per sua bontá o per suo ben guidarse. III III 084
Onde, se alcun vedesse iniuriarse III X 133
l'arca di Dio, per non inviziarse, IV XIII 122
Dunque superbia prima è reputarse III III 082
ad abbracciarlo non faríale scarse. IV IV 117
che 'n liberalitá mai fûnno scarse. IV VII 153
ed egli il suo venen tra loro sparse, II XIX 158
e tanto sangue su quel pian si sparse, III XI 044
tanto ch'egli per questo il sangue sparse, IV VII 151
La barbaresca man, che sangue sparse IV XIII 124
vidi una donna alata trasmutarse II X 017
pur ch'e' volesse ancora umiliarse IV IV 115
ira è disio d'alcun mal vindicarse, III X 131
Le ninfe tutte alla strada voltârse; I XI 013
-arso
Ed ogni luogo ivi era guasto ed arso, III X 004
Però dal sol non è questo luogo arso, IV II 100
o se la notte sol sei ore ha scarso. - IV II 102
e trovai sangue in ogni lato sparso, III X 002
si frange e sparge; e, quand'è cosí sparso, IV II 098
arse le navi in la cittá di Tarso. III X 006
-arta
l'andar alla vertú per la via arta, III IX 003
col dardo suo, come chi scrive in carta. I IX 114
Oh ti vedessi 'nanti ch'io mi parta, I IX 110
Poi ch'ebbe pianto lí ben una quarta I IX 112
Giá er'io gionto in su la piaggia quarta, III IX 001
-arte
va', ché, se vuoi, potrai da lui aitarte. - III I 024
di tenerti secreto e d'aiutarte I III 110
chi fusti, e vogli a me appalesarte. III VI 018
ferita m'ha con forza e con sua arte. I II 132
Cosí mi disse con malizia ed arte; I III 112
Ma sappi prima che forza né arte I X 025
E fece le saette con sua arte: I XIV 091
E, perché del fuggir le ninfe han l'arte I XVII 148
si fa vendetta e d'ogn'infedel arte, II III 113
E, perché qui bisogna senno e arte, II XVII 130
che do nelle battaglie ingegno ed arte. II XVIII 036
Questa fie la vittoria, e questa è l'arte, III I 022
sí li minori e dotti anco in quell'arte, III XV 011
Ogni virtú, ogni scienza ed arte IV IV 028
ebbon in forza e in battagliosa arte. IV VII 009
egli è che aperse la scienzia e l'arte, IV IX 126
cioè sollicitu' ingegnosa ed arte: IV X 110
E, perché questa è regola ad ogni arte, IV XI 088
Mai Policleto, né musaica arte, IV XV 013
e te a Tebe è degno assomigliarte; III XI 063
Come si trova nell'antiche carte, I XVIII 079
di tai ferite, né si legge in carte. II XIV 018
volessi dire, impirei troppe carte. III XV 015
sempre l'onor che insieme si comparte. - I VII 048
la sua virtú comunica e comparte. II II 108
ma 'n general l'una all'altra comparte. IV IV 030
ed altramente il suo amor comparte, IV XXI 042
qui per vederti ed anche a demostrarte IV IX 122
ha Satanasso; ed, a ciò dichiararte, II II 104
che diece miglia di qui si diparte. I IV 084
volle pigliar il cielo e discacciarte, I XIV 089
tant'ello dalla terra si disparte; I X 027
che gli è opprobriosa, si disparte, IV IV 026
chiunque la rompe, separa o disparte, IV XXI 038
Se un venisse a te a domandarte, II VII 142
- Nulla averebbe potuto gravarte II XI 148
non temer mai che possi illaquearte. - II XVII 132
piaccia a Iunon volere incoronarte. I VI 055
Né questo feci per ingiuriarte, I VII 046
sospira e dice: - A me incresce lasciarte; - IV XVI 120
- Quando il gran mostro su vorrá levarte, III I 020
o per ingegno o per forza di Marte, I VI 057
ed a' suoi descendenti il fiero Marte I XVIII 077
Non credo che spargesse giammai Marte II XIV 016
a cui ha dato forza il fiero Marte, II XVIII 032
E lí trovai armato il fiero Marte, IV VII 005
di Iove ovver d'Apollo ovver di Marte, IV X 114
di piaggia in piaggia a me convien menarte. - II III 117
la fiamma tua: - chiamandola da parte: - I II 128
- Vo cercando una ninfa in ogni parte, I III 114
Ed egli disse: - Qua a destra parte I IV 082
porrá le ninfe mie dall'altra parte; I VI 053
ond'i', a pietá commossa, alla lor parte I VII 044
- Voglio che vegni e, quando il carro parte I IX 059
che non la giunsi mai in nulla parte. I XVII 150
detto anche Tros e venne in quella parte I XVIII 081
che Dio è primo prince in ogni parte II II 106
La dea mi disse: - Andiamo in altra parte, II III 115
pensa che un oro puro a parte a parte II VII 140
da che dall'esser òr sempre si parte. II VII 144
e posemi l'incarco della parte, II XI 146
creduto avessi in tutto ovver in parte. II XI 150
dividon quelli, e, quando alcun si parte, II XIV 014
chi va e non declina a nulla parte, II XVII 128
l'onor dell'arme è anco mio in parte. II XVIII 034
fragellato nel corpo e in ogni parte. - III IV 138
Io vidi un, ch'era guasto in ogni parte; III VI 016
l'offesa o il beneficio, prendi parte III XI 059
ché, quando avvien che alcun di loro si parte, III XIV 131
E, se il padre e la madre ognun ci ha parte III XIV 133
pensa se pecca qual di loro si parte; III XIV 135
Di questo vizio dirò d'ogni parte III XV 013
E molta gente avea da ogni parte IV VII 007
Colui, che vedi in la suprema parte, IV IX 124
176
e, quando alcuna cosa da lei parte, IV XI 086
convien che l'opra vada in mala parte. IV XI 090
di mille luci splendea in ogni parte, IV XV 011
Po', come fa l'amico, che si parte IV XVI 118
Però, mirando quanto a questa parte IV XXI 040
ed hai lasciato me sol per restarte I XVII 146
ma io prometto a te di ristorarte, I X 023
A te Pilato, sol per saziarte, III IV 134
- Voglio venire e voglio seguitarte I IV 080
Rispose dopo assai lagrime sparte: I II 130
Poscia che mille lacrime ebbe sparte, I IX 061
- Come farò? oimè! 'l cor mio si sparte. - I IX 063
li gran giganti con le membra sparte. - I XIV 093
tinto di sangue e con le vene sparte. III IV 136
e sviscerati e le budella sparte, III VI 014
Pel sangue effuso e per le membra sparte, III XI 061
qual era quel di quelle membra sparte. IV XV 015
e le ferite e le lor membra sparte, IV XVI 116
-arti
mostran sette scienze, ovver sett'arti, I XII 074
Altra regina trovi, se ti parti, I XII 076
quando ha li raggi meno obbliqui o sparti. I XII 078
-arto
Lí era un uscio piccoletto ed arto, IV XI 055
come la donna, quando è presso al parto. III IV 090
Allora il verme, ch'era il mostro quarto, III IV 088
era ita, quand'io giunsi al regno quarto, IV XI 053
e tanto sangue fu in quel loco sparto, III IV 086
quando gittaimi in terra tutto sparto. IV XI 057
-arve
Mentr'io mirava, una cosa m'apparve II VI 076
e la vecchia tacette e poi disparve; II VI 074
le mie parol mi paion levi e parve. II VI 078
-asa
l'umiltá sola gli fece la casa, IV V 137
che Piatá tenga a lor la porta pasa. IV V 141
nel petto di Maria, qual è rimasa IV V 139
-asca
ch'un atto rio di piú radici nasca, III VII 104
Tu sai che fura alcun, perché si pasca; III VII 106
che ha d'esser ricco, e per mettere in tasca. III VII 108
-asce
e menonne quaggiú tra queste ambasce. - II IV 090
queste pene sostengo e queste ambasce. II VIII 021
e fa l'infermitá con le sue ambasce, III XV 144
Se non che noi dal ventre e dalle fasce II IV 088
Con pena prima sta dentro alle fasce II XI 028
E, quando cresce ed è fuor delle fasce, III XIV 157
e regge il tutto, a chiunque al mondo nasce II XI 026
e forse al proprio padre, del qual nasce. III XIV 159
mostrando amore; e di questo poi nasce III XV 140
Tizio son io, a cui 'l fegato pasce II VIII 017
e di colui che poi, vivendo, il pasce. II XI 030
ché avviene spesso che 'l marito pasce III XIV 155
E, perché Venus si notríca e pasce III XV 142
per la qual l'uomo a Dio figliol rinasce, II IV 086
E poi la notte in petto mi rinasce II VIII 019
-ase
li sette vizi avevan giá le case, II III 131
delle anticaglie con le mura pase: II III 135
Ell'eran grandi e vacue rimase, II III 133
-asi
a veder quei che temon tutti i casi. II XII 003
e senza mani e piedi e senza nasi, III VI 013
Il carro della dea ben venti pasi I VIII 061
e 'l sol calato all'orizzonte o quasi, I VIII 063
Dietro a Minerva cento passi o quasi II XII 001
sí che tocca la bocca a loro o quasi; III XII 113
cosí sospeso e dubbioso rimasi I VIII 059
cosí li vidi rosi, e sí rimasi III VI 011
Cosí scornati e delusi rimasi, III XII 115
e col cor dentro roso e petti spasi. III VI 015
e dell'ottimo vin pien tutti i vasi. III XII 117
-aso
ma questo impedimento è stato a caso. I III 009
Cupido, come andasse quindi a caso. I VIII 003
per ogni avversitá, per ogni caso II VII 043
Non è però ch'ella erri o faccia a caso; IV X 073
egual bilance. È ver che 'n alcun caso IV XIII 017
ché ciò, che è laggiú fortuna o caso, IV XXII 040
a cu' il figliol co' denti troncò il naso, II V 056
d'una perfezione: però 'l naso IV X 071
vedi che 'l sole omai giunge all'occaso. II V 060
incerti della vita e dell'occaso. II VII 045
ecclipsò tutto calando in occaso: III XII 162
che mai ebbe orto e mai averá occaso. IV IX 093
che mai ebbe orto, né avrá occaso. IV XXII 042
l'Amor, che ferí Febo di Parnaso, I III 005
salir mi fe' nel gran monte Parnaso, IV IX 089
ciò, che consiglia il senno di Parnaso, IV XXII 038
Infino a piè del colle, a raso a raso, IV IX 091
non pò render appien, ma men che a raso. IV XIII 021
Cupido a me: - Per me non è rimaso I III 007
Io era solo e scornato rimaso, I VIII 001
Io credo che sarei con lui rimaso, II V 058
Quel poco lume, che m'era rimaso, III XII 160
quando gridò: - O dal materno vaso II VII 041
fecer le figlie, io bevvi un grosso vaso, III XII 158
la terra, che non fa perfetto il vaso. IV X 075
ché 'l don di Dio accolma tanto il vaso, IV XIII 019
-assa
insin ch'occide o, divorando, abbassa. III X 066
io fo che tiene il freno e che si abbassa. IV III 105