• Non ci sono risultati.

3. Pratiche interreligiose ed esperienze di incontr

3.1 Dialogo interreligioso e Learning to live together

Su questa linea si presenta l’esperienza Learning to live together. An in-

tercultural end Interfaith Programme for Ethics Education50, che propone

una riflessione su come gli educatori e gli insegnanti possono costruire competenze per migliorare la qualità del vivere insieme agli altri e offre strumenti utili per avviare progetti in tal senso. L’inaugurazione, nel 2000 della rete Globale delle Religioni per i bambini (GNRC)51, sostenuta dalla

fondazione Arigatou e in collaborazione con l’UNICEF e l’UNESCO, ha creato uno spazio per promuovere la cooperazione e per soddisfare i biso-

2005.

49 M. Raveri, op. cit, p. 23.

50 Cfr. Airgatou Foundation, Learning to live together. An intercultural and Interfaith

Programme for Ethics Education, Geneva, NB Media, 2012.

gni dei bambini nello sviluppo delle loro esperienze spirituali e religiose. In particolare la rete cerca di favorire un movimento globale per creare i mi- gliori ambienti di scambio e di dialogo in vista degli obblighi educativi per il terzo millennio. L’educazione interculturale e interreligiosa viene pro- mossa attraverso un impegno etico al fine di aiutare le comunità e le società a costruire modalità per vivere insieme pacificamente, nel rispetto degli al- tri. L’educazione etica si integra quindi con le competenze del learning to

live together e con la promozione del dialogo interreligioso. Imparare a vi-

vere insieme richiede un impegno globale per la tutela del rispetto di ogni dignità umana. Gli obiettivi che il programma si propone sono orientati a rafforzare nei bambini la costruzione degli strumenti che portano a com- prendere e realizzare la giustizia, il rispetto dei diritti umani e la costruzio- ne di relazioni di armonia con ogni collettività e con le singole persone.

All’interno del programma viene quindi dato ampio spazio e significato al legame esistente tra valori etici e tradizioni religiose, sostenendo anche l’importanza di educare a questi valori già nella famiglia e nella comunità di appartenenza. È soprattutto con i legami primari, con la famiglia, le espe- rienze di affetto, di amore e di ascolto empatico, che vengono date le pre- messe per lo sviluppo di una formazione e per un comportamento umano etico. Purtroppo però, è anche presente, nel legame stesso con la famiglia, la possibilità di creare situazioni di ostilità e di odio piuttosto che di amore e di condivisione. Sono frequenti gli esempi in cui le famiglie, come gli in- segnanti sollecitano e insegnano a vedere gli altri come nemici, incorag- giando alla reazione violenta di fronte ai conflitti e a mostrarsi insensibili di fronte ai bisogni ed ai sentimenti degli altri. Per molti educatori questa mo- dalità viene giustificata, in particolare per i bambini maschi, come una ne- cessaria preparazione per vivere in un mondo aggressivo, competitivo orientato solo a garantire il soddisfacimento del piacere economico e il rag- giungimento di ruoli di potere. Il programma, per rispondere a questa de- viazione dei processi educativi, richiama l’attenzione a quattro tipi di re- sponsabilità:

1. L’impegno di tutte le tradizioni religiose, nella consapevolezza di essere strumenti di educazione, verso la garanzia di valori centrati sul rispetto dell’altro e dell’alterità. Ai bambini e ai giovani viene insegnato a rela- zionarsi in particolare con coloro che appartengono ad altre tradizioni, credenze e fedi al fine di attrezzarsi per vivere anche religiosamente in un mondo plurale.

2. L’impegno delle tradizioni religiose a promuovere quei valori di traspa- renza, onestà e compassione verso tutti gli esseri umani, valori che de- vono essere incoraggiati nei bambini fin dai primi momenti di vita.

3. La necessità di trovare nelle differenti tradizioni punti in comune per condividere l’impegno sociale dimostrando allo stesso tempo la comune e interdipendente appartenenza al genere umano.

4. La consapevolezza che l’educazione non possa soffermarsi solo sulla conoscenza della fede di appartenenza. La formazione risulterebbe limi- tata e sterile perché non permetterebbe di comprendere l’eredità imma- teriale di saperi e significati che sono delle continue sfide quotidiane po- ste dagli incessanti processi di trasformazione e cambiamento.

Il programma sostiene inoltre la necessità di fare riferimento al rapporto tra i significati, le esperienze, i saperi e gli aspetti che sono propri della lai- cità e di come questi possono incontrarsi e confrontarsi con quelli religiosi, creando la possibilità di uno scambio e di un reciproco sostegno senza al- cuna interferenza. Ma ciò che viene anche riconosciuto e ciò che va oltre il riferimento religioso, come dimensione trasversale che può unire le fedi, è la spiritualità.

Il programma sostiene che i bambini hanno profonde attitudini alla spiri- tualità che sperimentano continuamente quando viene data loro la possibili- tà di relazionarsi con entusiasmo e curiosità al mondo nel quale vivono. In particolare un rapporto costante e interessato verso il mondo naturale che li circonda, può aprire il cuore e non solo le menti dei bambini, aiutandoli a cogliere e a vivere le esperienze spirituali in modi diversi, ma soprattutto in modo personale senza necessariamente rifarsi a comportamenti o insegna- menti imposti dalle tradizioni. Molti parametri che gli adulti utilizzano nel loro vivere quotidiano, come il tempo e lo spazio, hanno per i bambini rife- rimenti completamente diversi. Il tempo, in particolare, assume dilatazioni e inconsistenza nella vita dei bambini. Esso è infatti collegato a tutto ciò che fa parte della vita materiale che i bambini dovrebbero percepire gra- dualmente come e non solo come unico approccio alla realtà.

L’esperienza del dialogo interreligioso proposto dal learning to live to-

gether di questo programma vuole partire dalla innata capacità di sviluppo

spirituale dei bambini facendo in modo che questa crescita e questa apertu- ra possano stimolare la creatività e l’intelligenza ed essere un contributo al benessere di tutta la comunità. Ogni aspetto della spiritualità, così come ogni capacità della mente deve essere educato e sviluppato attraverso pro- cessi che aprono alla riflessione critica, all’integrazione tra conoscenze e competenze e alle relazioni positive e di qualità. È chiaro quindi che spiri- tualità e religione non esprimono la stessa cosa, non sono sinonimi e talvol- ta entrano in contrasto tra loro soprattutto quando le pratiche del religioso non sanno riconoscere il senso della ricerca interiore che non si risolve nell’adeguamento a pratiche e comportamenti, ma che guarda alla connes- sione diretta e continua tra l’essere umano e l’universo. Qualcosa che porta

oltre ciò che siamo e che viviamo nel presente, ciò che va al di là dei feno- meni che sperimentiamo. È la possibilità di percepire altro, pur rimanendo sintonizzati con la realtà e sentendoci parte del genere umano e dell’universo. È la possibilità di utilizzare approcci proattivi piuttosto che reattivi avendo la capacità di andare oltre alla risposta che lo stimolo po- trebbe indurre a fare immediatamente. Il tempo nell’esperienza spirituale si dilata, esce dai suoi parametri e supera il senso dell’immediatezza, le rispo- ste e i comportamenti non sono immediati, impulsivi e le sole risposte alle tante domande non soddisfano il bisogno di scendere in profondità. C’è sempre una dimensione spirituale nella ricerca delle cose, una dimensione che viene da dentro che non può essere ricondotta alla sola motivazione e al solo interesse. La spinta che dà la spiritualità va oltre i limiti e i confini, per questo non può essere circoscritta dentro modelli stretti di appartenenze re- ligiose. È anche la possibilità che hanno le persone di vivere e lavorare in- sieme per il bene della comunità. L’invito desidera per il prossimo quello

che desideri (ami)per te stesso, che riprende il verso biblico52 è la sfida, la

scommessa e la possibilità che ogni essere umano ha di andare oltre il pro- prio essere e il proprio sentire per vivere nella dimensione di armonia, compassione e amore con l’universo. È possibile amare il nemico? Nel far- ci questa domanda ci apriamo alla possibilità stessa53 di porci in relazione

con noi stessi e con il mondo in modo autentico.