1.
È a partire dall’epoca medievale, però, che della storia di Didone si inizia a fare un uso diverso, dando alla vicenda della regina un significato nuovo: se «The Aeneid requires its Dido, if only to autenticate its hero’s grief»34, è in quest’epoca che la principessa d’origine cartaginese, sulla scia delle riflessioni patristiche, acquista una luce nuova. Sia nell’ essenza drammatica propria del testo virgiliano sia nella sfumatura elegiaca della VII Epistula ovidiana, la tragedia della regina di Cartagine inizia infatti ad essere considerata come possibile risposta/alternativa al tema principale dell’Eneide, con un sensibile senso di rottura nei confronti di una ben consolidata tradizione: «By displacing the epic hero Aeneas, the tradition of reading Dido disrupts the patrilineal focus of theAeneid as an imperial foundation narrative»35. Si è visto, d’altronde, come le vicende della regina cartaginese siano intimamente connesse con gli sviluppi del più importante regno occidentale. Questo – come si è già avuto modo di osservare in vari punti – comporta molte implicazioni, di vario genere, che dal piano più strettamente storico e letterario arrivano sino a quello sociologico. Significativo, ad esempio, il fatto che per secoli le donne siano state escluse dallo studio dei testi classici36: «This pattern is closely connected with the position of women in society and with the fact that until recently the learned professions, where Latin was used, were closed to them»37. Tale realtà implicava che per secoli e secoli l’Eneide, come praticamente tutti i testi latini e greci, fossero stati destinati ad un pubblico esclusivamente maschile, come sagacemente testimoniato ad esempio da Virginia Woolf38, e tale dato ha avuto indubbie ricadute, pesanti sebbene indirette, sull’assetto socio-politico dei vari stati dell’occidente europeo39. Accanto a Virgilio (che comunque rimane il principale artefice della fortuna nei secoli di Didone40), anche Ovidio rivestiva un ruolo importante
33
Cfr. Monumenta Germaniae Historica (Scriptorum Rerum Merovingiorum Tomus II), ed. B. KRUSCH, Hahn, Hannover, 1888, p. 48.
34 L. I. LIPKING, Abandoned women and poetic tradition, University of Chicago Press, 1988, p. 227. 35 M. DESMOND, op. cit., p. 2.
36
Quanto Virgilio sia stato centrale nella formazione dell’uomo romano è confermato da Quintiliano (Institutio oratoria, I.8.5): «Ideoque optime institutum est, ut ab Homero atque Vergilio lectio inciperet, quanquam ad intelligendas aorum virtutes firmiore sudicio opus est des huic rei super est tempus, neque enim semel legentur. Interim et sublimitate heroi carminis animus adsurgat et ex magnitudine rerum spiritum ducat et optimis imbuatur». Anche nel periodo medievale l’autore dell’Eneide fu un riferimento obbligato, cfr. A. SCAGLIONE, The Classics in Medieval Education in ‘The Classics in the Middle Ages: Papers of the Twentieth Annual Conference of the Center for Medieval and Renaissance’ (ed. by A. S. BERNARDO and S. LEVIN), Binghamton, Center of Medieval and Early renaissance Studies, 1990, pp. 343-362, M. L. HOLTZ, La survie de Virgile dans le haut moyen age in ‘La presence de Virgile: Actes du colloque des 9, 11 et 12 décembre 1976, Paris, 1978, pp. 209-222 e B. M. OLSEN, Virgile et la renaissance du XIIe siècle in ‘Lectures médiévales de Virgile: Actes du colloque organisé par l’École française de Rome’, Rome, 1985, pp. 31-48.
37 W. J. ONG, The Barbarian Within and Other Fugitive Essays and Studies, New York, The Macmillan Company,
1962, p. 162.
38 Cfr. V. WOOLF, Three Guineas, New York, 1938, p. 85. Per analoghe osservazioni relative ad altri testi di Virginia
Woolf (come ad esempio A room of One’s Own, Jacob’s Room and the Waves e To the Lighthouse) cfr. M. DESMOND, op. cit. p. 4.
39
Cfr. R. I. MOORE, The Formation of a Persecuting Society: Power and Deviance in Western Europe 950-1250, Oxford, Basil Blackwell, 1987, pp. 124-153.
40 «No cabe duda de que a Virgilio exclusivamente debe Dido su vida de fama dentro de la literatura occidental», M. R.
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nell’orizzonte didattico medievale41, e (anche) su questi autori si formavano gli uomini preposti ad aver un peso influente e decisivo nella società.
L’equivalenza Romanitas >< mascolinità42 in diretto riferimento al poema di Virgilio sembra ricevere ulteriori conferme sia dall’idea di «modern audience» dell’Eneide, secondo l’analisi di Curtius, sia da alcune riflessioni di Harold Bloom a proposito del testo virgiliano: se infatti il primo scrive: «engraved in the heart of every reader of the Aeneid are the flowerlike youths – “purpureus
veluti flos” – Nisus and Euryalus, Lapsus and Pallas, and, above all the rest, Ascanius»43, il secondo, sulla stessa lunghezza d’onda, nota: «I suspect that, if he [Virgil] was in love with any of his own characters in the poem, it was with Burnus, rather than Dido, let alone Aeneas»44. La connessione tra splendore dell’impero romano e identità (sicuramente prevaricante, secondo i canoni odierni) maschile si spiega bene, d’altronde, con la successione patrilineare della gens troiana, che viene preservata anche grazie alle perdite di Creusa e Didone45, nei confronti delle quali Enea manifesta rispettivamente disattenzione e irresponsabilità46, determinando in sostanza la loro ultima natura di vittime sacrificate sull’altare dello Splendor Romanitatis. Questo dato interessa specialmente la ricezione medievale di Enea come traditore, i cui tratti eroici vacillerebbero proprio in virtù di alcuni suoi discutibili comportamenti47 e – anche alla luce di quanto detto a proposito della lettura del testo virgiliano da parte dei padri della chiesa – riceve ulteriore conferma dalle osservazioni di Eliot su Enea, visto prototipicamente come l’eroe della cristianità: «It is only upon readers who wish to see a Christian civilization survive and develop that I am urging the importance of the study of Latin and Greek. If Christianity is not to survive, I shall not mind if the texts of the Latin and Greek languages became more oscure and forgotten than those of the language of the Etruscans»48. Queste osservazioni acquistano una particolare importanza in relazione a due fattori: in primo luogo al ruolo ‘fuori schema’ rivestito da Didone (e per certi versi da Camilla, essendovi analogie di non poca importanza tra le due donne49) all’interno dell’Eneide, e – connesso a questo
41 «Virgil and Ovid were part of medieval boys’ educational curriculum. Ovid’s Metamorphoses and Heroides provided
inspiration for the depiction of love psychology in romances. His Ars amatoria and Remedia Amoris gave medieval readers a provocatively amoral, witty, sensual – male oriented – models for approaching the subjects of sexual desire and women which made its own contribution to the potential ambivalent, even anti-Christian, ways of conceiving sexual experience, a set of contradictions, latent or overt, which have fascinated, perplexed, and divided readers of many medieval romances and lyrics ever since», H. PHILLIPS, Medieval Classical Romances, in ‘Christianity and Romance in Medieval England’ (ed. by. R. FIELD, P. HARDMAN and M. SWEENEY), Cambridge, Boydell&Brewer, 2010, p. 6.
42 «Not only have readers of Virgil historically been men, but the reading of the Aeneid – as part of Latin training – has
been associated with a classic-specific performance of masculinity», M. DESMOND, op. cit., pp. 7-8.
43 E. R. CURTIUS, Virgil in European Literature, in ‘Virgil’s Aeneid: Modern Critical Interpretations’ (ed. H.
BLOOM), New York, Chelsea, 1987, p. 16.
44 H. BLOOM, ivi, p. 5. 45
Legate da un processo di sostituzione iniziato da Didone e concluso da Lavinia (la prima prende il posto di Creusa, mentre la seconda sostituisce la regina cartaginese) secondo una lettura di tipo antropologico del testo virgiliano fornita da M. SUZUKI, Metamorphoses of Helen: Authority, Difference, and the Epic, London, Ithaca, 1989, pp. 92-149.
46 «The women’s deaths are at least partially attributable to the manner of Aeneas’s departure although Aeneas does not
acknoledge this. To Creusa Aeneas is fatally inattentive. To Dido he is also irresponsible, even treacherous», C. G. PERKELL, On Creusa, Dido and the Quality of Victory of Virgil “Aeneid”, in ‘Reflections of Women in Antiquity’ ed. H. P. FOLEY, New York, Gordon and Breach Science Publications, 1981, p. 370.
47 Cfr. M. REINHOLD, The Unhero Aeneas, in «Classica et Medievalia» vol. 27, 1966, pp. 195-207. 48
T. S. ELIOT, Modern Education and the Classics, in ‘Selected Essays’, London, Faber and Faber, 1932, p. 515. Cfr. anche ID. Virgil and the Christian World, in ‘On Poetry and Poets’, London, Faber and Faber, 1957, pp. 135-148.
49 «Both women are leaders with constructive energy that is openly acknowledged and praised in the text. Both
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primo aspetto – alla nozione di “gender” fornita recentemente; tali definizioni metodologiche diventano particolarmente cogenti soprattutto in connessione ad un’analisi della complessità della figura della regina cartaginese e delle varie letture che in letteratura e in musica ne sono state date. Se infatti Joan Wallach ha parlato di «gender» come «primary field within or by means of which power is articulated»50, Trinh Minh-ha scrive: «the notion of gender is pertinent to feminism as far as it denounces certain fundamental attitudes of imperialism and as long it remains unsettled and unsettling»51. A proposito di Camilla, inoltre, è da notare come la forte differenziazione rispetto a Didone – con l’ideale mediazione rappresentata da Lavinia – sia un tratto fondante dell’universo femminile del Roman d’Enéas52.
Per contro, su influsso dell’Adversus Iovinianum nonché seguendo il tono larmoyant dell’epistola ovidiana, Chaucer – come del resto John Gower nella sua Confessio amantis, in cui compare proprio il motivo della lettera da parte dell’amante ormai votata al suicidio a causa dell’abbandono53 – inserisce nella House of Fame la storia di Didone, o meglio la «Legenda Didonis martiris, Cartaginis regina»: in linea con la tradizione patristica degli exempla, viene così messo in luce la positività della sovrana fenicia. Ma, ad ulteriore dimostrazione della polisemica ricchezza di cui il mito di Didone si può di volta in volta ammantare54, in Chaucer la sua storia acquista un’importanza considerevole perché, all’interno della cornice onirica caratterizzante la narrazione, l’intento dell’autore è celebrativo non dei fasti della capitale dell’impero, bensì di Venere55.
2. Se per un verso le letture eticizzate del testo virgiliano indurranno autori come Dante a condannare Didone senza appello, dall’altro intorno alla figura della regina si sviluppa, partendo dal testo di Giustino e dalla lettura fornita dai Padri della Chiesa, una lettura della leggenda volta – in maniera diametralmente opposta alla prima – a mettere in luce lo strenuo valore di castità vedovile proprio di Didone. Una delle prime testimonianze di questa seconda interpretazione – sposata da Petrarca e Boccaccio ‒ è contenuta nel Chronicon di Benzo di Alessandria in cui, al fine di purificare l’immagine della regina e preservarne la valenza storica autonoma dalle vicende di Enea,
reversals, their characters nonetheless provide a representation of power as a female prerogative, if only momentarily, in the epic», M. DESMOND, op. cit., p. 14.
50 J. W. SCOTT, Gender and the Politics of History, Columbia University Press, 1988, pp. 44-45.
51 T. T. MINH-HA, Woman Native Other: Writing Post-coloniality and Feminism, Indiana University Press, 1989, p.
79.
52 «Camilla’s enhanced importance creates a trio of female portraits, presenting three female types according to
contemporary perceptions: first Dido, as the epitome of the passionate, lustful woman, a sexually experienced widow, and the epitome too of woman as dangerous Desire, tempting the hero away from his heroic mission; second, Camilla, chaste and virtuous, lacking Dido’s dangerous association with unconstrained passion, yet unfruitful and participating – in quite startling fashion – in the public, masculine world of politics and bloodshed; finally Lavine, an ideal combination: young, innocent and virtuous yet ripe for love and marriage, combining intense passion with a pivotal role in the public political dramas, and representing the ideal fusion of mutual will with legal marriage», H. PHILLIPS, op. cit., pp. 19-20.
53 Cfr. P. BONO – M. V. TESSITORE, op. cit., p. 96.
54 Tale possibilità di varie, e non di rado opposte, possibilità di interpretazione è ovviamente comune ad una larghissima
cerchia di figure femminili: «From Eve to Pandora, to Dido, to the elegiac domina in the works of Propertius, Tibullus, and Ovid, and to the Blessed Virgin Mary, the icon of the feminine has been used to represent a variety of complex and often contradictory notions», Introduction a Sex and Gender in Medieval and Renaissance Texts – The Latin Tradition, ed. by B. K. GOLD, P. A. MILLER and C. PLATTER, University of New York Press, 1997, p. 6.
55 Per un esaustivo inquadramento della leggenda di Didone in Chaucer cfr. C. BASWELL, Virgil in Medieval England:
Figuring the Aeneid from the Twelfth Century to Chaucer, Cambridge Univerity Press, 1995. Per i rapporti tra l’ipotesto virgiliano, la VII epistula ovidiana e la lettura che dell’episodio di Didone fa Chaucer cfr. anche T. LYNN TINKLE, Medieval Venuses and Cupids: sexuality, hermeneutics, and English poetry, Stanford University Press, 1996, pp. 115 e passim.
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viene rilevata, mediante la diretta citazione delle fonti di cui si è appunto parlato, la discrepanza cronologica che metterebbe in discussione l’incontro tra i due:
«ACTOR: Eliminandus igitur per hec Trogi sive iustini dicta illorum fabulosus error, qui, sequentes Omerum, quem Sibilla Erictrea mendacem appellat, nec non Virgilium et Ovidium, sequaces Omeri, quos locutos constat ut Octaviano Augusto placerent, quibusve mos est non istoria sequi, sed legem potius artis poetice immitari, credunt, immo asserunt, Eneam Troianum hanc vidisse Didonem aut ei contemporaneum fuisse eamque eum adarnasse impudico vel pudico amore et ob id, cum se clam absentasset, ipsam se pugione confodisse, furibundi amoris vehementia victam. Preter enim dicta Trogi sive Iiustini habemus doctores illos magnos, Ieronimum et Augustinum, in testes omni exceptione contra talium errorem, maxime videlicet quod Dido nec se occiderit propter Eneam nec eum umquam venisse Carthaginem»
(M, f, 136r)56.
È quindi su questa base, analogamente a quanto sviluppato nel Roman de la Rose e nel Troy Book di Lydgate, che prende inizio «il filone di Enea traditore di un amore sincero e dunque degno di disprezzo»57, cui appartiene anche la Declamatio attribuita ad Antonio Loschi da Vicenza, in cui la regina Cartaginese prende le proprie difese contro l’autore dell’Eneide58.