hai conceduta, percuoti col dardo I I 134
e, mentre andava in su, mi gittò un dardo. I II 190
in man per mia difesa presi il dardo, I III 059
passargli al cor con l'infocato dardo; I VIII 032
sí crudelmente col tuo crudo dardo! I XIV 024
Non era lí mestier pregar che 'l dardo I XVI 025
che fe' di piombo ogni aurato dardo, IV XIX 014
Ahi, gran prodezze mostrarsi gagliardo I XIV 022
io l'assalisco, e quanto è piú gagliardo, II IX 086
- Or ti bisogna assai esser gagliardo III I 008
cotanto accrescerá il biscion lombardo II XIII 107
figliuol di Barnabò, del gran lombardo, II XVIII 092
nientemeno avea volto lupardo III VI 119
L'altro, ch'è qui, è Annichin Mongardo; II XVIII 094
Isidoro, Boezio e 'l buon Riccardo, IV XV 061
Imperatori o re non ho in riguardo; II IX 088
- Minerva mia, a cui sto i' a riguardo, III I 010
Ahi quanto piace a me quando la sguardo! I I 136
amendue seco, e Filena lo sguardo I II 188
Ed egli il riconobbe al primo sguardo I III 061
Lippea allora a me alzò lo sguardo I VIII 034
con que' sembianti moveano lo sguardo, I XVI 023
se non che 'l giglio roscio, c'ha lo sguardo II XIII 109
Mentr' i' a vederla ben drizzai lo sguardo, III VI 121
Dietro al mio cittadino avea lo sguardo, IV X 001
splendente ognun, che mi vincea lo sguardo. IV XV 063
Allor inverso il ciel alzai lo sguardo, IV XIX 016
tanto piú affligge quanto piú vien tardo. - I I 138
o ch'egli al suo venir non fosse tardo; I XVI 027
mando mie' morbi, ed a lor io vo tardo. II IX 090
a veder l'altre cose, e non sie tardo. - IV X 003
-are
perché sotto son dolci e sopra amare, I XV 165
Ben so che ogni cosa debbo amare II XIV 112
stando egli stupefatto ad ammirare: IV XVII 021
ed ora ognun è oscuro e tal appare IV XIII 170
quando la preda sua prende in su l'are. IV XIII 174
e lieto lieto cominciò a ballare II VI 081
Vidi un gigante giovine cantare, II VI 079
givan saltando sopra l'onde chiare, I XV 161
appena el credería; e, poi che chiare IV XVII 019
che va notando tra quell'acque chiare. IV XXII 060
Non die' nel mezzo, ov'ella credea dare; I V 127
ovver bisogno, ma sol dilettare. III XIII 108
dall'altro estremo sta il disperare, IV XVIII 008
cosí lei cominciai a domandare: III III 051
e, benché 'l sappia, io non lo posso fare. - II XIV 114
su ritto ed erto mi fece levare. III III 049
Io vidi poi color tutti levare IV XIII 172
Poiché mostrato m'ebbe tutto il mare I XV 163
e come piove, e che per l'alto mare IV XVII 017
ovver ch'egli è disceso fuor del mare, IV XIX 155
E fece l'acque ed adunolle in mare, IV XXII 058
mirabil sí, che, a volerla narrare, II VI 077
e l'erbe e i frutti, acciocché nutricare IV XXII 056
Cosí egli rispose al mio parlare; IV XV 076
sí come dice a noi 'l divin parlare. IV XVIII 012
Nel quale ancora questo può peccare, III XIII 106
Né l'un né l'altro si può perdonare IV XVIII 010
allor che meco io nol potea portare, IV XIX 159
e non ha forza a poterlo ritrare: II XIV 110
delle cose non viste e da sperare, IV XV 074
in tanta altura, ch'ella vide stare III III 047
in troppo prender pasto, in troppo stare III XIII 104
vien da quel verbo, che sta per substare. IV XV 078
Pel freddo pentimento e pel tardare IV XIX 157
prese la mira per voler poi trare, I V 125
ma non però che la fêsse voltare. I V 129
-argo
fulcita d'occhi assai vieppiú che Argo I XII 080
Con tutti gli occhi il regno lungo e largo I XII 082
ché quivi non può 'l viso aver letargo. I XII 084
-ari
Quest'altra aduna e tien con modi avari. III VII 150
Ma ora li maggiori han fatto chiari III XV 010
del prodigo è, c'ha suoi atti contrari III VII 146
alcuni effetti a suoi sensi contrari, IV XIV 150
e nulla vale a rispetto ai denari. II XV 075
Egli non cura robba, né denari; III VII 148
Se promettesse alcun tutti i denari IV XIV 148
Mamon rispose: - Chiunque vuol, impari, II XV 073
che l'Innocenza pura non impari III XV 008
loda ch'ell'abbia, attendi e fa' ch'impari IV XIV 146
e son dell'arme, d'arti e di scolari II XV 071
che piú che i mastri sanno gli scolari. III XV 012
-ario
nel crudel tempio, formato al contrario II XVII 026
sí come apparve in Pietro, suo vicario. II XVII 030
ché in quel di Cristo il pover volontario II XVII 028
-arlo
e fui di Roma, e 'l mio figliol fu Carlo, IV XIX 125
dechiara a me, se tu sai dechiararlo. IV XIX 129
e può a scoglio ed a porto drizzarlo, II VIII 162
di ciascun senso umano, e può guidarlo II VIII 158
né papa a lui porría giammai levarlo; IV XVIII 162
Dunque l'arbitrio, del qual io ti parlo, II VIII 160
Il ben participato, di cui parlo, IV XVIII 160
- Dacché concesso m'è che io ti parlo IV XIX 127
commise a lui, e può participarlo IV XVIII 158
-arme
- Satiro mio - diss'io, - se puoi aitarme, I III 103
a me, che sai che ho provato l'arme I III 101
174
Perché spero da te la possa e l'arme II II 160
tener credenza e ch'io possa fidarme. I III 105
se dietro a te ti degni di guidarme. - II II 162
Quando deliberasti, o dea, lassarme, I IX 055
se io le lascio e altrove puoi menarme. - I IX 057
sí diventai, che dissi per scusarme: II II 158
-arne
del maladetto cifo abbeverarne; II XV 113
e draghi farsi dall'umana carne. II XV 117
E, come noi mangiammo l'altrui carne III VI 046
e che ognun rivestirá sua carne, IV XV 137
da invidiosi can fa divorarne. - III VI 048
allora egli verrá a giudicarne IV XV 139
col corpo che fu offerto a liberarne; IV XV 141
san nelli membri, e cosí fa rifarne III VI 044
Io vidi molti poscia trasmutarne II XV 115
-arno
si facea il fiume vie maggior che l'Arno. III XI 039
Pensando, ancor m'impallido e descarno, III XI 037
e nullo colpo lor mai fere indarno, III XI 035
-aro
che quelli quattro a Dio accompagnâro. IV VII 174
e cominciò a dir con pianto amaro: I IX 107
ond'ella mise un gran suspiro amaro. I XI 129
sarebbe lungo: io gusto ora l'amaro, I XIII 029
- O fanciulletti, a cui ritorna amaro II IV 040
tanto da lui partir mi fu amaro; II V 065
che gusta il dolce, e pargli che sia amaro II X 062
mostrando il dolce e celando l'amaro, II XI 128
mescolato era il dolce con l'amaro, II XIII 050
anco su vi s'attrista ed ègli amaro, III IX 086
che son sí dolci, che vince ogni amaro, IV II 006
- Da c'hai passato il cammin cosí amaro IV VI 043
ch'eran nel limbo; e con martirio amaro IV XVII 149
con Spene e Caritá, che ogni amaro IV XIX 047
però 'l caldo raddoppia ed è piú amaro. IV XX 129
insieme in compagnia a lui n'andâro, IV VII 170
Altramente il superbo ovver l'avaro II X 064
ove pena sostien chiunque fu avaro. III VIII 003
cosí su ad alto e giuso due cantâro II XIII 052
- Elia e Enoc insieme alto cantâro, IV II 002
se a voi piace, a noi anco sia caro. I V 060
dove se' ora, o mio amico caro? I IX 109
e che io l'abbracciassi mostrò caro. I XVI 093
il non aver baptismo tanto caro, II IV 042
Quivi lassai il mio amico caro, II V 067
Or pensa quanto Dio ha l'uomo caro, IV XVII 151
star dentro al purgatoro a me fia caro. IV XIX 051
dicendo: - Acciò che ben si mostri chiaro I V 058
Mentre salea, io vidi un foco chiaro, I XI 127
Se la dea assente, io prego, fammi chiaro: I XIII 031
nell'aer suso in uno splendor chiaro, I XVI 089
onde l'un polo e l'altro vede chiaro. II II 072
che 'l mondo il fece infetto, ch'era chiaro. II V 069
col viso negro quanto il primo chiaro. II XI 132
Un gran torrente, poi, polito e chiaro III VIII 001
degno è che io t'insegni e faccia chiaro. IV VI 045
ed entrôn dentro in quello splendor chiaro. IV VII 172
Però, mostrando il viso allegro e chiaro, IV XIX 049
ché 'l foco lí è piú attivo e chiaro, IV XX 127
E sua superba sede collocâro II II 070
ché, quando un loco a sé prende un contraro, I XV 067
Poi venne un altro, che tutto contraro II XI 130
un d'allegrezza e l'altro del contraro. II XIII 054
inverso il vizio, alla virtú contraro. III IX 090
tanto valor nell'arme dimostrâro, IV VI 041
perché io so poco e domandando imparo. I XIII 033
le ninfe di Iunon l'altre invitâro I V 056
Satan e i suoi questo mondo pigliâro: II II 068
l'animo buono e di vertú preclaro. II X 066
Alla lor prece l'arbore preclaro IV II 004
va per la via e move il passo raro, I XI 125
diventa quel vapor sottile e raro, I XV 065
da che contra il partir non ho riparo! - I IX 111
Non fe' all'Amor la ninfa piú riparo, I XVI 091
e, per aver all'angoscia riparo, III IX 088
a sua perdizion fêsse riparo. - IV XVII 153
sentii maggior l'incendio; e per riparo IV XX 125
vedendo noi, insieme si ristâro II IV 038
e quanto posson tengon loco varo. I XV 069
-arri
I filistei riposono in sui carri IV XIII 121
e tanto mal che di lor non si narri. IV XIII 123
lo imbruttano ora, e Dionisi e Varri IV XIII 119
-arro
Nettuno poi ne pose sul suo carro I XV 157
delle quali al presente non ne narro, I XV 155
facean, mirando noi, al plaustro sbarro. I XV 159
-arse
ed ei non possa o speri d'aiutarse, III X 135
cosí lucente in cielo un carro apparse. I XI 015
cosí di quella polve un altro apparse II VI 094
Grande come gigante prima apparse; II X 019
e' fuor nel viso sí com'uomo apparse. II XIX 162
e tra quei pochi di costui apparse IV VII 149
e la via lattea, che pel caldo s'arse, I XI 011
arde se stessa e poi delle penne arse II VI 092
i gran palagi e il Capitolio arse, IV XIII 126
come il vil verme volle assomigliarse III III 080
a quel che volle a te assomigliarse IV IV 113
dentro in quel fiume nel sangue a bagnarse. III XI 048
sotto la rota ancora a consumarse. II VI 096
giovine e vecchia poi la vidi farse. II X 021