al grande imperator che sempremai III IX 053
io anderò cercando sempremai. - IV I 099
non vengan nelli lochi dove stai, I IV 134
perché tra questi lochi asperi stai? II V 018
e, poco andato, tanto mi stancai, II XIX 185
e se sei saggio e secreto il terrai. - I III 090
dinne se ancor al mondo tornerai, IV XIX 095
Ratto ch'io giunsi, Venere trovai, I XII 139
Miglia' di mostri piú oltre trovai, II VII 001
e vieppiú oltre una gente trovai, II X 152
ed a seder, come prima, el trovai. III II 024
andai tanto, insino ch'io trovai III X 017
se non che su nel ciel tu 'l trovarai, IV VII 164
dentro la Temperanza troverai, IV II 155
E se tu mi dirai dove tu vai, I III 088
per questa valle, per la qual tu vai, II IX 071
Insú andando, il viso mio voltai, III II 022
Inver' l'apostol poscia mi voltai, IV XVI 001
-aia
L'altr'Ira è dentro, e di fuor non abbaia, III X 055
sol perché l'ira di fuor non appaia. III X 057
E poscia tutta quella turba gaia IV XXII 085
e tra la turba pronta e garrizzaia III X 053
di ceraste n'avea mille migliaia. II XIX 066
ed ogni regno n'ha mille migliaia, IV XXII 083
avea maggior che nulla torre paia; II XIX 062
con splendore, che 'l sol par ch'ognun paia. IV XXII 087
e di scorpion la coda e la ventraia; II XIX 064
-aio
ch'io cominciai udire il trino abbaio III V 086
ma Cristo lui e 'l catarcion d'acciaio II IV 122
ratto ch'udí nominar il denaio. II XV 054
ora subiette all'arme ed al denaio. IV XIII 144
che 'l vecchio can nel freddo di gennaio, II XII 039
- O Fleias, - dissi io, - che a tanto guaio II XII 037
tanto egli par piú vero ed anco maio, III V 090
però apri a noi tosto, o portinaio, II XV 050
che mi spirò in faccia da primaio. II IV 126
e trovai Fleias ch'era qui il primaio II XII 035
Mamon, che tra coloro era il primaio, II XV 052
E come un gran rumor, che da primaio III V 088
mentre narrò dell'impeto primaio. IV IV 003
- Iustinian son io - disse il primaio, IV XIII 142
Quando in la grotta entrò 'l lucido raio, II IV 124
Io stava ad ascoltar come scolaio, IV IV 001
Allor vidi venir molti col vaio IV XIII 140
-ala
ovver Saturno, quivi move l'ala. I XV 087
Lí ripercosso, poscia all'ingiú cala I XV 085
se 'l mando a quella parte che 'ngiú cala; II XIII 069
cosí per le fissure e pori esala, I XV 083
Ma vegga ben ognun, anzi ch'e' sala, II XIII 067
tutta di me, ché spesso io son la scala II XIII 065
-alda
fie temperata, né fredda, né calda. IV II 057
tanto la notte col fresco risalda; IV II 055
alla sua notte, quanto il dí riscalda IV II 053
-alde
balestra le iattanze ardite e balde. III XIII 057
Cerere e Bacco fan le teste calde; III XIII 053
con motti lerci e con parol ribalde; III XIII 055
-aldo
Ma quel ch'è in voi consumato dal caldo, II VIII 037
la notte integramente lo risaldo; II VIII 035
non sempre è sí perfetto, né sí saldo. II VIII 039
-ale
per l'aer se n'andò, movendo l'ale, II X 041
Ché 'l desiderio sempre move l'ale III III 055
e verso il ben par ch'abbia fiacche l'ale. - III IX 117
Il pegaseo cavallo con doppie ale IV IX 067
Poi trasse Ursenna; e ferío altrettale, I V 085
tanto restituisci ed altrettale. IV XIII 054
In terra torna il corpo animale, II IX 052
come sfrenato e indomito animale. IV III 081
Non vedi il vizio che la virtú assale? II I 013
di molto duol, che l'uom nel mondo assale. II X 045
dicendo a me: - Perché 'l timor t'assale, III V 128
e rifren ciò che la ragione assale. IV IV 015
che non fa 'l caldo giovanil ch'assale. IV X 039
Oh lassi noi, ché l'acqua baptismale, II IV 085
e tutto quel che 'n voi non è brutale, II IX 050
al nobil uomo, e ciò ch'el fa brutale, IV IV 011
o tu nol vedi o dell'uom non ti cale. II I 015
sí che la sua non saglia e la tua cale. IV XII 087
convien che la vertú da bontá cale; IV XXI 006
e fe' il figliolo al padre disleale. II II 054
che fosse il colpo loro ognuno eguale. I V 087
e risal meno obliquo e piú eguale. I X 060
ognuna in nobiltá a me eguale. I XII 108
Tre cose debbi a chiunque tu se' eguale: IV XII 085
ché convien sempre che 'l ristor sia eguale IV XIII 050
E poi che giunto fu nel piano equale, I VI 124
desiderar a Dio esser equale, III III 053
Sappi che, dove il giorno è sempre equale IV II 052
conscrisse in lui questa legge eternale, IV XI 098
venite alla sentenzia eternale. - IV XVI 042
Vero è ch'io anco reggo in generale IV IV 013
Orazio è l'altro e poscia Giovenale; IV IX 065
al regno glorioso ed immortale. III II 009
che possa l'uomo rendere immortale. IV I 150
sfondò la terra e 'l gran Pluto infernale II II 050
Proserpina era reina infernale, II XVII 092
160
per ricompenso, non è liberale, IV XII 083
e l'avarizia resse il mondo male, I XII 104
non vedi tu che 'l mondo va sí male II I 011
Questo fu poi cagion di maggior male, II II 052
sanati arebbe noi da questo male! II IV 087
- Quella è la grave peste e 'l grave male II X 043
quant'egli ha di bontá e men di male. II XIV 069
la 'spone ad adulterio e ad ogni male. II XVII 096
pieni d'invidia, d'ira e d'ogni male. II XIX 108
nulla nuocerti può over far male. - III V 132
corron cogli appetiti inverso il male, III IX 113
- Tu forse ammiri che qui non fa male IV II 050
e posto in mezzo lui tra 'l bene e 'l male, IV III 077
poter discerner tra lo ben e 'l male. IV VIII 141
ognun conoscer può tra 'l bene e 'l male. IV XI 102
Ell'è che grida non far altru' il male, IV XIII 052
a far il bene ed a lassare il male. IV XIV 135
potresti divenir in tanto male. - IV XVII 054
la luce d'intelletto ovver mentale, IV VIII 137
d'ogni vertú e d'ogni atto morale IV XXI 002
in ciascun uomo è la parte mortale; II VIII 023
E, quando alcuno, ch'è in pecca' mortale, IV XX 049
Come vóltore, il caldo naturale II VIII 025
Questo splendore e luce naturale IV VIII 139
E questa fu la legge naturale; IV XI 100
Tenendo io 'l bello scudo per occhiale, II XIX 106
dannati pel peccato originale, II IV 083
ciascun al suo principio originale. - II IX 054
Fitto nel cielo sta il suo pedale; IV I 148
ché, non guardando chi, come, né quale, II XVII 094
ciò che produce il primo moto, il quale IV XVI 038
e 'l cervio corre e su lo monte sale; I VI 122
perché la state vieppiú alto sale I X 058
Al nobil mio reame poi si sale, I XII 106
quanto piú l'edifizio cresce o sale, II XIV 065
"Chi vuol montare insú, di qui si sale; II XVIII 157
perché conobbi che quanto piú sale, II XIX 104
poi verso il corno anche altrettanto sale. III II 007
Per questa piaggia, per la qual tu sale, III V 130
il sol, che 'nver' zenitto suso sale, IV II 054
aveva intra le penne, con che sale. IV IX 069
fuor del terrestre mondo, e chi sú sale IV XVII 050
diventa marmo o statua di sale: IV XVII 052
gira altrettanto a modo che le scale III II 005
ché, come sai, la parte sensuale, III IX 115
E diede a lui la parte sensuale, IV III 079
del mondo, del dimonio e sensuale; IV XIV 131
coll'arco dirizzando a lei lo strale; I V 083
che Lisna bella gli die' d'uno strale. I VI 126
poi rinasce del cibo, ma non tale, II VIII 027
giovar li pò al ben, ch'è temporale, IV XX 047
il gran Satán altiero e triunfale". II XVIII 159
chiamata di milizia triunfale, IV X 035
In questo, Cristo altèro e triunfale IV XVI 040
la quale aveva scritto su l'usciale II XVIII 155
ché poca fiamma accesa tanto vale, I X 056
Fundamento è che quanto alcun ben vale, II XIV 067
e questo nulla mente apprender vale. - III III 057
ché la prudenza, in quel ch'è duca, vale IV X 037
a quello, per cui prega, giova e vale; IV XX 051
E tanto ogni vertú appo Dio vale, IV XXI 004
- disse a me Enoc - è l'arbore vitale, IV I 146
-ali
di penne tanto adorne avea duo ali, I I 041
L'Amor, movendo poi le splendide ali, I VIII 037
Dietro alle spalle sue avea sei ali II XIX 019
Mentr'io movea alla 'nsú del desio l'ali, III I 088
Di pipistrello avean le lor brutte ali, III X 037
e tu a salire qui m'hai dato l'ali. IV XX 153
da una che dicea: - Vo' che giú cali. - III I 090
imperatori, re e cardinali; II IX 113
se nel suo vizio molti non fa eguali. II V 084
perché all'estremo tutti quanti equali II IX 115
le sue fattezze rispondean sí equali II XIX 017
delle cose celesti ed eternali, IV XVIII 071
sí come a motor primi e generali, III VIII 116
conobbi le tre Furie infernali, III X 035
e perché son cresciuti tanto i mali, II V 082
e tarda e dolce agl'infelici mali. II IX 117
da che son seme di cotanti mali? III VIII 120
per gran delitti e scelerosi mali, IV VIII 044
mentre è in fortuna tra cotanti mali. - IV XVIII 075
Risposi: - O sacra dea, tra tanti mali IV XX 151
Ma questi, ch'ebbon le vertú morali, IV VIII 046
colli qua' fere a dèi ed a mortali. I I 045
a lei tutte l'etadi e da' mortali II V 080
con viste acerbe, crudeli e mortali. III X 039
Questa è l'áncora data alli mortali IV XVIII 073
acciò che, quando torni tra' mortali, IV XX 149
non però perdon li ben naturali. IV VIII 048
e con gli occhi mirommi, con li quali I VIII 035
e disse: - Vieni e sempre alla 'nsú sali, III I 086
Nella faretra al fianco avea gli strali I I 043
menacciando anco con suoi duri strali. I VIII 039
che Cupido e Cilleno non l'han tali. II XIX 021
Ora mi di': se li ben temporali III VIII 118
-alla
Come che gente alcuna volta balla I VI 142
e poi si scorna se l'effetto falla; I VI 144
ed io, piangendo, dissi: - O dolce Palla, IV I 089
d'un fiero dardo gli passò la spalla, I VI 140
Dietro alli passi tuoi ed alla spalla IV I 091
161
-alle
ed io pur oltre per lo duro calle, I III 030
menava lieto me per duro calle: I XV 008
continuando per l'aspero calle, II XVII 167
del gran superbo, col qual chiude il calle, III I 074
dietro agli uccelli e dietro alle farfalle. II IV 036
Di fiori e di viol vermiglie e gialle I VIII 136
che su per le viol vermiglie e gialle II IV 034
E giá Atalante dietro le sue spalle I III 028
e poi sul prato mi posai le spalle. I VIII 138
di color d'oro avea sparsi alle spalle. I XV 012
lasciando il van timor dietro alle spalle, II XIII 003
che m'avea posto in bocca e sulle spalle. II XVII 171
Per questo a terra giú diede le spalle III I 076
cercando tutti i balzi ed ogni valle I III 026
la chiara luna, che per quella valle I VIII 134
quando vidi una ninfa in una valle, I XV 010
tal era quivi; e per mezzo la valle II IV 032
Per l'aspero cammin di quella valle II XIII 001
Quando noi fummo in una lunga valle, II XVII 169
che tremar fece tutta quella valle. III I 078
-alli
- Fa', fa' che tosto le ginocchia avvalli IV XXII 019
con melodie soavi e dolci balli. II XIX 033
pel iubilo soave e tanti balli IV XXII 017
vidi color che dietro son cavalli, II XVII 173
erano quei che son viri e cavalli, II XIX 029
Condutti avea giá Febo li cavalli III IV 001
e lor vermiglie ven parean coralli, IV XV 017
La carne e l'ossa chiar piú che cristalli, IV XV 019
avvolti di serpenti verdi e gialli. II XVII 175
Su per li prati ancor vermigli e gialli II XIX 031
e giá mostrava i crin vermigli e gialli, III IV 003
pien di iacinti e di topazi gialli. IV XV 021
va', come a suo signor vanno i vassalli. - IV XXII 021
-allo
l'Affrica subiugata ed Anniballo, IV VII 101
vidi io Lippea che guidava il ballo I VIII 020
Chiron, che inseme è uomo e cavallo, II XVIII 040
e desmontò de su del suo cavallo, IV III 157
L'altro è che 'l gran francioso da cavallo IV VII 103
e forse piú che non fu quel cavallo, IV XIV 023
li quai son tutti di rosso corallo, I IV 104
E tutto il fusto è come un chiar cristallo, I IV 106
Per mezzo del mio scudo del cristallo II XVI 079
ch'io porto nel mio scudo de cristallo, II XVIII 038
ch'avea le mura tutte di cristallo. IV XI 054
L'arco suo dur, che mai ferisce in fallo, I VIII 022
vedrá il Gorgon: or t'è venuto in fallo II XVI 077
né arme indosso, mai non tranno in fallo, III XV 092
verraimi dietro; e fa' che mai in fallo IV XI 050
dal torque, che gli tolse, argenteo e giallo. IV VII 105
E di fin oro aveva il capo giallo, IV XIV 025
a venti braccia forse d'intervallo I VIII 024
Un sesto miglio forse d'intervallo IV XI 052
come si crede, del piú fin metallo. I IV 108
ché uopo non avea d'altro metallo. IV III 159
di puro argento senza altro metallo. IV XIV 027
veder nol curo; ed ella il perché sallo. - II XVI 081
Ed un gridò: - Io son Sardanapallo III XV 094
non vissi come re, ma come stallo, III XV 096
e féla far a ciascun suo vassallo. II XVIII 042
con gran benignitá al suo vassallo, IV III 155
-alse
ed in altre figur bugiarde e false, I II 008
Chiunque con fatti e con parole false II III 103
contro lui mosse mille lingue false. III VI 033
Nettunno freddo in mar tra l'acque salse I II 010
intrammo un monte, e tanto la dea salse, II III 101
quivi ha lo scotto con amare salse; II III 105
ché, quando per virtú in gloria salse, III VI 031
che l'Oceáno estinguer non gli valse. I II 012
e che, s'egli non fosse, dir non valse, III VI 029
-alsi
E fauni ancora stan tra quelli balsi I III 049
e satir detti son malvagi e falsi, I III 047
l'altro è bovino, e vanno nudi e scalsi. I III 051
-alta
Io vidi una di quelle andar sú alta II XIX 130
E poscia: - Flecte ramos, arbor alta. IV II 001
tal ch'io dicea fra me: - Giá 'l cielo assalta; - II XIX 132
come chi in coro la sua voce esalta. IV II 003
e chi portava sassi e chi la malta, II XIX 128
-alto
egli averá, cadendo su da alto. II XIII 147
Quando giunsi nel monte suso ad alto, II XVIII 001
- disse a me Paulo; - e, perché 'l foco in alto IV XVII 065
ove i centauri stanno a far l'assalto. II XVIII 003
degli incendi suoi facendo assalto. - IV XVII 069
Ioanni dell'Agnello fará il salto, II XIII 143
E proverá quant'è duro lo smalto II XIII 145
però non arde questo adorno smalto IV XVII 067
-alza
- Come se' tanto ardita, o rea e falza, I XI 134
Guarda la faccia sua quant'ella è falza II XIII 013
col rider suo e spesso alcun inalza II XIII 011
qual è quella superbia, che t'innalza? I XI 138
Nata nel mare giú tra l'acqua salza, I XI 136
quando da alto alcuno in terra sbalza. - II XIII 015
-alzo
io vidi lui, che stava su in un balzo I X 019
sempre salendo, giunsi su in un balzo, III XII 044
giá tante volte m'hai chiamato falzo. I X 021
162
mi die' nel volto; e, mentre l'occhio innalzo, I X 017
ovver vessiche, quando il viso innalzo. III XII 048
-ama
che mai non s'empie e che, mangiando, affama. IV IV 051
il giovinetto qui venuto ell'ama I VIII 160
aspetti tu alcun, che forse t'ama? - I XIII 009
che, perché la bellezza troppo s'ama, I XVII 080
E questo è il folle amore, il qual tant'ama, III XIV 055
ché, benché dica con parol ch'ell'ama, IV XV 098
che sol per lui di rimaner ha brama? - I VIII 162
ed anche dissi a lui ch'io avea brama II VI 098
e dimmi il nome tuo come si chiama. I XIII 007
vuol che lo 'ntenda e timoroso chiama, I XVII 084
Rispose: - Il nome mio come si chiama II VI 100
piacer concupiscibile si chiama, III XIV 053
la moderata Parcitá si chiama: IV IV 047
or, perché Veritá ella si chiama, IV XIII 056
Però, se cristiano alcun si chiama IV XV 100
dicendo: - Or non sapete ch'una dama I VIII 158
di qual reame se'? O dolce dama, I XIII 005
Cosí andai chiamando quella dama, I XVII 082
Dopo il ristoro, questa quinta dama IV XIII 058
quell'operar, che, morto, vive in fama. II VI 102
Ella lega la lupa sempre grama IV IV 049
e poi si secca in lui la verde rama. III XIV 057
guarda se 'l frutto porta in su la rama. IV XV 102
questa è la sua materia e la sua trama. IV XIII 060
-ame
e te faran beato, se tu l'ame. I XII 012
con quali e' fa che fortemente s'ame, II I 054
E, benché Dio ne dica ch'ognun l'ame, II XIV 136
Bolliva piú assai che 'l Bollicame, II XV 013
la sete a questi e loro ardenti brame. III VIII 042
- Dacché di me sapere hai sí gran brame, IV III 073
da che ferventemente tu mi chiame, I I 059
Il nostro dir, benché da lungi chiame, I V 007
ch'a lui non lascia ir, benché vi chiame. II XIV 138
il suo vocabol convien che si chiame. II XV 015
sí bello ed obbedito pur ch'e' chiame, II XIX 036
Benché 'l poeta Copia mi chiame, III VIII 040
- Se tu l'aiuto pria da Dio non chiame, IV XIV 004
ch'è pien di ninfe d'amorose dame. I I 063
ella fa festa e con le belle dame I V 005
io ti farò amar dalle mie dame, I XII 010
e fe' ballar per festa le sue dame: I XV 167
Ma, perché allor Cupido di tre dame II I 052
andavan donzellette e belle dame II XIX 032
vestito come donna tra le dame, III XV 097
del mio uffizio e poi dell'otto dame. IV III 075
mi disse la primaia di sue dame, IV XIV 002
facean che 'l tristo, in cui entrò la fame. III XII 105
e Perugia condutta a trista fame, IV VII 062
Lí stavan genti dolorose e grame, III XII 103
se gran virtú non rompe il gran legame, II XIV 134
or posto son tra 'l fango e tra 'l letame. III XV 099
ardente piú che non è il fuso rame, II XV 011
Sappi che in oriente è un reame I I 061
del monte Olimpo, dov'è il tuo reame. - I V 009
meco venendo all'alto mio reame, I XII 008
Allor Venus andò al suo reame. I XV 169
egli mi manda a cercar un reame, II I 050
"Voi, che salite al secondo reame, II X 001
Quand'io stava a mirar tanto reame II XIX 034
e contemplando vai questo reame, III VIII 038
che mai fûnno in giardino ovver reame III XII 101
lussurioso, che nel gran reame III XV 095
che m'insegnassi questo tuo reame IV III 071
Recasti tutto il mondo ad un reame; IV VII 064
alle Vertudi del quinto reame. - IV XIV 006
che sempre aperto tiene il suo serrame. II X 003
e chiuse a Ian del tempio ogni serrame. IV VII 066
-ami
O cupidigia, che tanto t'affami IV II 013
che conosci suoi doni e che tu l'ami IV XII 113
tanto apri piú la bocca e piú ne brami, IV II 015
devoto orando, e genuflesso el chiami, IV XII 117
che porgono alla 'ngiú que' santi rami, IV II 011
E questo amor produce molti rami: IV XII 115
-amma
quanto rispetto a mille è una dramma. II XIV 129
col dardo acceso di sacrata fiamma, I XIII 162
la prima è di Cupido la gran fiamma, II XIV 125
- cantavan molti dentro della fiamma, - IV XIX 062
tu proverai che piú 'l mio foco infiamma I XIII 158
per quello amor, che te di lui infiamma. IV XIX 066
Ei l'ha provato, e sallo la mia mamma. - I XIII 160
poi de coniunti, figli, padre e mamma, II XIV 127
Soccorri tosto, o dolce nostra mamma, IV XIX 064
-amo
in tutti quelli che nascon d'Adamo, II IV 080
e son dinanzi nepoti di Adamo, II XVII 174
quand'egli ingannò Eva e poscia Adamo IV I 127
col pomo dolce, ov'era il mortal amo. IV I 129
la dea Minerva allor mi trasse il camo, II XVII 170