• Non ci sono risultati.

3. Pratiche di educazione alla pace e costruzione di competenze social

3.2 Vivere la pace facendo sport con i nemic

Ambiente e sport sono dei buoni alleati per promuovere esperienze di educazione alla pace perché coinvolgono direttamente i giovani e le comu- nità di appartenenza, in azioni di incontro scambio e reciproca conoscenza. Quanto sia importante lo sport per promuovere la costruzione di competen- ze sociali di squadra, di gruppo, di condivisione, ma anche di leader parte- cipativo, di impegno, perseveranza, autostima e rispetto dell’altro, non è ancora abbastanza esplorato all’interno di una prospettiva complessa dell’educazione. Tanto che continua ad essere tenuto ai margini dell’esperienza educativa formale e poco inserito tra il riconoscimento delle competenze del saper essere e del saper fare dei bambini e dei giovani. Per la capacità di utilizzare come l’arte e come la relazione con l’ambiente, un linguaggio universale che parla non solo alla mente, ma anche al corpo, ai sensi, ai sentimenti ed alle emozioni, lo sport può essere lo spazio per la sperimentazione significativa e profonda dell’incontro concreto tra persone che vivono il conflitto. Come nell’esperienza della barca a vela come spa- zio ristretto di convivenza anche nello sport lo spazio diventa neutro e il campo da gioco diventa il luogo dell’azione e dell’incontro.

Fare attività sportiva significa conoscere e stare dentro delle condotte che facilitano e permettono il funzionamento delle attività, condotte che, proprio perché condivise con le persone che vivono nel conflitto, sembrano non essere parte dell’altro perché rappresentato spesso come il nemico por- tatore solo di regole negative. Lo sport diventa allora un buon strumento per combattere stereotipi consolidati. Nell’esperienza diretta di correre con o contro l’altro per cercare di raggiungere un traguardo o prendere un pal- lone, in ogni caso, qualsiasi sia l’esperienza fatta, i bambini ed i ragazzi de- vono essere portati a considerare che stanno vivendo la stessa esperienza, respirando la stessa aria e correndo sullo stesso terreno. Cose non sempre scontate quando le generazioni vivono ed apprendono modelli educativi dentro l’ethos della guerra. Non è lo sport dello spirito nazionale dei grandi sistemi economici e di controllo delle masse, ma lo sport di bisogni ed esperienze quotidiane che dà il senso del piacere perché vissuto da protago- nista e non da spettatore. Uno sport che sostiene la formazione di uno spiri- to di partecipazione di positiva e reciproca tolleranza. Nel piacere e nell’interesse condiviso per l’attività è possibile comprendere la percezione dell’altro e degli altri come persone che vivono emozioni e sentimenti simi- li. Esperienze che se mediate e rielaborate attraverso approcci critico- par- tecipativi, approcci capaci di farsi carico dei conflitti e nello stesso tempo far utilizzare a tutti gli strumenti creativi della mediazione, facilitano l’apertura di percorsi di pace e di convivenza.

L’esperienza che qui viene sintetizzata si inserisce all’interno delle atti- vità promosse dal Centro Peres per la Pace65 di Jaffa, Israele. Il Peres Cen- ter for Peace è una organizzazione no profit che si adopera per la promo-

zione della peacebuilding tra gli israeliani, gli arabi e i palestinesi. Il suo impegno è anche quello di avvicinare e coinvolgere in modo diretto, opera- tivo e costruttivo, un numero sempre più ampio di persone arabe ed ebree che abitano in Israele, così come le persone israeliane e palestinesi. Il cen- tro fu fondato nel 1996 grazie alla donazione fatta dal Premio Nobel per la Pace, Shimon. L’organizzazione della struttura è complessa e sostenuta da una partecipazione attiva, interna ed esterna, di tutti i soggetti coinvolti nel- la ricerca delle possibili soluzioni per la convivenza pacifica e della coope- razione nella gestione delle differenti necessità sociali come la salute, l’economia, social media e l’agricoltura. All’attività del centro partecipano sia israeliani che palestinesi, sia ebrei che arabi.

Tra i progetti attivi del centro quello di Twinned Peace Sport Schools66

coinvolge ogni anno circa 2000 bambini e adolescenti, maschi e femmine, israeliani e palestinesi, ebrei ed arabi. Il programma è stato lanciato nel 2002 e nel 2012 il numero dei partecipanti maschi e femmine ha raggiunto la parità. Attraverso il programma vengono attivati dei gemellaggi tra co- munità israeliane e palestinesi. Il programma ha diversi obiettivi, tra i quali: promuovere il dialogo per smontare stereotipi e pregiudizi sull’Altro, con- siderato nemico, creare lo spazio dell’incontro e della partecipazione per il raggiungimento di mete comuni, stimolare i giovani a impegnarsi e diver- tirsi in attività sportive sostenere l’apertura di centri e di luoghi finalizzati all’incontro sportivo e al benessere dei bambini e dei ragazzi. L’esperienza sportiva è pensata come una vera e propria attività formativa, oltre che ri- creativa, anche per la possibilità che viene data di apprendere dentro un contesto plurilinguistico.

Il programma segue il calendario scolastico, da settembre a giugno, con due incontri settimanali finalizzati alla preparazione dell’incontro mensile che viene fatto tra le scuole gemellate. Vengono così organizzate squadre miste, ma anche l’uno contro l’altro per poter comprendere che l’avversario non è il nemico dal quale è necessario difendersi. L’avversario viene quindi conosciuto attraverso il gioco, con un rapporto leale e di rispetto, uno scambio alla pari dove vengono messe in azione le risorse e le capacità del- la mente e del corpo di ogni singola persona e del gruppo. Per la sua capa- cità di coinvolgimento dei giovani e della comunità di appartenenza, geni-

65 Peres Center for Peace, http://www.peres-center.org/ ; U. Savir, Peace first. A New

Model to end War, San Francisco, Berret Koehler, 2008;

66 M. Gilbert, The Routledge Atlas of the Arab-Israeli Conflict, New York, Routledge,

tori, parenti e insegnanti, c’è un forte impegno a rendere continuativa la partecipazione negli anni al programma.

Nello specifico, per le esperienze di educazione alla pace, vengono uti- lizzate attività e giochi dove vengono sperimentati i valori della tolleranza, della convivenza della comprensione reciproca, del rispetto e della costru- zione del lavoro di squadra67. Ogni aspetto dell’identità e della diversità, re-

ligiosa, culturale, etnica, di genere, viene messo in campo ed i bambini ap- prendono a stare in un ambiente educativo dove lo scopo è quello di svi- luppare coesione, impegno comune e gioco di squadra.

In considerazione della particolarità degli ambienti di provenienza, sia da parte israeliana che palestinese, molte energie vengono indirizzate per il coinvolgimento e la partecipazione delle bambine e delle ragazze. Il pro- gramma, che prevede un evento finale dove le ragazze si incontrano per giocare in torneo di squadre miste, intende proprio sollecitare l’attenzione e la partecipazione dei gruppi emarginati o particolarmente religiosi dove le bambine e le ragazze vivono più direttamente l’esclusione e non vengono sollecitate alle esperienze di, negoziazione, mediazione dei conflitti e co- struzione di pace. Con l’organizzazione di una squadra di calcio femminile, oltre che a quella della palla a volo, le ragazze instaurano contatti ed amici- zie, attraverso i quali si aprono più facilmente le porte per la comprensione reciproca e una visione critica nei confronti di modelli stereotipati di rap- presentazione dell’Altro, da entrambe le parti.

Senza questi spazi di diversità nella storia e nella cultura è difficile arri- vare a parlare, nella situazione attuale, di contenuti e di didattiche intercul- turali, come se il rapporto con le diversità fosse l’esperienza e l’emergenza di questi ultimi decenni. Questo, d’altra parte, oltre a creare una sorta di vuoto culturale, diventa un possibile contesto di formazione di pregiudizi, o il mantenimento di questi che hanno radici storiche molto lontane, che tutt’oggi continuano a circolare anche negli ambienti culturali più alti. Nel- la consapevolezza di dover ampliare le conoscenze in materia di cultura re- ligiosa, il MIUR ha firmato un protocollo di intesa con BIBLIA, l’associazione laica di cultura biblica sull’educazione interculturale e il dia- logo interreligioso, orientato a ‹‹favorire iniziative di informazione e ag- giornamento sui temi biblici, in un’ottica di informazione interculturale, in- dirizzate a studenti e docenti delle scuole secondarie di I e II grado del ter- ritorio nazionale››68.

Il tema del pregiudizio, in particolare quello negativo anche se talvolta, come nel caso degli ebrei sono presenti anche quelli positivi, è infatti uno

67 Twinned Peace Sport Schools, http://www.peres-enter.org/twinned_peace_ sports_

schools.

degli aspetti centrali delle problematiche interculturali perché si basa su va- ri elementi che messi insieme creano una convinzione salda che richiede tempo, volontà, apertura e decentramento. Il pregiudizio è anche responsa- bile della rappresentazione che abbiamo degli altri e questo ha poi signifi- cato per la relazione che viene costruita. L’assenza di una visibilità nella ricostruzione e rappresentazione della storia di come le differenti presenze religiose abbiano contribuito allo sviluppo culturale e siano state portatrici di altri modelli sociali ed educativi, impedisce che si possa veramente pen- sare in termini interculturali. Se il riferimento passato è caratterizza da una visione monoprospettica, dove le zone delle differenze continuano a rima- nere silenziosamente in ombra, è difficile educare ad una forma mentis in- terculturale e interreligiosa. Questo silenzio storico, lascia passare un’implicita visione di disparità di qualità e significatività culturale tra i gruppi e rinforza la rappresentazione che la maggioranza sia migliore ri- spetto alla minoranza vista anche come diversità. ‹‹Il preoccupante antise- mitismo riapparso recentemente in Europa ripropone questi vecchi quesiti, forse mai affrontati e pienamente risolti dalla cultura europea. Solo per cita- re un esempio, pensiamo alla confusione che si ha ancora oggi riguardo ai termini usati per designare gli ebrei, parola usata intercambiabilmente con giudei, israeliti, israeliani, sionisti considerati tutti erroneamente sinonimi. Oppure si pensi al modo spregevole in cui a volte si usa la parola ebreo in quanto attributo riferito all’avaro, all’usuraio, al rivoluzionario, al massone, o usato semplicemente come epiteto offensivo››69.

Bibliografia

Abravanel D., (2011), La Cabalà e i 4 mondi della guarigione, Milano, Mamash. Airgatou Foundation, (2012), Learning to live together. An intercultural and Inter-

faith Programme for Ethics Education, Geneva, NB Media.

Aivanov O. M., (2006), I frutti dell’albero della vita. La tradizione Kabbalistica, Tavernelle, Edizioni Prosveta.

Alessandrini G., (2012), La formazione al centro dello sviluppo umano. Crescita sviluppo e innovazione, Milano, Giuffrè editore.

Amir G., (1969), ‹‹Contact Hypothesis in Ethnic Relations››, in Psychological Bul- letin, n. 71.

Annan K., (2005), In larger freedom: towards development, security and human rights for all, Report by Secretary General Nation, New York.

Arcelli F., (2004), (a cura di), Le radici giudaico-cristiane nella costituzione euro- pea? Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino Editore.

Bagheri K., (2001), Islamic education, Teheran, Alhoda Publishers. Balducci E., (1985), L’uomo planetario, Brescia, Camunia.

Bar Tal D., Teichman Y., (2005), Stereotypes and prejudice in conflict: representa- tions of Arabs in Israeli Jewish society, University of Cambrige, UK.

Bauhlok A., Panerai A., (2013), A scuola di non violenza. Formare alla mediazione per educare alla pace, Bergamo, Junior.

Bellante B., (2007), ‹‹Laicità e religione. Spunti e appunti››, in Cambi F., (a cura di), Laicità, religioni e formazione: una sfida epocale, Roma, Carocci.

Bertolini P., (1996), La responsabilità educativa: studi di pedagogia sociale, Tori- no, Il Segnalibro.

Bertolini P., Dallari M., (1988), (a cura di), Pedagogia al limite, Scandicci, La Nuova Italia.

Bertolini P., (1999), Il presente pedagogico, Torino, Theleme Editrice.

Bertolini P., Caronia L., (1993), Ragazzi difficili. Pedagogia interpretativa e linee di intervento, Scandicci, La Nuova Italia.

Betti C., (1989), La religione a scuola tra obbligo e facoltatività, Firenze, Manzuoli. Bocchi G., Ceruti M., Morin E., (1991), L’Europa nell’era planetaria, Milano,

Sperling & Kupfer.

Borghi L., (1969), Educazione e autorità nell’Italia moderna, Firenze, La Nuova Italia.

Borghi L., (1987), Presente e futuro nell’educazione del nostro tempo, Napoli, Li- guori.

Borghi L., (1992), Educare alla libertà, Scandicci, La Nuova Italia.

Borghi L., (1960), Rodelli L., Borsani F. E., (1960), L’ora di religione: quel succe- de a scuola, Milano, Associazione per la Libertà Religiosa.

Borghi L., Perrotto G. Rodelli L., (1971), La scuola del concordato, Cremona, Dall’Oglio.

Brambilla C, Rizzi M., (2011), Migrazioni e religioni. Una esperienza locale di dialogo tra cristiani e musulmani, Milano, Franco Angeli.

Buber M., (2008), Una terra e due popoli. Sulla questione ebraico-araba, Firenze, Giuntina.

Buber M., (2013), Sul dialogo. Parole che attraversano, Cinisello Balsamo, BUC. Callari Galli M., (2000), Lo spazio dell’incontro, Roma, Meltemi.

Cambi F. (2001), Intercultura. Fondamenti pedagogici, Roma, Carocci. Cambi F., (2006), Incontro e dialogo, Roma, Carocci editore.

Cambi F., (2010), La cura di sé come processo formativo. Tra adultità e scuola, Roma-Bari, Laterza.

Cambi F., Orefice P., Ragazzini D., (1996), I saperi dell’educazione. Aree di ricer- ca e insegnamento universitario, Firenze, La Nuova Italia.

Cambi F., Campani G., Ulivieri S., (2003), (a cura di), Donne migranti. Verso nuovi percorsi formativi, Pisa, ETS Edizioni.

Cambi F., (2007), (a cura di), Laicità, religioni e formazione: una sfida epocale, Roma, Carocci.

Campani G., (2002), Perché siamo musulmane: voci dai cento Islam in Italia e in Europa, Milano, Guerini Studio.

Campani G., (2008), Dalle minoranze agli immigrati. La questione del pluralismo culturale e religioso in Italia, Milano, UNICOPLI.

Campani G., Salimbeni O., (2006), (a cura di), La fortezza e i ragazzini: la situa- zione dei minori stranieri in Europa, Milano, Franco Angeli.

Canta C.C., Pepe M., (2007), Abitare il dialogo: società e culture dell’amicizia nel Mediterraneo, Franco Angeli, Milano.

Capitini A., (1953), Il fanciullo nella liberazione dell’uomo, Pisa, Nistri Lischi. Capitini A., (1955), Religione aperta, Parma, Guanda.

Capitini A., (1967), Le tecniche della nonviolenza, Milano, Libreria Feltrinelli. Castelnuovo A., Pons G., Rustici G., (1996), (a cura di), Ebrei e protestanti nella sto-

ria d’Italia. Modelli per una educazione interculturale, Milano, Franco Angeli. Cesareo V., (2001), (a cura di), Per un dialogo interculturale, Vita e Pensiero, Mi-

lano.

Council European Commission, (2008), Libro bianco sul dialogo interculturale. Vivere insieme in pari dignità, Strasburgo.

Council European Commission, (2012), Joint Report of the Council and the Com- mission on the implementation of the renewed framework for European coop- eration in the youth field (2010-18), Official Journal of EU, C394/6.

Consorti P., Valdambrini A., (2009), (a cura di), Gestire i conflitti interculturali e interreligiosi. Approcci a confronto, Pisa, Plus.

Covato C, Ulivieri S., (2001), (a cura di), Itinerari nella storia dell’infanzia: bam- bine e bambini, modelli pedagogici e stili educativi, Milano, UNICOPLI. Dalai Lama, Goleman D., (2004), Emozioni distruttive. Liberarsi dai tre veleni del-

la mente: rabbia, desiderio e illusione, Milano, Oscar Mondadori.

Demetrio D., Favaro G., (1992), Immigrazione e pedagogia interculturale. Bambi- ni, adulti, comunità nel percorso di integrazione, Firenze, La Nuova Italia. Demetrio D., Favaro G., (1997), Bambini stranieri a scuola, Accoglienza e didatti-

ca interculturale nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare, Firenze, La Nuova Italia.

Demetrio D., Favaro G., (2003), Didattica interculturale. Nuovi sguardi, competen- ze, percorsi, Milano, Franco Angeli.

Dewey J., (1959), Una fede comune, Firenze, La Nuova Italia.

Di Bello G., Guetta S., Mannucci A., (1998), Modelli e progetti educativi nell’Italia liberale, Firenze, Centro Editoriale Toscano.

Dinigi I., (2009), Elogio della politica, Milano, Rizzoli.

Disegni G., (1983), Ebraismo e liberà religiosa in Italia. Dal diritto all’uguaglianza al diritto alla diversità, Torino, Einaudi.

Duffield M., (2004), Guerre postmoderne. L’aiuto umanitario come tecnica politi- ca di controllo, Firenze, Il Ponte.

Elamé E., David J., (2006), Educazione interculturale per lo sviluppo sostenibile, Roma, EMI.

Elia L., (2008), Annuario 2007. Problemi pratici della laicità agli inizi del XXI sec., Atti del XII Convegno Annuale, Napoli, ottobre 2007, a cura dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, Padova.

European Commission, (2011), Pluralism and religious diversity, social cohesion and integration in Europe, Luxemburg, Publications Office of the European Union.

Farnè R., (1989), La scuola di “Irene”. Pace e guerra in educazione, Firenze, La Nuova Italia.

Favaro G., Luatti L., (2004), (a cura di), L’intercultura dalla A alla Z, Milano, Franco Angeli.

Feuerstein R., Rand Y., Feuerstein R., (2005), La disabilità non è un limite. Se mi ami, costringimi a cambiare, Firenze, LibriLiberi.

Feuerstein R., Feuerstein R., Rand Y., Falik L., (2008), Il Programma di Arricchi- mento Strumentale di Feuerstein. Fondamenti teorici e applicazione pratiche, Trento, Erikson.

Frabboni F., Pinto Minerva F., (2008), Introduzione alla Pedagogia Generale, Bari, Laterza Edizioni.

Galtung J., (1975), Peace: Research, Education, Action, Bucarest, CIPEXIM. Galtung J., (1996), Peace by Peaceful Means: Peace and Conflict, Development

and Civilization, London, Sage Publication.

Galtung J., (2008), Affrontare il conflitto. Trascendere e trasformare, Pisa, Plus. Genovese A., (2006), Per una pedagogia interculturale. Dalla stereotipia dei pre-

Genovese A., (2008), (a cura di), Intercultura e nonviolenza. Possibili strade di Pace, Bologna.

Gerbi D., (2003), Costruttori di Pace. Storia di un ebreo profugo dalla Libia, Ro- ma. Edizioni Appunti di Viaggio.

Gilbert M., (2012) The Routledge Atlas of the Arab-Israeli Conflict, New York, Routledge.

Grossman D., (2010), Con gli occhi del nemico, Milano, Mondadori.

Gudykunst W. B., (2005), Theorizing about intercultural communication, London, Sage Publication.

Guetta S., (2001), Il successo formativo nella prospettiva di Reuven Feuerstein, Napoli, Liguori.

Guetta S., Mannucci A. (2006), I tuoi seni sono grappoli d’uva. La sessualità nella Bibbia, Tirrenia, Del Cerro.

Guetta S., Verdiani A., (2011), The community of practices (cop) of UNESCO Chairs for interreligious and intercultural dialogue for mutual understanding, FUP, Firenze.

Guetta S., (2012), (a cura di), La voce della pace viene dal mare. Esperienze di cooperazione e ricerche internazionali per la convivenza tra le culture, i diritti e lo sviluppo umano, Roma, Aracne.

INEE, (2013), Conflict sensitive education, New York. INEE.

Iram Y., (2006), Educating toward a culture of peace, Greenwich, Age Publishing. L’Abate A., (2008), Per un futuro senza guerre. Dalle esperienze personali ad una

teoria sociologica per la pace, Napoli, Liguori.

Laird S.L., (2013), (a cura di), Biodiversity and Traditional Knowledge: Equitable Partnerships in Practice, New York, Routledge.

Laitman M., (2011), Una guida alla saggezza nascosta della Kabbalah, Livorno, Belfort.

Lewis B., (1991), Gli ebrei nel mondo islamico, Firenze, Sansoni Editore. Laras G., (2013), Saraceno C., Onora il padre e la madre, Bologna, Il Mulino. Laporta R., (1960), Libertà ed educazione in una società in progresso, Firenze, La

Nuova Italia.

Laporta R., (1971), La difficile scommessa, Firenze, La Nuova Italia.

Laporta R., (1996), L’assoluto pedagogico. Saggio sulla libertà in educazione, Fi- renze, La Nuova Italia.

Luzzatto A., (2003), Il posto degli ebrei,Torino, Giulio Einaudi Editore.

Kennedy P., (2008), Putting Our Differences to Work: The Fastest Way to Innova- tion, Leadership, and High Performance, San Francisco, Berrett Koheler. Mannucci A., (1994), I protestanti e la religione a scuola, Firenze, Centro Editoria-

le Toscano.

Mannucci A., (2004), (a cura di), L’evento morte come affrontarlo nella relazione educativa e di aiuto. Riflessioni per educatori professionali, operatori sociali, operatori infermieristici, medici, volontari, insegnanti, Tirrenia, Del Cerro. Mantegazza R. (2006), Manuale di pedagogia interculturale: pratiche e politiche

Mantegazza R. (2006), Con la maglia numero sette: le potenzialità educative dello sport in adolescenza, Milano, UNICOPLI.

Mantovani G., (2004), Intercultura. È possibile evitare le guerre culturali?, Bolo- gna, Il Mulino.

Marchese C., (2012), (a cura di), Rangzen, Firenze, Arnaud.

Mariani A., (2011), (a cura di), 25 saggi di pedagogia, composti da altrettanti stu- diosi che lavorano in vari Atenei italiani, Milano, Franco Angeli.

Martini L., (1994), Mare di guerra, mare di religioni, Fiesole, Edizione Cultura di Pace.

Massari M., (2006), Islamofobia. La paura dell’islam, Roma-Bari, Edizioni Later- za.

MCE, (2009), Il laboratorio dei giochi cooperativi, Bergamo, Junior.

McRae R., Hubert D., (2001), Human security and the new diplomacy, protecting people promotion peace, Quebec, McGill-Queen’s University Press..

Morin E., (1990), Oltre l’abisso, Roma, Armando.

Morin E.,(2000), La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pen- siero, Raffaello Cortina, Milano.

Morin E., (2001), I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Milano, Raf- faello Cortina.

Morin E., (2003), Dialogo: l’identità umana e la sfida della convivenza, Libri Scheiwiller, Milano

Morin E., (2005), Educare gli educatori. Una riforma del pensiero per la Demo- crazia cognitiva, Roma, EDUP.

Morin E., (2007), L’anno I dell’era ecologica, Roma, Armando Editore.

Morin E., (2007), La via. Per l’avvenire dell’umanità, Milano, Raffaello Cortina. Morin E., Pasqualini C., (2007), Io, Edgar Morin. Una storia di vita, Milano, Fran-

co Angeli.

Novara D., (2010), (a cura di), Litigare per crescere. Proposte per la prima infan- zia, Trento, Erickson.

Okin S.M., (2007), (a cura di), I diritti delle donne e multiculturalismo, Raffaello Cortina.

Panerai A., Vitaioli G., Nicola M., (2013), (a cura di), Manuale di educazione alla pace, Bergamo, Junior.

Panikkar R., La torre di Babele, pace e pluralismo, Fiesole, Edizioni Cultura della Pace, 1990.

Patfoort P., (2012), Difendersi senza aggredire. La potenza della nonviolenza, Pisa, University Press.

Pinto Minerva F., (2003), L’intercultura, Roma, Laterza.

Piussi A.M., (1997), (a cura di), E li insegnerai ai tuoi figli. Educazione ebraica in Italia dalle leggi razziali ad oggi, Firenze, Giuntina.

Portera A., (2000), L’educazione interculturale nella teoria e nella prati- ca:stereotipi, pregiudizi e pedagogia interculturale nei libri di testo della scuo- la elementare, Padova, CEDAM.

Portera A., (2006), (a cura di), Educazione interculturale nel contesto internaziona- le, Milano, Guerini Scientifica.

Orefice P., (2001), I domini conoscitivi, Roma, Carocci, 2001.

Quaglia R., Ferro L., Fraire M., (2008), (a cura di), Religione, Scuola, Educazione, Identità, Lecce, Pensa Multimedia.

Raveri M., (2003), (a cura di), Verso l’altro. Le religioni, dal conflitto al dialogo, Marsilio, Venezia.

Salimbeni O., (2011), Storie minori. Realtà ed accoglienza per i minori stranieri in Italia, Pisa, ETS.

Santelli Beccegato L., (2003), (a cura di), Interculturalità e futuro: analisi, rifles- sioni, proposte pedagogiche ed educative, Bari, Levante.

Savir, U., (2008), Peace first. A New Model to end War, San Francisco, Berret Koehler.

Scaglioso C., (2002), (a cura di), La pace come progetto di scuola. Itinerari cultu- rali e pratiche scolastiche, Firenze, Regione Toscana.

Scibona G., (2010), Il mondo delle idee: dai greci al nostro tempo; le idee costrui-