Malinconia o anti-malinconia? Motivi del gotico e della geocritica in Unaccustomed Earth
4.4 Dinamiche del filial gothic e insiduous trauma
Sebbene caratterizzato dal realismo geografico e dalle logiche neoliberali della produttività economica e della riproduzione del capitale umano, Unaccustomed Earth è anche incentrato su dialettiche domestiche e familiari. I rapporti complicati tra padri e figli emergono dalla pressione verso la naturalizzazione che vede nella riproduzione sessuale uno strumento di adattamento all’ambiente. Tuttavia, se in Hawthorne la metafora della transplantation sembra essere foriera di speranza e rinnovamento, in Lahiri il motivo evoca uno “space of uncertain agency, its illocutionary force undercut by the transitivity of intergenerational promise, its purpose hostage to myriad social forces and turns of circumstance”59.
Per Susan Koshy, mentre nell’epigrafe Lahiri cita un padre della letteratura americana, e in particolare il cantore del New England, le storie, che sono ambientate negli stessi luoghi descritti da Hawthorne, sono focalizzate dal punto di vista delle seconde generazioni. Il titolo del saggio di Koshy, ‘Neoliberal Family Matters’, chiaramente inquadra le dinamiche che animano i racconti, rievocando il titolo del romanzo Family Matters (2002) dello scrittore indo- canadese Rohinton Mistry60: la prospettiva narrativa è quella dell’immigrato alle prese con i cambiamenti socio-economici della modernità, erede di una serie di errori del passato, delle immagini di what could have been, should have been che continuano a turbare i rapporti
59 S.KOSHY,‘Neoliberal Family Matters’, cit., p. 356.
60 Ambientato nell’India degli anni ‘90 che si avvia verso il boom economico, il romanzo di Mistry esplora le
idiosincrasie e le crisi domestiche di una famiglia Parsi immigrata a Bombay: R. MISTRY, Family Matters, London,
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intergenerazionali. Come osserva Koshy, il linguaggio di Lahiri fa ricorso a elementi gotici che alimentano fratture e divisioni, mettendo in moto il meccanismo del ritorno del represso.
L’estetica del gotico illumina il modo con cui Lahiri decostruisce e critica i principi del rispetto delle origini e l’obbligo nei confronti dei padri come le convenzioni della model minority imporrebbero. Come sostiene Anne Williams, “Gothic plots are family plots”61 e Lahiri crea trame familiari in cui i dissidi e le tensioni si configurano come atteggiamenti per destituire le ansie provocate dai cambiamenti sociali e culturali. Come nei romanzi gotici del XVII secolo, anche in Lahiri ritroviamo una serie di motivi cari al genere (segreti, tombe, cripte, rovine, desideri proibiti e defunti che ritornano in vita come fantasmi). Inoltre, un desiderio di evasione dal proprio nucleo familiare contraddistingue le seconde generazioni: Usha, Sudha, Sang, Amit e Hema vivono il bisogno di prendere le distanze dalla propria famiglia, giungendo infine a una maggiore consapevolezza di se stessi e della realtà da cui sono fuggiti.
Il filial gothic non traduce solo la logica della riproduzione del capitale umano-economico. In una prospettiva psicoanalitica, le immagini di lutto e malinconia ― o introiezione e incorporazione, usando le parole di Abraham e Torok ― rimandano ai traumi della quotidianità che Brown definisce insiduous traumas62. Il gotico si contraddistingue per la valenza trasgressiva delle leggi morali e dei tabù sociali. Come osserva Williams, “Gothic is so pervasively organized around anxieties about boundaries (and boundary transgression) that the border between the self and other might indeed characterize the ‘essential situation’”63. Esso privilegia la dialettica tra assimilazione e esclusione dei migranti, che è in primo luogo un’opposizione tra il sé e la realtà esterna. Sulla scia di ‘Lutto e Malinconia’ di Freud, in L'écorce
et le noyau, Abraham e Torok ridefiniscono il lutto come una forma di “introiezione” e la
malinconia come “incorporazione”. Rispetto all’introiezione, intesa come elaborazione cosciente del lutto attraverso il ricorso al linguaggio per colmare simbolicamente il vuoto,
61 A. WILLIAMS, Art of Darkness: A Poetics of Gothic, Chicago and London, Chicago University Press, 1995, p. 22. 62 Cfr. capitolo 2, paragrafo 1, nota 28. La stessa Brown ha derivato il concetto insiduous trauma dal modello
teorizzato dalla studiosa femminista Maria Root in ‘Reconstructing the Impact of Trauma on Personality’ (1992).
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l’incorporazione idealizza la perdita e attraverso l’incorporazione la seppellisce in una cripta psichica. L’incorporazione è di natura trasmissiva e viene assorbita dai figli, i quali spesso archiviano ricordi, fantasmi e segreti di cui non sono i reali possessori. Il trauma che essi vivono emerge, dunque, da un’infinita incorporazione che investe più generazioni. Il motivo della trasmissione e dell’eredità, intesa non come mero discorso economico, è inoltre un tropo del gotico: come sostengono i teorici del genere, la preoccupazione nei confronti della questione ereditaria è un aspetto centrale che contempla “concerns about the world in which we find ourselves, as well as our legacy to the generations yet to come”64.
La malinconia di cui soffrono i personaggi di Lahiri non è quindi soltanto etnica, ma si manifesta anche in questioni familiari di natura universale. Le esperienze traumatiche che Lahiri esplora in Unaccustomed Earth si inseriscono nel perimetro della quotidianità e, secondo Craps e Buelens, queste forme di malessere generano sentimenti di “inferiority, inadequacy, and self-hatred”65, soprattutto in ambito postcoloniale. Qui i criteri interpretativi del trauma della migrazione vanno infatti estesi verso prospettive diverse rispetto a quelle della critica occidentale. Sottolineando come i trauma studies abbiano a lungo escluso dal loro perimetro le questioni di classe, genere e etnia, Laura Brown analizza la categoria dell’insiduous trauma come una “way of life”66 che si trasmette di generazione in generazione. Come Ruma ha incorporato il fantasma della madre defunta e l’ortensia è una proiezione anamorfica che rompe il muro della cripta psichica della donna portando alla luce lo scontro generazionale con il padre che, al contrario, ha elaborato il lutto e trovato una nuova compagna, allo stesso modo gli altri personaggi di Unaccustomed Earth esperiscono traumi ordinari di cui l’estetica del gotico illumina le invisibili fratture a cui solo alcuni riescono a porre rimedio. Se Ruma contemplando la pianta è come paralizzata di fronte alla vitalità del padre, altri immigrati di seconda generazione vivono in modo diverso l’opposizione azione/incorporazione.
64 A. MANDAL, ‘Inheritance’, in W. HUGHES, D. PUNTER, A. SMITH (eds), The Encyclopedia of the Gothic, Oxford,
Wiley-Blackwell, 2013, p. 345.
65 S. CRAPS, G. BUELENS, ‘Introduction: Postcolonial Trauma Novels’, cit., p. 3.
66 L. BROWN, ‘Not Outside the Range: One Feminist Perspective on Psychic Trauma’, in C. CARUTH, Unclaimed
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In ‘Hell-Heaven’, come il titolo stesso suggerisce, Lahiri esplora la dialettica che caratterizza il mondo della migrazione. Nel racconto, Lahiri affronta diversi temi, tra cui una certa polarizzazione del ruolo femminile nell’America del terzo millennio. Se Aparna, la mamma della piccola narratrice Usha, è una figura speculare ad Ashima o a Mrs. Sen per la sua gestione in chiave domestica del trauma della migrazione, Usha rappresenta il tentativo di superamento del sentimento malinconico. La bambina, nella sua condizione di immigrata di seconda generazione, tende ad assimilarsi al modello americano, esemplificato da Deborah, la giovane compagna di Pranab, amico di famiglia dei genitori. Come Deborah, Usha rivendica il diritto a sentirsi “a child of America”67, privilegiando l’uso dell’inglese rispetto al bengalese che le viene imposto in casa. Man mano che la bambina cresce, il distacco dal modello familiare- materno si accentua e si trasforma in odio e disprezzo nei confronti della mamma e di quel senso di ossequiosa conformità alle pratiche bengalesi che Usha invece elude.
Come spesso avviene nei racconti di Lahiri, il finale fornisce informazioni che offrono una chiave di lettura nuova sulle vicende narrate. La distanza culturale che si instaura tra Usha e sua madre si ricompone nella conclusione del racconto quando Aparna rivela a sua figlia, ormai adulta e ferita dall’ennesima delusione sentimentale, che pochi giorni dopo il matrimonio tra Pranab e Deborah aveva tentato il suicidio e che solo l’arrivo fortuito di una vicina le aveva impedito di accendere il fiammifero e dar fuoco all’alcol di cui si era cosparsa. Il racconto porta il senso del dissidio psicologico all’estremo poiché la reazione di Aparna è violenta e vicina a un gesto di sacrificio fisico. Tuttavia, il trauma psicologico di Aparna resta latente e relegato alla sfera domestica, mentre le contraddizioni diasporiche di Usha si manifestano in un contesto di connessione e relazione col mondo esterno. Tuttavia, quello che Lahiri sembra suggerire in questo caso è che una condizione diasporica estremamente polarizzata, sia nell’attaccamento verso le proprie origini (come per Aparna), sia nel distacco totale dalle proprie radici (come per Usha), può generare soltanto sofferenza e isolamento.
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Una simile condizione di alienazione femminile domina anche “Only Goodness’ e ‘Nobody’s Business’. Le protagoniste dei racconti, Sudha e Sang rispettivamente, soffrono il controllo genitoriale soprattutto nella sfera sessuale, repressione che costituisce “the epicenter of generational conflict”68. Rispetto al fratello Rahul, Sudha è vittima delle privazioni e dei divieti dei genitori a causa di pregiudizi di genere. Tuttavia, mentre il fratello non riesce a capitalizzare le opportunità che i genitori gli hanno apparecchiato per garantirgli una carriera di successo, Sudha arriva ad una propria realizzazione del sé attraverso il confronto col mondo esterno. Se Rahul conduce una vita da vagabondo, arrendendosi all’alcolismo pur di opporsi alle aspettative dei propri genitori, Sudha si trasferisce a Londra dove sposa Roger, uno storico dell’arte. “Only Goodeness” enfatizza l’acuto senso di sofferenza che la migrazione comporta. I genitori di Sudha si sentano come condannati dalla “life sentence of being foreign”69: incapaci di assimilarsi allo stile di vita americano, essi fanno leva sui proprio figli come occasione di riscatto sociale, sfruttandone le migliori competenze linguistiche. Ma mentre Rahul vive con assoluto distacco il senso di alienazione dei suoi genitori, Sudha sembra ereditare la condizione di vuoto psicologico al punto di paragonare “her parents’ separation from India as an ailment that ebbed and flowed like a cancer”70. Osservando come un terapista il soggetto malinconico, Sudha dà voce al silenzio delle propri genitori che sono come cristallizzate nel vuoto scaturito dal trauma dell’assimilazione. La condizione traumatica, come spiega Luckhurst, congela il tempo e ostacola la narrazione, manifestandosi come “an aporia in narrative […]. Severe trauma can only be conveyed by the catastrophic rupture of narrative possibility”71.
Come manifestazioni di “violence to the soul and the spirit”72, le sofferenze dei genitori di Sudha rappresentano una risposta problematica all’incapacità di adattamento, strategia che Sudha definisce usando una parola occidentale e americana, depression. Dalla sua prospettiva di
68 S.KOSHY,‘Neoliberal Family Matters’, cit., p. 360. 69 J. LAHIRI, Unaccustomed Earth, cit., p. 138.
70 Ibidem.
71 R. LUCKHURST, The Trauma Question, cit., p. 81.
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immigrata di seconda generazione con un’educazione di stampo occidentale, Sudha analizza il velo che impedisce ai genitori di comprendere gli stati ansiogeni che i figli hanno ereditato, poiché “her parents had always been blind to the things that plagued their children”73. La cecità dei genitori è sintomatica di un vuoto, di un blocco epistemologico che essi non riescono a ricondurre ad una condizione precisa, la depressione, da loro considerata un fenomeno strettamente americano:
“Depression” was a foreign word to them, an American thing. In their opinion their children were immune from the hardships and injustices they had left behind in India, as if the inoculations the paediatrician had given Sudha and Rahul when they were babies guaranteed them an existence free of suffering.74
La mancanza di integrazione da parte delle primi generazioni si traduce anche in una acquisizione linguistica precaria, elemento di ulteriore dimostrazione delle dinamiche del filial
gothic. Se dal punto di vista genitoriale, il filial gothic alimenta “obligation and an urgency to
reproduce cultural identity and economic success to compensate for the parental losses of dislocation, to vindicate departure from the homeland to relatives left behind”75, per le seconde generazioni, come il caso di Sudha e Usha dimostrano, esso si manifesta come condizione traumatica, lieve forma depressiva. Il matrimonio di Sudha, con un inglese, e non con un indiano, come i suoi genitori vorrebbero, per di più divorziato e più grande di alcuni anni, è, in conclusione, una risposta anti-malinconica che trova spazio proprio in un territorio ‘nuovo’ come quello metropolitano e cosmopolita di Londra.
La transplantation di Sudha in terra britannica si avvale, inoltre, di una distorsione anamorfica in chiave sessuale. Sudha incontra Roger, che ha un PhD in storia dell’arte, mentre è in visita presso la National Gallery e sta osservando il Ritratto dei coniugi Arnolfini (1434) di Jan van Eyck (figura 4). Roger, che è esperto di pittura rinascimentale, illustra alla donna i motivi della sessualità latente che il quadro presenta: la mano dell’uomo sul ventre della donna
73 J. LAHIRI, Unaccustomed Earth, cit., p. 143. 74 Ivi, cit., pp. 143-144.
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sembra alludere alla maternità, mentre la verga appesa e il color scarlatto dell’arredamento sono simboli di fertilità. Sudha scopre che lo specchio convesso, che sembra un dettaglio insignificante, è il punto focale del ritratto in grado di cogliere tutto, persino i due testimoni che sono davanti alla coppia, uno dei quali, le fa notare Roger, è proprio il pittore fiammingo. La distorsione anamorfica del ritratto di van Eyck è una fonte di rivelazione: il quadro, infatti, è anche un autoritratto e sono proprie le forme distorte proiettate dallo specchio, e descritte con accuratezza da Roger, ad affascinare Sudha.
La mise en abiyme del quadro di van Eyck è una metafora anamorfica che consente a Sudha di calarsi nel doppio ruolo di osservatore e osservato. La transplantation, qui, non si configura, dunque, attraverso l’innesto botanico ma tramite un radicamento fisico che provoca una cesura con gli altri rami del nucleo familiare che rimangono invece intrappolati nel territorio unaccustomed americano. Rahul, infatti, sembra impersonificare i rischi che l’innesto umano comporta. Incapace di trovare un assetto tra le aspettative dei suoi genitori e il suo desiderio di sentirsi un cittadino americano, il giovane cede all’alcol, diventando l’icona del senso di dislocazione diasporica. ‘Only Goodness’ mette in evidenza come l’aspetto della trasmissione e dell’eredità condizionino il futuro76: riappropriandosi di una strategia del gotico per definire i rapporti conflittuali tra generazioni, Lahiri introduce i lettori nel mondo ordinario della migrazione, mostrando le dinamiche di insiduous traumas e le cicatrici che i personaggi esperiscono tra vulnerabilità e voglia di riscatto. Nel prossimo paragrafo si prendono in esame le tensioni che si nascondono dietro il sogno del successo della model
minority che nascono da simili conflitti intergenerazionali.
76 In ‘Nobody’s Business’, Lahiri problematizza il motivo della transplantation familiare esaminando non i vincoli di
parentela, ma i rapporti sentimentali. Il racconto, infatti, assume la forma di un quadrilatero che comprende, Sang, una giovane migrante indiana negli USA; Farouk, il suo presunto fidanzato di origine egiziana; il suo coinquilino americano Paul; e, infine, Deirdre, una donna americana innamorata di Farouk. Mentre Sang rifiuta tutti i pretendenti indiani proposti dai suoi genitori, che vorrebbero un matrimonio combinato con un connazionale, Paul, che vive una condizione di estrema solitudine e sta ultimando il suo dottorato in letteratura inglese, si innamora gradualmente di Sang. Il racconto è filtrato dal senso di alienazione di Paul, più che di Sang. L’americano sublima la propria solitudine attraverso l’affetto per un soggetto ‘diverso’. Come in un romanzo di Jane Austen, ‘Nobody’s Business’ illumina le contraddizioni e i sentimenti contrastanti che Lahiri amplifica intrecciando ibridismo etnico e interculturale. Come quasi mai nella narrativa di Lahiri, il racconto si chiude con una conclusione definitiva. Sang torna in India e abbandona il sogno americano, mentre Paul, che è riuscito a superare l’esame finale di dottorato, resta nella sua terra di origine, abbandonato al suo stato di isolamento.
153 4.5 “Crippled with homesickness”: desiderio mimetico e cripta malinconica nella
model minority .
Il protagonista di ‘A Choice of Accommodation’, Amit Sarkar, vive una condizione di nevrosi simile a quella di Rahul. La frattura tra l’io reale e l’io ideale genera ansia e smarrimento nell’indo-americano. Membro di una famiglia della upper-middle class bengalese, trasferitasi negli Stati Uniti per migliori opportunità lavorative, Amit è l’emblema di quella
reproductive citizenship che “harnesses heterosexuality to the productivity of knowledge work to
enhance national competitiveness in a globalizing economy”77. Il racconto combina il temperamento malinconico del protagonista con le dinamiche del filial gothic che creano un abisso tra Amit e i genitori, in particolare il padre, alimentando la racial melancholia della diaspora sud-asiatica a contatto con i modelli liberali occidentali.
‘A Choice of Accommodation’ affronta il tema del matrimonio interrazziale. Amit e sua moglie Megan, un’americana bianca, sono in viaggio verso Langford per partecipare alle nozze di Pam, amica di Amit negli anni in cui l’indo-americano aveva frequentato il college locale. Il viaggio sembra suggerire una sorta di luna di miele per la coppia che, con le figlie dai nonni materni, si gode la tranquillità del paesaggio. Mentre gli altri ospiti trovano sistemazione nel
college, Amit prenota una camera in un albergo costoso, una scelta sintomatica dell'isolamento
di cui l’uomo soffre. L’unico asiatico in un ambiente bianco e elitario, Amit, “crippled with homesickness”78, associa il ricordo del college alla comparsa dei primi capelli bianchi:
It was here, at Langford, that it had begun, when he was in the sixth form. At first it was just a few strands, well concealed in his black hair. But by the time he was a junior at Columbia it was the black hairs he could count on one hand. He’d read it was possible, after a traumatic experience, for a person’s hair to turn gray in youth. But there had been no sudden death he could point to, no accident. No profound life change, apart from his parents sending him to Langford.79
77 S.KOSHY,‘Neoliberal Family Matters’, cit., p. 357. 78 J. LAHIRI, Unaccustomed Earth, cit., p. 97.
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Il disturbo psichico di Amit è come un handicap fisico che gli impedisce di camminare bene. Inoltre, il luogo porta alla luce il trauma della solitudine, acuito dall’ambiente altamente competitivo che genera “a haunting specter to democratic ideals of inclusion that cannot quite ‘get over’ the histories of these legislated proscriptions of loss”80. La scissione tra l’io reale e l’io desiderato, che secondo Lacan si spiega con una transfert subito dal padre81, trae la sue origini dal vuoto etnico che Amit vive. Durante gli anni a Langford, infatti, i genitori fanno ritorno in India, abbandonandolo in America. La lontananza delle figure genitoriali è come una cesura delle radici etniche per il giovane che inevitabilmente, come spesso accade nei testi di Lahiri, cerca una definizione di se stesso attraverso il confronto con il mondo esterno. Questa ricerca, che sul piano affettivo si concretizza con il flirt giovanile con Pam e poi con il matrimonio con Megan, entrambe donne bianche e dunque simbolo di quell’ideale WASP a cui tende il soggetto che soffre di racial melancholia, provoca un intensificarsi dello strappo tra Amit e la famiglia e, in senso più ampio tra l’uomo e le sue origini etniche.
Lo scontro generazionale si arricchisce di uno scarto poiché Megan rappresenta un fallimento per i genitori di Amit. Nonostante la donna sia medico, il suo status sociale ordinario e il fatto che sia bianca la rendono un emblema della fallimentare impersonificazione di Amit con quella reproductive citizenship che la model minority impone. La scelta di sposare un’americana non è l’unica motivazione delle dinamiche del filial gothic che animano il rapporto conflittuale tra Amit e i genitori. Il protagonista del racconto ha anche abbandonato gli studi di medicina presso la Columbia University, non riuscendo, come suo padre, a esercitare la
80 D. L. ENG, S. HAN, ‘A Dialogue on Racial Melancholia’, cit., p. 674.
81 Lacan illustra la costruzione dell’io ideale attraverso l’esperimento delle illusioni ottiche, in cui ci sono due