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Nostalgia tra passato e futuro: delimitazioni di campo.

Dalla diaspora alla transnation: isotopie nostalgiche tra realismo, postmoderno e off-modern

3.1 Nostalgia tra passato e futuro: delimitazioni di campo.

La nostalgia oggi emerge in una varietà di forme. Da un lato, essa si configura come desiderio, reale o virtuale, di un ritorno alle origini. In altri casi, la nostalgia sembra offrire una lettura della storia personale e collettiva in chiave affettiva, sprigionando un’energia liberatrice in grado di spianare la strada verso il futuro. La narrazione del nostos, da sempre legata al tema della melancolia, è una caratteristica della letteratura di tutti i tempi e l’interesse che questo aspetto suscita nella critica è da sempre oggetto di analisi, come dimostrano i recenti contributi che prendono in esame momenti storici diversi anche nella stessa letteratura anglofona1. La poesia di Agha Shahid Ali (1949-2001), poeta americano originario del Kashmir, esplora, ad esempio, la contaminazione tra il paesaggio statunitense e il ricordo nostalgico della sua terra di origine, ponendo l’accento sulle questioni linguistiche e identitarie in un contesto coloniale e postcoloniale. L’estratto in epigrafe al mio capitolo, che nella raccolta A Nostalgic’s Map of

1 Tra gli studi più recenti sul tema della nostalgia nella narrativa in lingua inglese ricordiamo Longing: Narratives of

Nostalgia in the British Novel 1740-1890 di T. S. Wagner, un’indagine sul romanzo del XVIII e XIX secolo; il già

citato Ethics and Nostalgia in the Contemporary Novel di J. J. Su che esplora il romanzo contemporaneo e l’ethic turn negli studi letterari. In ambito anglo-americano, si ricorda il testo di J. K. Ladino, Reclaiming Nostalgia in American

56 America è incluso nella sezione intitolata ‘In Search of Evanescence’2, è un chiaro esempio dell’intreccio tra questioni locali e globali, in cui il poeta compie uno sforzo di riconnessione con la propria terra natia. Il verso “India always exists off the turnpikes of America”, infatti, apre squarci sull’immaginario della letteratura diasporica come fonte di (ri)costruzione della e ritorno verso la madrepatria. Agli occhi di Ali, lo spazio geografico americano sembra rivelare la sua complessità, intersecandosi con i ricordi dell’altrove.

La flessibilità del sentimento nostalgico sembra risiedere nel presunto abuso del termine che è stato spesso interpretato e fatto coincidere con l’idea di mero desiderio di ritorno allo

status quo. Scardinando l’idea comunemente diffusa che vede nella nostalgia un bisogno di

regressione a certi momenti del passato, Linda Hutcheon ne esalta la potenzialità critica e trasformativa, aspetto di solito sottovalutato negli studi sul sentimento nostalgico. Nella sua analisi sull’estetica del postmoderno e sul carattere nostalgico della contemporaneità, la studiosa canadese mette in risalto come la costruzione nostalgica non sia soltanto un’operazione del ricordo, ma anche dell’oblio. Attraverso la nostalgia l’uomo contemporaneo esprime la propria insoddisfazione nei confronti del presente, delusione che si traduce nella ricerca a ritroso di un passato ritenuto migliore. Tuttavia, come osserva Hutcheon, “the aesthetics of nostalgia might, therefore, be less a matter of simple memory than of complex projection”3. Per Hutcheon, il sentimento nostalgico rappresenta una forma di inversione temporale. Come accennato nel primo capitolo, secondo il sociologo Fred Davis, il nostalgico è colui che tendendo al passato erige una barriera nei confronti del presente: delle tre varianti di nostalgia che Davis esamina (simple, reflexive e interpreted), la reflexive nostalgia esprime un’insoddisfazione verso il presente tale da esortare il soggetto a intraprendere l’analisi “concerning the truth, accuracy, completeness or representativeness of the nostalgic claim”4.

2 Il titolo di questa sezione è tratto dalla poesia ‘A Route of Evanescence’ di Emily Dickinson e le poesie inserite

in questa parte della raccolta sono dedicate ad un amico scomparso di Agha Shahid Ali.

3 L. HUTCHEON, ‘Irony, Nostalgia, and the Postmodern’, in R. VERVLIET, A. ESTOR (eds), Methods for the Study of

Literature as Cultural Memory, Amsterdam, Rodopi, 2000, p. 195.

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Inquadrata in questa prospettiva, la nostalgia assume una connotazione chiaramente negativa e Hutcheon precisa che, rispetto all’ironia, che si configura come strumento privilegiato di osservazione a distanza, la nostalgia “remains simply naïve and unaware”5. Un elemento che tuttavia è stato oggetto di rivalutazione negli studi sulla nostalgia riguarda il potenziale etico che essa è in grado di veicolare. La nostalgia, in quest’ottica, attiva la connessione tra passato e presente in maniera costruttiva, mettendo in risalto la natura eccessiva e talvolta irreale dell’idealizzazione del passato. Lo scrittore nostalgico “responsabile”, osserva John Su, è colui che crea le condizioni per un incontro tra il presente e il passato e ne mette in luce lo scarto, partendo dal presupposto che il passato non sia mai stato perfetto. Questo orientamento critico denota implicazioni di natura etica soprattutto in relazione ai ricordi di eventi traumatici passati poiché la letteratura, secondo Su, avrebbe il potere di “undo traumatic history to some degree by redescribing the past”6.

Queste osservazioni sul carattere ambivalente del sentimento nostalgico, e sulla sua valenza etica in relazione alle esperienze traumatiche, costituiscono spunti di riflessione e di analisi importanti per analizzare l’opera di Jhumpa Lahiri. Il senso di smarrimento che i suoi personaggi esperiscono si manifesta in modi diversi e varia in base a molti fattori: dalle direzioni e dalle ragioni degli spostamenti che essi compiono al modo in cui i confini geopolitici vengono percepiti, la nostalgia diventa un potente strumento di “geographical imagination”7 capace di forgiare il modo di agire dei migranti. Secondo Bonnet, infatti, uno dei motivi che ha indebolito il potere costruttivo della nostalgia è l’enfasi che ha assunto lo studio della dimensione storica rispetto a quella dello spazio. Quando alla fine del XIX secolo la nostalgia non è stata più interpretata come patologia ma come categoria culturale, essa “came to be seen as an unrooted preference for the past; a preference for history and old ways”8.

5 L. HUTCHEON, ‘Irony, Nostalgia, and the Postmodern’, cit., p. 195. 6 J. J. SU, Ethics and Nostalgia in the Contemporary Novel, cit., p. 149.

7 A. BONNET, The Geography of Nostalgia: Global and Local Perspectives on Modernity and Loss, London and New York,

Routledge, 2016, p. 1.

8 Ivi, p. 2. Sul bisogno di revisionare la prevalenza della storia rispetto alla geografia e allo spazio negli studi

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In questo capitolo cercherò di addentrarmi nell’opera di Jhumpa Lahiri, nello specifico nei racconti di Interpreter of Maladies e nel romanzo The Namesake, al fine di seguire i sentieri del paesaggio nostalgico che da questi testi emerge. Il compito è reso particolarmente stimolante dallo scarso peso che la nostalgia ha avuto negli studi finora condotti sulla scrittrice indo- americana e dall’enfasi che è stata solitamente posta nei confronti dei personaggi femminili9, visti come depositari di legami atavici con le proprie radici etniche. Rispetto a questa posizione che in modo stereotipico relega la nostalgia a condizione nevrotica di stasi, la mia analisi mira a illuminare la dicotomia tra paralisi e mediazione che caratterizza l’umanità descritta da Lahiri. Se, per alcuni immigrati, la nostalgia è una risposta nevrotica tramite cui essi cercano di gestire il proprio “homeland trauma”10, per altri, il recupero critico delle radici etniche diviene una strategia compensativa che promuove un senso di agency mirante al superamento della propria paralisi, configurandosi come condizione di “intermezzo”11 in grado di aprire la strada a forme di adattamento e trasformazione sul piano ontologico.

Prendendo spunto dall’interesse crescente che la nostalgia ha suscitato nelle scienze umane negli ultimi due decenni in particolare attraverso l’indagine di Svetlana Boym, il cui The

Future of Nostalgia rappresenta un pilastro in questo processo di rivalutazione del termine

nell’ambito degli studi culturali e letterari, intendo far dialogare i due orientamenti nostalgici che Boym ha definito restorative and reflective con la narrativa di Lahiri. Mentre la prima forma di

portato al centro dell’indagine critica l’elemento spaziale attraverso l’analisi degli studi di Jameson, Harley e Lefebvre.

9 Il riferimento è agli studi condotti su alcuni personaggi di Jhumpa Lahiri, in modo particolare Mrs. Sen,

nell’eponimo racconto in Interpreter of Maladies e Ashima in The Namesake. Entrambi i personaggi femminili sono di ispirazione autobiografica: Lahiri, infatti, ha modellato le due donne sulla figura materna e sulla sua ferma resistenza ad un processo di contaminazione interculturale negli Stati Uniti. Cfr. M. MITRA, ‘Lahiri’s Mrs. Sen’s’, Explicator, Vol. 4, N. 3, 2006, pp. 193-196; S. AGARWAL, ‘Generational Differences in Diasporic Writings: Jhumpa Lahiri’s The Namesake’, in M. AGARWAL (ed.), New Perspectives in Indian English Writings, New Delhi, Atlantic, 2007, pp. 29-36.

10 V. MISHRA, The Literature of the Indian Diaspora: Theorizing the Diasporic Imaginary, cit., p. 153. Mishra discute il

concetto di “homeland trauma” in relazione alla scrittura della diaspora indiana. Secondo Mishra, lo scrittore diasporico, ricorrendo alla narrazione, trova nella letteratura una soluzione di trasformazione della propria esperienza di spaesamento. Questo orientamento evoca, dunque, l’idea di “scrittura come riparazione” di cui parla Stefano Ferrari nel suo saggio già citato, Scrittura come riparazione. Saggio su letteratura e psicoanalisi. Cfr. capitolo 2, paragrafo 1.

11 Deleuze e Guattari vedono nell’intermezzo il tratto saliente del rizoma, manifestazione di una condizione

ontologica di che vive nella sospensione e nella sovrapposizione. Il movimento trasversale discusso dai due filosofi francesi è quindi indicativo di una forma di azione che supera i limiti della paralisi di chi si radica nel passato in modo restaurativo: cfr. G. DELEUZE, F. GUATTARI, Mille piani. Capitalismo e schizofrenia, cit., p. 61.

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nostalgia rappresenta “an attempt to conquer and stabilise time”12, la seconda mostra i tratti del nomadismo piuttosto che quelli di un percorso a ritroso, in quanto “ironic, inclusive and fragmentary”13. Il mio itinerario segue un movimento che, partendo dal significato doloroso e conservativo di certe isotopie, conduce a paesaggi ibridi, in cui il carattere (auto)riflessivo della nostalgia si configura attraverso forme di compensazione e negoziazione. Oscillando tra

diasporic imaginary, che io interpreto con motivi culinari e riti quotidiani etnicamente condivisi,

tra cui l’abbigliamento e certe abitudini sociali, e bisogno di intimacy, il viaggio dalla restorative alla reflective nostalgia trascina la scrittura di Jhumpa Lahiri dalla condizione diasporica a una posizione di stampo transnazionale. Come si evince da questa premessa, il capitolo cerca di mostrare il potere trasformativo della nostalgia, evidenziando, infine, come il fenomeno di

stasis in motion che caratterizza la scrittura di Lahiri sovrapponga soluzioni stilistiche diverse ma

non contrapposte, nell’oscillazione tra forme realistiche e strategie postmoderne che assieme conferiscono un carattere off-modern all’estetica letteraria della scrittrice indo-americana.