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Lo spazio russo-sovietico e la dimensione coloniale

2. Il problema dell’arretratezza contadina prima e durante la Nep

Una parte recente della storiografia ha posto l’accento sull’idea dell’arretratezza contadina come mezzo per legittimare il controllo e la trasformazione della campagna.174 Per lungo tempo è

stata pratica comune tra gli storici quella di usare il 1917 come una chiara e netta linea di divisione tra le politiche degli ufficiali zaristi e la politica bolscevica. La prospettiva sull’arretratezza permette invece di individuare delle linee di continuità con la tradizione discorsiva e politica precedente.

La nuova leadership, infatti, proveniva ed era parte dalla stessa impostazione filosofica descritta nel paragrafo precedente e condivideva le medesime rappresentazioni e “conoscenza” della massa contadina. Entrambi i regimi, zarista e bolscevico, si scontrarono con la questione chiave dell’industrializzazione e della modernizzazione di un paese agricolo. Entrambi dovettero fare i conti con una popolazione contadina che consideravano e da cui si sentivano considerati alieni ed estranei. Perciò entrambe le amministrazioni sentirono il bisogno di controllare e trasformare i contadini in ciò che credevano dovessero essere. Anche se i governanti delle città avevano percezioni diverse di quella che pensavano dovesse diventare la campagna, ognuno credeva che fosse suo compito esclusivo ricostruire il contadino secondo una versione più moderna di sé stesso. Questa tesi contribuisce a stabilire un legame tra i governi pre e post-rivoluzionari nei loro tentativi di controllare e trasformare i contadini.

La diagnosi di ciò che non funzionava per gli amministratori e gli specialisti era l’inerente arretratezza dei contadini. Essi erano comunque troppo retrogradi e ignoranti per parlare per conto loro e troppo importanti per essere lasciati da soli. Le riforme agrarie di Stolypin tentarono di abolire

174 Per i lavori più importanti vedi Kotsonis, Making Peasants Backward; Esther Kingston-Mann, Lenin and the problem

of Marxist peasant revolution (New York ; Oxford: Oxford University Press, 1983); Judith Pallot, Land Reform in Russia, 1906-1917: Peasant Responses to Stolypins Project of Rural Transformation (Clarendon Press: Oxford, 1999). Vedi

inoltre i contributi raccolti nei saggi Pallot, Transforming Peasants: Society, State and the Peasantry, 1861–1930; Esther Kingston-Mann, Timothy Mixter, e Jeffrey Burds, a c. di, Peasant economy, culture and politics of European Russia,

82 la comune al fine di creare una Russia razionale, ordinata, moderna e capitalista.175 Il movimento

cooperativo cercò di preservare la società contadina e tuttavia di renderla più funzionale ed economicamente razionale,176 e i marxisti presumevano che i contadini non fossero altro che un

residuo del feudalesimo che un giorno sarebbe stato distrutto. Sia Stolypin che Lenin cercarono di sviluppare la società contadina nel tentativo di garantire l’ordine all'interno della campagna russa. Sia Stolypin che Lenin desideravano vedere crescere l’industria e credevano che fosse compito dello stato promuoverla usando i contadini sia come mezzo di lavoro che come risorsa per le esportazioni agricole.

Allo stesso tempo, una diversa parte dell’obščestvo vedeva i contadini come la base sociale della rivoluzione e il futuro di una Russia socialista. I Socialisti Rivoluzionari si erano formati nel 1901 come un partito agricolo che si poneva come obiettivo il raggiungimento dei bisogni dei contadini russi. Essi erano l’espressione partitica delle varie anime appartenenti alla tradizione politica del populismo russo e ponevano l’espropriazione della terra dei signori da parte dei contadini come l’aspetto più importante del loro programma politico.

Per i bolscevichi prima della rivoluzione il narod rimase ampiamente una teoria, studiata attraverso i libri di Marx e Engels e dell’intelligencija russa che si occupava dell’argomento, almeno fino alla presa del potere. Nonostante la visione negativa di Lenin rispetto ai Socialisti Rivoluzionari, il Decreto sulla Terra all’indomani della rivoluzione imponeva di fatto il loro programma in modo da ottenere l’appoggio fondamentale della popolazione rurale. L’immensa produzione del socialismo russo sull’applicazione della teoria marxista in un paese a maggioranza contadina non aveva prodotto istruzioni chiare. Anche il leninismo restava una teoria e nella sua versione governativa si riempiva di contraddizioni. La concessione della terra ai contadini aveva inaugurato di fatto quella politica di alleanza con la campagna (smyčka) alla base dei grandi dibattiti nel partito per tutti gli anni ’20.

175 Vedi Peter Waldron, Between Two Revolutions: Stolypin and the Politics of Renewal in Russia (London: UCL Press, 1998); Pallot, Land Reform in Russia, 1906-1917; Abraham Ascher, P. A. Stolypin: the search for stability in late imperial

Russia (Stanford: Stanford University press, 2001).

176 Vedi Kotsonis, Making Peasants Backward; Yanni Kotsonis, «How Peasants Became Backward: Agrarian Policy and Co-operatives in Russia, 1905–14», in Transforming Peasants: Society, State and the Peasantry, 1861–1930, a c. di Judith Pallot (London: Palgrave Macmillan, 1998), 15–36.

83 Secondo una prospettiva di continuità nel considerare la teoria e la pratica politica dell’élite sulla questione contadina prima e dopo la rivoluzione, la Nep appare quindi come nient’altro che la versione leninista del compromesso tra due opposte visioni sulla risoluzione del problema dell’arretratezza contadina russa.

La parola russa smyčka viene dal verbo somknut’, che significa “unire due cose”, farle avvicinare, serrare, ed implica il concetto di “legame”, accoppiamento di due cose distinte.177 Nella

letteratura storiografica occidentale è generalmente tradotto nel senso italiano di “alleanza” quando è associato alla sfera politico-sociale, per via del forte richiamo al suo utilizzo nella letteratura bolscevica per indicare i rapporti intercorrenti tra proletariato e contadini dopo la sconfitta dei Socialisti rivoluzionari nel 1918 e in particolare dopo la guerra civile.178 In realtà il termine non

esprime il senso di un’alleanza nel senso classico – che si riscontra meglio nelle parole sojuz o al’jans – ma di una “convergenza”,179 che nel nostro caso fu dettata dalla necessità di guadagnare il supporto

contadino nella precaria situazione economica e militare in cui versava il regime sovietico nei primi anni della sua esistenza. Ben oltre la questione linguistica, la definizione dei rapporti il mondo rurale e del significato della smyčka rimase un punto fondamentale del dibattito politico e della definizione ideologica del partito bolscevico per tutti gli anni ‘20.

Nonostante il “Decreto sulla terra” avesse delineato le basi di una politica agraria sensibile e flessibile rispetto alle esigenze del mondo rurale, la diffidenza dei bolscevichi verso la campagna era diffusa. Essa era legata da una parte all’essenza positivista del marxismo e al disprezzo per l’arretratezza, e dall’altra alla convinzione che i contadini aspirassero in fondo ad essere proprietari terrieri o che fossero intrinsecamente borghesi, principalmente a causa del loro atteggiamento nei confronti del commercio e della proprietà privata (anche quando essi chiedevano solo la garanzia di usufrutto). Questo pregiudizio divenne più forte durante il comunismo di guerra, nella prima prova

177 Cfr. Sergej I. Ožegov e Natalija J. Švedova, Tolkovyj slovar’ russkogo jazika (Moskva: Az’, 1992).

178 Cfr. Silvana Malle, The economic organization of war communism, 1918-1921 (Cambridge: Cambridge University Press, 2002), 396–97.

179 In questo senso è stato forse meglio tradotto come “collaborazione nella società”, Cohen, Bucharin e la rivoluzione

84 di potere per i bolscevichi, quando pratica e ideologia cominciarono a contaminarsi profondamente. Nel 1920 l'economista ungherese Evgenij Varga aveva insistito sulla necessità di ricorrere alla requisizione, all’espropriazione e alle tasse per i ricchi agricoltori al fine di bilanciare il rapporto tra città e campagna a favore della prima in virtù della superiorità del socialismo sul capitalismo.180 In

altre parole, nonostante il fatto che nelle fasi successive del periodo leninista prevalse la cautela riguardo ai metodi per mettere in pratica la collettivizzazione nelle campagne, molti comunisti erano fermamente convinti che qualsiasi alleanza con i contadini dovesse essere considerata solo temporanea e limitata alla “fase democratica-borghese”, solo che nessuno sapeva quanto dovesse durare questa fase.

La questione non si poneva allora limitatamente alla filosofia politica bolscevica, ma come continuazione dell’eterno dilemma russo sotto le circostanze rivoluzionarie. La domanda che i leader bolscevichi dovettero porsi nel 1921 era essenzialmente la stessa che aveva diviso per secoli l’intelligencija politica e culturale tra occidentalisti e sostenitori della samobytnost’ (originalità) russa:181 il trionfo del socialismo in Russia sarebbe stato realizzato seguendo la via occidentale o

seguendo una linea di sviluppo specificamente russa? Nel caso di una applicazione rigida del modello marxista europeo, bisognava puntare esclusivamente sullo sviluppo industriale ad opera del proletariato, a spese della campagna e senza curarsi dell’appoggio dei contadini. Se si accettava la seconda risposta, bisognava accrescere la produzione agricola nell’ambito di una politica di conciliazione con i contadini. Nelle condizioni specifiche della Russia, paese a maggioranza contadina e allo stesso tempo così profondamente legato al mondo europeo da molti punti di vista, non era possibile una presa di posizione netta e incondizionata rispetto alla via occidentale. Come sempre nella storia della Russia la risposta a questa domanda ricadeva nell’enorme intermezzo e nelle infinite possibilità del compromesso. L’idea della Nep costituiva la via intermedia che avrebbe permesso di percorrere entrambe le vie per un certo periodo di tempo.

180 Cfr. Thomas F. Remington, «Varga and the foundation of Soviet planning», Soviet Studies 34, n. 4 (1982): 585–600. 181 Sulla discussione sulla samobytnost’ nella forma del socialismo e del populismo russo vedi Roberto Valle, «Le illusioni perdute e le illusioni ritrovate del populismo russo. Dal ”narodnicestvo” al ”populizm”», Filosofia politica, n. 3 (2004): 394, 402.

85 Per via di questa temporaneità e per come fu formulata dallo stesso Lenin prima di morire, non ci fu mai completo accordo nel partito sulla durata della smyčka e nemmeno sulla sua vera natura. Le varie interpretazioni all’interno del partito si possono suddividere schematizzando tra coloro che vedevano la Nep come “ritirata strategica” (stretegičeskoe octuplenie) e temporanea dalla strada maestra del socialismo182 e coloro che invece l’avevano accolta come “il tratto più sostanzialmente

originale del leninismo”,183 la via russa al socialismo e quindi senza scadenza. Entrambi i punti di

vista potevano pretendere di basarsi sugli scritti di Lenin, che negli anni tra il 1921 e il 1923 aveva dato diverse e contraddittorie versioni dell’essenza e della pratica della Nep, passando gradualmente dalla prima alla seconda interpretazione, anche se in modo non esclusivo e spesso contraddittorio.184

Queste ambiguità erano un riflesso a loro volta delle interpretazioni del comunismo di guerra, che con il tempo assunse un significato speculare alla Nep, dividendo all’inverso chi vedeva anche nei provvedimenti più estremisti la vera affermazione dei principi socialisti: una serie di misure corrette nell’essenza, ma messe in atto troppo precipitosamente a causa delle necessità e delle urgenze della guerra civile. L’errore proprio del comunismo di guerra era, pertanto, di misura e di tempo piuttosto che di sostanza. Dall’altra parte, c’era chi lo considerava una drammatica ed eccessiva sovversione dei programmi del primo periodo del regime, dettata dalle condizioni di emergenza della guerra civile. I confini fra le due interpretazioni non erano, però, né rigidi né costanti e questo contribuiva ad aggravarne l’ambiguità.

Questa frattura di base, comunque, serve a dare un’idea dei disaccordi e delle paralisi che si verificarono nella teoria e nella politica di partito per tutti gli anni ‘20. Essa si rifletteva in un gran numero di questioni, di ordine più o meno pratico. Come si vedrà, l’atteggiamento verso la forma di

182 Dall’espressione usata dallo stesso Lenin in un rapporto sulla Nep al II Congresso dei Centri di educazione politica, nell’ottobre del 1921, in Sočinenija, 5o ed., vol. XXXXIV (Moskva: Gospolitizdat, 1970), 158.

183 Nikolaj I. Bucharin, «Novoe otkrovenie о sovetskoj ekonomike ili kak možno pogubit’ raboče-krestjanskij blok»,

Bol’ševik 15–16 (10 dicembre 1924): 10. Come si vedrà più avanti, questa sarà la posizione della maggioranza del partito

negli anni immediatamente successivi alla morte di Lenin, quando l'alleanza con i contadini nel contesto del capitalismo insito nella Nep divenne la parola d'ordine contro il trotskismo.

184 Per l’ambiguità di Lenin sulla Nep nei suoi scritti vedi Edward H. Carr, La rivoluzione bolscevica 1917-1923 (Torino: Giulio Einaudi Editore, 1965), 681–83; Moshe Lewin, Economia e politica nella società sovietica (Roma: Editori Riuniti, 1977), 89–91; Alexander Erlich, Il dibattito sovietico sull’industrializzazione 1924/1928 (Bari: Laterza, 1969), 23–29.

86 produzione agricola ne è un esempio. In quanto mai chiarito, questo dilemma sulla sostanza della

smyčka si riaccenderà ad ogni scossone e ad ogni crisi della Nep, politica ed economica. Il primo di

questo scossone si verificò nel 1923 durante la crisi delle forbici, quando si trattò di decidere sulla politica dei prezzi industriali e agricoli ed il partito cominciò ad intraprendere seriamente la strada della conciliazione, che è quella esposta prevalentemente in questo studio. Nelle parole di Rykov, essa fu “la prima crisi che ha inserito un serio cuneo fra operai e contadini”.185

Nel contesto della nuova situazione politica, la “dittatura del proletariato e dei contadini” nella sua forma “conciliante” così come si presentò nella fase della Nep dopo la crisi delle forbici, i contadini non rappresentavano una categoria qualsiasi. Dal momento che tutte le altre classi erano state dichiarate come nemiche o prevalentemente sconfitte durante la guerra civile, i contadini rappresentavano allo stesso tempo l’alleato indispensabile e il più temibile nemico interno.

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PARTE III

LA RAPPRESENTAZIONE

La popolazione rurale, oppressa, abbrutita, sparpagliata, votata quasi in tutti i paesi progrediti ad una semi-barbarie, essendo interessata in linea economica, sociale, culturale alla vittoria del socialismo, non è suscettibile di sostenere risolutamente il proletariato rivoluzionario che dopo la conquista da parte di questo del potere politico, dopo lo schiacciamento dei grossi proprietari e dei capitalisti, dopo che le popolazioni martoriate delle campagne abbiano compreso per pratica esperienza che esse hanno un capo e difensore, incarnato in una classe organizzata, abbastanza potente e solida per aiutarle, dirigerle, orientarle verso la buona rotta.

89 Capitolo IV

Rukovodstvo

e

opora

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