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PERCENTUALE DI OCCORRENZA DI NU SUL TOTALE DEI TOKEN

5. Una seconda griglia interpretativa

5.1. Misura

Allo scopo di comprendere più dettagliatamente la natura della negazione all’interno del corpus blaghiano si è deciso di utilizzare questa volta la funzione Collocations, che, a partire dalle liste di frequenza ottenute tramite lo strumento Wordlist, permette di osservare il contesto di utilizzo di un determinato lemma354. Per ogni sottocorpus, si è chiesto al software di tenere in considerazione i tre elementi linguistici alla sinistra del nu e i tre elementi linguistici alla sua destra, soprattutto tenendo conto del fatto che, trattandosi di poesia, spesso l’ordine SVO delle frasi viene sovvertito per ragioni di stile. Una volta ottenute le collocazioni di nu si è chiesto al software di organizzarle per ordine di frequenza e osservare, per ogni sottocorpus, quali fossero i lemmi più frequentemente associati a nu. Nell’eseguire tale ricerca, come già era successo nel capitolo precedente dedicato al verbo, sono state escluse quelle che Sketch Engine definisce “non-words”, ovvero punti e virgole, ad es., che spesso compaiono subito prima o subito dopo la negazione, oltre ad alcune particelle come că e să.

Purtroppo, il software, come abbiamo visto, presenta alcune insufficienze. Quando incontra un pronome personale alla terza persona, che sia singolare, plurale, maschile o femminile, non è in grado di compiere distinzioni e crea un unico gruppo. Scopriamo così che la collocazione più frequente di nu all’interno dell’intero corpus (con 97 occorrenze totali) è il pronome di terza persona singolare “el” (“lui”), che in realtà comprende anche il femminile e le due voci plurali. Resta comunque un dato interessante in quanto ci dice che la particella più frequentemente associata alla negazione è quella che designa una o più terze persone. La particella immediatamente seguente in senso quantitativo è il pronome “eu” (“io”) in tutte le sue forme (in quanto la ricerca è stata impostata per lemma) con 66 occorrenze, seguita poi dall’avverbio “mai” (“più”) che conta 63 occorrenze.

354 La descrizione che Sketch Engine propone per questa funzione è la seguente: “the collocation tool uses

the traditional approach to identify collocations. It scans the specified range and/or left KWIC (key words in context, ndA) and calculates a selection of statistical measures to identify collocations”.

Vedremo come in tutti i sottocorpora i lemmi più frequentemente associati al nu sono pronomi o avverbi tranne nel caso di Poemele luminii, dove compare il primato del verbo a vedea (12 occorrenze):

Fig. 9

In fig. 9 vediamo un campione delle concordanze di nu in Poemele luminii, e nello specifico quelle di nu associato al verbo a vedea.

Fig. 10

In fig. 10 vediamo un campione della concordanza di nu e del verbo avere in Pașii profetului.

Con În marea trecere assistiamo a una svolta interessante: in questo sottocorpus, infatti, le collocazioni di nu più frequenti coinvolgono il pronome “eu” in tutte le sue forme, il verbo a fi e l’avverbio di negazione “nici” (tutti con dieci occorrenze ciascuno):

Fig. 11

In fig. 11 vediamo un campione delle concordanze di nu e nici in În marea trecere.

Le restanti raccolte antume vedono, nelle collocazioni di nu, un alternarsi di pronomi personali. Nello specifico la collocazione più frequente in Lauda somnului è quella del pronome “el”, mentre in La cumpăna apelor le collocazioni di nu che compaiono con frequenza maggiore sono quelle legate al pronome “eu” e, di nuovo “el” (quattro occorrenze in entrambi i casi), così come in La curțile dorului, dove il risultato è lo stesso, mentre in Nebănuitele trepte compare in primo luogo, associato al nu, il pronome “tu” (nove occorrenze).

Fig. 12 (Lauda somnului)

In fig. 12 vediamo un campione delle concordanze di nu con il pronome di terza persona in Lauda somnului.

Fig. 13

In fig. 13 vediamo un campione delle concordanze di nu con il pronome personale di terza persona in La cumpăna apelor.

Fig. 14

In fig. 14 vediamo un campione delle concordanze di nu con il pronome personale di prima persona in La curțile dorului.

Fig. 15

In fig. 15 vediamo un campione delle concordanze di nu con il pronome personale di seconda persona in Nebănuitele trepte.

La stessa tendenza continua nelle prime postume: in quelle scritte negli anni ‘40, infatti, la collocazione più frequente è quella con il pronome “eu” (sette occorrenze), e in quelle scritte tra gli anni ‘40 e ‘50 troviamo di nuovo il primato di frequenza del verbo a fi (quindici occorrenze) e del pronome “eu” con dieci occorrenze. Compare anche, però, con nove occorrenze, l’avverbio mai.

Fig.16

In fig. 16 vediamo un campione delle concordanze di nu con il pronome personale di prima persone nelle postume degli anni ’40.

Fig. 17

In fig. 17 vediamo un campione delle concordanze di nu con l’avverbio mai nelle postume degli anni ’40 e ’50.

Nelle ultime postume, in quelle scritte tra gli anni ‘50 e ‘60, oltre alla collocazione del pronome “el” (32 occorrenze) ricompare l’avverbio “mai” con 20 occorrenze.

Fig. 18

In fig. 18 vediamo un campione delle concordanze di nu con l’avverbio mai nelle postume degli anni ’50 e ’60.

4.2. Interpretazione

Notiamo dai dati sopra illustrati che con il volume În marea trecere Blaga affronta una sorta di cambiamento della ricerca di senso. In Pașii profetului, avevamo assistito alla morte di Pan a causa dell’avvento nel mondo della concezione platonica dell’esistenza umana (e di conseguenza della visione cristiana del senso della vita), che svuota di significato esistenza terrena e concezione panica e pre-platonica per proiettare in un futuro imperscrutabile l’unica felicità possibile. In În marea trecere assistiamo all’effetto che questo cambiamento provoca sull’uomo e sull’io poetico: la morte, non più parte integrante della vita e sua buona sorella, diventa un’ombra spaventosa e ricca di mistero, un rimosso pur sempre presente. In questa raccolta l’io poetico va ancora oltre e percepisce la meraviglia, lo thauma sublime del tutto e del nulla, eppure è ancora preso nelle difficoltà del “passaggio”, e solo in seguito, con Lauda somnului, riuscirà a elaborare il bene che deriva dalla sensazione di vivere il nulla. Questa idea di bene derivante dal nulla, però, è già presente in În marea trecere. Nel motto di apertura, il poeta esprime bene il concetto che proprio il nostro senso di “gettatezza” (in senso heideggeriano) nel mondo è l’unica vera chiave di lettura e di senso, eppure ne è ancora spaventato:

Oprește trecerea. Știu că unde

nu e moarte nu e nici iubire -, și

totuși te rog: oprește, Doamne, ceasor- nicul cu care ne măsuri destrămarea355.

In questa raccolta Blaga sente forte la “percezione del vuoto” di cui parla Emil Cioran, autore entrato poi nel canone dei pensatori francesi, ma nato, coincidenza particolarmente “felice” dal nostro punto di vista, poco distante da Sibiu e a una settantina di chilometri dal paese natale di Lucian Blaga:

La percezione del vuoto coincide con la percezione del tutto, con l’ingresso nel tutto. Si comincia finalmente a vedere, non si va a tentoni, si è più sicuri, più forti. Se c’è una possibilità di salvezza fuori dalla fede, si deve cercarla nella facoltà di arricchirsi al contatto con l’irrealtà356.

355 Opere, vol. I, p. 31. [Arresta il passaggio. So che dove/ non c’è morte non può esserci amore ˗, e/ tuttavia

ti prego: ferma, Signore, l’orologio/ con cui misuri il nostro declino].

Ed è proprio attraverso l’osservazione della negazione (in particolare della doppia negazione) in În marea trecere che si riesce a percepire come questo contatto con l’irrealtà, pur spaventoso, porti infine il poeta al momento topico ed epifanico di Sufletul satului, poesia nella quale il poeta riporta a una dimensione esclusivamente terrena e se vogliamo pagana il senso dell’esistenza, introducendo tra gli altri il concetto di tempo circolare (rappresentato visivamente anche dalla bambina che ascolta le parole dell’io poetico ˗ più anziano ˗ appoggiando le mani sulle sue ginocchia) e quello della terra come matrice, utero, rimedio e tomba, ma anche il concetto di esistenza umana collettiva più che individuale, ben rappresentato dall’immagine del cuore palpitante non all’interno del petto del singolo individuo ma dentro il terreno:

Copilo, pune-ți mânile pe genunchii mei. Eu cred că veșnicia s-a născut la sat. Aici orice gând e mai încet,

și inima-ți zvâcnește mai rar, ca și cum nu ți-ar bate în piept, ci andânc în pământ undeva. Aici se vindecă setea de mântuire și dacă ți-ai sângerat picioarele te așezi pe un podmol de lut. [...]357.

Nella poesia În marea trecere, al verso 5, leggiamo “Nimic nu vrea să fie altfel decât este”358, e questo stesso senso di cosmica immutabilità lo ritroviamo in Epilog, dove al