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PERCENTUALE DI OCCORRENZA DI NU SUL TOTALE DEI TOKEN

3. Una prima griglia interpretativa

Come primo approccio interpretativo alla negazione in Blaga è stata elaborata una griglia che ci permette di operare un primo livello di classificazione della negazione espressa tramite nu. A questo primo livello di classificazione viene presa in considerazione solamente la tipologia sintattica della negazione allo scopo di osservare quali fossero le preferenze d’uso del poeta.

In primo luogo, si sono definite due tipologie di negazione, ovvero la negazione frasale (alla quale è stata assegnata la lettera A), e cioè la forma di negazione normalmente

posta all’interno di proposizioni principali o subordinate e nella quale la negazione si applica al verbo principale, e la negazione di costituente (associata alla lettera B) ovvero quella che di una frase nega solamente un’istanza e che non nega il verbo di una frase.

A ognuna di queste due tipologie sono poi stati abbinati quattro aspetti:

Aspetto 1, ovvero negazione generica (“Eu nu strivesc corola de minunii a lumi”344 per il tipo A, “Poate că din trunchiul tău îmi vor ciopli nu peste mult sicriul

[…]”345 per il tipo B).

Aspetto 2, ovvero negazione olofrastica, quel tipo di negazione che va a sostituire un’intera frase, ad es. quando si risponde semplicemente con “no” (in questo caso nu) a una domanda o quando il no viene utilizzato in maniera enfatica nell’anticipare o seguire una frase che già esplicita il senso dell’enunciato, come ad es.: (“E cornul de lună?/Nu,

nu!”346 per il tipo A, “ […] nu de sânge”347 per il tipo B)

Aspetto 3, ovvero negazione posta come domanda retorica: Nu-mi presimți văpaia când în brațe/îmi tremuri ca un picur/de rouă-îmbrățișat/de raze de lumină?348 (per il tipo B non sono stati riscontrati esempi all’interno del corpus);

Aspetto 4, ovvero negazione rafforzata, e cioè quella in cui il nu viene preceduto o seguito da un avverbio di negazione: [...] dar nimeni nu mai caută vindecare349 (non sono stati trovati esempi di tipo B). È fondamentale sottolineare che, in romeno, la doppia negazione, che qui abbiamo scelto di definire “negazione rafforzata” non ha lo stesso valore che essa assume in italiano, in quanto gli avverbi di negazione non possono essere utilizzati singolarmente ma devono necessariamente essere preceduti o seguiti (anche a distanza) dal nu. Non si tratta quindi effettivamente di una doppia negazione in senso stretto, ma si è preferito comunque raggruppare questo genere di negazioni in una categoria unica, in quanto il loro utilizzo presuppone in ogni caso una sorta di “rafforzamento” della negazione. È inoltre stata effettuata una ricerca riguardante gli avverbi di negazione all’interno del corpus. Si sono osservate le occorrenze di nici (“né”), nimeni (“nessuno”), nimic (“niente”), niciodată (“mai”), nicăieri (“da nessuna parte”) e

344 Opere, vol. I, p. 2. “Io non schiaccio la corolla di meraviglie del mondo” (Del Conte, p. 45).

345 Opere, vol. I. p. 10. “Forse/ dal tuo tronco mi taglieranno/ non fra molto la bara […] (Del Conte, p. 51). 346 Opere, vol. I, p. 84. “È il corno lunare? No, no!” (Del Conte, p. 77).

347 Opere, vol. I, p. 10. “[…] non sangue” (Del Conte, p. 51).

348 Opere, vol. I, p. 34. [Non indovini il mio fuoco quando tra le mie braccia/ sussulti come una goccia/ di

rugiada avvolta/ da raggi di luce?].

degli altri avverbi composti a partire da nici (nicicând, “mai”, nicicum, “in nessun modo” ecc.). Non si sono ottenuti risultati di particolare rilevanza tranne per il fatto che tali avverbi risultano più diffusi nei volumi antumi e in particolare nelle prime tre raccolte antume. Tuttavia, le variazioni di utilizzo sono minime. Il numero delle occorrenze di tutti questi avverbi tende a diminuire nei volumi postumi.

3.1. Misura

Passiamo dunque a vedere come si comporta il nu nelle antume:

Fig. 7

In fig. 7 vediamo i tipi e gli aspetti individuati all’interno dei volumi antumi.

E come si comporta invece nelle postume:

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 PL PP ÎMT LS LCA LCD NT

TIPO E ASPETTO - ANTUME

Fig. 8

In fig. 8 vediamo i tipi e gli aspetti individuati all’interno dei corpora postumi.

3.2. Interpretazione

Quello che si nota immediatamente è la sostanziale differenza a livello quantitativo tra la tipologia A e la B, che è molto scarsamente rappresentata e non presenta più di una manciata di occorrenze in tutto il corpus. Naturalmente, per ragioni intrinseche alla natura propria della lingua, il tipo di negazione che compare più frequentemente sia nelle antume che nelle postume è la negazione generica di tipo A associata all’aspetto 1. In entrambi i grafici, poi, la seconda categoria rappresentata numericamente è quella A4, ovvero quella della negazione rafforzata in cui il nu è preceduto o seguito da un avverbio di negazione come, ad es. nici, nimeni, niciodată ecc. Nelle antume questa categoria è sempre largamente presente tranne nel caso di Pașii Profetului e delle ultime tre raccolte di antume, in cui le occorrenze diminuiscono visibilmente. Risulta particolarmente interessante notare come la negazione rafforzata compaia in particolare all’interno di una raccolta quale În marea trecere, che rappresenta una sorta di evoluzione (di passaggio, in itinere) del pensiero poetico e non solo di Blaga, una sorta di sovrapposizione nel suo pensiero di un ulteriore strato, o, se vogliamo, una discesa più profonda all’interno del suo lavoro di comprensione dell’essere e del suo senso (o, meglio, della mancanza di tale

0 20 40 60 80 100 120 140 160 P40 P4050 P5060 PSD

TIPO E ASPETTO - POSTUME

senso). Ricordiamo anche che, di tutti i sottocorpora, În marea trecere rappresenta quello in cui la negazione compare più spesso, ovvero nel 90,6% delle poesie. Al contempo, la negazione rafforzata è molto presente anche in Poemele luminii, testo programmatico per eccellenza. Sembrerebbe quasi che, nei momenti topici e di svolta della sua concezione di senso, fosse anche maggiormente vivo in Blaga un bisogno di esplicitare in maniera più palese il proprio pensiero, utilizzando costruzioni quali la negazione rafforzata, dando un rilievo maggiore all’affermare negando. È altresì interessante notare come in senso diacronico la negazione utilizzata come interrogazione retorica (tipo A, aspetto 3) tenda a diminuire, passando dalle cinque occorrenze di Poemele luminii a due-tre occorrenze nei sottocorpora successivi, per poi comparire solamente due volte nelle postume. Come già è stato fatto nel capitolo precedente, si può interpretare questo dato in senso cronologico e diacronico, supponendo che, data la giovane età e l’entusiasmo, il poeta avesse la tentazione di ricorrere più sovente ad artifici retorici quali la negazione utilizzata come domanda per veicolare il proprio messaggio in maniera più articolata. In questo senso è come se, utilizzando certe strutture, il poeta volesse mostrare al lettore gli ingranaggi e i passaggi del suo proprio pensiero, accompagnandolo alla comprensione, modalità che non è più necessaria una volta acquisita maggiore dimestichezza con le sue scelte stilistiche.

Passando poi al secondo grafico, già a un primo sguardo superficiale è evidente come tra le antume e le postume esista una interessante differenza tra le occorrenze delle diverse categorie della negazione. Tale differenza si manifesta come una sorta di restringimento di campo, e pur essendo le raccolte postume particolarmente sostanziose in quanto a numero di poesie contenute in ognuna, salta agli occhi l’utilizzo meno eclettico della negazione. Blaga, nelle postume, non smette di negare (le percentuali di utilizzo parlano chiaro), ma nega in modo diverso. Le negazioni si raggruppano quasi esclusivamente sotto le due categorie principali, A1 e A4, nonostante, rispetto a quanto accadeva nelle antume, lo scarto fra le due categorie qui sia maggiore e sempre in favore della categoria A1. Nelle ultime postume la negazione rafforzata registra un incremento della sua presenza, e, come si era già visto nel precedente capitolo, queste ultime poesie sono in qualche modo in relazione (non tanto di contenuti quanto di modus essendi) con le raccolte antume particolarmente cariche di una ricerca di senso. Scompare quasi del tutto la negazione di aspetto 3, ovvero l’interrogazione retorica. Possiamo dunque supporre

che, nel corso del tempo e in prossimità degli anni più maturi, il linguaggio poetico blaghiano si sia inscritto all’interno di uno schema di utilizzo più polarizzato. Il messaggio che il poeta voleva comunicare poteva forse essere veicolato utilizzando meno artifici retorici, almeno per quanto riguarda il campo della negazione.