ed allo 'ndugio ed alle pene, c'hanno, IV XX 121
Rispose ancor con falsitá ed inganno: I III 097
Quando s'avvide Palla dello 'nganno I XI 130
usando meco falsitá ed inganno. I XVIII 036
e vinse Adamo a tradimento e inganno". II IV 021
Ghignando con un riso pien d'inganno, II XIII 025
molti di questi nascondon l'inganno, II XVI 041
ch'al matrimonio e fede fa lo 'nganno III XIV 167
che di piú posseder con froda e inganno. IV IV 162
che gli abbruciò l'estremitá del panno, I XI 128
tutta stracciata, ed era di quel panno, II XIII 023
e vestita era d'oro e non di panno. III VI 117
queste di Diana silvestre parranno. I IV 090
la vista, che han dentro, prenderanno; II XVI 045
perché non regge nelle selve un ranno, III III 140
Ed ella a me: - Quando risurgeranno II XVI 043
dite a color che vanno a saccomanno, II XVIII 107
del signorile scettro e primo scanno! II XI 093
Lí stava una regina in alto scanno III VI 115
Tornar io voglio al mio beato scanno: IV I 085
ma, com' Fabrizio nel povero scanno, IV IV 160
si debbe por a basso o sotto scanno, IV XII 062
cercando vo le ninfe, ov'elle stanno: I III 095
folgore lo vapor, molti ne stanno II V 146
In questo loco papi meco stanno, II IX 112
Ahi! quanti son che or a basso stanno, II XI 091
che come spere in questo mondo stanno. II XIII 027
che per centauri su nel mondo stanno, II XVIII 111
L'altre province sotto un capo stanno; III III 142
quassú venute sonno e quassú stanno, IV I 083
e per veder le dame che qui stanno; IV VI 028
su verso il ciel tra l'anime, che stanno IV XX 119
Dentro è la gran prigion di quel tiranno, II IV 019
e quale io sono, tutti torneranno II IX 110
e vidi l'altra corte, dove vanno, III VI 113
allo spirito e al corpo, e insieme vanno IV XVI 068
sí ch'ella e le sue ninfe vi verranno, I IV 088
-ano
il qual, quando è cacciato fuor dell'ano, I XIII 148
Ed ella a me: - È Iacopo d'Appiano. II XVI 097
a mostrar forte a non aprir l'arcano; IV XIX 045
e brutto e lacerato a brano a brano. III V 138
sí che sua barba e 'l capo parea cano. I XV 153
Poi nella quarta etá dal capo cano II X 079
degno è che, quando giunge al capo cano, III XIII 083
si mostra ardito il nobil capitano, IV VI 035
e 'l corpo opaco fa parer diafáno. - III IV 006
ognun lucente, chiaro e diafáno. IV XV 048
fui da Perugia, di santo Ercolano, II XIV 044
E forse lasserai erede estrano, III VII 085
mostrommi poi ed il mio Feliciano IV XV 044
o in rapina, o nell'arte di Gano. IV VIII 147
ch'è posto lí da Dio per guardiano, IV I 033
e mai, quando saetta, getta invano. I I 039
di quel che piú desia, e viengli invano, I II 173
e mille volte e piú la chiama' invano I IV 041
- diss'io, - ché uscirne m'affatico invano, II III 056
perché l'impresa non gli torni invano, II XIX 125
che dir potrai: - Ho conservato invano. - III VII 087
che la scienza s'affatica invano IV X 143
perché all'infermo si darebbe invano, IV XX 059
Da Leonina infino a Laterano III XIII 085
da un boschetto non molto lontano. I II 177
e passò a lato a me poco lontano. I VII 108
è alto tanto e posto sí lontano, I IX 152
Cupido lí non molto da lontano I X 127
Vidi Caròn non molto da lontano II VII 028
Venir ver' noi non molto da lontano II XI 007
Da quel giardino er'io poco lontano, IV I 031
nomati son da presso e da lontano. - IV VII 123
venirmi al volto alquanto da lontano, IV XIV 017
è l'alta tuba dotta di Lucano IV IX 047
vidi ch'avea un arco ornato in mano, I I 037
E lagrimando ingavicchiai la mano, I II 175
a quelle frasche stesi sú la mano I IV 043
Lippea coll'arco bello, ch'avea in mano, I VII 106
il qual io mi percossi con la mano, I IX 156
d'una saetta d'oro, ch'avea in mano. I X 129
lo scudo cristallin gli vidi in mano, I XI 023
E tre saette avea nella sua mano; I XIV 016
Nettuno a noi col suo tridente in mano I XV 151
Io dicea meco: - O ninfa, alla cui mano I XVII 073
Allor dea Palla stese a me la mano II III 058
bello e membruto e col leuto in mano, II VI 080
che conducea con un gran remo in mano. II VII 030
e pone all'avarizia allor la mano. II X 081
Per la piatá ingavicchiai la mano, II XIV 046
o presente o denar nella sua mano. - II XV 048
chi ordinava e chi facea con mano. II XIX 129
quando Palla mi die' lo scudo in mano, III IV 004
Ed era senza piedi e senza mano III V 136
se l'Avarizia sí ti tien la mano, III VII 083
Ognun di loro avea la spada in mano; III XI 007
Benignamente a me porse la mano; IV III 034
cosí fec'ella con la spada in mano, IV VI 037
Il terzo, ardito, con la spada in mano IV VII 121
quand'egli stesso vi vuol tener mano; IV X 147
spontaneamente porse quella mano, IV XIX 041
significante ogni regno mundano. IV XIV 021
ed al ciel tirerá 'l regno mundano. - IV XVII 096
e dacché sol per un onor mundano IV XIX 043
e seguitaila insin all'oceáno I XV 149
168
alla pastura sotto l'Oceáno III IV 002
principalmente vien dall'Oceáno, IV II 125
- Altro signor ne viene, Octaviano, IV XVII 092
allora ella gridò: - Oimè! fa' piano. - I IV 045
cursono a far la caccia per lo piano I VII 104
Letto ch'io ebbi quel tra me pian piano, I IX 154
tanto ch'io la trovai nell'altro piano, I X 125
ch'egli facea tremar tutto quel piano. I XIV 018
che avíe fatta, e giunsi su nel piano, I XVII 071
mi trasse su, tirandomi pian piano. II III 060
e coglier fiori su pel lordo piano; II VI 082
e, giunti al monte, poi scendeano al piano, II XI 005
ché siam discesi nel maligno piano II XV 044
mostra nel volto e par soave e piano, II XVI 095
Elli facean le torri nel gran piano, II XIX 127
quanto una gente, ch'io vidi in un piano, III XI 005
e dicono che gli uomin di quel piano III XIII 087
e tra le melodie di quel piano IV I 029
e poscia scende e corre giuso al piano. IV II 129
- a lei risposi riverente e piano, - IV III 032
sí che vermiglio fe' tutto quel piano; IV IX 051
La statua grande vidi in un gran piano, IV XIV 019
Egli si lagna che 'l sangue romano IV IX 049
la qual, se fusse data a chi è sano, IV XX 061
qual fauno t'ha scontrata o qual silvano? I XVII 075
ei conquistò; ed ora l'ha 'l soldano, IV VII 119
fosse il suo aspetto: tanto era sovrano; I I 035
Ed era sí scolpito e sí sovrano, I XI 025
reggere debbia ed essere il sovrano, II V 128
ma egli sopra tutti è il piú sovrano. II XVI 099
che d'ogni amenitá era sovrano, IV III 036
perché da lui è ogni senso strano, II V 132
E dal ver, forse, questo non è strano; III XIV 070
- Pensa del cibo dentro al corpo umano, I XIII 146
maggior sei volte e piú d'un corpo umano. II XI 009
in terra vidi guasto un corpo umano, III V 134
spargendo i membri in terra e 'l sangue umano. III XI 009
in forma femminile ardir umano. IV VI 039
quand'ella non al fin del corso umano, IV VIII 143
Benché in alcun sia l'intelletto umano IV X 145
ché unirá 'l celeste coll'umano. IV XVII 094
in tutti i membri del suo corpo umano. IV XX 063
di quelli fiori come garzon vano. II VI 084
reputa i giochi e l'amor esser vano, II X 077
ma e' sparío sí come un corpo vano. II XIV 048
Risposto fu: - Il vostro passo è vano: II XV 046
nasce Amor cieco, fanciullesco e vano; III XIV 072
Perch'è spognoso e perché dentro è vano, IV II 127
cioè in diletti, ovver nell'amor vano, IV VIII 145
li martiri sepolti in Vaticano, IV XV 046
per preghi della madre, dio Vulcano. I XI 027
se si scontrasse in acceso vulcano. I XIII 150
e con tempesta apparve il gran Vulcano I XIV 014
E, bench'egli dal ghiaccio e da Vulcano II V 130
di quella che fu data a dio Vulcano, III XIV 068
-anta (*)
che ciò che si promette o mercatanta, IV XIII 062
la rea radice d'ogni mala pianta. II II 033
quando la vile e testé nata pianta II IV 063
* E, per disfar cotanto infetta pianta, III XIV 109
Presa ch'ebbe la terra tutta quanta, II II 031
Egli creò e di iustizia santa, II IV 059
* sola nel mondo la progenie santa. III XIV 111
e qual, se quella è guasta o troppo schianta. IV XIII 066
l'Inganno e Froda e la Malizia tanta, II II 029
ma di questa eccellenza e grazia tanta, II IV 061
e che la mercanzia sia quella e tanta, IV XIII 064
* quando Dio vide che malizia tanto III XIV 107
-ante
ed era d'acqua chiara e sí abbondante, I I 101
ch'era tutta di fino adamante. IV VI 018
- Ecco la nostra dea - dissono alquante, - I XVI 014
a qual ti piace piú esser amante? - I VII 081
dietro alla 'manza va il misero amante, III XV 131
perché ammirava il superbo arrogante, III I 005
per la via ch'ell'er'ita, andai su avante, I III 025
e poi che funno a lei venute avante, I IV 126
s'ingegna sempre di salire avante, I XII 047
Ben mille ninfe allor venneno avante, I XVI 016
quando la dea a me su venne avante: III I 007
E, quando fummo andati alquanto avante, IV II 145
Mollizia è, nemica del costante, III IX 062
Ma questo con pochi altri fu costante, IV VII 148
Con piú di mille ninfe a lei davante I V 052
ond'io andai dicendo a lei davante: I VIII 066
quant'era piú appresso a quel davante, II VII 014
Io dissi a lei, quand'io gli fui davante: II XI 010
sí come un'ombra che fugge davante. III XV 135
Allor Sibilla gli disse davante: IV XVII 091
ch'avea le torri di duro diamante. IV II 147
la fede ferma piú che diamante; IV VII 150
A te saettarei, che vien dinante, II XVIII 028
di sí gran torre col capo dinante? II XIX 138
duo nelle tempie e duo ne avea dinante. IV VIII 105
e dalle dèe sí poco er'io distante, I VII 077
dal fonte, a mio parere, era distante, I VIII 062
E ogni muro dall'altro è piú distante I XII 049
e vidi il mostro opposito e distante III VII 131
ch'appena portería un elefante. II XI 012
Sí come manca il cuor all'elefante, III X 013
quando il popol roman (tanto era errante) IV XVII 089
vedendo un fiume spumoso e fumante, III X 011
che trovammo giacere un gran gigante II VIII 004