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2. I processi che portano alla cultura di pace

2.2. Sviluppo umano

Come la Human Security, la definizione di Human Development comin- cia a prendere corpo alla fine della Guerra Fredda e compare per la prima volta nel report della UNDP nel 1990. La prospettiva con la quale viene vi- sto l’essere umano è quella che vuole restituire e mettere bene a fuoco le sue potenzialità, capacità, risorse e attese. Una prospettiva che aiuta anche a vedere i problemi dal basso e dal basso fa nascere e maturare le risposte af- finché queste restituiscano autonomia e autodeterminazione oltre che emancipazione cambiamento. Il riferimento allo Human Development non si rapporta necessariamente ad aspetti di tipo economico e quantitativo, piuttosto ad un maggiore accesso per tutti gli abitanti del pianeta terra, alla conoscenza, alla padronanza del know how e delle competenze partecipati-

21 Cfr. K. Annan, Presentazione, in R. McRae, D. Hubert, Human security and the new

diplomacy, protecting people promotion peace, Quebec, McGill-Queen’s University Press,

ve e decisionali. Fattori questi che permettono di aumentare o di creare un sostanziale miglioramento delle condizioni di vita locali e globali. Un mi- glioramento che tuttavia deve essere garantito attraverso lo sviluppo dei sa- peri e delle conoscenze locali delle persone e la loro integrazione con saperi nuovi che, attraverso un approccio cooperativo, ne innalzano la qualità e l’operabilità.

Uno dei principali obiettivi dello Human Development è quello di soste- nere la costruzione condivisa di un ambiente di benessere per le persone e di garantire a tutti un continuo miglioramento delle conoscenze e della qua- lità di vita, prolungando le aspettative di vita. Questo obiettivo si differen- zia dalle precedenti strategie di sviluppo, caratterizzate da una prospettiva di basso contenuto umano, che ritenevano accettabile la soddisfazione per il raggiungimento degli standard di qualità di solo un quinto della popolazio- ne mondiale. Questo determinava una mancanza di preoccupazione per l’andamento globale e le ripercussioni che le disparità sociali e culturali avrebbero avuto nel futuro. Una prospettiva simile escludeva la lettura di una parte della popolazione mondiale, aumentava la presenza della dispari- tà tra le popolazioni contribuendo così a far degenerare in violenza e preva- ricazione le normali tendenze umane alla competizione e all’egoismo non equilibrandole con le tendenze alla cooperazione e partecipazione alla vita sociale. Questi modelli hanno tutti una radice comune: un difetto di parte- cipazione effettiva della maggior parte dei cittadini e cittadine ai processi di sviluppo. Le linee programmatiche di Sviluppo Umano sono sintetizzate nella Dichiarazione e Programma d’Azione del Vertice Mondiale sullo Svi- luppo Sociale tenutosi a Copenaghen nel marzo 1995, che è sottoscritta da tutti i Governi del mondo. La Carta di Copenaghen costituisce dunque un solenne impegno politico che tutti sono tenuti a rispettare.

In riferimento allo sviluppo umano troviamo anche la categoria della so- stenibilità. Il concetto di sostenibilità non viene quindi considerato solo in riferimento allo sviluppo ambientale, ma è piuttosto il modo con il quale gli esseri umani scelgono di vivere la propria vita in quanto gli indirizzi presi avranno anche in futuro delle conseguenze per la vita delle future genera- zioni. Anche in questo contesto, la percezione e i valori che ne conseguono si coniugano nella prospettiva della trascendenza come competenza di comprendere che ciò che viene fatto nella nostra quotidianità ha degli effet- ti sui miliardi di popolazione del futuro prossimo e del lontano futuro. Ci sono teorie che si spingono anche più a fondo sostenendo che la partecipa- zione ai cambiamenti nel mondo non avviene solo attraverso le azioni ma anche attraverso il pensiero e le forme di pensiero che sono comunque parte del cosmo al quale tutti appartengono senza alcuna distinzione e differenza.

Al di là di riferimenti più spirituali è indubbio che il concetto di svilup- po umano introduca un salto di qualità in molti ambiti dei saperi, anche di quelli che in modo indiretto si occupano degli aspetti umani. ‹‹La comunità di destino della specie umana di fronte a problemi vitali e mortali comuni richiede una politica dell’umanità. Questa si dovrebbe fondare sul concetto di Terra-Patria, che porta in sé la coscienza del destino comune, dell’identità comune dell’origine terrestre comune dell’umanità. La Terra- Patria lungi dal negare le patrie singolari, dovrebbe integrare in una grande patria comune. Gli internazionalismi ignoravano l’importanza delle diversi- tà culturali e nazionali. La Terra-Patria ingloberebbe la preoccupazione di salvaguardare indissolubilmente l’UNITÀ/ DIVERSITÀ umana››22. La di-

versità e l’unità rappresentano anch’esse un legame forte ed un reciproco sostegno che tuttavia si deve tradurre, per lo sviluppo umano, anche nei termini di legame diretto con la sostenibilità ambientale se desideriamo che le generazioni future migliorino la loro qualità di vita e di benessere indivi- duale e sociale.

Ma nonostante la presenze di strategie e dichiarazioni internazionali che coinvolgono gli stati membri delle organizzazioni sono ancora pressanti e assolutamente poco aiutate le realtà svantaggiate che si trovano costrette a vivere differenti forme di deprivazione e di degrado, come quello ambienta- le e culturale. Condizione di difficoltà estrema alla quale si somma l’aumento della minaccia di sfruttamento e di diseguaglianza sociale come azioni interessate e volute della globalizzazione. Effetti pericolosi che au- mentano di intensità quando toccano le vite delle donne, dei bambini e de- gli anziani, perché le condizioni ambientali, la carenza sei servizi alla salute e di idonee strutture igieniche concorrono, con altre mancanze, a causare malattie, sofferenze e mortalità. Situazione che non fa altro che aumentare i meccanismi di esclusione e disparità all’interno dei Paesi non solo in quelli con economie deboli, generalmente chiamati in via di sviluppo23, ma anche

quelli che dalla fine del primo decennio del XXI secolo stanno vivendo le debolezze e le fragilità delle crisi economiche. Crisi che, accompagnate a

22 E. Morin, La via, cit. p. 33.

23 Il termine Paesi in via di sviluppo è carico di pregiudizi e di una rappresentazione et-

nocentrica, la cui assunzione appare poco coerente con l’impostazione del discorso che qui viene presentato. Tale riferimento non rispetta la valorizzazione della diversità e considera i paesi con una sistemi economici limitati a causa, soprattutto, di un passato di Paese coloniz- zato. Non pare possa essere garanzia di rispetto per l’Altro assimilare il riferimento allo svi- luppo economico a quello di inferiorità culturale. Inoltre è da ricordare che l’ideologia dello sviluppo ha danneggiato, piuttosto che favorito, esperienze umane e culturali, focalizzando l’attenzione e l’ottenimento dei risultati solo su un aspetto, in particolare quello economico, dei cambiamenti e dei miglioramenti della società senza fare alcun riferimento, ad esempio, alle caratteristiche intrinseca e alle tradizioni profonde delle collettività.

un mancato investimento nell’educazione e nella formazione delle nuove generazioni, determinano in modo esponenziale condizioni di povertà, vio- lenza, malattia e degrado.

È significativo come lo Sviluppo Umano assuma un indice di sviluppo che non si accorda con gli indicatori considerati nel PIL. Per lo sviluppo umano, infatti, integrati al dato del reddito nazionale, si presentano quello del tasso di alfabetizzazione e di aspettativa di vita. Indicatori che com- prendono in sé riferimenti importanti riguardanti l’investimento nella quali- tà dell’educazione e nella garanzia del benessere e nella salute della perso- na. ‹‹l’approccio allo sviluppo umano ha profondamente influenzato un’intera generazione di politici ed esperti di sviluppo anche nell’ambito delle Nazioni Unite in generale. La crescita economica non agisce di per sé migliorando automaticamente la qualità di vita in particolare rispetto a set- tori cruciali come la sanità e l’istruzione››24. Il riferimento alla formazione,

integrato con gli altri aspetti, risulta quindi essere fondamentale. Esso infat- ti può essere responsabile delle modalità di costruzione dei saperi delle per- sone e del conseguente processo di cambiamento orientato verso il miglio- ramento implicando allo stesso tempo la creazione, la diffusione e lo svi- luppo delle culture. L’educazione gioca quindi un ruolo fondamentale nei processi che accompagnano e sostengono lo sviluppo umano. L’UNESCO, nel rafforzarne il significato e il compito, collega quanto considerato da De- lors, circa i quattro pilastri dell’educazione, con le conoscenze e le compe- tenze di base per impostare un percorso di sviluppo umano integrato alla promozione dei diritti umani e della cultura di pace25. I quattro pilastri ven-

gono quindi considerati come contesti per lo sviluppo di competenze speci- fiche che possono sostenere lo sviluppo umano, in quanto competenze che si rinnovano nel corso della vita. Le competenze vengono quindi considera- te sia come messa in azione delle conoscenze che consapevolezza della possibilità di poter gestire in modo creativo e personale degli strumenti at- traverso i quali è possibile creare dei cambiamenti di sé stessi e del mondo. L’attitudine viene considerata in questi contesti26 come una fonte di azione

che può essere individuata in relazione ad un ampio ventaglio di proposte che si presentano nelle differenti situazioni e circostanze della vita. Queste attitudini tuttavia non sono innate, ma vengono formate da chi apprende at- traverso il modo con il quale apprende e dà significato alla realtà. Questo può rappresentare un atteggiamento di fondo che fa da substrato educativo, substrato che permette e favorisce lo sviluppo di competenze idonee per lo

24 G. Alessandrini, La formazione al centro dello sviluppo umano. Crescita sviluppo e

innovazione, Milano, Giuffrè editore, p. 181.

25 Educazione e sviluppo umano, UNESCO, Brasile. 26 Ibidem.

sviluppo umano, la relazione con gli altri e il rapporto con la realtà. Pertan- to, tenendo presente il riferimento ai quattro pilastri dell’educazione indica- ti da Delors, è importante considerare due aspetti: chi sono le nuove gene- razioni e quale tipo di educazione li sta preparando. Il paradigma di svilup- po umano può essere una linea per orientare i processi educativi in prospet- tiva della società del XXI secolo, perché alla base del paradigma dello svi- luppo umano è presente la consapevolezza che lo sviluppo di una comunità e delle singole persone che la compongono, dipende molto dalle conoscen- ze che le persone hanno costruito, ma anche dalle possibilità di attualizzare in competenze le conoscenze, di trarne beneficio e gratificazione personale anche attraverso l’investimento per il loro miglioramento. Lo sviluppo delle potenzialità educative deve essere compreso come elemento trasversale e non può essere sostituito da nessun altro. Alcune opportunità possono assi- curare la sopravvivenza altre aiutano a conservare elementi importanti per l’integrità della persona, ma le uniche opportunità che veramente sviluppa- no il potenziale degli esseri umani sono quelle educative che devono essere accompagnate e sostenute attraverso idonei e qualificati ambienti di ap- prendimento. In considerazione del paradigma dello sviluppo umano, quin- di, solo l’educazione intenzionale e mediata, può essere considerata il di- spositivo in grado di trasformare le potenzialità dei bambini e dei giovani, in competenze per la vita. All’interno di questa prospettiva di azione, viene sostenuta l’idea che il sostegno allo sviluppo umano parte dal momento in cui vengono attiviate forme concrete di intenzionalità educativa per le nuo- ve generazioni, creando pratiche e contenuti, metodi e strumenti che possa- no stimolare la costruzione di competenze situate ed efficaci per la trasfor- mazione immediata dei contesti.