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La ricerca dell’autenticità nel dialogo interculturale

2. Costruire alleanze intercultural

2.1 La ricerca dell’autenticità nel dialogo interculturale

Il significato, l’importanza e il farsi del dialogo interculturale e interre- ligioso nascono da un bisogno sociale e relazionale che si è andato definen- do e chiarendo in questi ultimi decenni come nuova prospettiva per l’avvio delle risoluzione ai conflitti e ai problemi che riguardano la vita di tutta l’umanità.

Come viene sostenuto nel «Libro bianco del dialogo interculturale – Vi-

vere insieme in pari dignità»45, ciò che oggi richiama la nostra attenzione

sul dialogo interculturale è soprattutto il bisogno di saper gestire in modo democratico la società complessa. Se è vero, come sostiene Morin, che il processo dell’era planetaria trova le sue origini nel momento in cui i popoli mediterranei passano le colonne di Ercole46 e vanno ad esplorare, invadere,

sottomettere e sfruttare nuovi mondi, e che le forme di colonialismo, stret- tamente collegate alla crescita del nazionalismo europeo, si sono poi avvia- te verso altre forme di controllo, meno territoriale, ma più economico e tec- nologico, oggi più che mai è necessario per la sostenibilità del pianeta e per la gestione democratica delle società complesse, educare al dialogo in tutte le sue forme per differenti contesti.

Il 1990 può rappresentare l’inizio dell’era della globalizzazione, consi- derato come il fenomeno «che ha insediato un unico mercato mondiale sot- to la legge del liberalismo economico e, nello stesso tempo, ha generato una rete di comunicazioni estremamente ramificata»47. Il tentativo di ri-

spondere ai cambiamenti sociali, relazionali, culturali ed economici ha orientato istituzioni sistemi e pratiche verso la ricerca di risposte che sapes- sero coniugare il rispetto per i valori della democrazia con quelli del diritto della persona come sancito dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del 1948. Modelli diversi si sono originati sulla base di differenti esperienze di rapporto con la diversità, generata dalla presenza dell’altro e dalla condi-

45 Council of Europa, Libro bianco del dialogo interculturale . Vivere insieme in pari di-

gnità, 2008,

http://www.coe.int/t/dg4/intercultural/Source/Pub_White_Paper/WhitePaper_ID_ Italian- Version.pdf.

46 Cfr. G. Bocchi, M. Ceruti, E. Morin, L’Europa nell’era planetaria, Milano, Sperling &

Kupfer, 1991.

47 E. Morin, Lectio Magistralis, Educare all’era planetaria, Università di Bergamo,

zione territoriale ed economica del paese. Modelli diversi hanno dato luogo a riflessioni e pratiche di dialogo che guardano alla necessità di costruire società capaci di superare la pratica della tolleranza per andare in modo consapevole verso costruttive alleanze tra tante diversità.

Il pluralismo, la tolleranza e la disponibilità all’apertura rappresentano tre condizioni necessarie per l’avvio del dialogo interculturale. Tali condi- zioni sono state il principio delle trasformazioni culturali, politiche e sociali che si sono avute in Europa nel corso degli ultimi secoli. Tali condizioni, tuttavia, non sempre hanno portato a soluzioni di rispetto dei diritti umani anche se hanno dato l’opportunità di avviare le strade della convivenza pa- cifica individuando quegli spazi e quei metodi che permettessero la risolu- zione pacifica dei conflitti. Il pluralismo48 ha preso sempre più senso come

categoria esistenziale dovuta alla necessità di avere la capacità di poter ri- spondere alle continue opzioni date dalla relazione con gli eventi e i feno- meni della quotidianità. La relazione che si muove dall’uno al molteplice viene superata per cercare di cogliere non più una relazione oppositiva o contrapposta quando una contemporaneità di aspetti. Una possibile coesi- stenza che non sempre si interfaccia positivamente con modelli del vivere sociale, culturale e religioso delle collettività. La sua accettazione significa anche accettare la perdita di ogni riferimento gerarchico e di affermazione dell’unicità.

La tolleranza si pone spesso come condizione di accettazione della di- versità nella misura in cui viene sopportata fino a quando la stessa diversità viene a cadere. Non va dimenticato, come le esperienze storiche hanno mo- strato, che lungo tempo l’obiettivo e le ragioni della tolleranza erano quelle di arrivare a situazioni in cui l’assimilazione alla cultura di maggioranza vinceva sulla diversità. La tolleranza dovrebbe essere, invece, un esercizio continuo di pratiche sul sentire, vivere, condividere la differenza, sull’esperienza di come stare con gli altri attivando forme di reciproco ri- spetto e di difesa dei diritti altrui anche quando questi sono percepiti come distanti. Una condizione possibile per avviare i processi dell’inclusione so- ciale, andando oltre quelli dell’integrazione.

L’interscambio tra culture o tra pratiche culturali non è solo uno scam- bio tra due parti in situazione di convivenza o di conflitto. L’interscambio mette in azione e in trasformazione aspetti differenti dell’agire umano. An- ticamente accadeva che le vie commerciali, quando non erano sostenute o spinte dalla conquista e dalla violenza, rappresentassero percorsi originali e irripetibili di elaborazione di idee, scoperte, pratiche inconsuete. «La com-

48 Il pluralismo è una categoria ampiamente studiata all’interno di differenti campi disci-

prensione umana ha bisogno della cultura delle persone, e questa idea dà il senso della pace»49. Oggi la tecnologia, come nuovo canale comunicativo,

apre nuove possibilità sostenendo la comunicazione sia diretta e personale che di gruppo, e riuscendo a coinvolgere in tempi e spazi ridotti, un grande numero di persone. Il mondo virtuale inoltra dentro a molteplici forme di comunicazione, quello della comunità di pratiche può esserne una, o il si- stema delle reti, come quello dei social networks che facilitano la costru- zione di gruppi di differente interesse e orientamento. Lo studio dei social network, rappresenta una nuova frontiera di comprensione delle dinamiche sociali, della costruzione delle competenze comunicative e delle esperienze di scambio culturali. Già differenti teorie50 hanno posto in evidenza come i

social networks abbiamo un ruolo importante nella diffusione dei contatti

tra persone che vivono in realtà lontane e culturalmente realtà differenti. Un contesto, quello della comunicazione virtuale, dove lo spazio occupato dal- la distanza e dai prodotti della cultura materiale, è completamente assente. Inoltre i contatti o i collegamenti tra individui, assumono caratteristiche e forme in base alla struttura del social network.

L’obiettivo che il dialogo interculturale oggi si pone è quello di superare i modelli e gli approcci tradizionali utilizzati per la gestione della diversità culturale. In pratica i modelli nati nell’emergenza e specificità dei differenti contesti sociali ed economici devono essere superati da un approccio tra- sversale che sappia sfidare il tempo della contingenza e imporsi per la ge- stione democratica del rispetto dei diritti umani. Il dialogo è una sfida che cerca di farsi spazio nei conflitti e negli ambienti dove si alimentano in- comprensioni e opposizioni, è quindi un potente strumento per lo sviluppo della società inclusiva.

Quali sono i valori che possono essere condivisi per promuovere attra- verso le molteplici forme di comunicazione e di dialogo un’identità comune planetaria che rispetti quella individuale e che tenga conto di una gestione democratica della diversità?

Il dialogo interculturale e interreligioso ha il duplice scopo di essere uno strumento di prevenzione alle scissioni e ai conflitti violenti e nello stesso tempo un possibile stabilizzatore delle pratiche di incontro e di scambio. Per il dialogo è necessario promuovere la governance democratica nella so- cietà della diversità culturale e riservare spazi per il dialogo e per l’incontro51. Il dialogo è possibile se basato sui valori fondanti della demo-

49 F. Morace, (a cura di), Dialogo: l’identità umana e la sfida della convivenza / Edgar

Morin, Libri Scheiwiller, Milano, 2003, p. 35.