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Lo scambio economico e il dibattito sulle vie di sviluppo

3. Edificazione del socialismo e differenziazione sociale

Sebbene segmenti importanti e anche maggioritari del partito si distanziassero dalle affermazioni più audaci e inusuali nel linguaggio tradizionale marxista-leninista, come l”arricchitevi” di Bucharin,289 di fatto la linea rimase quella della “scommessa sul contadino agiato” o “scommessa

sul più forte” almeno fino all’autunno del 1927. La “nuova opposizione” di Zinev’ev e Kamenev che si veniva formando in seno al partito traeva origine dalla preoccupazione per la crescente differenziazione sociale nelle campagne, ma a livello economico non offriva proposte concrete oltre alla tassazione diretta dei kulaki, né alternative praticabili a livello politico riguardo alla probabile alienazione degli strati agiati delle campagne a seguito di questa politica, e soffriva di queste accuse da parte della maggioranza del partito. Inoltre, almeno fino alla seconda metà del 1926 Kamenev e

288 Nikolaj I. Bucharin, «О novoj ekonomičeskoj poIitike i našich zadačach», Bol’ševik 9–10 (1 giugno 1925): 12. 289 La distanza più eclatante tra i massimi vertici fu quella di Stalin, il più forte alleato di Bucharin nel Politburo. Pochi giorni dopo il discorso di Bucharin al Bol’šoj, al Presidium della XIV Conferenza e alla presenza di Sokol’nikov, Zinov’ev, Kamenev e Kalinin dichiarò “lo slogan ‘Arricchitevi’ non è il nostro slogan”, mentre in un discorso del 9 maggio 1925 respingeva quella che chiamava la “via capitalistica” dello sviluppo agricolo, con velati ma chiari riferimenti allo slogan di Bucharin, e la definiva la via dello “sviluppo attraverso l’impoverimento della maggioranza dei contadini in nome dell’arricchimento degli strati superiori della borghesia urbana e rurale”. Stalin, Sočinenija, 1952, VII:382, 111.

137 Zinov’ev non riuscirono a fare fronte comune con la vecchia opposizione trotskista, e anche dopo la collaborazione avvenne con molta difficoltà.290

Soprattutto, poi, la politica dell’ottimismo sopravviveva poiché veniva giustificata dai fatti. Il raccolto dei cereali del 1926 fu poco al di sotto delle stime del Gosplan, raggiungendo la cifra record di 768,3 milioni di quintali in tutta l’unione e registrando una inedita efficienza nel volume degli ammassi, quasi il doppio dell’anno precedente nel trimestre sensibile di settembre-dicembre. Gran parte dei cereali fu destinata all’esportazione, alimentando l’accumulazione di capitale da trasferire all’industria di stato.291

Il gioco pareva funzionare e pertanto si cercò di dare una maggiore spinta al settore industriale e alla pianificazione, secondo la direzione proclamata al XIV Congresso di partito nel dicembre 1925.292 Tuttavia, il problema critico del dibattito sull’accumulazione, del ritmo con cui le eccedenze

della produzione contadina potevano contribuire all’industrializzazione rimaneva. Lo sviluppo dell’industria pesante necessitava di un programma più massiccio di investimenti di capitale e ci sarebbero voluti anni prima di vederne i frutti in termine di produzione. Questo era un fatto noto a tutti e, come si è detto, quasi nessuno si opponeva alla perekačka di risorse dal settore agricolo, né tantomeno a uno sviluppo più rapido possibile dell’industria in linea di principio, per quanto si preferisse usare un linguaggio meno crudo:

Va da sé che l’industrializzazione sarà realizzata a spese della campagna, innanzitutto a spese degli strati borghesi e poi in una certa misura anche a spese della grande maggioranza dei contadini medi.293

290 Cfr. Edward H. Carr e Robert W. Davies, Le origini della pianificazione sovietica, 1926-1929, vol. Agricoltura e industria (1926-1929) (Torino: Giulio Einaudi Editore, 1972), 24–25.

291 Socialističeskoe stroitel’stvo SSSR. Statističeskij ežegodnik (Moskva: CUNChU Gosplan SSSR, 1935), 361.

292 Per lo sviluppo e l’andamento dell’industria di stato in questi anni cfr. Carr e Davies, Pianificazione, Agricoltura e industria (1926-1929):261–320; Stephen G. Wheatcroft, Robert W. Davies, e Julian Cooper, «Soviet Industrialization Reconsidered: Some Preliminary Conclusions about Economic Development between 1926 and 1941», The Economic

History Review 39, n. 2 (1986): 264–94. Per la risoluzione del XIV Congresso cfr. XIV s’ezd Vsesojuznoj Kommunističeskoj partii(b), 956–1008.

138 Questa era l’opinione espressa nell’articolo di apertura del numero del Bol’ševik del maggio 1926, la rivista di teoria politica del partito. Tuttavia, se operando un maggiore “prelevamento” o “pompaggio” di risorse dal settore agricolo si sarebbe gravato troppo sui contadini, questi avevano in un regime seppur limitato di concorrenza la possibilità di diminuire le consegne di prodotti e di accumulare le eccedenze in attesa di tempi migliori per vendere, ridurre le dimensioni dell’area coltivata e rinchiudersi in un regime di autosufficienza lasciando fuori le città e lo Stato.294 Di fatto

la teoria della buona convivenza della smyčka in un regime economico di mutua syščestvovanie non reggeva di fronte al ricatto contadino dell'autosufficienza.

Questo era il carattere drammatico dei processi alla base dell’industrializzazione riportato nel dibattito pubblico poco tempo prima, in primavera, dalla pubblicazione di Novaja Ekonomica, un saggio che raccoglieva diversi articoli pubblicati negli anni precedenti e altri inediti, in cui Preobraženskij confermava la sua posizione del 1924. Anche nel 1926, però, la risposta della maggioranza si spostò su temi demagogici e moralistici, il contadino veniva presentato come l’alleato della classe operaia e un vero dibattito sul dilemma menzionato sopra non ebbe luogo. In aprile, Stalin aveva dichiarato che i contadini non potevano essere sottomessi ad “aumenti di pressione” né a livello fiscale né attraverso la politica dei prezzi. Riferendosi implicitamente alla corrente preobraženskiana dichiarò in tono minaccioso:

Abbiamo persone nel partito che considerano le masse lavoratrici dei contadini come un corpo alieno (čužerodnoe telo), come un oggetto di sfruttamento per l'industria, come una specie di colonia per la nostra industria. Queste sono persone pericolose.295

Ossovskij, che in questo periodo era diventato il bersaglio preferito della maggioranza per via di un articolo che in aprile aveva sostenuto un aumento dei prezzi industriali come mezzo per ottenere

294 Per l’accresciuta consapevolezza dei contadini benestanti nello sfruttare al meglio la loro posizione sul mercato cfr. Carr, Socialismo, I:279–80.

139 maggiori risorse dei contadini, venne espulso dal partito l’11 agosto del 1926.296 Per tutta l’estate e

l’autunno del 1926 la maggioranza lanciò una serie di attacchi all’opposizione e a Preobraženskij come autori di un progetto teso a “sfruttare” e “depredare i contadini” in stile colonialista,297 il che

dimostra di fatto quanto ancora fosse forte e quanto avesse attecchito sul piano discorsivo l’eredità della retorica anti-coloniale di Bucharin nella difesa della politica del “benessere contadino”.

A seguito del grande raccolto del 1926-1927, la direzione non si fece scappare l’occasione di esultare a spese dell’opposizione. Tuttavia, da questa letteratura è possibile notare un notevole spostamento della retorica di partito a sfavore degli strati agiati della campagna, ponendo di fatto l’accento su quella differenziazione delle campagne che era l’oggetto della “nuova opposizione” di Zinov’ev e Kamenev. I successi ottenuti furono pubblicamente presentati soprattutto come il risultato di una sconfitta del kulak nelle campagne. In un discorso alla conferenza provinciale di Mosca nel gennaio del 1927 Bucharin disse che i successi del raccolto

confutano la tesi su una nostra regolamentazione (regulirovanie) da parte del kulak. Non è vero che il kulak ci sta regolando. In realtà siamo noi che regoliamo lui, lo combattiamo abilmente e lo stiamo facendo retrocedere (ottesnjaem).298

Un analogo senso di trionfo e di fiducia si poteva riscontrare nelle parole di Mikojan in una relazione che lesse al Politbjuro nello stesso gennaio del 1927:

296 Cfr. Carr e Davies, Pianificazione, Agricoltura e industria (1926-1929):28. L’articolo di Ossovskij si trova in Jakov I. Ossovskij, «O putjach pazvitija sovetskogo narodnogo chozjajstva», Bol’ševik 7–8 (30 aprile 1926): 86–100.

297 Ci si riferisce qui in particolare a una dichiarazione sulla situazione dell’economia redatta da Stalin, Rykov e Kujbyšev il 16 agosto del 1926 in Direktivy KPSS i sovetskogo pravitel’stva po chozjajstvennym voprosam, vol. I (Moskva: Gospolitizdat, 1957), 590–96.La stessa accusa fu rivolta in novembre alla XV Conferenza di partito a Kamenev e Zinov’ev in riferimento a un loro presunto appoggio alle tesi di Preobraženskij, cfr. Carr e Davies, Pianificazione, Agricoltura e industria (1926-1929):28.

298 Nikolaj I. Bucharin, «O meždunarodnom i vnutrennem položenii SSSR. Doklad tov. Bucharina na XV moskovskoj gubpartkonferencii», Pravda, 13 gennaio 1927. In questa parte del discorso Bucharin si riferisce a un’affermazione fatta da Kamenev riguardo alla situazione degli ammassi nell’anno precedente, per cui il kulak stava “regolando” il partito.

140 Abbiamo raggiunto una posizione in cui l’elemento contadino, il mercato contadino dei cereali,

è tutto completamente nelle nostre mani; in qualsiasi momento possiamo alzare o abbassare i prezzi dei cereali, abbiamo tutte le leve d’azione nelle nostre mani.299

La cosa venne quindi fatta passare non solo come vittoria sull’opposizione – Bucharin in quello stesso discorso alla XV conferenza del partito di Mosca disse “la nostra campagna dei cereali rappresenta il crollo della filosofia economica dell’opposizione” – ma venne colta l’occasione per recuperare sul piano propagandistico contro il kulak. Questo probabilmente era il risultato di una strategia politica che mirava a togliere all’opposizione il monopolio della critica al contadino agiato e l’argomento della differenziazione sociale nelle campagne.

Si affermava che il partito stava facendo “retrocedere” (ottesnjaem) il kulak nelle campagne. In russo il verbo ottesnjat’ significa soprattutto “far arretrare”, “forzare ad andarsene”, ma nello stesso tempo implica l’idea della sostituzione di ciò che se ne sta andando e in questo senso significa “rimpiazzare”. Di fatto il partito, applicando il suo ruolo guida mai messo in discussione, si poneva in aperta competizione con il kulak come regolatore della vita economica delle campagne. Questo modo di presentare i successi degli ammassi del 1926-1927 costituì un precedente importante nella letteratura riguardante l’economia nell’era della Nep. Il partito aveva continuato ad attaccare la “casta dei kulaki” sul piano politico e sociale come avversario nelle campagne per tutto il periodo 1922- 1926, questa non era una novità nella letteratura di partito. Tuttavia, dalla svolta in favore della Nep del X Congresso e dalla fine del comunismo di guerra era la prima volta che il kulak veniva presentato estensivamente come primo concorrente nella politica economica del partito e, soprattutto, come capro espiatorio a cui era possibile attribuirne i successi e gli insuccessi. Oltre a ciò, questa presa di posizione contro il kulak stonava con la politica economica del “benessere contadino” che continuava ad essere perseguita, anche se, come si vedrà in seguito, il partito aveva sempre mantenuto una certa ambiguità nella definizione delle categorie sociali nelle campagne su cui decideva di appoggiarsi.

Rimaneva però il problema fondamentale del finanziamento massiccio dell’industrializzazione nel medio termine. Traendo nuovo vigore dal peggioramento della situazione internazionale, la

141 cosiddetta “opposizione unificata” (ob’edinjonnaja opposicija)300 riprese e intensificò i suoi attacchi

per tutta l’estate del 1927. A luglio Trockij, Zinov’ev e altri capi dell’opposizione prepararono una “piattaforma” in vista del XV Congresso del partito, che ne riassumeva le principali posizioni e proposte. Nelle parti che riguardavano la questione agraria si faceva riferimento a sempre più pericolosi processi di accumulazione capitalista che stavano avendo luogo nel paese, soprattutto a partire dalle campagne.301 Questa era in qualche modo la prosecuzione logica dell’affermazione di

Kamenev secondo cui l’economia nazionale era “regolata” dal kulak: 302

Venticinque milioni di piccole economie contadine sono la fonte principale delle tendenze capitalistiche. Lo strato superiore dei kulaki, che nasce da questa massa, opera un processo di accumulazione primitiva capitalistica che mina profondamente le posizioni del socialismo. Le sorti ulteriori di questo processo dipendono, in ultima analisi, dai rapporti tra lo sviluppo dell’economia statale e lo sviluppo delle economie private.303

Tuttavia, anche se l’opposizione non era unitissima, le condizioni cominciarono ad esserle favorevoli. Importanti settori del partito impiegati nel processo di industrializzazione vedevano sempre meno di buon occhio la linea buchariniana del partito. Anche se tra i vertici prevaleva ancora la politica della conciliazione con i contadini, nei circoli di partito la svolta verso l’industrializzazione e la pianificazione era stata accompagnata da una crescente reazione contro il favore dimostrato verso gli strati agiati delle campagne, che sempre di più venivano additati come i responsabili degli

300 Questa espressione faceva riferimento alla temporanea unione della vecchia opposizione di sinistra trotskista e della “nuova opposizione” o “opposizione di Leningrado” che puntava il dito contro le implicazioni che la politica di partito aveva avuto in termini di differenziazione sociale nelle campagne. Al di là delle molte differenze, soprattutto in fatto di proposte di politica economica, che dividevano le due opposizioni queste trovarono una fragile quadratura a partire dal maggio del 1926 soprattutto sul tema della diffidenza verso la crescente ricchezza e influenza del kulak. Cfr. Isaac Deutscher, Il profeta disarmato: Leone Trotsky, 1921-1929 (Milano: Longanesi, 1961), 343–45.

301 Lev D. Trockij, Grigorij E. Zinov’ev, e Lev B. Kamenev, La piattaforma dell’opposizione nell’URSS (Roma: Samonà e Savelli, 1969), 10–11. La piattaforma non fu mai ufficialmente pubblicata poiché nel settembre del 1927 il Politbjuro rifiutò la richiesta di pubblicazione avanzata dai capi dell’opposizione, ma circolò illegalmente. La versione in russo si trova in Archivio Trockij, T 1007.

302 Questa affermazione di Kamenev è citata in Bucharin, «Pravda», 13 gennaio 1927. 303 Trockij, Zinov’ev, e Kamenev, Piattaforma opposizione, 16.

142 insuccessi.304 Su questi rischiava sempre di più di fare presa l’opposizione economica di Trockij e

quella sociale di Zinov’ev e Kamenev. Su entrambi i fronti, quindi, a partire dalla primavera del 1927 i leader sovietici, colsero l’occasione dei successi dell’ultimo raccolto della posizione di forza che essi gli avevano garantito per intraprendere dei passi avanti nella socialistizzazione dell’agricoltura e delle campagne. Anche se a parole le basi della Nep e della conciliazione con i contadini non vennero mai messe in dubbio fino alla fine del 1929, al momento della grande svolta verso la collettivizzazione forzata, fu da questo momento non sospetto che si configurò nel discorso pubblico quella associazione tra la necessità dell’accelerazione economica (costruzione del socialismo) e la demonizzazione del

kulak, che diventerà onnipresente fino al definitivo consolidamento del potere sovietico nelle

campagne nella metà degli anni ‘30. Associazione che, come si è visto, nel panorama della Nep traeva origine dall’esultanza per il buon raccolto del 1926-1927.

Sul fronte economico si riprese in mano l’argomento a lungo trascurato della collettivizzazione e della industrializzazione dell’agricoltura. Nel marzo e nel maggio del 1927, vennero emanati dei decreti per il rafforzamento dei kolchozy e dei sovchozy,305 mentre ad aprile la risoluzione del IV

Congresso dei Soviet dell’Unione su “i compiti fondamentali dell’agricoltura in relazione allo sviluppo dell’economia nazionale e all’industrializzazione” affermava che il punto di partenza della nuova politica economica doveva essere la campagna per lo sviluppo del settore industriale e questo richiedeva una riorganizzazione dell’agricoltura su basi tecniche più avanzate che poteva essere assicurata soltanto attraverso lo sviluppo di forme di collettive di produzione. Questa politica era collegata e allo stesso tempo doveva contribuire a “una limitazione dello sviluppo degli elementi sfruttatori delle campagne (kulak)”, mentre si supponeva che sarebbe andata a vantaggio dei contadini medi e poveri.306

In agosto il Comitato Centrale emanò una risoluzione in cui indicava “la massima limitazione delle tendenze sfruttatrici del kulak” come parte di una politica di “completo rafforzamento dello

304 Cfr. Carr e Davies, Pianificazione, Agricoltura e industria (1926-1929):33. 305 Vedi Carr e Davies, Agricoltura e industria (1926-1929):151–87.

143 sviluppo degli elementi socialisti in tutta l’economia nazionale”.307 A Ottobre, proprio Bucharin

faceva il suo famoso discorso a un congresso provinciale dei sindacati di Mosca per lanciare una campagna di “offensiva forzata verso i kulaki” (nastuplenie na kulačestvo), che si rendeva allora necessaria proprio in virtù dei successi ottenuti in campo economico.308

Queste furono le misure che anticiparono la nuova direzione economica della Nep confermata dal XV congresso. Essa doveva in qualche modo combinarsi con l’accelerazione che stava vivendo il settore industriale. Il dilemma dello sviluppo agricolo della Russia si stava riaprendo.