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175 Di questo il fiume vidi maggior farse: III XI

Nel documento Le rime del Quadriregio di Federico Frezzi. (pagine 179-181)

per sua bontá o per suo ben guidarse. III III 084

Onde, se alcun vedesse iniuriarse III X 133

l'arca di Dio, per non inviziarse, IV XIII 122

Dunque superbia prima è reputarse III III 082

ad abbracciarlo non faríale scarse. IV IV 117

che 'n liberalitá mai fûnno scarse. IV VII 153

ed egli il suo venen tra loro sparse, II XIX 158

e tanto sangue su quel pian si sparse, III XI 044

tanto ch'egli per questo il sangue sparse, IV VII 151

La barbaresca man, che sangue sparse IV XIII 124

vidi una donna alata trasmutarse II X 017

pur ch'e' volesse ancora umiliarse IV IV 115

ira è disio d'alcun mal vindicarse, III X 131

Le ninfe tutte alla strada voltârse; I XI 013

-arso

Ed ogni luogo ivi era guasto ed arso, III X 004

Però dal sol non è questo luogo arso, IV II 100

o se la notte sol sei ore ha scarso. - IV II 102

e trovai sangue in ogni lato sparso, III X 002

si frange e sparge; e, quand'è cosí sparso, IV II 098

arse le navi in la cittá di Tarso. III X 006

-arta

l'andar alla vertú per la via arta, III IX 003

col dardo suo, come chi scrive in carta. I IX 114

Oh ti vedessi 'nanti ch'io mi parta, I IX 110

Poi ch'ebbe pianto lí ben una quarta I IX 112

Giá er'io gionto in su la piaggia quarta, III IX 001

-arte

va', ché, se vuoi, potrai da lui aitarte. - III I 024

di tenerti secreto e d'aiutarte I III 110

chi fusti, e vogli a me appalesarte. III VI 018

ferita m'ha con forza e con sua arte. I II 132

Cosí mi disse con malizia ed arte; I III 112

Ma sappi prima che forza né arte I X 025

E fece le saette con sua arte: I XIV 091

E, perché del fuggir le ninfe han l'arte I XVII 148

si fa vendetta e d'ogn'infedel arte, II III 113

E, perché qui bisogna senno e arte, II XVII 130

che do nelle battaglie ingegno ed arte. II XVIII 036

Questa fie la vittoria, e questa è l'arte, III I 022

sí li minori e dotti anco in quell'arte, III XV 011

Ogni virtú, ogni scienza ed arte IV IV 028

ebbon in forza e in battagliosa arte. IV VII 009

egli è che aperse la scienzia e l'arte, IV IX 126

cioè sollicitu' ingegnosa ed arte: IV X 110

E, perché questa è regola ad ogni arte, IV XI 088

Mai Policleto, né musaica arte, IV XV 013

e te a Tebe è degno assomigliarte; III XI 063

Come si trova nell'antiche carte, I XVIII 079

di tai ferite, né si legge in carte. II XIV 018

volessi dire, impirei troppe carte. III XV 015

sempre l'onor che insieme si comparte. - I VII 048

la sua virtú comunica e comparte. II II 108

ma 'n general l'una all'altra comparte. IV IV 030

ed altramente il suo amor comparte, IV XXI 042

qui per vederti ed anche a demostrarte IV IX 122

ha Satanasso; ed, a ciò dichiararte, II II 104

che diece miglia di qui si diparte. I IV 084

volle pigliar il cielo e discacciarte, I XIV 089

tant'ello dalla terra si disparte; I X 027

che gli è opprobriosa, si disparte, IV IV 026

chiunque la rompe, separa o disparte, IV XXI 038

Se un venisse a te a domandarte, II VII 142

- Nulla averebbe potuto gravarte II XI 148

non temer mai che possi illaquearte. - II XVII 132

piaccia a Iunon volere incoronarte. I VI 055

Né questo feci per ingiuriarte, I VII 046

sospira e dice: - A me incresce lasciarte; - IV XVI 120

- Quando il gran mostro su vorrá levarte, III I 020

o per ingegno o per forza di Marte, I VI 057

ed a' suoi descendenti il fiero Marte I XVIII 077

Non credo che spargesse giammai Marte II XIV 016

a cui ha dato forza il fiero Marte, II XVIII 032

E lí trovai armato il fiero Marte, IV VII 005

di Iove ovver d'Apollo ovver di Marte, IV X 114

di piaggia in piaggia a me convien menarte. - II III 117

la fiamma tua: - chiamandola da parte: - I II 128

- Vo cercando una ninfa in ogni parte, I III 114

Ed egli disse: - Qua a destra parte I IV 082

porrá le ninfe mie dall'altra parte; I VI 053

ond'i', a pietá commossa, alla lor parte I VII 044

- Voglio che vegni e, quando il carro parte I IX 059

che non la giunsi mai in nulla parte. I XVII 150

detto anche Tros e venne in quella parte I XVIII 081

che Dio è primo prince in ogni parte II II 106

La dea mi disse: - Andiamo in altra parte, II III 115

pensa che un oro puro a parte a parte II VII 140

da che dall'esser òr sempre si parte. II VII 144

e posemi l'incarco della parte, II XI 146

creduto avessi in tutto ovver in parte. II XI 150

dividon quelli, e, quando alcun si parte, II XIV 014

chi va e non declina a nulla parte, II XVII 128

l'onor dell'arme è anco mio in parte. II XVIII 034

fragellato nel corpo e in ogni parte. - III IV 138

Io vidi un, ch'era guasto in ogni parte; III VI 016

l'offesa o il beneficio, prendi parte III XI 059

ché, quando avvien che alcun di loro si parte, III XIV 131

E, se il padre e la madre ognun ci ha parte III XIV 133

pensa se pecca qual di loro si parte; III XIV 135

Di questo vizio dirò d'ogni parte III XV 013

E molta gente avea da ogni parte IV VII 007

Colui, che vedi in la suprema parte, IV IX 124

176

e, quando alcuna cosa da lei parte, IV XI 086

convien che l'opra vada in mala parte. IV XI 090

di mille luci splendea in ogni parte, IV XV 011

Po', come fa l'amico, che si parte IV XVI 118

Però, mirando quanto a questa parte IV XXI 040

ed hai lasciato me sol per restarte I XVII 146

ma io prometto a te di ristorarte, I X 023

A te Pilato, sol per saziarte, III IV 134

- Voglio venire e voglio seguitarte I IV 080

Rispose dopo assai lagrime sparte: I II 130

Poscia che mille lacrime ebbe sparte, I IX 061

- Come farò? oimè! 'l cor mio si sparte. - I IX 063

li gran giganti con le membra sparte. - I XIV 093

tinto di sangue e con le vene sparte. III IV 136

e sviscerati e le budella sparte, III VI 014

Pel sangue effuso e per le membra sparte, III XI 061

qual era quel di quelle membra sparte. IV XV 015

e le ferite e le lor membra sparte, IV XVI 116

-arti

mostran sette scienze, ovver sett'arti, I XII 074

Altra regina trovi, se ti parti, I XII 076

quando ha li raggi meno obbliqui o sparti. I XII 078

-arto

Lí era un uscio piccoletto ed arto, IV XI 055

come la donna, quando è presso al parto. III IV 090

Allora il verme, ch'era il mostro quarto, III IV 088

era ita, quand'io giunsi al regno quarto, IV XI 053

e tanto sangue fu in quel loco sparto, III IV 086

quando gittaimi in terra tutto sparto. IV XI 057

-arve

Mentr'io mirava, una cosa m'apparve II VI 076

e la vecchia tacette e poi disparve; II VI 074

le mie parol mi paion levi e parve. II VI 078

-asa

l'umiltá sola gli fece la casa, IV V 137

che Piatá tenga a lor la porta pasa. IV V 141

nel petto di Maria, qual è rimasa IV V 139

-asca

ch'un atto rio di piú radici nasca, III VII 104

Tu sai che fura alcun, perché si pasca; III VII 106

che ha d'esser ricco, e per mettere in tasca. III VII 108

-asce

e menonne quaggiú tra queste ambasce. - II IV 090

queste pene sostengo e queste ambasce. II VIII 021

e fa l'infermitá con le sue ambasce, III XV 144

Se non che noi dal ventre e dalle fasce II IV 088

Con pena prima sta dentro alle fasce II XI 028

E, quando cresce ed è fuor delle fasce, III XIV 157

e regge il tutto, a chiunque al mondo nasce II XI 026

e forse al proprio padre, del qual nasce. III XIV 159

mostrando amore; e di questo poi nasce III XV 140

Tizio son io, a cui 'l fegato pasce II VIII 017

e di colui che poi, vivendo, il pasce. II XI 030

ché avviene spesso che 'l marito pasce III XIV 155

E, perché Venus si notríca e pasce III XV 142

per la qual l'uomo a Dio figliol rinasce, II IV 086

E poi la notte in petto mi rinasce II VIII 019

-ase

li sette vizi avevan giá le case, II III 131

delle anticaglie con le mura pase: II III 135

Ell'eran grandi e vacue rimase, II III 133

-asi

a veder quei che temon tutti i casi. II XII 003

e senza mani e piedi e senza nasi, III VI 013

Il carro della dea ben venti pasi I VIII 061

e 'l sol calato all'orizzonte o quasi, I VIII 063

Dietro a Minerva cento passi o quasi II XII 001

sí che tocca la bocca a loro o quasi; III XII 113

cosí sospeso e dubbioso rimasi I VIII 059

cosí li vidi rosi, e sí rimasi III VI 011

Cosí scornati e delusi rimasi, III XII 115

e col cor dentro roso e petti spasi. III VI 015

e dell'ottimo vin pien tutti i vasi. III XII 117

-aso

ma questo impedimento è stato a caso. I III 009

Cupido, come andasse quindi a caso. I VIII 003

per ogni avversitá, per ogni caso II VII 043

Non è però ch'ella erri o faccia a caso; IV X 073

egual bilance. È ver che 'n alcun caso IV XIII 017

ché ciò, che è laggiú fortuna o caso, IV XXII 040

a cu' il figliol co' denti troncò il naso, II V 056

d'una perfezione: però 'l naso IV X 071

vedi che 'l sole omai giunge all'occaso. II V 060

incerti della vita e dell'occaso. II VII 045

ecclipsò tutto calando in occaso: III XII 162

che mai ebbe orto e mai averá occaso. IV IX 093

che mai ebbe orto, né avrá occaso. IV XXII 042

l'Amor, che ferí Febo di Parnaso, I III 005

salir mi fe' nel gran monte Parnaso, IV IX 089

ciò, che consiglia il senno di Parnaso, IV XXII 038

Infino a piè del colle, a raso a raso, IV IX 091

non pò render appien, ma men che a raso. IV XIII 021

Cupido a me: - Per me non è rimaso I III 007

Io era solo e scornato rimaso, I VIII 001

Io credo che sarei con lui rimaso, II V 058

Quel poco lume, che m'era rimaso, III XII 160

quando gridò: - O dal materno vaso II VII 041

fecer le figlie, io bevvi un grosso vaso, III XII 158

la terra, che non fa perfetto il vaso. IV X 075

ché 'l don di Dio accolma tanto il vaso, IV XIII 019

-assa

insin ch'occide o, divorando, abbassa. III X 066

io fo che tiene il freno e che si abbassa. IV III 105

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Nel documento Le rime del Quadriregio di Federico Frezzi. (pagine 179-181)