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Distinguere diverse concezioni

Capitolo 3. Concetto e concezioni di Interesse Pubblico

3.4. Le concezioni individuate fino ad oggi e la letteratura sul concetto

3.4.4. Distinguere diverse concezioni

Oltre agli schemi citati prima di Leys e Schubert, diverse sono le distinzioni (chiamate – nella maggior parte dei casi erroneamente – a volte tipologie, a volte classificazioni, o altre volte semplici distinzioni di concetti163) delle differenti concezioni di Interesse Pubblico, di solito reciprocamente incompatibili tra loro per la diversità delle considerazioni filosofiche e teoretiche incluse in esse.

Frank J. Sorauf (1957 e 1962), ad esempio, identifica:

1. l’Interesse Pubblico come valore comunemente accettato (visione tendenzialmente maggioritaria);

2. l’Interesse Pubblico come Interesse Superiore di saggezza rispetto agli interessi contrastanti164;

3. l’Interesse Pubblico come Imperativo Morale165; 4. l’Interesse Pubblico come equilibrio di interessi;

5. l’Interesse Pubblico indefinito (“a political je ne sais quoi”166).

163 Di tipologia parla, solo per fare degli esempi, Mitnick (1976), di classificazione Cochran (1974), mentre

diversi “concetti” sono indicati da Niemeyer (1962).

164 Sebbene “rare is the interest group that has not sometime in its history claimed to be fighting the fight for the

public interest” (1957, 620).

165 Ancorché tale concezione costituisca chiaramente un truism, molte sono le dottrine, secondo Sorauf, che ad

essa si richiamano: la tradizione del diritto naturale, dei diritti fondamentali come concepiti dalla storia americana, dei canoni morali assoluti previsti dalle dottrine religiose, solo per fare qualche esempio.

166 “Men who choose to define the public interest as an unknown naturally are better able to say exactly what the

public interest is not than what it is. Above all, it is not the triumph of ‘narrow’ or special interests” (1957, 623- 624).

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Gerhart Niemeyer (1962) individua invece quattro concezioni di Interesse Pubblico, cronologicamente e culturalmente distinte in base alla relazione tra autorità pubblica e utilità privata. Esse sono quella platonico-aristotelica (dikaio-noetica)167, quella agostiniana e tomistica (votata alla pax participians)168, quella liberale (i riferimenti sono John Locke, Adam Smith e John Stuart Mill, e il termine usato è ‘edononomia’)169 e quella marxiana- leninista (per cui Niemeyer usa i termini ‘ergononomia’ e ‘polemonomia’)170. Le prime due sarebbero accomunate dal concepire l’autorità pubblica come orientata all’intelletto e allo spirito, mentre per le ultime due essa sarebbe orientata alla materialità (si potrebbe dire alla sfera economica; vedi qui il par. 2.3.3, nel secondo capitolo, al).

Clarke E. Cochran – della cui concezione della politics of interests si è già detto nel primo capitolo171 – nel 1974 individua a sua volta quattro differenti concezioni:

1. normativa, che “resembles the older conception of the common good” (1974, 330), e che individuerebbe il bene per l'intera comunità172;

2. abolizionista, secondo cui l’Interesse Pubblico è un concetto insensato;

3. di processo, che si riferisce “to the political processes through which policy is made” (1974, 331) piuttosto che a delle policy precise173;

4. consensualista (per cui il concetto è naturalmente vago, e ha valore unicamente come riferimento al consenso pubblico).

167 Per cui fondamentale è la sostanza razionale dell’ordine della comunità e della giustizia, attraverso il

riconoscimento “of a rational element in the soul, and of the divine character of this element” (1962, 2).

168 Che si basa, secondo Niemeyer, sulla partecipazione dell’ordine politico al trascendente divino in virtù della

costruzione di pace, ordine e giustizia (1962, 5).

169 Per cui centrale diventa l’idea di una società civile unita più da bisogni economici che da aspirazioni morali di

costruzione di comunità, e per cui l’edificio politico istituzionale dovrebbe consentire e promuovere più che altro la soddisfazione delle libertà individuali; non si tratterebbe insomma più di giustizia ma di garantire le regole del gioco (lo Stato di diritto) in grado di permettere la ricerca della propria felicità da parte del singolo (per questo “edononomia”). “Unlike the Christian order, however, one cannot here speak of participation, for while the many can participate in what is common to all, the community cannot participate in the diversity of countless private appetites and aspirations. It can only allow them the widest possible play. Hence freedom from government is the key concept in the new order” (1962, 7).

170 Base del comunismo, secondo tale concezione, è proprio il rifiuto della trascendenza e l’attenzione all’aspetto

economico del lavoro, che diverrebbe l’istanza principale dell’Interesse Pubblico.

171 Vedi nota 51.

172 Cochran attribuisce tale concezione, tra gli altri, a Walter Lippmann, C.W. Cassinelli o Herbert W. Schneider.

173 Tale categoria prevede, sempre secondo Cochran, tre sotto-categorie: 1. aggregativa (gli interessi particolari si

aggregano), 2. risultato di scontro di interessi, 3. riconciliazione degli interessi e equa procedura. La distinzione tra queste sottocategorie, così come la distinzione tra le quattro categorie principali, è in realtà piuttosto debole e confusa, considerando i molteplici margini di sovrapposizione tra esse, di cui si dirà meglio tra poco.

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La prima delle quattro categorie sarebbe normativa e si baserebbe su un’idea comunitaria di un Bene Comune olisticamente considerato, mentre le altre sarebbero, nella visione di Cochran, non normative, e individuerebbero l’Interesse Pubblico nel processo politico stesso, concependo la politica come scontro e accomodamento di interessi diversi.

Ulteriori classificazioni o categorizzazioni sono state successivamente compiute anche da Virginia Held (1970) e Barry M. Mitnick (1976).

Ad anni più recenti risale invece la tipizzazione, da parte di Richard C. Box (2007), di tre differenti “prospettive” di Interesse Pubblico.

Box distingue:

1. prospettiva sostantiva: “a relatively stable substantive vision of the good society” (2007, 586);

2. prospettiva aggregativa: “whatever the majority of the people want at a given time, a utilitarian calculation of measurable and additive individual “positions” (2007, 587);

3. prospettiva di processo: “interests, individuals are perceived as people with interests who can learn from social interaction. In such interactions, they acquire new information about public issues and become aware of the perceptions and desires of others. They may find their interests changing or, even if their interests do not change, they may be willing to compromise for the good of the larger community” (2007, 588-589)174.

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