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LA CRITICA BLAGHIANA E LE DIGITAL HUMANITIES IN ROMANIA

2. Le Digital Humanities in Romania

Come abbiamo già avuto modo di vedere nel primo capitolo (cfr. pp. 10-19), i lavori di Corpus stylistics soprattutto in ambito accademico anglosassone abbondano già da diversi decenni e gli specialisti hanno individuato e perseguito svariate direzioni di ricerca.

Da un lato, infatti, abbiamo il lavoro di Franco Moretti e del suo gruppo dello Stanford Literary Lab, che, come leggiamo sul sito ufficiale, è “a research collective that applies computational criticism, in all its forms, to the study of literature”187. Il distant

reading così come concepito da Moretti va a considerare, come già si è detto, moli impressionanti di dati che sarebbero impossibili da osservare per un singolo interprete umano. Si tratta di un vero e proprio studio dei big data, in quanto l’oggetto della critica morettiana (e di tutti quegli studiosi che lavorano seguendo e ulteriormente sviluppando il suo esempio) è la paraletteratura, ovvero tutto quanto può avere a che fare con generi, tendenze, ondate, ricezione critica, span vitale di un determinato stile/genere ecc. Si tratta di ricerche effettuate a un altissimo livello di astrazione.

Dall’altro lato abbiamo invece lavori di analisi linguistico-stilistica dei corpora che si occupano di studiare, con l’ausilio degli strumenti digitali, un corpus più ristretto o addirittura all’interno di un singolo testo, e che quindi prendono in considerazione quantità di dati decisamente più accessibili a un osservatore umano. Un esempio per tutti può essere il lavoro di Bettina Fischer-Starcke del 2009, dedicato all’analisi quantitativa delle parole chiave all’interno del romanzo Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, mirante a individuare precisi pattern stilistici associati, in particolare, ai campi semantici collegati allo spettro delle emozioni.

Secondo l’autrice “Corpus linguistic analyses reveal meanings and structural features of data, that cannot be detected intuitively […] fiction texts have only rarely been analysed by corpus linguistic techniques188” e ancora “corpus stylistics analyses reveal

literary meanings of the data that are left undetected by the intuitive analyses of literary criticism”189. Il suo lavoro, dunque, nasce dall’unione della linguistica dei corpora e della

stilistica, allo scopo di identificare “linguistic patterns which encode the text’s poetic function and those literary meanings of the text which are intuitively imperceptible”190. Il lavoro di Fischer-Starcke è solo uno dei più rappresentativi all’interno di una pletora di lavori che sono nati con premesse simili (cfr. Cap. I), in particolare – forti anche della presenza di numerosi strumenti di analisi progettati per la lingua inglese – in area anglofona.

Diverso il discorso per quanto riguarda la stilistica dei corpora applicata a letterature in lingue diverse dall’inglese, tra cui quella romena, nostro specifico ambito di interesse. Attualmente, l’approccio digitale allo studio della letteratura romena è ancora assai poco praticato, anche a causa della mancanza di solidi strumenti digitali di analisi linguistica. Della questione si occupano Roxana Patraș e il suo team, che, in un articolo esaustivo sull’argomento, scrivono “we could spot 2014 as a moment of emergence for Romanian DH studies, more notably, in the field of literary studies”191. Le effettive

difficoltà di chi si occupa di studi letterari di stampo quantitativo-digitale in territorio romeno sono da ricercare, secondo il team di Patraș, innanzitutto nella sostanziale mancanza di risorse letterarie digitalizzate e nel costo proibitivo di software che possano coadiuvare alla creazione di corpora di riferimento192. Con l’eccezione del corpus romeno

CoRoLa, infatti, che comprende anche contributi di natura letteraria, gli altri corpora romeni (ROCO, ROMBAC ecc.) sono adatti a indagini di carattere linguistico e non letterario193.

188 Bettina Fischer-Starcke, Keywords and frequent phrases of Jane Austen’s Pride and Prejudice. A

corpus-stylistics analysis, in “International Journal of Corpus Linguistics”, 14:4, 2009,p. 492.

189 Ibidem, p. 492. 190 Ibid., p. 493.

191 Roxana Patraș, Ioana Galleron, Camelia Grădinaru, Ioana Lionte, Lucreția Pascaru, The Splendors and

Mist(eries) of Romanian Digital Literary Studies: A State-of-Art just before Horizons 2020 closes off, in

“Hermeneia”, 23/2019, p. 209.

192 Ibidem, pp. 214-220.

193 R. Patraș, Hajduk Novels in the Nineteenth-Century Romanian Fiction: Notes on a Sub-Genre, in

D’altra parte, come ha rilevato Mihaela Ursa, “maybe the first difficulty in implementing intermedial study in Romania is the traditional lack of approval, within academic and scholarly media, of both theory and method”194. Secondo Patraș, dallo

studio di Ursa emerge una diagnosi precisa della difficile ricezione in ambito romeno delle metodologie legate alle DH: “giving a very exact diagnosis, Ursa remarks that DH advent occurred in a moment when the Romanian culture and implicitly Romanian studies have not done with old feuds”195. Gli studi in campo DH, in sostanza, vengono di

preferenza svolti in squadre – spesso di carattere multidisciplinare – caratteristica che contrasta con l’abitudine al lavoro individuale. “In other words”, continua Patraș, “Romanian researchers tend to prefer to be lone wolves”196. Conclude infine la studiosa:

In a nutshell, DH‘s emergence in the Romanian academic discourse is streamlined mainly via literary studies and fashions itself from a discursive polemical-theoretical angle rather than as an actual field of study. Truth is that recent developments of DH come with a high cost for those who decide to undertake research projects that involve data analysis. Most certainly, engaging in DH is not a profitable career choice, considering the amount of unrewarded preparatory work it asks for. To put it in a simple way, much effort and patience appears to be needed before being able to start producing interesting results, to such an extent that some may wonder if the entire endeavor is worthwhile, and if we are not finally moving mountains to give birth just to a small mouse197.

Nonostante le difficoltà tecniche e gli ostacoli già elencati, tuttavia, in Romania sono già ben avviati studi orientati verso l’approccio quantitativo già delineato da Franco Moretti198, che osservano, più che il singolo testo, i grandi fenomeni paraletterari. È il caso del lavoro di Andrei Terian, che, in uno studio del 2019199 propone un’analisi quantitativa dello sviluppo del romanzo in Romania (nel suo studio, Terian specifica che con “Romania” intende esclusivamente il territorio compreso fra i confini attuali)200.

Degni di nota sono anche gli studi relativi al nuovissimo (è stato istituito nel 2019) HAI-

194 Mihaela Ursa, Is Romanian Culture ready for the digital turn?, in “Metacritic Journal for Comparative

Studies and Theory” 1 (1), 2015, p. 89.

195 Patraș, The splendors, cit. p. 2014. 196 Ibidem, p. 2014.

197 Ibid., p. 2014.

198 Si tratta tuttavia di corpora meno estesi rispetto a quelli utilizzati da Franco Moretti.

199 Andrei Terian, Big Numbers. A quantitative Analysis of the Development of the Novel in Romania, in

“Transylvanian Review”, Vol. XXVIII, nr. 1, 2019.

200 L’analisi di Terian considera sia i romanzi “autoctoni” che quelli tradotti in lingua romena e tiene conto

solo dell’effettiva data di pubblicazione, anche nel caso di romanzi postumi o pubblicati molti anni dopo la stesura. Allo stesso modo, Terian prende in considerazione soltanto le prime edizioni. Lo studioso poi confronta, grazie a dei grafici, l’andamento delle due “linee” oggetto di studio, ovvero l’andamento del romanzo autoctono e l’andamento del romanzo tradotto, giungendo a conclusioni decisamente interessanti.

RO project201, coordinati dalla già nominata squadra di Roxana Patraș presso l’Università

„A.I. Cuza” di Iași, che si occupano di analisi quantitative ispirate ai concetti morettiani su un corpus di romanzi di avventura dedicati agli haiduci202 e che comprende opere

pubblicate tra il 1850 e il 1950203.

Latitano ancora, tuttavia, studi di stampo digitale e quantitativo che, come il presente lavoro, si concentrino su corpora di dimensioni contenute, su un solo autore o addirittura su una sola opera, utilizzando non tanto i metodi del distant reading quanto un approccio “a media distanza” o “a distanza variabile”, integrando i dati quantitativi con sostanziali analisi di stampo qualitativo ad opera dell’interprete umano. Il tipo di lavoro che si affronta in questa sede è quindi, almeno nell’ambito della letteratura romena, inedito, non potendo giovarsi dei risultati di esperienze similari (a parte quelle, ancora “analogiche” e parziali, ricordate nel cap. 2 paragrafo 1.1) e pionieristico, nel senso che si basa sull’uso di strumenti tecnologici atti a coadiuvare ricerche di questo tipo che ancora non sono ideali per le necessità di chi lavora su testi in lingua romena.

Per quanto riguarda gli studi specifici sulla poesia di Blaga, non esistono ancora né concordanze complete né studi basati su tali o analoghi strumenti di sistematizzazione e analisi del testo letterario. Esiste al momento soltanto il primo di quella che intendeva essere una serie di dizionari linguistici dedicati a ciascuna delle raccolte poetiche di Blaga. Il dizionario esistente, basato solo sulla prima raccolta poetica dell’autore (Poemele luminii, 1919), è stato pubblicato nel 2004 da Mihail Zissu204 alla fine – secondo quanto dice dall’autore – di diciotto anni di lavoro. Scrive Zissu nella nota introduttiva:

[…] abbiamo deciso di presentare ogni lessema innanzitutto con alcune precisazioni di ordine grammaticale di modo che l’analisi semantica possa basarsi su una solida e precisa comprensione logica. Allo stesso modo, ci siamo sforzati di far sì che ogni parola presente all’interno del dizionario sia inclusa in un microtesto dal quale risultino le nostre considerazioni senza che si renda necessaria l’immediata consultazione del volume e della poesia alla quale il microtesto si riferisce205.

201 Vedi https://proiectulbrancusihairo.wordpress.com/

202 Fuorilegge che tradizionalmente si nascondono nella foresta e che, come Robin Hood, rubano ai ricchi

per dare ai poveri.

203 Patraș, The splendors, cit. pp. 213-214.

204 Mihai Zissu, Dicționarul Limbii Poetice a lui Lucian Blaga. Poemele luminii, Constanța, Editura

Europolis, 2004.

205 Ibidem, p. 3. “[...] am convenit să prezentăm fiecare lexem mai întâi cu precizări de ordin gramatical

pentru ca analiza semantică să pornească de la o foarte exactă și solidă înțelegere logică. Ne-am străduit, de asemenea, ca fiecare cuvânt din dicționar să fie inclus într-un microtext din care să rezulte considerațiile

Il dizionario, come si vede dalla Fig. 1, che ne mostra la pagina 508, si presenta come un inventario di forme e contesti che poco contribuiscono a stimolare nuove prospettive di analisi (né tanto meno collocarsi nel campo delle DH).

Fig. 1

Al momento solo pochi autori di grande rilevanza dispongono di concordanze206:

apripista e modello per le poche opere analoghe successive è il dizionario della lingua poetica di Mihai Eminescu207, elaborato da Tudor Vianu nel 1968 con metodi “tradizionali”, cui si è andato ad affiancare molto più recentemente il dizionario del

ce le facem, fără a fi nevoie de consultarea imediată a volumului, a poemului, către care microtextul face trimitere”.

206 Pur non trattandosi di vera e propria analisi quantitativa né di un volume di concordanze vale qui la pena

nominare anche il lavoro del matematico e criptologo Ilie Torsan, che ha applicato le sequenze di Fibonacci alle poesie di alcuni autori romeni e ha analizzato i loro versi da un punto di vista statistico. V. I. Torsan,

Mihai Eminescu, G. Coșbuc, V. Alecsandri, T. Arghezi, I. Barbu, A. Păunescu, G. Bacovia, R. Gyr. Comparații statistico-informaționale, București, Editura Universitară, 2009.

poemetto Luceafărul208, preparato da R. Marian e V. Șerban nel 2007 con l’ausilio di

strumenti informatici. Tra i pochi altri strumenti esistenti, il volume di pubblicazione più recente (ma frutto di un progetto in corso da vari anni) è il dizionario del linguaggio poetico di Octavian Goga (2013)209, di elaborazione e formato tradizionale, preceduto dai

primi due volumi di un dizionario del lessico argheziano (2004)210 e dalle concordanze

dell’opera poetica di George Bacovia (1999)211 e delle poesie romene di Beniamin

Fundoianu/Benjamin Fondane (1999) elaborate e pubblicate alla fine degli anni Novanta da un collettivo dell’Università di Cluj-Napoca212.

Questi due volumi di concordanze, ispirati alla tradizione italiana della stilistica del testo, rappresentano il primo segnale di un interesse collettivo e non individuale rivolto a studi di stampo quantitativo e svolti grazie all’ausilio di strumenti tecnologici e digitali. Tuttavia, la strada aperta dal centro di Cluj condotto da Papahagi sembra non essere stata ulteriormente battuta da altri studiosi, e, dopo un gap di una quindicina d’anni, in Romania l’interesse per l’analisi digitale è tornato a farsi sentire, come afferma Patraș, solamente a partire dal 2014. In maniera forse naturale, poi, gli studi più recenti di critica e storia letteraria tendono, almeno in questa fase iniziale, ad aderire maggiormente al trend del distant reading di ascendenza morettiana. Attualmente, invece, le analisi di tipo stilistico operate con strumenti digitali che prendano in considerazione un connubio tra dati quantitativi ed interpretazione qualitativa, soprattutto applicate a corpora di dimensioni contenute o riferiti a un solo autore (o ancora, corpora di dimensioni contenute che mettano a confronto pochi autori che spartiscono caratteristiche in comune, come potrebbero essere Lucian Blaga e George Bacovia, che condividono il periodo di debutto e di attività poetica) sembrano essere ancora assenti anche, come si è visto, a causa di una mancanza di strumenti di supporto sufficientemente raffinati per le analisi sulla lingua romena.

208 Rodica Marian, Felicia Șerban, Dicționarul Luceafărului Eminescian, București, Editura Ideea

Europeană, 2007.

209 Gheorghe C. Moldoveanu, Dicționarul limbajului poetic al lui Octavian Goga, București, Editura

Academiei Române, 2013.

210 Simona Constantinovici, Dicționar de termeni arghezieni, Brașov, Aula Magna, 2004.

211 Marian Papahagi, Concordanța poeziilor lui George Bacovia, Cluj-Napoca, Editura Echinox, 1999. 212 M. Papahagi, S. Cherata, E. Tămăianu, T. Vușcan, Concordanța poeziilor lui B. Fundoianu, Cluj-

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