• Non ci sono risultati.

singoli endecasillabi dei gruppi irregolari sono segnalati con un asterisco (*).

Nel documento Le rime del Quadriregio di Federico Frezzi. (pagine 156-159)

153

-a

iustizia punitiva è crudeltá, IV XIII 035

prima è la colpa, ovver deformitá, IV XVIII 104

Dio la può perdonar, ma mai nol fa. IV XVIII 108

ed in un punto le terre, ch'egli ha, II XIII 149

Però null'altra in man le bilance ha, IV XIII 037

ed ei saprá s'è duro: e ben gli sta. II XIII 151

chiamata Equitate e Veritá; IV XIII 039

E questa colpa è nella volontá, IV XVIII 106

-abbia

quando il lor re a loro apre la gabbia, III XI 023

col fuoco in mano e con rabbiose labbia. III XI 027

quanto le Furie si mosson con rabbia, III XI 025

-abbro

Sí grande sete mai non ebbe fabbro, III XII 124

Tantalo vidi stare insin al labbro; III XII 122

che fa la lingua e lo palato scabbro, III XII 126

-aca

e 'l timor anco all'uom la mente opaca. II X 057

cosí tre passion, che son la ra'ca II X 055

un per un altro, e 'l vin, quando ubbriaca II X 053

-acca

ché, s'e' la bava addosso altrui attacca, III V 095

Le fiere gole, con che 'l cibo insacca, III V 097

vermiglie come sangue e come lacca. III V 099

-acce

Pensa sette uomin, che l'un l'altro abbracce II VII 007

con sette destre ed altrettante bracce. II VII 009

ch'avean sette persone e sette facce; II VII 005

-acci

insidiando con occulti lacci. - III IV 160

- disse Minerva, - e mena a tanti lacci, III VII 041

di conservar o ch'acquistar procacci. III VII 045

Perché nel fundamento ben lo sacci, III VII 043

giammai non posi e colli denti stracci III IV 158

-accia

e poi n'andò come chi fretta avaccia. I XV 147

Sí come quando il mar prima ha bonaccia II XIX 169

ma tra la gran tempesta e gran bonaccia IV VI 109

fabbri di Iove e duri nelle braccia, I XIV 011

che giá han cavato ingiú trecento braccia: I XV 143

che alcun uomo mi tenga tra le braccia. - I XVI 078

e trovai Ionia stare intra le braccia I XVII 136

colli giganti, ed un delle sue braccia II I 119

che gli feci abbassare ingiú le braccia, III I 056

stringendo i denti ed alzando le braccia. III X 078

e dagli omeri suoi ambe le braccia. III XII 033

ed ivi in croce spasi le mie braccia IV I 047

e 'l collo poi mi strinse colle braccia, IV IX 118

io stetti attento e piegai le mie braccia, IV X 005

ma dea Diana, quando va alla caccia, I I 077

sí come cervi che son messi in caccia, I II 088

Ma se le ninfe mie vincon la caccia I VI 056

sí come il bracco va cercando a caccia, I XVII 134

e l'acque, che son sotto, sopra caccia, II XIX 171

ella col suo timor ne mette in caccia. III VI 090

Il turpe eloquio a poco a poco caccia III XV 070

che li tuoi cristian sí mette in caccia. - IV XV 039

porta odio a te e 'l tuo figliuol descaccia, I XI 146

che nullo, che a lui torni, mai discaccia, IV I 051

da colpa e non da pena lo dislaccia. IV XVIII 123

Costei sí bella e con pudica faccia I I 079

quando le ninfe con la smorta faccia I II 086

Allor risposi a lui con lieta faccia: I IV 079

ed esser presto a ciò che vuoi ch'io faccia. - I IV 081

che per vergogna stan con rossa faccia. - I VI 060

cosí a me piace e voglio che si faccia I VII 029

Allora andò con reverente faccia I VII 031

Come chi scorna, ch'abbassa la faccia I XI 148

il balenar vien subito alla faccia; I XIII 076

Poi tra le nubi con irata faccia I XIV 013

E, detto questo, con la lieta faccia, I XV 145

per ingannar, cosí bagnò la faccia, I XVI 074

Tu vederai il suo busto e la sua faccia, II I 121

Per questo alzata insú tengon la faccia, II XII 016

appalesarsi e mostrarsi in la faccia; II XIX 167

Le reni in terra, insú tenea la faccia; III I 058

Rispose, andando e voltando la faccia: III VI 088

guarda quant'ha crudele e brutta faccia III X 074

Io vidi l'Ira poi con crudel faccia; III X 076

Forata e fessa avean tutta la faccia, III XII 031

ch'è posto all'uom che peccato non faccia. III XV 072

el mostra il lampeggiar della mia faccia. IV IX 120

ché a quattro fin dirizzo la mia faccia; IV X 009

il qual inverso il cielo alza la faccia IV XV 035

satisfacesse, bagnando la faccia, IV XVIII 119

Risposi a lui: - Ciò, che vorrai ch'io faccia, IV XX 091

o altra fiera fuggendo l'impaccia. I II 090

se opaco o grande spazio non l'impaccia. I XIII 078

e troppa spene o tèma non l'impaccia. IV VI 111

e giá la sua superbia al ciel menaccia. II I 123

mostrando irato e con segni minaccia; I XI 150

co' tuon, co' quali a' giganti minaccia. I XIV 015

Ond'io con grande voce e gran minaccia I XVII 138

un grande sasso, che cader minaccia II XII 014

che Fortuna nol flette, se minaccia, IV VI 107

anco Lisbena incoronar gli piaccia, I VI 058

con reverenza io prego che ti piaccia I VII 033

In prima, o Iove, occidermi ti piaccia; I XVI 076

prego che facci e che di dir ti piaccia III VI 086

E dissi: - O angel, prego ch'e' ti piaccia, IV I 049

Stefano è quel, che disse: - O Dio, a te piaccia IV XV 037

ed a me un punto dichiarar ti piaccia. IV XX 093

154

Ma, quando è alcun, il qual non satisfaccia IV XVIII 121

che dichi al fratel mio che satisfaccia IV XX 089

e spesse volte la saetta scaccia I XIII 074

e perché quello fa che amor si sfaccia, I IV 077

il sasso a lor in testa e che gli sfaccia. II XII 018

facea com'uom che volentier si slaccia. III I 060

che tronca l'altrui dire e lo suo spaccia, IV IX 116

quantunque io creda che a Diana spiaccia. I I 081

e molti altri tiranni, e nulla staccia III XII 029

Ahi, quanto è ragionevol che si taccia III XV 068

-accio

La nave a riva avea a venir avaccio, II VII 091

Io m'ingegnai di terra levar 'vaccio. III VI 067

che stava a lato a me a braccio a braccio. II VII 093

e non sta nella carne ovver nel braccio, II XIV 150

che Simon mago non die' tal crepaccio, III III 008

ove non caldo è mai troppo, né ghiaccio. I XII 045

dal foco corporal ovver dal ghiaccio II V 104

ché cosí spero uscir di questo ghiaccio, IV XX 113

- Io, che cosí caduto in terra giaccio III III 010

E s'alcun vince e trapassa ogni impaccio, I XII 043

Ed ella a me: - A molti ha dato impaccio II V 106

E cosí, Dio amando senza impaccio, II XIV 148

che a Lucrezia diede tanto impaccio, III III 012

ognun fuggío e nessun mi die' impaccio. III VI 069

Ricòrdite il pastor quant'ebbe impaccio IV XX 115

chi fa paura e chi occulta il laccio, I XII 041

quando li fe' la moglie il grave laccio, II XIV 146

e quando vede alcun condutto al laccio, III VI 065

ma io dichiarerò quel che ne saccio. II V 108

giá si purgò, e molti di quai taccio. - IV XX 117

sicché di lor rimase un sol vecchiaccio: II VII 089

-ace

Con voce irata ed animo audace I XVII 154

Su per lo fil piú sottil che bambace II XV 037

Da questo regno sí alto e capace I XII 100

giammai sentii; ed egli mi dispiace I XIII 014

e spiace a lei ciò ch'a ragion dispiace, III IX 026

ché spesse volte il messo, che dispiace, IV XX 055

sí come il diamante, e cosí face I XII 098

che a chi l'invita riverenzia face IV XI 074

seguitar piú Cupido, ch'è fallace I XVII 152

alle lusinghe del mondo fallace. IV X 021

ch'ardea di sotto piú che una fornace. II XV 039

piú 'l riscaldò che 'l foco, ov'egli giace, I XIV 151

e dentro al cor come un diavol giace? - II XVI 096

Di un'altra umiltá, che nel cor giace, IV V 154

persegue in fatti e con lingua mordace. IV XVIII 051

ché solo in veder te 'l mio core ha pace". I VIII 153

che con Saturno resse il mondo in pace. I XII 102

se non che con l'Amor volea la pace; I XIV 149

volendo seco guerra e mai piú pace, I XVII 156

- O sacra dea, chi è colui che pace II XVI 094

ch'elli, in cinque scemati, fên la pace, III XI 068

Il fin di questo è ch'alla somma pace IV X 019

staremo ed anderem come a noi piace, I VIII 149

ché starsi al fresco alle sue ninfe piace. I XIII 018

resposi: - Io vegno, da che piú ti piace; II XV 035

udendo il ver ch'agazza e che gli piace, III XI 072

cosí colei, e disse: - Da che piace IV XI 076

- Chi se', Signor? farò ciò ch'a te piace. - IV XV 042

che loda il mal per bene, e sí gli piace, IV XVIII 047

o perch'e' chiede cosa ch'altrui piace. IV XX 057

alcun dimonio, alcun lupo rapace; II XVI 092

che facci agnello del lupo rapace, IV XV 038

ma per colui che prega e satisface, IV XX 053

vidi l'Accidia ed ogni suo sequace. III IX 030

Dall'alto regno, che a Vulcan soggiace, I XIII 016

l'altro, s'è dispregiato, non gli spiace. IV V 156

E, come agli occhi infermi il lume spiace, IV XVIII 049

l'umiltá terza alli minor subiace: IV V 152

l'appetito lascivo all'uom subiace, IV X 017

dica del regno che a lei subiace, IV XI 078

Fatti con Dio e tieni occulto e tace; I VIII 151

cosa ch'è turpe e con beltá si tace. I XIV 153

Sí come alcun, che, ascoltando, tace III XI 070

Allor refulse in me lume verace, IV XV 040

Coll'occhio, poi, che meglio e piú vivace III IX 028

-aco

e avea la coda aguzza piú ch'un aco. III IV 024

che maggior mai nol chiedería briaco. III XII 096

Nel core un vermicello e piú giú un draco III IV 022

e, come quando è 'n coda o in co' del draco, IV XXII 097

D'un'acqua fresca vidi un ampio laco, III XII 094

e, benché 'l corpo e 'l capo avesse opaco, III IV 020

per l'aer tenebroso e quasi opaco, III XII 092

il lume suo si oscura e fassi opaco. IV XXII 099

la figlia di Latona il Zodiáco IV XXII 095

-acque

gridava: - Io ardo tra le gelid'acque; - I II 016

corse a vedere tra le chiarite acque, I IV 140

e tornai a Cupido presso all'acque. I VIII 060

per l'amor di colui che regge l'acque. II XVI 075

che stava presso alle tempestose acque. II XVII 057

che Abraam, a cui chiedesti l'acque, III XIII 038

nata de' membri osceni in mezzo all'acque. III XIV 069

Qual si fe' Citarea, nata tra l'acque, IV XI 040

mercé chiamando, a me soggetto giacque. I II 018

- Lazzaro giá alla tua porta giacque III XIII 040

con quelle membra, con le quali ei nacque. - I IV 144

è quella falsa crudeltá, che nacque II XVI 071

- disse Minerva, - della belva nacque, II XVII 053

e di lui mai in te piatá non nacque. III XIII 042

155

Nel documento Le rime del Quadriregio di Federico Frezzi. (pagine 156-159)