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Il contadino nella dinamica delle forze sociali dopo la rivoluzione e la definizione di classe a fini egemonic

4. Il ruolo dell’educazione

Come ogni altra attività rivoluzionaria, l’educazione delle masse doveva seguire la stessa dinamica dalla teoria fondamentale delle forze motrici, che assegnava diversi ruoli e gradi di agentività politica a seconda dell’appartenenza sociale. In questo senso, essa può essere considerata come la versione culturale della rukovodstvo del proletariato e in quanto tale ne rispettava la gerarchia intrinseca nel concetto. La campagna, per definizione la zona più oscura e ignorante della società russa, conservava dunque in questo particolare fronte rivoluzionario la sua posizione passiva, limitandosi ad apprendere le verità che il partito attraverso il proletariato gli impartiva in uno scambio a senso unico. Essa si limitava ad essere illuminata. La parola prosvešenie (illuminazione) era infatti più popolare del termine più neutro di obrazovanie (istruzione) quando ci si riferiva all’educazione delle masse nel periodo post-rivoluzionario, ad indicare una concezione unitaria, monopolistica e unidirezionale della cultura, insieme all’intento rivoluzionario.376

Nel suo rapporto al XIII Congresso del partito la Krupskaja, allora a capo del Glavpolitprosvet,377 dedicò molto spazio al tema dell’educazione nelle campagne in relazione alla

lotta di classe che ella affermava essere una realtà nelle zone rurali. La vedova di Lenin si opponeva allora a chi nel partito minimizzava il dato della differenziazione sociale per ottenere maggiori concessioni per i contadini agiati. Il conflitto di classe nei villaggi, ella sosteneva, era un dato di fatto e il partito non poteva permettersi di lasciare che i contadini la combattessero da soli. A questo proposito rivendicava un maggiore impegno nella questione dell'educazione come parte della lotta contro il kulak. Sebbene talvolta il tono del discorso perdesse di intensità confondendosi nei lunghi

376 La parola russa prosvešenie, entrata ormai nell’uso comune come sinonimo di istruzione e pertanto frequentemente tradotta come tale, indica infatti qualcosa di più profondo della semplice obrazovanie o vospitanie (educazione, formazione) e ha una portata ideologica molto più marcata. Essa proviene direttamente dal termine Illuminismo e significa letteralmente “illuminazione culturale”. Cfr. Maria Ferretti, «Rivoluzione culturale e formazione del consenso nell’Unione Sovietica degli anni Venti: Bucharin e il movimento dei corrispondenti operai e contadini», Studi Storici 28, n. 2 (1987): 471.

377 Abbreviazione di Glavnyj politiko-prosvetitel’nyj komitet, era il Comitato principale di illuminazione politica del Commissariato del popolo per l’educazione (Narkomprod).

175 elenchi di dati riportati dalle indagini del Narkompros e di altri enti, il linguaggio della Krupskaja era chiaramente battagliero e le metafore militari ricorrenti.

La logica di base era ancora una volta quella della gerarchia delle classi e della teoria delle forze motrici rivoluzionarie. Il partito doveva ancora lavorare sulla “seconda spinta (privod), quella dalla classe operaia ai contadini” e doveva capire che nel villaggio l’educazione non si limitava ad essere una questione puramente culturale come poteva essere nelle città, una gentile concessione di conoscenza ai contadini.378 Nel contesto della campagna russa essa costituiva invece il “mezzo della

lotta di classe” e pertanto da essa dipendeva la vittoria della rivoluzione. Le istituzioni educative e culturali presenti in tutto il territorio russo dovevano pertanto essere coordinate e classificate gerarchicamente come distaccamenti militari:

Naturalmente, il nostro partito dovrebbe trattare questo problema con il massimo riguardo, perché ogni membro del partito non può non capire che da ciò che otterremo sul fronte culturale del villaggio, si deciderà se la crescita economica attualmente in corso nelle campagne andrà a vantaggio o a svantaggio del potere sovietico, se il contadino percorrerà la strada della cooperazione o il sentiero battuto del capitalismo. […] Questa non è un'organizzazione culturale, è un'organizzazione militare. E queste organizzazioni educative militari (boevye

prosvetitel’nye organizacii) devono coprire l'intera Russia sovietica.379

Lo stesso principio si trova chiarito eloquentemente dal passaggio con cui Zinov’ev lanciava per l’appunto la campagna per una maggiore integrazione del partito nel villaggio:

È evidente che l’illuminazione, l’istruzione, l’educazione e la preparazione delle masse contadine al socialismo deve avvenire in modo molto diverso da quella degli operai di città. Sappiamo tutti che la forza meccanica, la cooperazione, i progressi lenti ma sicuri del collettivismo nell’agricoltura, la dimostrazione materiale progressiva, ma irresistibile, della superiorità del lavoro collettivo sul lavoro individuale giocheranno un ruolo decisivo nelle campagne. Per il momento non prendiamo in considerazione il metodo, ma soltanto il compito in sé stesso di illuminare, trasformare, rieducare le masse agricole come il più urgente dell’epoca attuale.380

378 Trinadcatyj S’ezd RKP(b), 460. 379 Trinadcatyj S’ezd RKP(b), 459, 463.

176 Con i contadini bisognava dunque cominciare da zero nel compito di rieducarli, il che talvolta significava anche di dover sradicare antiche concezioni instillate dagli educatori precedenti. Era questo il caso degli insegnanti di città prerivoluzionari che i bolscevichi solevano catalogare come borghesi di ispirazione populista, quando non direttamente asserviti alla chiesa. In un discorso tenuto al Congresso degli insegnanti di Leningrado, nell’aprile del 1924, lo stesso Zinov’ev affrontava il tema del confronto con i narodniki nell’atteggiamento da tenere con la campagna. I bolscevichi, diceva, dovevano distinguersi sia dai menscevichi che dai populisti. I primi erano accusati di non curarsi affatto del contadino finché non diventava proletario attraverso l’esperienza del lavoro in fabbrica e quindi di non cogliere le sfide e le opportunità dell’educazione politica per mero snobismo. La classe lavoratrice non doveva stupirsi o spaventarsi dell’ignoranza del contadino, non doveva relazionarsi a lui come con un vero proletario, ma con maggiore compassione,

amare il mužik così com’è, amarlo nella sua oscurità, indurito, analfabeta, con i suoi pregiudizi, con la sua fede nel domovoj e nel chort,381 avvicinarsi a lui, essere in grado di lavorarci a lungo per guarirlo (vylečit’) da questa arretratezza e aiutarlo ad alzarsi.382

Nonostante ciò, il proletariato non doveva farsi illusioni sulla capacità del contadino di assimilare e di guarire dalla malattia in cui era stato tenuto da anni di sottomissione alla borghesia e ai proprietari terrieri. “Non c’è niente da temere sul fatto che il mužik non ci capirà”, rassicurava gli insegnanti. Tuttavia, “i nostri lavoratori devono rimanere legati ai contadini, al mužik. Questa è la loro forza. Solo così l’operaio può diventare il capo ed esercitare la sua egemonia sul contadino”, il che era essenziale dal momento che “solo con il suo aiuto si può governare un paese come il nostro.”383

381 Creature della mitologia slava contadina. Vedi Andrej Donatʹevič Sinjavskij, Ivan lo Scemo: paganesimo, magia e

religione del popolo russo, a c. di Sergio Rapetti (Napoli: Guida, 1993).

382 Zinov’ev, «Učitel’stvo i krest’janstvo», 120. 383 Ibidem.

177 Riguardo ai narodniki, Zinov’ev li accusava di nutrire verso i contadini un amore falso e retorico, contrapposto quello che pure l’operaio bolscevico doveva provare per il suo fratello minore contadino, ma con il realismo che lo contraddistingueva, basandosi sul fatto indiscutibile della sua differenza:

Il nostro strato di insegnanti non può assolvere il compito fondamentale, a meno che non sia imbevuto di un amore non libresco, ampolloso, come era nell'era del populismo. Non mellifluo, pomposo, ma un vero, vivo, efficace amore per il contadino russo per ciò che è, per quel contadino i cui padri e nonni stavano sotto il giogo della servitù, che un tempo furono spinti a pacificare la rivoluzione ungherese, la rivolta polacca, che tuttavia ora ha potuto creare l'Armata Rossa dai suoi figli, diventare un'arma contro i proprietari terrieri, la borghesia e difendere il suo paese.384

In realtà questo passaggio tradiva una forte contraddizione poiché di fatto Zinov’ev non poteva fare a meno di rappresentare a sua volta il contadino non per quello che era, ma per quello che egli desiderava che fosse secondo l’idea bolscevica del contadino rivoluzionario, ovvero un giovane operaio agrario con appena qualche rudimento di educazione politica e di organizzazione derivatogli dall’esperienza nell’Armata Rossa, abbastanza però da renderlo un sostenitore incondizionato e acritico del partito. Un’immagine simile si ritrova per esempio in Stalin, quando al Plenum del CC dell’ottobre del 1924 descrisse gli elementi contadini migliori, “gli elementi più attivi, onesti, intraprendenti e politicamente coscienti” come “coloro che avevano servito come soldati nell’Armata Rossa” perché di fatto più fedeli al partito e maggiormente avvezzi all’organizzazione militare.385

Nel gennaio del 1925 fu Bucharin a tenere un discorso al Congresso degli insegnanti di tutta l’Unione, cogliendo l’occasione per ribadire organicamente le sue tesi sul ruolo dell’educazione nella trasformazione della società contadina.386 Seppure all’epoca contrario alla Krupskaja

384 Zinov’ev, «Učitel’stvo i krest’janstvo», 121.

385 Stalin, Opere complete, VI:318. Lo stesso concetto si ritrova in Trockij, Socinenija, 3:XX.

386 In questo discorso è possibile ritrovare una chiara esposizione di ciò che per Bucharin era l’altra faccia della medaglia della sua idea dell’edificazione del socialismo e dell’importanza e la drasticità che egli attribuiva all’elemento culturale, spesso sottovalutata dalla letteratura occidentale che si è soffermata prevalentemente sul suo contributo alla scienza economica. Con la significativa eccezione di Stephen Cohen che nella biografia del rivoluzionario parla chiaramente del

178 sull’interpretazione della lotta di classe nelle campagne e sulle concessioni ai kulaki, nel discorso di Bucharin è possibile ritrovare la stessa idea sul ruolo della pedagogia sociale nel processo rivoluzionario:

La costruzione del socialismo consiste in due metà […] Si può dire che trasformando (peredelyvaja) il sistema economico allo stesso tempo le persone trasformano la loro natura personale (peredelyvajut i svoju sobstvennuju prirodu), imparando ad arricchire la loro esperienza e diventando padroni della loro vita sociale.387

Bucharin usava insistentemente il termine “rifacimento” (peredelka) per indicare la trasformazione che aveva in mente, che seguendo la tradizione di pensiero marxista univa in un tutt’uno la dimensione culturale, naturale e psicologica della società e dell’essere umano. Secondo lui la trasformazione si verifica continuamente, incessantemente e indiscriminatamente nel processo storico e così anche nel caso sovietico questo “rifacimento della psicologia” deve riguardare “tutto l’insieme degli strati sociali”. Ma perché il “fine ultimo della dittatura del proletariato” si realizzasse, “il rifacimento della società umana e la tramutazione (prevraščenie) di questa società nella società senza classi”, questo doveva essere supervisionato dal partito e doveva avvenire in modo differente a seconda dell’appartenenza sociale. Ovviamente lo strato che necessitava di maggiore attenzione e lavoro era quello dei contadini, a cui era dedicato ampio spazio, e nel cui caso la trasformazione culturale doveva equivalere all’annullamento del vecchio modo di vivere:

Noi vogliamo la distruzione e il superamento di quello che Marx chiamava l'idiotismo della vita rurale, ovvero la limitatezza dell’orizzonte (organičennost’ krugozora) del contadino, i suoi confini (okolizi)388 […] E se manteniamo la guida corretta di questo processo, se conduciamo

contenuto morale del pensiero di Bucharin e di una sua “etica dell’industrializzazione socialista” Bucharin e la rivoluzione

bolscevica, 171–76.

387 L’intero discorso di Bucharin si trova in «Pravda», 4 febbraio 1925.

388 Okoliza in russo significa “limite” con specificatamente i confini del villaggio Ožegov e Švedova, Tolkovyj slovar’

179 correttamente la nostra pedagogia sociale, raggiungeremo la distruzione di questa maledetta

(prokljataja) psicologia.389

La cultura contadina veniva menzionata soltanto in termini negativi per supportare l’argomentazione per cui i suoi elementi non dovevano sopravvivere nella società del futuro. Il rifacimento della società rurale doveva avvenire in modo completo. Esattamente come nel caso dello sviluppo economico e del passaggio alla forma socialista, Bucharin auspicava l’assimilazione, la “distruzione” (uničtoženie), il “superamento” (preodolenie) e il “sovvertimento” (podryv) di questa “maledetta psicologia”.

La pedagogia sociale, e gli insegnanti che devono farsene carico, svolgevano dunque un “ruolo colossale” come strumento e mezzo principale di questo rifacimento della natura e della psicologia di massa, un compito “storico-globale”, “incredibilmente difficile, ma anche gradito”, che non aveva precedenti nella storia dell’umanità:

in nessun periodo, in nessun ciclo della storia dell’uomo – né all’epoca del despotismo orientale, né nel periodo del cosiddetto mondo classico, né durante il medioevo e neanche sotto il regime capitalista – mai ci fu un caso in cui la classe dominante abbia stabilito come suo compito fondamentale il superamento e la distruzione della differenza tra la rapace città e la campagna da cui essa ciuccia tutte le risorse, tra la città сhe assorbe tutti i benefici della cultura e la campagna che è sacrificata all’ignoranza. Solo la dittatura del proletariato ha stabilito questo come suo compito principale.

Tutto questo doveva però avvenire seguendo il giusto ordine sociale, la giusta dinamica delle forze motrici rivoluzionarie, altrimenti non poteva “servire gli interessi del comunismo”. Sarebbe stato possibile “ricostruire la psicologia di massa”

solo nel caso in cui avremo un giusto rapporto tra il partito – che è per così dire l’incarnazione più razionale e ragionevole dell’energia comunista – tra la classe lavoratrice che il partito guida, tra i contadini che la classe lavoratrice guida. Questa triade fondamentale – il partito della classe lavoratrice, tutta la classe lavoratrice nel suo complesso e i contadini – è il presupposto

180 necessario per la realizzazione di quell’obiettivo che si pone la pedagogia sociale nell’ampio

senso del termine di cui sto parlando.390

Per questo era fondamentale che il processo avvenisse all’interno della galassia delle organizzazioni del partito. Il Komsomol, in particolare, insieme al movimento dei pionieri, erano le organizzazioni di partito il cui corretto funzionamento poteva fornire la garanzia per il successo degli insegnanti, che dovevano operare al loro interno. La supervisione del partito si rendeva cruciale proprio in quella “area del fronte pedagogico” che era il villaggio, poiché qui “un errore vale dieci mila volte di più che in città”. Nelle aree urbane un errore del partito si poteva risolvere rapidamente “nello scorrere generale della vita quotidiana”, perché la classe lavoratrice possedeva una tendenza comune, una “inclinazione” (ustremlenie) alla condivisione di classe che è completamente assente nel villaggio, dove “ogni errore si moltiplica inevitabilmente per la predisposizione (ustremlenie) alla proprietà privata che sono insite nel contadino stesso”.391

Tutte queste idee sulla trasformazione della classe contadina e sul ruolo dell’educazione politica sopravvissero nel discorso del partito fino alla svolta verso la collettivizzazione forzata e la dekulakizzazione, quando vennero rielaborate restringendo la loro applicazione ai kolkhoziani. Tuttavia, la retorica sull’azione trasformatrice si affievolì insieme all’inasprimento dei rapporti con la campagna che iniziò a partire dal raccolto del 1927. Un atto significativo in tal senso fu la “Risoluzione sul lavoro nelle campagne” del XV Congresso che si tenne a dicembre di quell’anno, in occasione del quale si ratificò definitivamente il nesso discorsivo tra edificazione del socialismo nelle campagne e lotta di classe. La sezione sul lavoro culturale della risoluzione ribadiva i concetti espressi finora ma in senso molto classista e militarista. L’educazione politica era presentata come un mezzo di questa lotta e quindi andava intensificata.392

390 Bucharin.

391 Qui è chiaramente presente quella dicotomia razionalità/irrazionalità su cui si basa gran parte della rappresentazione del mondo contadino e del rapporto del partito con esso. Vedi paragrafo 3 capitolo IV.

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