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2. I processi che portano alla cultura di pace

2.3 Sviluppo sostenibile

Sia l’educazione alla pace che il processo che accompagna e sostiene la cultura di pace devono essere collegate strettamente alla tematica dello svi- luppo sostenibile. Il tema dello sviluppo sostenibile, come evidenziato in precedenza si integra anche con i percorsi di Human Security e di Human

Development, e come per questi anche le organizzazioni internazionali so-

stengono lo stretto legame con l’impegno per la costruzione della pace. Il riferimento allo sviluppo sostenibile non è unidirezionale e dal significato chiaro e definito. Esso appare piuttosto un concetto in evoluzione caratte- rizzato da interpretazioni talvolta anche divergenti tra loro. Questo dipende anche dal contesto dentro il quale prende forma ma anche dai riferimenti culturali, credenze e conoscenze che le culture hanno nei confronti

dell’ambiente. I due concetti, sviluppo e sostenibilità non sono essi stessi portatori di significati univoci. Tuttavia a partire dagli anni ’90, si è fatta sempre più presente la necessità di ‹‹costruire e praticare uno sviluppo par- tendo dalla gestione sostenibile delle risorse locali, dalla lotta radicale con- tro le forme di inquinamento e dalla gestione pacifica delle diversità umane presenti sul territorio››27.

L’UNESCO28 dà spazio a questa idea, sostenendo che l’educazione allo

sviluppo sostenibile è costruita in coerenza con questo approccio, contri- buisce alla costruzione di conoscenze e competenze necessarie per preser- vare, difendere e migliorare il mondo di oggi come eredità da dare alle nuove e future generazioni. La decade 2005-2014 è quella dedicata alla educazione e allo sviluppo sostenibile come impegno educativo alla forma- zione dei problemi sia emergenti che di lunga durata che riguardano il pia- neta terra nel suo insieme, ma anche la ricerca continua di soluzioni creati- ve e alternative ai problemi attuali e alle questioni di domani. Come le pre- cedenti questioni anche il tema dello sviluppo sostenibile deve entrare nella quotidianità dell’educazione ed attraversarla nei differenti campi e livelli al fine di comprendere con consapevolezza le necessità attuali e l’influenza che le risposte di oggi avranno per il futuro. Ci sono tuttavia delle temati- che che sono peculiari di questo ambito di riflessione e riguardano, il cam- biamento climatico, la riduzione del rischio delle catastrofi, la comprensio- ne e l’arricchimento dato dalle biodiversità, il mantenimento del patrimonio ambientale, ma anche quello culturale che ad esso si collega, la salvaguar- dia delle fonti energetiche, ma soprattutto un cambiamento del paradigma relazionale del rapporto tra gli esseri umani e l’ambiente. Questo significa, in primo luogo, riconoscere in quale modo viene visto l’ambiente e quali tipologie di relazione è possibile stabilire. La Dichiarazione di Belem del 1998, ha messo chiaramente in evidenza anche la necessità di considerare lo stretto collegamento tra diversità biologica e culturale, sottolineando come attraverso un reciproco coinvolgimento ed un interdipendente rinfor- zo tra questi due riferimenti essenziali della diversità sia possibile garantire il rispetto oltre che per gli esseri umani, anche per la natura, gli animali e l’ambiente nel suo complesso, in considerazione proprio che la terra appar- tiene all’intera umanità29.

27 E. Elamè, J. Davd, L’educazione interculturale per lo sviluppo sostenibile, Bologna,

EMI, 2006, p. 30.

28http://www.unesco.org/new/en/education/about-us/who-we-are/whos-who/division-of-

education-for-peace-and-sustainable-development/esd/.

29 La Dichiarazione di Belem (Brasile) ha dato anche un forte impulso alla ricerca della

collaborazione e del rapporto tra popolazioni indigene e comunità locali. S. A. Laird (a cura di), Biodiversity and Traditional Knowledge: Equitable Partnerships in Practice, New York, Routledge, 2013.

In linea con gli aspetti che caratterizzano il tema della cultura di pace, primo tra tutti il rispetto per l’altro e la valorizzazione delle specificità e delle diversità, il tema dello sviluppo sostenibile apre anche alla com- prensione di tutto ciò nei riguardi dell’ambiente. Purtroppo le questioni inerenti la natura e l’evoluzione delle bio diversità così come le risorse necessarie e le risposte alternative ai bisogni ed ai cambiamenti ambienta- li, sono aspetti che rimangono piuttosto secondari nei processi di forma- zione e nella educazione al dialogo interculturale e interreligioso. È com- prensibile invece come ci sia una stretta relazione tra la proposta di pro- getti interculturali e l’acquisizione di competenze per la comprensione della complessità che sta dentro la diversità e che trova forme differenti di espressione. Anche attraverso la prospettiva della tematica del religioso è interessante cogliere le differenti visioni e relazioni che i testi delle tradi- zioni religiose hanno riguardo all’ambiente, come questo viene compreso nelle pratiche di vita e la simbologia che può assumere nel rapporto con la spiritualità e l’appartenenza cosmica. ‹‹Mentre le società arcaiche e poi le società tradizionali si sentivano integrate alla vita del Cosmo, e la mag- gior parte delle religioni, fra cui l’induismo e il buddhismo, immergono l’essere umano nel ciclo delle riproduzioni del mondo vivente, il mono- teismo ebraico e poi quello cristiano e islamico, ha disgiunto l’essere umano dal mondo animale attribuendogli il privilegio supremo di essere stato creato a immagine divina››30.

Più è ampia la prospettiva con la quale viene visto l’aspetto della diver- sità e di come questa si inserisce nei contesti generando modalità di vita specifiche e più è possibile creare la disponibilità all’ascolto, alla osserva- zione e alla comprensione di quale ruolo hanno le sfide dell’ambiente nella vita degli esseri umani nella realtà contemporanea e nel futuro. In genere il tema dell’ambiente, sia in riferimento alle catastrofi che alla sua sostenibili- tà ha interessato in particolare la ricerca in ambito tecnologico e scientifico, ma poco è stato esplorato, per ciò che riguarda l’attenzione e la compren- sione per le pratiche culturali patrimonio dei saperi locali delle persone e delle collettività. Pratiche che hanno permesso la sopravvivenza delle popo- lazioni e che sono entrate spesso in crisi a seguito dei cambiamenti apporta- ti dall’invasione dell’industria e dalla graduale perdita di equilibrio tra la vita e l’ambiente. D’altra parte è anche possibile considerare come la cultu- ra sia anche il dinamico prodotto del rapporto tra ambiente e bisogni umani e come le condizioni ambientali siano la spinta dell’agire, in senso positivo e negativo, di persone e di collettività. La natura fertile di un territorio, così come la presenza di condizioni di carestia, muovono ed hanno sempre mos-

so le persone fin dalla notte dei tempi, nelle diverse direzioni. Il distacco che oggi si è verificato soprattutto nei contesti dove sono prevalenti le eco- nomie industriali e terziarie ha completamente allontanato la percezione del continuo intrecciarsi tra la storia della natura e quella umana. E questo ha anche provocato una scarsa attenzione, nella società della conoscenza, all’influenza e alla relazione tra dinamiche dell’ambiente naturale e costru- zione dei saperi.

È importante considerare anche il contributo che possono dare le ICT31

per lo sviluppo e la ricerca di soluzioni alternative a sostegno della rigene- razione dell’ambiente e della ricerca di nuovi equilibri. L’utilizzo di questi strumenti è già presente nei differenti ambiti scientifici e umanistici, utiliz- zo che ha apportato sicuramente una velocizzazione nella rilevazione dei problemi e degli interventi, sottolineando ancora di più la possibilità di leg- gere e di intervenire sui fenomeni che riguardano la vita umana, in modo distaccato, oggettivo, scientifico. Tutto questo dà sicuramente un valore ag- giunto a tutto quello che la scienza sta esplorando e può potenzialmente mettere al servizio dello sviluppo umano. Tuttavia questa prospettiva deve integrarsi con il recupero di un dialogo diretto e continuo, orientato anche qui per la comprensione reciproca e il reciproco scambio, con l’ambiente. Il sostegno ad ogni forma di sviluppo delle tecnologie, che dà spazio alle dif- ferenti forme di e-Learning, e-Health, e-Democracy, e-Partecipatory, deve essere compreso dentro una lettura olistica delle possibili relazioni che si aprono tra esseri umani con se stessi, con gli altri e con l’ambiente.

Per alcuni aspetti la storia dello sviluppo delle tecnologie e di come que- ste siano state il volano per l’affermarsi dell’industria e la riuscita economi- ca dei Paesi considerati dell’area occidentale, ha messo in ombra o ha de- classato la storia dei sistemi economici che a questo motore non si sono ag- ganciati e che sono rimasti ad una condizione di sottosviluppo. Un modello di potere e di supremazia culturale quindi, che si inserisce implicitamente nei saperi scolastici che vengono trasmessi alle nuove generazioni. Un mo- dello che viene poi assunto come mappa concettuale di interpretazione dell’ordine e del sistema delle relazioni umane tra singoli e tra gruppi. Nel- lo studio della storia la guerra viene ancora considerata lo strumento prima- rio che regola i rapporti tra le comunità locali e/o tra le entità statali. La sto- ria legittima la guerra come conquista, appropriazione del territorio, distru- zioni e depauperamenti. La guerra che semina, distruzione attraverso lo sfruttamento dei territori agricoli in campi minati, un’azione criminale che sta distruggendo molte aree del pianeta e che rappresenta una vera e propria emergenza planetaria.

Le differenti espressioni culturali non sono solo una espressione di crea- tività umana distaccata dall’ambiente nel quale viene a costruirsi e a farsi, piuttosto può essere considerata la manifestazione delle differenti intera- zioni che gli esseri umani sono capaci di attivare con altri esseri umani e l’ambiente e come queste riflettono nelle diverse cosmovisioni del mondo32.

L’apporto dato dalle conoscenze e dalle pratiche locali deve essere recupe- rato come ricchezza culturale al fine di trovare nuovi approcci o di recupe- rarne di quelli che la tecnologia ha nascosto, per intervenire in modo olisti- co e non dualistico, a sostegno di una attenzione alla sostenibilità dell’ambiente. La miglior via per procedere a questo riguardo è rendere le parsone partecipi attraverso i loro saperi e le loro competenze ambientali che sono stati in grado di conservare per lungo tempo la forza e le potenzia- lità della vita.

In questo quadro ogni riferimento all’ambiente deve essere considerato in modo dinamico e con un approccio multidisciplinare che caratterizza, allo stesso tempo l’ambiente stesso. La rappresentazione che viene data all’ambiente, infatti, non è univoca e dipende dalle prospettive di osserva- zione, dalle questioni sollevate dai bisogni della collettività, dalle capacità e competenze umane di poter dialogare con l’ambiente. Il modello dello sfruttamento o dell’ambiente a servizio degli esseri umani per garantirne la sopravvivenza è un lettura che mette in evidenza lo sfruttamento avvenuto soprattutto negli ultimi secoli attraverso le modalità di produzione e di con- sumo delle società industrializzate. Un rapporto di forza che si esprime an- che attraverso la rappresentazione di un ambiente pericoloso o fragile, ca- pace di creare e distruggere a suo piacimento e per questo è necessaria la forza dell’azione umana per controllarne i movimenti. D’altra parte l’ambiente può essere visto come un simbolo della qualità di vita, di benes- sere, di equilibrio costante interrotto solo dalla forza della produzione indu- striale e del conseguente sfruttamento e depauperamento. ‹‹Per meglio comprendere e delineare il concetto di ambiente bisogna distinguere tra mi- cro-ambiente e macro ambiente e percepirlo come un sistema eco-sociale. È importante avere una visione planetaria dell’ambiente che si presenta come un sistema complesso e elementi strutturali, in interazione››33. È necessario

comprendere come ogni esigenza ambientale da risolvere, anche se locale, debba essere vista in una prospettiva planetaria, prospettiva che tuttavia ri- chiede, implicitamente, la capacità di saper gestire in modo partecipativo le competenze interculturali e interreligiose per poter comprendere in modo

32 UNESCO World Report, Investing in Cultural Diversity and Intercultural Dialogue,

cit.

33 Cfr. E. Elamè, J. Davd, L’educazione interculturale per lo sviluppo sostenibile, Bolo-

autentico sia i reciproci bisogni e contributi alla risoluzione dei problemi, oltre che, naturalmente l’impegno e la responsabilità per la messa in pratica di concrete azioni di cambiamento.

Anche in questo contesto l’educazione svolge un ruolo di primaria im- portanza oltre che di sensibilizzazione alle problematiche anche per la co- struzione di competenze di osservazione e analisi delle relazioni tra esseri umani e ambiente, la formazione alla responsabilità civile e sociale e la creazione di una formae mentis capace di trovare soluzioni creative e inno- vative.

3. Pratiche di educazione alla pace e costruzione di