153
-a
iustizia punitiva è crudeltá, IV XIII 035
prima è la colpa, ovver deformitá, IV XVIII 104
Dio la può perdonar, ma mai nol fa. IV XVIII 108
ed in un punto le terre, ch'egli ha, II XIII 149
Però null'altra in man le bilance ha, IV XIII 037
ed ei saprá s'è duro: e ben gli sta. II XIII 151
chiamata Equitate e Veritá; IV XIII 039
E questa colpa è nella volontá, IV XVIII 106
-abbia
quando il lor re a loro apre la gabbia, III XI 023
col fuoco in mano e con rabbiose labbia. III XI 027
quanto le Furie si mosson con rabbia, III XI 025
-abbro
Sí grande sete mai non ebbe fabbro, III XII 124
Tantalo vidi stare insin al labbro; III XII 122
che fa la lingua e lo palato scabbro, III XII 126
-aca
e 'l timor anco all'uom la mente opaca. II X 057
cosí tre passion, che son la ra'ca II X 055
un per un altro, e 'l vin, quando ubbriaca II X 053
-acca
ché, s'e' la bava addosso altrui attacca, III V 095
Le fiere gole, con che 'l cibo insacca, III V 097
vermiglie come sangue e come lacca. III V 099
-acce
Pensa sette uomin, che l'un l'altro abbracce II VII 007
con sette destre ed altrettante bracce. II VII 009
ch'avean sette persone e sette facce; II VII 005
-acci
insidiando con occulti lacci. - III IV 160
- disse Minerva, - e mena a tanti lacci, III VII 041
di conservar o ch'acquistar procacci. III VII 045
Perché nel fundamento ben lo sacci, III VII 043
giammai non posi e colli denti stracci III IV 158
-accia
e poi n'andò come chi fretta avaccia. I XV 147
Sí come quando il mar prima ha bonaccia II XIX 169
ma tra la gran tempesta e gran bonaccia IV VI 109
fabbri di Iove e duri nelle braccia, I XIV 011
che giá han cavato ingiú trecento braccia: I XV 143
che alcun uomo mi tenga tra le braccia. - I XVI 078
e trovai Ionia stare intra le braccia I XVII 136
colli giganti, ed un delle sue braccia II I 119
che gli feci abbassare ingiú le braccia, III I 056
stringendo i denti ed alzando le braccia. III X 078
e dagli omeri suoi ambe le braccia. III XII 033
ed ivi in croce spasi le mie braccia IV I 047
e 'l collo poi mi strinse colle braccia, IV IX 118
io stetti attento e piegai le mie braccia, IV X 005
ma dea Diana, quando va alla caccia, I I 077
sí come cervi che son messi in caccia, I II 088
Ma se le ninfe mie vincon la caccia I VI 056
sí come il bracco va cercando a caccia, I XVII 134
e l'acque, che son sotto, sopra caccia, II XIX 171
ella col suo timor ne mette in caccia. III VI 090
Il turpe eloquio a poco a poco caccia III XV 070
che li tuoi cristian sí mette in caccia. - IV XV 039
porta odio a te e 'l tuo figliuol descaccia, I XI 146
che nullo, che a lui torni, mai discaccia, IV I 051
da colpa e non da pena lo dislaccia. IV XVIII 123
Costei sí bella e con pudica faccia I I 079
quando le ninfe con la smorta faccia I II 086
Allor risposi a lui con lieta faccia: I IV 079
ed esser presto a ciò che vuoi ch'io faccia. - I IV 081
che per vergogna stan con rossa faccia. - I VI 060
cosí a me piace e voglio che si faccia I VII 029
Allora andò con reverente faccia I VII 031
Come chi scorna, ch'abbassa la faccia I XI 148
il balenar vien subito alla faccia; I XIII 076
Poi tra le nubi con irata faccia I XIV 013
E, detto questo, con la lieta faccia, I XV 145
per ingannar, cosí bagnò la faccia, I XVI 074
Tu vederai il suo busto e la sua faccia, II I 121
Per questo alzata insú tengon la faccia, II XII 016
appalesarsi e mostrarsi in la faccia; II XIX 167
Le reni in terra, insú tenea la faccia; III I 058
Rispose, andando e voltando la faccia: III VI 088
guarda quant'ha crudele e brutta faccia III X 074
Io vidi l'Ira poi con crudel faccia; III X 076
Forata e fessa avean tutta la faccia, III XII 031
ch'è posto all'uom che peccato non faccia. III XV 072
el mostra il lampeggiar della mia faccia. IV IX 120
ché a quattro fin dirizzo la mia faccia; IV X 009
il qual inverso il cielo alza la faccia IV XV 035
satisfacesse, bagnando la faccia, IV XVIII 119
Risposi a lui: - Ciò, che vorrai ch'io faccia, IV XX 091
o altra fiera fuggendo l'impaccia. I II 090
se opaco o grande spazio non l'impaccia. I XIII 078
e troppa spene o tèma non l'impaccia. IV VI 111
e giá la sua superbia al ciel menaccia. II I 123
mostrando irato e con segni minaccia; I XI 150
co' tuon, co' quali a' giganti minaccia. I XIV 015
Ond'io con grande voce e gran minaccia I XVII 138
un grande sasso, che cader minaccia II XII 014
che Fortuna nol flette, se minaccia, IV VI 107
anco Lisbena incoronar gli piaccia, I VI 058
con reverenza io prego che ti piaccia I VII 033
In prima, o Iove, occidermi ti piaccia; I XVI 076
prego che facci e che di dir ti piaccia III VI 086
E dissi: - O angel, prego ch'e' ti piaccia, IV I 049
Stefano è quel, che disse: - O Dio, a te piaccia IV XV 037
ed a me un punto dichiarar ti piaccia. IV XX 093
154
Ma, quando è alcun, il qual non satisfaccia IV XVIII 121
che dichi al fratel mio che satisfaccia IV XX 089
e spesse volte la saetta scaccia I XIII 074
e perché quello fa che amor si sfaccia, I IV 077
il sasso a lor in testa e che gli sfaccia. II XII 018
facea com'uom che volentier si slaccia. III I 060
che tronca l'altrui dire e lo suo spaccia, IV IX 116
quantunque io creda che a Diana spiaccia. I I 081
e molti altri tiranni, e nulla staccia III XII 029
Ahi, quanto è ragionevol che si taccia III XV 068
-accio
La nave a riva avea a venir avaccio, II VII 091
Io m'ingegnai di terra levar 'vaccio. III VI 067
che stava a lato a me a braccio a braccio. II VII 093
e non sta nella carne ovver nel braccio, II XIV 150
che Simon mago non die' tal crepaccio, III III 008
ove non caldo è mai troppo, né ghiaccio. I XII 045
dal foco corporal ovver dal ghiaccio II V 104
ché cosí spero uscir di questo ghiaccio, IV XX 113
- Io, che cosí caduto in terra giaccio III III 010
E s'alcun vince e trapassa ogni impaccio, I XII 043
Ed ella a me: - A molti ha dato impaccio II V 106
E cosí, Dio amando senza impaccio, II XIV 148
che a Lucrezia diede tanto impaccio, III III 012
ognun fuggío e nessun mi die' impaccio. III VI 069
Ricòrdite il pastor quant'ebbe impaccio IV XX 115
chi fa paura e chi occulta il laccio, I XII 041
quando li fe' la moglie il grave laccio, II XIV 146
e quando vede alcun condutto al laccio, III VI 065
ma io dichiarerò quel che ne saccio. II V 108
giá si purgò, e molti di quai taccio. - IV XX 117
sicché di lor rimase un sol vecchiaccio: II VII 089
-ace
Con voce irata ed animo audace I XVII 154
Su per lo fil piú sottil che bambace II XV 037
Da questo regno sí alto e capace I XII 100
giammai sentii; ed egli mi dispiace I XIII 014
e spiace a lei ciò ch'a ragion dispiace, III IX 026
ché spesse volte il messo, che dispiace, IV XX 055
sí come il diamante, e cosí face I XII 098
che a chi l'invita riverenzia face IV XI 074
seguitar piú Cupido, ch'è fallace I XVII 152
alle lusinghe del mondo fallace. IV X 021
ch'ardea di sotto piú che una fornace. II XV 039
piú 'l riscaldò che 'l foco, ov'egli giace, I XIV 151
e dentro al cor come un diavol giace? - II XVI 096
Di un'altra umiltá, che nel cor giace, IV V 154
persegue in fatti e con lingua mordace. IV XVIII 051
ché solo in veder te 'l mio core ha pace". I VIII 153
che con Saturno resse il mondo in pace. I XII 102
se non che con l'Amor volea la pace; I XIV 149
volendo seco guerra e mai piú pace, I XVII 156
- O sacra dea, chi è colui che pace II XVI 094
ch'elli, in cinque scemati, fên la pace, III XI 068
Il fin di questo è ch'alla somma pace IV X 019
staremo ed anderem come a noi piace, I VIII 149
ché starsi al fresco alle sue ninfe piace. I XIII 018
resposi: - Io vegno, da che piú ti piace; II XV 035
udendo il ver ch'agazza e che gli piace, III XI 072
cosí colei, e disse: - Da che piace IV XI 076
- Chi se', Signor? farò ciò ch'a te piace. - IV XV 042
che loda il mal per bene, e sí gli piace, IV XVIII 047
o perch'e' chiede cosa ch'altrui piace. IV XX 057
alcun dimonio, alcun lupo rapace; II XVI 092
che facci agnello del lupo rapace, IV XV 038
ma per colui che prega e satisface, IV XX 053
vidi l'Accidia ed ogni suo sequace. III IX 030
Dall'alto regno, che a Vulcan soggiace, I XIII 016
l'altro, s'è dispregiato, non gli spiace. IV V 156
E, come agli occhi infermi il lume spiace, IV XVIII 049
l'umiltá terza alli minor subiace: IV V 152
l'appetito lascivo all'uom subiace, IV X 017
dica del regno che a lei subiace, IV XI 078
Fatti con Dio e tieni occulto e tace; I VIII 151
cosa ch'è turpe e con beltá si tace. I XIV 153
Sí come alcun, che, ascoltando, tace III XI 070
Allor refulse in me lume verace, IV XV 040
Coll'occhio, poi, che meglio e piú vivace III IX 028
-aco
e avea la coda aguzza piú ch'un aco. III IV 024
che maggior mai nol chiedería briaco. III XII 096
Nel core un vermicello e piú giú un draco III IV 022
e, come quando è 'n coda o in co' del draco, IV XXII 097
D'un'acqua fresca vidi un ampio laco, III XII 094
e, benché 'l corpo e 'l capo avesse opaco, III IV 020
per l'aer tenebroso e quasi opaco, III XII 092
il lume suo si oscura e fassi opaco. IV XXII 099
la figlia di Latona il Zodiáco IV XXII 095
-acque
gridava: - Io ardo tra le gelid'acque; - I II 016
corse a vedere tra le chiarite acque, I IV 140
e tornai a Cupido presso all'acque. I VIII 060
per l'amor di colui che regge l'acque. II XVI 075
che stava presso alle tempestose acque. II XVII 057
che Abraam, a cui chiedesti l'acque, III XIII 038
nata de' membri osceni in mezzo all'acque. III XIV 069
Qual si fe' Citarea, nata tra l'acque, IV XI 040
mercé chiamando, a me soggetto giacque. I II 018
- Lazzaro giá alla tua porta giacque III XIII 040
con quelle membra, con le quali ei nacque. - I IV 144
è quella falsa crudeltá, che nacque II XVI 071
- disse Minerva, - della belva nacque, II XVII 053
e di lui mai in te piatá non nacque. III XIII 042