• Non ci sono risultati.

THE DISCOVERY OF DIGITALIS

Nel documento AND THE ROLE OF PHARMACOLOGY (pagine 145-150)

purea, i suoi fiori hanno il calice coperto di un rivestimento lanoso. Le foglie di ambedue le piante sono ricche dei principi attivi chia-mati glucosidi e devono essere raccolte durante il secondo anno di vita delle piante, prima della fioritura.

I glucosidi, analogamente agli alcaloidi, sono composti presenti nelle piante e hanno la caratteristica, come già indicato, di derivare dall’unione di molecole di glucidi (zuccheri) con sostanze di natura diversa, dal nome di genina o aglicone.

Le principali differenze tra i vari glucosidi digitalici riguardano la rapidità e la durata di azione. Le foglie sono state a lungo impiegate per preparare un infuso; da tempo non vengo-no più utilizzate tal quali sia per la disponibi-lità dei singoli glucosidi puri ottenuti per sin-tesi, sia perché l’infuso si altera rapidamente e la sua composizione in principi attivi può variare in rapporto alle foglie utilizzate.

La digitale, o meglio i suoi glucosidi, hanno una precisa indicazione nel trattamento del cuore insufficiente o scompensato; il cuore, in questa situazione, non è più capace di mantenere una gittata di sangue adeguata ai fabbisogni dell’organismo; come conseguen-za il soggetto presenta gonfiore (edema, ovve-ro raccolta di liquidi nei tessuti del corpo) agli arti inferiori, dilatazione cardiaca, diffi-coltà respiratorie (dispnea) e colorazione bluastra (cianosi) della pelle. La somministra-zione di glucosidi digitalici determina un aumento della velocità e della forza di contra-zione del muscolo cardiaco, di modo che il cuore ‘lancia’ in circolo più sangue senza – fattore importantissimo – determinare un contemporaneo aumento del consumo di ossigeno necessario alla contrazione. Dopo trattamento digitalico si ha generalmente, entro pochi giorni, il ristabilimento di una condizione di riequilibrio e il paziente può ritornare, con qualche cautela, alle sue nor-mali attività.

La digitale ha un indice terapeutico (rappor-to tra dose efficace e dose (rappor-tossica) mol(rappor-to basso e può essere controindicata in alcune situazioni, come l’ipopotassiemia e l’ipercalcemia (rispettivamente bassi livelli di potassio e alti livelli di calcio nel sangue).

La scoperta delle attività terapeutiche della digitale si deve al medico inglese William Whitering, che nel 1775 identifica nelle foglie della Digitalis purpurea il componente

and bluish skin colour (cyanosis).

The administration of digitalis glycosides determines an increase in the speed and contraction force of the cardiac muscle, so that the heart ‘launches’ more blood in circulation without, importantly, causing an increase in oxygen consumption required for contraction at the same time.

Usually, after treatment with digitalis, a balanced condition is re-established within a few days, and the patient can restart normal activities with some precautions.

Digitalis has a very low therapeutic index (relation between effective dose and toxic dose), and it can be contraindicated in some situations, such as hypokalaemia and hypercalcaemia (respectively, low potassium levels and high levels of calcium in blood).

The therapeutic properties of digitalis were discovered by the English doctor William Whitering, who identified the active ingredient of a mix of twenty or more herbs in the leaves of Digitalis purpurea, in 1775. The mix was used as a tea by the relatives of an old lady in Shropshire who was affected by ‘hydrops’ (this word, which is now totally outdated, refers to generalized oedema). This story is quite unusual:

Doctor Withering was travelling to Stafford hospital; his coach stopped to change horses, and he was asked to check the old lady. At the end of his examination, he said that there was no possibility for her to recover. Later, Doctor Withering was informed that the patient had recovered. He thought it would have been

Drugs utilized in the 19th century

Il dottor William Withering, membro della Linnean Society Doctor William Withering, member of the Linnean Society

Digitalis lanata FARMACI PAT DEF_ok:22 8-11-2011 14:49 Pagina 147

cardioattivo presente in una miscela di 20 e più erbe, utilizzata sotto forma di infuso, da parenti di un’anziana signora della contea di Shropshire affetta da ‘idropisia’ (questo ter-mine, oggi del tutto desueto, sta a indicare l’edema generalizzato). La storia della sua scoperta è singolare: si racconta che Withe-ring, durante un suo trasferimento verso l’ospedale di Stafford, nel corso di una sosta della carrozza per il cambio dei cavalli, viene pregato di visitare la signora e che al termine della visita dichiara che non c’è alcuna possi-bilità di guarigione. In seguito viene a sapere che la paziente è guarita. Ritiene allora inte-ressante studiarne le cause ed essendo un esperto botanico si convince che la guarigio-ne debba essere attribuita alle foglie di digita-le presente negli infusi di erbe somministrati alla paziente. Studia quindi a fondo l’azione della digitale nella ‘idropisia’, che ancora non è riconosciuta come una manifestazione di cattivo funzionamento del cuore, vale a dire come indice di uno scompenso cardiaco.

Nel 1785 Withering pubblica un lavoro dal titolo An account of the digitalis and some of its medical uses: with practical remarks on hydrops and other diseases (Descrizione della digitale e di alcuni suoi usi terapeutici: osser-vazioni pratiche sulla idropisia e su altre malattie), in cui comunica che la digitale è utile in certi casi di ‘idropisia’ per un sua attività diuretica; in pratica egli non correla l’effetto diuretico alle proprietà ‘cardiotoni-che’ della digitale, anche se ipotizza l’esistenza, in questi pazienti edematosi, di un stato patologico cardiaco. Come riferito in Goodman-Gilman 1992, Withering scri-ve: «La digitale ha la capacità di influenzare la motilità cardiaca in un modo che non ha l’eguale nelle altre medicine, e questa sua proprietà potrebbe essere sfruttata a fini tera-peutici».

Negli anni successivi la terapia digitalica non raggiunge un rilevante sviluppo, anzi cade in discredito; questo sia perché il farmaco viene impiegato fuori delle indicazioni terapeuti-che, ristrette ma corrette, di Withering, sia perché viene somministrato a dosaggi inade-guati (troppo bassi o troppo elevati e quindi tossici) e infine perché vengono con molta probabilità utilizzate preparazioni inattive:

non esiste, infatti, la possibilità di titolare e saggiare l’efficacia degli infusi di digitale.

Fino al 1880 ca. la digitale viene quindi

impie-interesting to study the case and as an expert botanist thought that recovery was due to digitalis leaves being used in the herb teas administered to the patient. He thoroughly studied the action of digitalis in ‘hydrops’, which was not then considered as an indication of bad heart function, i.e. as an indication of cardiac decompensation.

In 1785, doctor Withering published the book An account of the digitalis and some of its medical uses: with practical remarks on hydrops and other diseases, in which he wrote that digitalis is useful in certain cases of ‘hydrops’ for its diuretic activity. In practice, he did not correlate the diuretic effect of digitalis with the ‘cardiotonic’ properties of the substance, although he postulated about the existence, in these oedematous patients, of pathological cardiac status. As referred in Goodman-Gilman 1992, Withering wrote:

«Digitalis has the capacity of influencing cardiac motility in a way that it is not matched in the other medicines, and this property might be used for therapeutic purposes«.

During the following years, treatments with digitalis did not significantly develop. On the contrary, it fell into disrepute, due to the fact that the product was not used in the context of Withering’s limited but accurate therapeutic suggestions, and because it was administered in inappropriate doses (too low or too high FARMACI IMPIEGATI NEL XIX SECOLO

Manifesto pubblicitario della ‘Digitaline Nativelle’, farmaco per il cuore litografia a colori, 1935 ca.

Advertising poster of ‘Digitaline Nativelle’, a heart medicine colour lithographic print, around 1935

gata in modo generalizzato, spesso a dosaggi tossici e per una ampia varietà di stati morbo-si; il risultato è che acquista una cattiva fama e praticamente non viene più utilizzata. Sono necessarie decine di anni per valutare esatta-mente la digitale e per precisare il corretto impiego del farmaco, impiego fondamental-mente indirizzato al trattamento della insuffi-cienza cardiaca e delle aritmie. Contempora-neamente si riesce a isolarne i principi attivi e a individuarne la struttura chimica.

Attorno al 1930 cominciano a apparire lavori scientifici su altre piante contenenti glucosidi cardioattivi. Si scopre così che piante come il mughetto (Convallaria majalis), la scilla (Urginea maritima), lo strofanto (Strophantus gratus, Strophantus kombé) e la secrezione cutanea di alcune specie di rospi contengono sostanze simili ai glicosidi digitalici e conse-guentemente capaci di esplicare effetti farma-cologici analoghi.

Le prime notizie riguardanti lo strofanto, pianta della famiglia delle Apocynacee, giun-gono in Europa nel 1860; nel 1890 viene segnalata la sua attività cardiaca di tipo digita-lico sulla base degli effetti di alcuni veleni per frecce ricavati dagli indigeni del Congo dai semi di questa pianta.

Vengono successivamente isolati allo stato puro diversi principi attivi, tra cui la K-stro-fantina e la G·stroK-stro-fantina, detta anche ouabai-na, che trovano applicazione come glucosidi cardioattivi. Le azioni farmacologiche sul cuore da parte dello strofanto sono analoghe a quelle dei glucosidi della digitale; se ne diffe-renziano per la più rapida insorgenza d’azione e per la minore durata d’azione.

La Scilla maritima, detta anche Urginea mari-tima, è una pianta della famiglia delle Lilia-cee; viene anche chiamata, per la sua forma,

‘cipolla di mare’; contiene nel suo bulbo car-noso diversi glucosidi cardioattivi. Questa pianta era conosciuta come medicamento già dagli antichi Egizi: si trova menzionata, infat-ti, nel Papiro di Ebers (1500 a.C. ca.) e sem-bra che sia stata usata in medicina anche dai Romani per trattare gli stati edematosi e come cardiotonico.

Per quanto riguarda il rospo (Bufo vulgaris e Bufo maritimus) è noto che preparazioni di polvere di cute di rospo sono state impiegate nella medicina popolare, sino alla sua sostitu-zione con la digitale, per il trattamento degli stati edematosi.

and hence toxic). Finally, because inactive preparations were probably used. In fact, it was not possible to titrate and test the effectiveness of digitalis infusions. Until around 1880, digitalis was used with general purposes, often with toxic doses and for a large variety of disease statuses; it resulted in it acquiring a bad reputation and, in practice, it was no longer used.

A few decades were necessary to study digitalis accurately and specify the proper use of this product, which was mainly focused on the treatment of heart failure and arrhythmia. At the same time, it was possible to isolate its active ingredients and identify its chemical structure.

Around 1930, scientific results were published about other plants containing cardioactive glycosides. It was discovered that plants like muguet (Convallaria majalis), scilla (Urginea maritima), strophantus (Strophantus gratus, Strophantus kombé), and skin secretion of some toad species contain substances similar to digitalis glycosides and are able to produce similar pharmacological effects.

The first indications regarding strophantus, a plant of the Apocynaceae family, reached Europe in 1860. In 1890, its digitalis-like cardiac activity was reported, based on the effects of arrow poisons made by the indigenous populations of Congo from the seeds of this plant.

Subsequently, several pure active ingredients were isolated, such as K-strophanthin

and G-strophanthin, also called ouabain, which were used as cardioactive glycosides.

The pharmacological actions on the heart of strophantus are similar to the actions of digitalis glycosides. Their differences are more rapid action and shorter action duration.

Scilla maritima, also called Urginea maritima, is a plant of the Liliaceae family. Due to its shape, scilla is also called ‘sea onion’. It contains several cardioactive glycosides in its fleshy bulb.

This plant was already known as a medication by the ancient Egyptians. In fact, it was mentioned in the Papyrus of Ebers

(around 1550 B.C.), and it seems it was used also by the Romans in medicine to treat oedematous conditions and as a cardiotonic product.

As concerns the toad (Bufo vulgaris and Bufo maritimus), it is known that preparations with toad skin powder were used in popular medicine, until it was replaced with digitalis, for treatment of oedematous conditions.

Drugs utilized in the 19th century

Strophanthus kombé FARMACI PAT DEF_ok:22 8-11-2011 14:49 Pagina 149

Nel documento AND THE ROLE OF PHARMACOLOGY (pagine 145-150)