. Bisogna tenersi allenati altrimenti si dimentica la lingua. (Michael, 22 anni, nato in Ghana, in Italia dall’età di 13 anni).

L’ultima volta sono stata in Albania nel 2010, adesso come adesso doverci tornare là a vivere no, ho difficoltà con la lingua e non ho tanti amici ormai là, ne ho pochi (…) In casa parliamo la lingua, i miei genitori preferiscono parlare albanese, anche con noi, io mi sento un po’ in difficoltà perché parlo un linguaggio formale di 15 anni fa. Guardiamo anche trasmissioni televisive, tramite un decoder e vediamo i canali a pagamento, ogni sera guardiamo il telegiornale albanese. La politica è come qua, ho lasciato alcune persone 15 anni fa e adesso sono sempre le stesse. (Daisy, 23 anni, nata in Albania, in Italia dall’età di 10 anni).

I legami sociali vengono richiamati spesso e anche il clima, il più delle volte più caldo, soprattutto per quei paesi che hanno una condizione climatica molto differente da quella del nord est italiano. Anche la diversa qualità dei legami familiari e di alcune

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tradizioni viene vista in maniera nostalgica, soprattutto in prossimità delle feste che si è costretti a vivere lontani dai propri cari.

Allo stesso modo, altre volte, vengono esaltati degli stili di vita più liberi, senza le tante regole che caratterizzano la società italiana o occidentale.

Da quando sono venuto qui non sono più tornato, mi manca un po’, li ho la nonna, la zia. Mi piace lì perché c’è libertà, puoi fare di più quello che vuoi senza tante regole, ad esempio puoi andare in moto senza patente o senza casco … In casa parliamo nella nostra lingua, altrimenti mio fratello che è nato qua non impara, però quest’estate è tornato là e quando è tornato parlava meglio di me (Ahmed, 19 anni, nato in Burkina Fasu, in Italia dall’età di 10 anni).

Rispetto all’Iraq non ricordo molto, è tutto sfuocato, non sono più tornato, abbiamo ancora parenti, nonni zii e cugini, adesso è migliorato là, non c’è più la dittatura, è molto migliorato, adesso c’è uno stato di sviluppo. (...). Con i parenti ci sentiamo via skype, parlo la lingua, in casa parliamo la lingua i miei non vogliono che la dimentichiamo, in tv, via satellite guardiamo programmi iracheni. (Hachim Ali, 18 anni, nato in Iraq, in Italia dall’età di 7 anni).

Quindi, in famiglia quasi sempre si parla la lingua d’origine, soprattutto per non far dimenticare le origini e per fare in modo che i figli nati in Italia che non sono a contatto diretto con il paese la imparino. Le tecnologie moderne, internet, tv via satellite, telefoni, aiutano a tenere i contatti con i familiari e a poter seguire gli accadimenti e l’evoluzione politico sociale del paese. Ci sono anche casi in cui la famiglia, che ci tiene molto a integrarsi in Italia e far in modo che i figli non abbiano difficoltà, a casa utilizza prettamente l’italiano. Per chi è nato in Italia, il paese di origine è una scoperta, alcune volte lascia stupiti.

In Ghana ci sono stata 3 volte, è bellissimo, mi piace. Io prospetto il mio futuro là. (Sara, 18 anni, nata in Italia da genitori ghanesi).

Crea stupore vedere che le persone con tratti somatici simili ai propri, non siano relegati solo a determinati ruoli nella società, come avviene nel paese di emigrazione, ma siano impiegati in tutte occupazioni possibili nel mondo del lavoro, anche in banca, in posta, ...

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Sono stato 4 volte in Cina e la prima volta avevo 20 anni però (…) Il primo impatto è stato strano. Sai cos’è … alla fine sei abituato a vivere qua, quindi a parte lavorare in ristorante e in negozio non sei abituato. La prima impressione appena arrivato in aeroporto in aereo, andare in giro … vedevi chi lavorava in aeroporto e in banca, ti dava un certo effetto. Qui vedi solo i cinesi che lavorano in ristorante o in negozio. (…) Della Cina mi piace il divertimento, rispetto a qua in Italia, in Cina ci sono più posti dove divertirsi, qui alle 8 non c’è nessuno in giro, invece in Cina c’è tanta gente in strada, il mangiare è buono, rispetto al cinese che trovi qua che è molto occidentalizzato. (Matteo, 24 anni, nato in Italia da genitori cinesi).

Altre volte il ritorno nel paese di origine lascia più indifferenti, anche perché i contatti sono stati più frequenti e la distanza è relativamente inferiore, i legami con i familiari non sono più molto forti e sentiti.

In Polonia ci vado ogni tanto, ma non ho un rapporto molto stretto, le uniche persone che sento sono i miei nonni, quando sono andato stavo magari 2 settimane ce la raccontiamo, ma non come quando hai i nonni vicini e allora ci vai spesso e hai un riferimento. Ho dei cugini ma non amici. (Mattia, 25 anni, nato in Polonia, in Italia da quando aveva un anno).

I ragazzi intervistati alcune volte si esprimono anche in termini negativi, o meglio sottolineano gli aspetti che meno gradiscono nel paese d’origine e dai quali prendono le distanze.

Del Ghana non saprei dire cosa non mi piace, per esempio non mi piace la corruzione che è presente nel paese.

Anche nel paese d’origine sembra esserci una suddivisione sociale in gruppi distinti dove uno vuole dominare sull’altro.

Diciamo che noi giù siamo divisi per ‘razze’, la bianca, quella scura e i rom. Io farei parte di quella scura, verso la quale c’è un certo pregiudizio, ‘quella è la razza inferiore, c’è un certo pregiudizio, viene rimandata a origini egiziane, mentre la bianca viene rimandata come origine agli Illiri. (Daisy, 23 anni, nata in Albania, in Italia dall’età di 10 anni).

Oppure è la povertà e la scarsezza di risorse a rendere la vita difficile, ma anche l’utilizzo di metodi violenti all’interno della scuola.

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I miei sono immigrati qui per il lavoro, da noi non ci sono le fabbriche, non c’è possibilità di lavoro, manca anche l’acqua, la vita è difficile. Li è tutto diverso (…) Del Burkina, non mi piace che da piccola non hai quello che vuoi avere, e nemmeno la scuola mi piace, perché ti picchiano tantissimo, mamma mia quanto ti picchiano. (Caterina, 19 anni, nata in Burkina Fasu, in Italia dall’età di 9 anni).

Non mi piace molto la delinquenza che c’è laggiù.

Comunque, quasi sempre c’è un contatto con il paese di origine, si mantengono contatti telefonici o via internet, talvolta ci si passa le vacanze d’estate e si vanno a trovare i parenti e gli amici rimasti. Spesso c’è un forte desiderio di tornarci per vedere se il paese è cambiato, ma i costi elevati del viaggio bloccano tale progettualità. Chiaramente molto dipende anche dalla distanza e dalla raggiungibilità del paese di origine. Come vedremo in seguito quando analizzeremo i progetti futuri dei ragazzi, molti, nel loro progetto di vita, immaginano un ritorno definitivo, per cercare di portare il loro contributo dopo essersi formati in Europa.