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2. I processi che portano alla cultura di pace

2.1 Human Security

L’inserimento del riferimento alla Human Security nelle tematiche della pace, si ha a partire dal 1994. Esso compare come riferimento preciso all’interno della documentazione prodotta dall’UNDP17 poi esteso dalla

16 Il riferimento è in parte ripreso dal secondo criterio della mediazione Mediazione del-

la Trascendenza presentato da Feuerstein nell’Esperienza di Apprendimento Mediato. R.

Feuerstein, R. S. Feuerstein, L. Falik, Y. Rand, Il programma di arricchimento strumentale

di Feuerstein, Trento, Erikson, 2008.

17 United Nations Development Programme, Organizzazione internazionale per lo svi-

commissione di sicurezza nel 2003. Esso emerge più tardi rispetto ai con- cetti di diritti umani e di sviluppo umano, ma è comunque con questi in stretto collegamento, collegamento che li rinforza continuamente. Il centro del discorso è quindi l’essere umano, in quanto soggetto agente e ricevente dei diritti dello sviluppo e della sicurezza. Aspetti che conducono a mante- nere sempre come primario il riferimento al valore della dignità umana, in particolare modo, di fronte alle situazioni di emergenza, di crescita della vulnerabilità e dello sradicamento dalle proprie radici culturali, sociali e umane.

A questo si collega anche il concetto di sicurezza che deve essere garan- tito, riportando le parole di Kofi Annan, in stretta connessione ai processi di sviluppo: non ci può essere sicurezza se non c’è sviluppo e viceversa, ed entrambi non possono essere soddisfatti senza fare riferimento ai diritti umani18. Il concetto che sostiene l’interesse per la sicurezza umana, è di

porre attenzione al problema della sicurezza delle persone dalle croniche minacce che ledono i loro diritti, indeboliscono la capacità di scelte e di azioni autonome e condannano alla dipendenza di forme di violenza e di potere. Le forme croniche di minaccia possono essere identificate nella fa- me, nella diffusione di malattie, di devastazioni ambientali, nell’insicurezza abitativa, nel rischio di povertà, nell’impossibilità di soddisfare i bisogni di sopravvivenza umana, come nel caso della mancanza di acqua ed altre for- me che possono garantire il soddisfacimento dei bisogni primari per la per- sona e per coloro con i quali sussistono legami affettivi. La necessità di pensare nei termini della Human Security nasce dalla comprensione che si- tuazioni di stress, paure, condizioni di povertà sono cause di conflitto e di violenza oltre che di dipendenza, sfruttamento e abuso. Anche se è ancora oggi maggiormente percepito e diffuso il concetto della sicurezza naziona- le, erede tuttavia di una cultura della guerra perché pone al primo posto l’ipotesi di una reazione bellica al conflitto, piuttosto che una soluzione di mediazione, il tema della sicurezza umana è ad esso collegato, ma ha speci- ficità diverse. Il concetto va anche al di là della sicurezza del territorio che per certi aspetti si ricollega a quella nazionale, dal timore delle aggressioni esterne ma anche dalla minaccia dei disastri causati dall’esplosione del nu- cleare. La sicurezza umana è considerata multidimensionale e si rivolge alla dignità e al senso di autostima delle persone così come ad ogni forma di preoccupazione materiale e fisica. Essa considera anche la necessità di pro- teggersi da ogni forma di egemonia che può essere agita da governi, istitu- zioni, organismi o singole persone. Alcuni specialisti ritengono che la po-

18 Cfr. K. Annan, In larger freedom: towards development, security and human rights for

vertà e la disuguaglianza sono impedimenti che minano la alla radice uma- na della sicurezza.

Nel 1994 il report sullo sviluppo umano HDR (Human Development Report) conteneva un progetto dal titolo Carta Mondiale Sociale nel quale veniva fatto carico alle Nazioni Unite di provvedere alla garanzia della pace e di diventare ‹‹custode principale della sicurezza umana globale››19. Ciò

rimanda il problema della responsabilità civile e la trascendenza di questa perché piuttosto che chiedere che venga fatto il controllo dall’alto, è neces- sario creare una consapevolezza partecipata che possa responsabilizzare a tutti i livelli sia le persone che le istituzioni coinvolte nei problemi, benefi- ciando della diversità dei soggetti interessati. La deresponsabilizzazione delle persone è uno dei modi per alimentare la dipendenza e quindi il con- trollo dei soggetti. Questa dinamica non avviene solo nei contesti di conflit- to o di problematiche di sicurezza umana di ampio interesse, ma si manife- sta anche nei contesti quotidiani e locali dell’agire educativo, dove i limiti posti al coinvolgimento delle persone alla realizzazione degli obiettivi per il benessere comune e delle singole persone, crea ostacoli allo sviluppo dell’autonomia e della autostima delle persone che, non formate al senso di responsabilità, non costruiscono strumenti efficaci per poter scegliere in modo creativo. Il concetto di sicurezza deve essere considerato in una pro- spettiva ampia e interdipendente.

Nel XXI secolo, Human Security è diventata una misura prioritaria di sicurezza globale per tutto il pianeta. La sicurezza è il segno distintivo della

libertà dalla paura, mentre il benessere è l’obiettivo di libertà dal bisogno.

Sicurezza umana e sviluppo umano dovrebbero rafforzarsi reciprocamente poiché senza l’ambiente favorevole del primo non si realizza pienamente l’altro. La Human Security è sia un obiettivo delle politiche della globaliz- zazione che una condizione necessaria per garantire la sostenibilità del be- nessere e dello sviluppo umano.

Le maggiori forme di insicurezza trovano origine nella quotidianità del- le persone: la mancanza di lavoro, la continua paura della povertà e la con- dizione di povertà stessa dovuta da fattori che non sono casuali ma piutto- sto l’effetto di precise volontà di scelte economiche, sociali e politiche che vanno poi a ricadere sulla parte più debole della popolazione.

L’idea della Human Security, anche se in realtà non fa altro che portare alla luce paure e questioni avvertite già da lungo tempo, può diventare un potente strumento di cambiamento per la società del XXI secolo20. Il con-

cetto di sicurezza umana nasce in risposta a preoccupazioni e paure che

19 UNDP, Human Development Report 1994, New York, Oxford University Press, 1994,

cap. II.

colgono i soggetti sia nella dimensione locale che globale: dalla condizione di povertà, all’inquinamento del pianeta, dalla droga alla violazione dei di- ritti umani, dalla violenza sulle bambine e sulle donne al pericolo della mancanza di acqua per i popoli della terra. Il tema della sicurezza umana non deve essere misurato per la sua intensità perché in ogni contesto posso- no essere avvertite minacce diverse.

Gli aspetti che caratterizzano la sicurezza umana sono interdipendenti e aspetti che interessano gruppi di persone apparentemente isolate, si propa- gano a raggiera interessando comunque altre realtà spesso anche molto lon- tane. È facile comprende come l’interconnessione dei fenomeni a livello locale e planetario, ad esempio le carestie, le malattie ambientali, il traffico di droga, il terrorismo ed altro ancora, si presenti come una condizione ca- pace di generare e alimentare violenze e percezioni/condizioni di insicurez- za umana ogni confine.

È quindi più facile, oltre che più economico, assicurare il benessere e la tranquillità attraverso gli investimenti nella prevenzione che nell’ intervento. Questo è attuabile in ogni ambito del sociale, dalla difesa dei diritti umani, alla prevenzione delle malattie e alla tutela del benessere ambientale. Strut- ture politiche attuali hanno difficoltà ad accettare una più ampia partecipa- zione di attori diversi per affrontare i temi della sicurezza umana e della di- gnità umana. Molte organizzazioni internazionali, insieme alle organizza- zioni non governative impegnate nel sostegno della pace e dei diritti umani corrono il rischio di trovarsi coinvolte in azioni di parte invece di utilizzare gli strumenti della mediazione e dell’aiuto umanitario per garantire la co- struzione di programmi capaci di affrontare le radici delle disuguaglianza, dell’odio e della violenza come responsabili della mancanza di sicurezza nelle regioni di competenza.

C’è una correlazione stretta tra la costruzione della convivenza pacifica e gli aspetti di sicurezza umana come quella economica (libertà da povertà e sfruttamento, l’accesso al lavoro e alle risorse necessarie per salvaguarda- re la propria esistenza e per migliorare la qualità materiale della vita della comunità), quella alimentare (accesso a cibo nutriente a prezzi accessibili), quella sanitaria (accesso a un’assistenza sanitaria di qualità a prezzi acces- sibili e la protezione dalle malattie), quella ambientale (protezione da tali pericoli come l’inquinamento ambientale e l’esaurimento), quella personale (sicurezza fisica dalla tortura, la violenza, il terrorismo di guerra, attacchi criminali, la violenza domestica, l’uso di droghe).

Le comunità non rappresentano sempre luoghi di tranquillità e di sicu- rezza. La mancanza di libertà da ogni forma di discriminazione in base al sesso, età, etnia o status sociale, come le difficoltà di accesso a reti di sicu- rezza, ma anche il timore che culture, tradizioni, lingue locali e gruppi etni-

ci siano soppressi da nemici potenti, pone le popolazioni in una condizione di vulnerabilità e fragilità che mette a rischio la stessa sicurezza fisica di questi gruppi e la fiducia politico / legale / giudiziario, come il godimento dei diritti civili e il diritto di rappresentanza, autonomia (libertà), la parteci- pazione, il dissenso e la libertà dalla oppressione politica.

Per garantire una coerenza di approcci tra gli aspetti che riguardano la sicurezza umana e le azioni che la sostengono, devono essere attivate di- namiche di relazioni umane impostate sul modello win-win, di soli vincitori e nessun perdente. La Human Security, come la pace, non deve più essere dipendente dai risultati finali delle guerre. La cultura della guerra ha sem- pre sostenuto, in modo piuttosto paradossale, che la sicurezza delle persone e dei popoli è garantita solo attraverso l’eliminazione del nemico, di colui che, in altri termini, viene accusato di essere il responsabile dell’insicurezza che le persone avvertono e vivono. Le povertà, le violenze, le perdite che le guerre comportano sembrano non avere peso e significato in rapporto a vit- torie e conquiste.

Human Security e cultura di pace, devono combattere insieme i luoghi

comuni che sostengono le culture della violenza. Questo richiede di avere uno sguardo ampio e interdisciplinare, capace di accogliere al suo interno l’educazione, la salute, la democrazia, i diritti umani e la protezione contro la degradazione ambientale e il proliferare delle armi nucleari e di distru- zione di massa21.Concetti che, come presentato sopra, sono strettamente in-

terrelati e beneficiano del reciproco rinforzo.