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Dialogo interreligioso dentro i conflitti sociali e politic

3. Pratiche interreligiose ed esperienze di incontr

3.2 Dialogo interreligioso dentro i conflitti sociali e politic

Un altro esempio di buone pratiche del dialogo interreligioso è quello sviluppato da diversi anni dalla Interfaith Encounter Association in una del- le terre più ricche di esperienze religiose, spirituali, ma anche di conflitti armati. L’obiettivo dell’associazione è quello di promuovere la costruzione di una pace di riconciliazione e di cooperazione anche attraverso lo stru- mento dell’incontro e del dialogo tra le tante componenti religiose che con- vivono nella zona. Il dialogo si connota per certi aspetti anche come un ef- ficace strumento politico di scambio e di reciproca conoscenza. Queste esperienze forniscono dei buoni strumenti per un cambiamento di percezio- ne, di attitudini e di comportamenti, tra israeliani e palestinesi, musulmani ebrei e cristiani. Al di là della considerazione generale che ritiene la presen-

52 Cfr. Pentateuco, Levitico, 19,18, ‹‹ Il forestiero dimorante con voi deve essere per voi

uguale al vostro indigeno, e amerai per lui quello che amerai per te stesso››, Levitico, 19,34. Il testo viene poi ripreso nel Vangelo ‹‹Amerai il prossimo tuo come te stesso››, Mt 22,39; Mc 12, 28b34; Lc 10,25-37.

za degli aspetti legati al religioso come una componente che blocca i rap- porti e rende il conflitto più acuto, le esperienze di alcune associazioni e di Organizzazioni Non Governative (NGO), organizzate da entrambe le parti, così come ricerche accademiche54, dimostrano che la religione può risultare,

al contrario, una opportunità di incontro utile per moderare i conflitti e non solo per accenderli. Tuttavia per lo sviluppo e la crescita delle relazioni e degli scambi tra i gruppi è necessario tenere presenti quattro fattori che possono fare in modo che gli incontri tra gruppi abbiano successo55: la con-

dizione di pari dignità tra i gruppi, costruzione di un ambiente curato e cal- do (no la percezione di un incontro casuale), l’interesse per la cooperazione (piuttosto che la competizione nelle relazioni), lo sforzo per ottenere sup- porti istituzionali. A sostegno dell’organizzazione che deve essere sempre ben curata e supportata in tutti gli aspetti per favorire la percezione per tutti di sentirsi a proprio agio, deve intervenire anche un senso di potenziale amicizia e di opportunità per la costruzioni di autentiche relazioni interper- sonali.

La Interfaith Encounter Association considera quindi che la religione, piuttosto che essere causa dei problemi, potrebbe diventare la soluzione dei conflitti in Medio Oriente56. Attraverso gli incontri tra persone appartenenti

a gruppi religiosi ed etnici diversi, l’associazione intende rafforzare le espe- rienze del dialogo per promuovere esperienze di solidarietà giustizia e pace. Gli incontri che si realizzano con tematiche diverse sono rivolti ad ogni ge- nere di popolazione e trovano spazio in differenti luoghi delle due realtà territoriali. Dagli incontri deve emergere che l’alterità non è solo accettata, ma viene valorizzata compresa, accettata e rispettata nella ipotesi prossima di una convivenza pacifica nell’area, del rispetto di tutti i suoi abitanti e dell’ambiente.

Le attività proposte dall’associazione variano tra corsi di studio, semina- ri, incontri e dialoghi. Il focus sta nel fatto che devono essere trovate le mo- dalità per sostituire al paura, l’ignoranza e la diffidenza alla conoscenza, alla tolleranza e alla condivisione. Il passaggio di questi sentimenti ed emo- zioni avviene attraverso le esperienze concrete dell’incontro con l’altro, nel condividere la stessa esperienza e di sentirsi in una situazione di sicurezza anche sedendo accanto al nemico. In questo contesto il dialogo interreligio- so viene considerato come uno strumento attraverso il quale i differenti gruppi, espressione anche di appartenenze sociali e politiche diverse, pos-

54Cfr. Y. Iram, Educating toward a culture of peace, Greenwich, Age Publishing, 2006. 55 Cfr. Y. Amir, ‹‹Contact Hypothesis in Ethnic Relations››, in Psychological Bulletin, n.

71, 1969.

56 Interfaith Encounter Association http://interfaithencounter.wordpress.com /about/our-

sono trasformare la rappresentazione che si sono fatti dell’altro e orientarsi verso un nuovo modo di sentire, per sostituire l’ethos della guerra a quello della pace57. Gli incontri coinvolgono quindi la popolazione ad ogni livello

e non solo i capi spirituali e politici, anzi, le partecipazioni dal basso sono quelle che rendono più partecipato ed atteso il dibattito.

L’approccio con il quale lavora l’AIE è sostanzialmente basato su una proposta operativa che si muove su tre livelli o tre cerchi di lavoro intercon- fessionale: il primo è all’interno dell’area israeliana promuovendo incontri tra ebrei, musulmani, cristiani, drusi e baha’i; il secondo livello è quello dell’incontro tra israeliani e palestinesi dove l’associazione lavora in colla- borazione con otto organizzazioni palestinesi presenti nei Territori dell’Autorità Nazionale Palestinese; il lavoro al terzo livello si estende alla regione del Medio Oriente partecipando a interventi anche nei paesi del Maghreb, in Libano e in Iran.

L’esperienza del dialogo religioso rivolto a tutti i segmenti della società, ha generato un’attenzione particolare verso le esperienze di partecipazione delle donne. A causa di molte pratiche religiose che escludono le donne dal- la partecipazione attiva agli incontri ed al sociale in generale, è stato neces- sario tenere conto di questa difformità sia per la promozione di un dibattito interno che per agevolare comunque le donne a partecipare agli incontri. L’incontro interreligioso per donne (WIE) è stato lanciato nell’inverno del 2001 per affrontare questa necessità e per rettificare questo potenziale pro- blema nel lavoro di base interreligioso.

Un’altra sfida importante è rappresentata dal coinvolgimento dei giovani e la promozione quindi di uno spazio specifico dedicato a loro. Tra i giova- ni si presentano problemi diversi da quelli delle donne, perché è meno sen- tito il coinvolgimento e sono necessari strumenti e aspetti organizzativi che meglio sanno comunicare dinamiche e percezioni individuali e collettive. Tuttavia i giovani sono proprio coloro che animano e stimolano il processo, mettendo in circolazione le idee e i nuovi bisogni emergenti.

Sul piano operativo, la AIE sta realizzando progetti orientati alla costru- zione della cittadinanza attiva e partecipata coinvolgendo i differenti gruppi religiosi e nazionali. Un corso interconfessionale per gruppi è organizzato in differenti centri del Paese con l’obiettivo di sensibilizzare le comunità locali e condividere le esperienze anche nei contesti di educazione formale. Ogni centro è guidato da un team di coordinamento interreligioso in grado di sviluppare la comunicazione e la relazione su modelli di parità e parteci- pazione. L’obiettivo di questo intervento è quello di sviluppare una mini-

comunità58 che favorisce i rapporti di amicizia e di rispetto reciproco, raf-

forzando l’identità unica di ogni comunità. Questi gruppi poi si comportano come modelli per le comunità di appartenenza, ma implementano le moda- lità sperimentate del condividere insieme, utili allo sviluppo della cultura di pace.

La centralità del lavoro è individuato nell’esperienza della sessione mensile di studio congiunto. Durante questo periodo i partecipanti indivi- duano temi di studio da presentare alle sessioni di lavoro con l’obiettivo di mettere in discussione, sulla base dei problemi reali e contingenti, le cre- denze, le pratiche, le fonti religiose delle tradizioni di appartenenza.

Incontri interreligiosi tra donne (WIE), musulmane, cristiane, druse ed ebree sono organizzati per promuovere lo scambio e lo studio di problema- tiche del mondo femminile all’interno delle differenti prospettive religiose. Non solo lo studio interreligioso è utilizzato come veicolo per la compren- sione, l’accettazione e il rispetto reciproco, ma anche come un modo per approfondire la conoscenza delle questioni che all’interno della propria re- ligione creano separazione, controllo e impedimenti. Gli incontri alimenta- no un sostenibile empowerment femminile capace di valorizzare cambia- menti sociali e culturali.

58 Cfr. P. Kennedy, Putting Our Differences to Work: The Fastest Way to Innovation,

Leadership, and High Performance, San Francisco, Berrett Koheler, 2009; D. Gavron, Holy Land Mosaic: Stories of Cooperation and Coexistence Between Israelis and Palestinians,

Maryland, Rowan & Littlefield Publishing Group, 2008, http://interfaithencounter. word- press.com/groupseventsprojects/projects/.

3. Educare alla cultura di pace: nuovi paradigmi